Ricette Vegetariane e Vegane

Rame di Napoli per il mio Papà

Le Rame di Napoli sono un dolce tipico catanese che si prepara soltanto in occasione del giorno dei Defunti.

Si tratta di un biscotto ovoidale al cacao morbidissimo dal cuore davvero tenero. Speziato con cannella e chiodi di garofano con un retrogusto d’arancia. In realtà non è un biscotto ma quasi una fetta di torta monoporzione che generalmente conquista sin dal primo assaggio. Ricorda vagamente la Sacher per capirsi. Le Rame di Napoli industriali che spesso spopolano ai centro commerciali rovinano la fama di questo non-biscotto che al contrario potrebbe avere tutte le potenzialità per essere annoverato senza alcun dubbio alla voce: dolcetto delizioso a dir poco. Con il the, a fine pasto, in borsetta e inzuppato nel tomato, ecco. E un po’ innervosisce come cosa. Immagino spesso la cassata pavoneggiarsi in abiti fashion e succinti nella vetrina di una pasticceria mentre in un angolo desolato la povera rama subisce la spietata concorrenza, con il suo abbigliamento casual e casalingo. Non in questo periodo, certo. Una piccola rivalsa sì ma questa discriminazione mi infastidisce e parecchio* ticchettò ingurgitanto due gocce di calmanti.

 

Diverse sono le ipotesi sull’origine del nome. Una delle più accreditate sembra essere riconducibile al regno delle due Sicilie e un omaggio a Napoli. Sono molto legata alle rame di napoli; in primis perchè mio padre le adora letteralmente e ogni anno ne fa una scorpacciata tale che ogni volta asserisce con convinzione “mai più! non ne mangerò mai più!”; per poi ritrovarsi ogni anno a mangiarne l’esatto quantitativo dell’anno precedente più un centinaio. Non avevo mai provato timorosa di profanare una delle ricette più famose qui nella mia città. Non credo ci sia un catanese che in vita sua non abbia mai  provato una rama di napoli. Al contrario ne esiste una che non ha provato la cassata siciliana : ” IOooooo” , gridò orgogliosa. Faccio parte del comitato anti cassata. Tana per Giulia.

Al contrario delle mie disastrose aspettative è filato tutto liscio a dir poco. L’impasto oltre a sprigionare sin da subito quello splendido odore speziato al retrogusto di arancia è facilissimo da lavorare. Non occorre una frusta ma un semplice cucchiaio di legno e non so perchè a me piace usare solo il cucchiaio di legno. Giravo l’impasto e sbigottita continuavo a ripetermi “non è possibile. è proprio l’odore della rama di napoli”, come un’invasata. Quando poi nel forno ho infilato lo stuzzicadenti per controllare la cottura pensando che non tutto potesse andare davvero tanto bene ho scoperto con raccapriccio che no. Era morbidissimo e soffice da far paura. Credo di aver quasi pianto per la commozione a quel punto continuando a farneticare farfugliando frasi tipo ” non è possibile è proprio l’odore e la consistenza della rama di napoli”.

La Ricetta

Gli ingredienti per le Rame di Napoli sono: 500 gr di farina 00, 100 gr di margarina, 3 cucchiai di lievito,180 grammi di zucchero, 400 gr di latte, 120 gr di cacao in polvere amaro, buccia di arancia grattugiata (ma proprio tanta eh), Chiodi di garofano tritati (una manciata), cannella in polvere (a piacere. Io ne ho messa un quintale), 2 cucchiai colmi di  di miele, 2 cucchiai di marmellata d’arancia amara (a scelta)
Per la glassa: 60 gr di margarina, 300 gr di cioccolato super fondente, Pistacchi sgusciati tritati

Dopo aver setacciato la farina, lo zucchero, il lievito e il cacao, aggiungere la margarina leggermente ammorbidita e girare. Pian piano versare il latte facendo amalgamare il tutto. Buccia d’arancia e aromi alla fine. Ottenuto un impasto  liquidosomolliccio ma dalla consistenza abbastanza compatta (sono chiarissima eh!?) versare sulla carta da forno due cucchiaiate di impasto cercando nel possibile di dare una forma vagamente ovoidale. La rama di napoli si allargherà parecchio in cottura quindi è bene mantenere una certa distanza di sicurezza. A 150 gradi per 15 minuti ma dipende sempre dal forno e gnam. E’ pronta e sofficissima. Ah già la glassa, santa pazienza.

E all’amore mio paposo sono piaciute e tanto. Ed io vivo per il mio papà. E da oggi vivo anche  per preparargli tutte le Rame di Napoli che vuole ( e mi sa che ne vuole tante. Yeah! ) 

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15 COMMENTS

    • Ciao Andrea!
      Sì. E’ davvero facilissima e spero ti piaccia. Cioccolattosa a dir poco ( che qui cioccolatto è con due t eh 😀 )
      L’esportazione delle Rame di Napoli.
      Cielo avrò un riconoscimento internazionale. Me lo sento.
      Internazionale sì.
      E nessuno osi dire perchè non solo nazionale! (?)
      *va via offesa.

    • Quel maledetto nippotorinese da due giorni continua a dire “i pan di stelle di Lisa ! i pan di stelle di Lisa! “.
      Da quando glielo ho fatti vedere non fa altro.
      Ed io non vedo l’ora di dedicarmicicicici completamente e farle tutte le tue .
      (farle tutte sperando di non rovinarle troppisssimo*faccinotristedisperatocraniatesuimuri)
      Semmai volessi provarne una mia sarebbe unonorepiacerelusinga.

