Ho sempre ricevuto splendidi e indimenticabili regali pieni di significato dai viaggi dei miei genitori, nonostante quello più importante fosse sempre lo stesso: il loro ritorno. Poco prima che andassi a vivere con il Nippotorinese (c’è un tragico materiale a sufficienza sul mio Blog personale da sei anni a questa parte) al ritorno da Bodrum mi è stato donato questo quaderno dalla particolarissima chiusura e dai decori in stoffa morbidissimi che contrastano fortemente con la durezza del cuoio. Senza particolari riflessioni sull’utilizzo ho scritto sulla prima pagina vuota giallastra “Il nostro primo quaderno di ricette”. L’emozione che provo al pensiero di me che lo sfoglio tra dieci anni, insieme a lui, i miei genitori e i nostri figli, è una di quelle poche cose che mi tranquilizza e rende felice.
Questo contenitore è una traslazione virtuale di qualche pagina e la voglia di confrontarsi ma soprattutto imparare, tutto qui. La prima volta che ho acceso un fornello è stata due giorni fa ma soprattutto: fino a tre giorni fa non sapevo neanche che la caffettiera si aprisse. Tanto per capirsi sin da subito.
Ah. E non sono mica così seria e apparentemente lucida. Non vorrei spaventarvi. Sono una tranquilla psicolabile visionaria ma sognavo un primo post normale in modo che tra dieci anni , almeno leggendo l’inizio si capisse qualcosa. Mi fermo quindi perchè qui si rischia di non riuscire nell’intento altrimenti.
[…] Nel Sacro libro di Bodrum oltre a scrivere ricette, appunti e attaccare foglietti e ricordi di odori annoto anche le pietanze preferite delle persone che amo di più e che spesse volte sono vittime consapevoli della mia cucina. Non ricorderei altrimenti che ad Andrea piacciono inaspettatamente le lenticchie mentre Marco detesta l’alga nori. Cey detesta il pesto e Fab i dolci ma non il cheesecake. Chiara beve il latte ogni mattina e Lea ha una feroce avversione per la consistenza delle nocciole. Divido con una linea, come si faceva sulla lavagna alle elementari Buoni-Cattivi, in Alimenti sì e Alimenti no. Elecandoli premurosamente con eventuali parentesi da indice di gradimento che può variare : moltissimo, molto e abbastanza. Durante le discussioni cerco di memorizzare il piatto preferito, un ricordo culinario, l’avversione verso qualcosa. Mi sono ritrovata spesse volte anche a far finta di scrivere sms annotando invece dettagli che avevo paura di dimenticare. Per questo motivo il più delle volte quando i miei graditi ospiti esordiscono con ” La parmigiana è il mio piatto preferito! pazzesco !” mi rallegro parecchio. C’è da dire che di questa subdola tecnica non tutti sono a conoscenza; per meglio dire: quelli con i quali ho meno confidenza non ne sono a conoscenza, ecco. Mi vergogno sempre un po’ ad ammettere che le mie cortesie per gli ospiti talvolta sfiorino l’esagerazione e quindi taccio. Non mi cimento mai a dir la verità in quello che gli altri identificano come il loro piatto preferito. Me ne guarderei bene dal rovinare per sempre la pietanza prediletta ma se sono vagamente sicura che la riuscita possa essere perlomeno decente allora il discorso cambia. La parmigiana non è un esempio buttato lì ma con cognizione di causa. Non dico di farla buonissima per carità ma non è neanche un’incommensurabile schifezza. Che è già un buon traguardo. Ho un feeling particolare con le melanzane. Sarà che sono senza ombra di dubbio in cima alla mia personalissima classifica di gradimento e che se dovessi scegliere tra un piatto elaboratissimo da tre stelle michelin e una melenzana arrostita sceglierei sempre e solo la seconda. Senza tentennare un secondo da brava psicolabile quale sono. Si trattasse poi di melanzane alla norma il discorso cambia e parecchio: spaccherei ulne e femori in ordine sparso senza preoccuparmene. […]
[…] Credevo che la ricetta fosse molto più elaborata e che non sarei mai riuscita ad eguagliare neanche lontanamente questo sapore antico che appartiene ai ricordi di tutti i miei corregionali. Un po’ la paura che mi ha assillato durante la preparazione delle Rame di Napoli. Mi sono dovuta ricredere perchè credo di non aver mai ricevuto tanti complimenti. Condivido quindi con molto piacere queste dosi regalatemi da una signora davvero speciale che conservo già nel Sacro Libro di Bodrum. […]
[…] Sacro Libro di Bodrum che corrisponde alla nascita del Gikitchen, tra le note e considerazioni c’è scritto: […]
[…] trascriverò la ricetta di Alessandra perchè è stata copiata sul Sacro Libro di Bodrum e lì rimarrà. Non trascriverò neanche quella di Valentina quando arriverà. Non sono mai stata […]
[…] da far paura. Del resto si lavoricchia a pieno regime qui soltanto da ottobre. Pur esistendo dal 3 Marzo 2009 ero troppo presa dal blog personale, che adesso è questo. E mai lo è stato così […]
[…] nessun modo ricordo dove io abbia trovato questa ricetta. Sul mio librozzo di Bodrum troneggia da un po’ questa ricetta “Fegato e pancetta”. Generalmente con il […]
[…] del tubo, in un quaderno. Esattamente nel libro di bodrum che è poi l’inizio del Gikitchen (ve lo ricordate? ) . C’erano dei disegni accanto e dei cuori. Ecco io quando rivedo quei cuori trascritti accanto […]
inizio dall’inizio…
anche se ci impiegassi chessò tre/quattro anni e il cervello svampasse…io leggerò tutti i tuoi post….folle?forse!
[…] di birra fresco ma con quello secco. Sono felicissima di aver provato e fatto entrare ormai nel Libro di Bodrum questo pane. Piace sempre tantissimo e vederlo mangiare dallo zio Gabri proprio di gusto è stato […]
[…] di un gatto bianco peloso arrotolato nel lavandino e di papà che mi compra il quaderno sacro di Bodrum (che è poi dove comincia tutto questo) mentre mi racconta dei suoi viaggi e di tutte le meraviglie che solo il Medio Oriente porta con […]
[…] Si tratta di una torta semplice da realizzare e che a differenza della sorella al ripieno di marmellata riscuoterà più successo proprio per la presenza del cioccolato. Si può davvero declinare in diversi modi. Uno su tutti visto il periodo? Con la purea di zucca. Basta cuocerla in forno e lavorarla con dello zucchero o del miele, ma anche con succo d’agave e dolcificanti naturali che si preferiscono. Si può imbottire di frutta secca, datteri e pezzotti di fondente ma anche con ricotta lavorata insieme a zucchero e cannella. La pasta rimane sempre la stessa al contrario del ripieno. Senza dimenticare che si presta benissimo anche per la realizzazione di vere e proprie apple pie composte da fette di mela o ridotte in marmellata. Una base versatile e poliedrica che non può assolutamente mancare nel quadernino. Quello scritto a mano. Perché d’accordo il blog, app, evernote, to do list e qualsivoglia aggeggio infernale tecnologico ma quando si vuole la certezza assoluta si va a finire lì. Nella propria libreria in cerca del manoscritto che odora dei ricordi più importi e degli appunti più onesti, veri e sinceri. […]