      Questa ha riscosso un discreto successo anche tra gli amici più criticoni. Mi hanno solo detto che dovrebbe sentirsi di più l’arancia quindi la prossima volta invece che la buccia, butterò dentro qualcosa come due chili ma forse tre.
      Un bacio ENORME focaccina mia

  1. foto molto belle come al solito e spero nonsiano l’unica coca bella!

    ho già asciugato un paio di volte la tastiera perchè mentre leggevo mi sarò sbavato altrettante volte *sbav*…

    rame di napoli…mai sentite, ma ovviamente non ti sprecare a mandarmele per farti perdonare!!! mi raccomando ingozzati tu e continua ad usare il cucchiaio di legno…perchè la frusta la uso io

    sbam! (*spaccò il tavolo ed andò via)

    • Senti tu piuttosto dimmi una ricetta tipica messinese che si fa in questo periodo . SUBITO *lo riacchiappa al volo mentre con la colla vinilica cercava invano di sistemare il tavolo. Fortuna che aveva seguito tutte le puntate di art attack ( fattooooooo?) e paint your life.

      Ammetto che con la macro sembra tutto un po’ più bello e non sempre le immagini corrispondo al sapore ma.
      Ma .
      Non so più quel che dico perchè adesso per questo complimento inaspettato dal fastidio fastidioso devo solo fare una cosa:
      pavoneggiarmi girando per casa .
      spernacchiando i rabbids.
      Vorrei spernacchiare altro ma il pelato è al lavoro. Che stress.
      (stress perchè tornerà, dannazione. Restasse lì mi renderebbe felice)

      Hai visto mica il pezzo del terzo cassetto? non lo trovo mica …..

  2. ocavolo ocavolo o cavolo e potrei lasciarmi sfuggire questa cosa cioccolatospeziatosa?
    giammai
    + disse la nostra eroina con il mantello svolazzante e un rametto di rosmarino fra i denti.

    sarà mia/mie/mii

    • Spero davvero che ti piaccia mia amata. Perchè è davvero straslurp. E poi è quellacosagarofancannellosaranciosa che fa la differenza. E’ vero che in sicilia tra chiodi di garofano, cannella e buccia d’arancia stiamo un po’ in fissa. Mancava la ricotta e le mandorle per completare l’opera visto che i pistacchi ci sono ma.
      Ma non è scontato come gusto. Come apparentemente si potrebbe pensare, ecco.
      Detto questo:
      il dolce tipico del giorno dei defunti sardocagliaritanoodovunquebastachesiasardocosastodicendo?
      Perchè sinceramente io vorrei lanciarmi e dilettarmi in un tour culinario dolciferoregionale.
      ecco.
      ( tu sei mia , chiaro? )

  3. toh, guarda cos’ho in mano….il pomello del terzo cassetto ahahah….cercavi questo per caso?

    senti senti ma, perchè invece di sistemare il tavolo non prepari la pignolata??? è un dolce tipico del messinese, tu come variante potresti usare la colla vinicola per fare la glassa bianca e poi farla mangiare a sick per cena in un sol boccone (*respira aria malefica hellouiniana e si stupisce di se stesso per cosittantamalignitàmalefica)

    • Premetto che questa aria malefica hellouiniana ( mi piace troppo. lo dirò continuamente) ti si addice e ti si confà con l’accento sulla a e ti dona.
      E sì era quello il pomello !
      DAMMELO SUBITO !*rincorrendolo e lanciandogli noccioline addosso ( ok la smetto )
      Dicevo.
      Sai che l’altro giorno parlavo con una mia amica e mi ha proprio parlato della pignolata?
      Mea culpa .
      Ahimè non l’ho mai mangiata ma posso sempre rimediare.
      Adesso mi fiondo nella libreria che ho proprio dietro di me con i 1293123823823 fascicoli di cucina miei e di Pier e la cerco.
      Il volumone Piemonte e Sicilia è quello più usato.
      Ti faccio sapere che ricetta trovo e da quel momento ti sentirai in obbligo di estirpare ( non con la forza eh ma se dovesse essere necessario santa pazienza sì) le dosi da qualche ricettachesitramandadagenerazioneingenerazione.
      Che sono sempre le più belleepiùbuone.
      Voglio inserire nel sacro libro di bodrum: ricetta data da FAstidio.
      Realizzami questo sogno o giuro che divento ancor piùperfidaditeinquestariahellouauaiaiaiiannanna.
      ( mi piace troppo hellouuaiaiuaiannana)

    • *le corre incontro con due sacchi strapieni di arance di sicilia con occhi a cuoricino gridando “focaccinaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa” ( Rocky docet.adriana. che focaccina è più romantico.assai)

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Iaia
Iaia
Grazia Giulia Guardo, ma iaia è più semplice, è nata il 12 12 alle 12. Il suo nome e cognome è formato da 12 lettere ed è la dodicesima nipote. Per quanto incredibile possa sembrare è proprio così. Sicula -di Catania- vive guardando l’Etna fumante e le onde del mare. Per passione disegna, scrive, fotografa, cucina e crea mondi sorseggiando il tè. Per lavoro invece fa l’imprenditrice. Digitale? No. Vende luce, costruisce e distrugge. Ha scritto un libro per Mondadori, articoli per riviste e testate e delira pure su Runlovers, la comunità di Running più famosa d’Italia; perché quando riesce nel tempo libero ama fare pure 12 chilometri. Ha una sua rivista di Cucina, Mag-azine, che è diventato un free press online. È mamma di Koi e Kiki, un labrador color sole e uno color buio, mangia veg da vent’anni, appassionata di cinema orientale e horror trascorre la sua giornata rincorrendo il tempo e moltiplicandolo.

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