Ricette Vegetariane e Vegane

Hannibal mangia il macco. Con il fegato, chiaramente

” Un tizio che faceva un censimento una volta provò ad interrogarmi. Mi mangiai il suo fegato con un bel piatto di fave ed un buon Chianti”

Mi ricordo che c’erano  le fave e non solo il fegato. Ne parliamo io e Cey al telefono del cervello e del libro mentre lei scende da un autobus ed io inveisco contro i biscotti Tombola di Valentina Gigli sperando che Csaba con il suo Merry Christmas ci aiuti a venirne a capo. Per il contest. La mia prima gara. Ricordo poi che dovrei sbrigarmi e partecipare anche a quello legato al cinema su Cook and The City perchè Sara è stata incredibilmente carina ad invitarmi. E’ che davvero non mi piace gareggiare. Sono solitaria e voglio disperatamente vincere ma solo contro me stessa. Che non ci riesca mai è un altro discorso. Per questo motivo ho scelto la corsa. Per questo motivo ho abbandonato il tennis e pensato che lo squash mi si addicesse di più. Perchè Murakami nell’arte del correre lo spiega già dalle prime righe. E’ contro se stessi che si gareggia e nulla di più. Ci si nasce. Non ci si diventa: corridori solitari.

A me capita a volte di desiderare un prato dove correre per incontrare qualcuno e circumnavigare un po’ il laghetto. Magari a fine corsa ci si potrebbe stendere un po’ sull’erba e chiacchierare con la tipa che indossa la tuta rossa che corre al tuo stesso orario o prendere il caffè con quello che gira in bicicletta e beve dalla borraccia di plastica azzurra. Anche se a pensarci bene qui non ci sono laghetti cui correre intorno, non mi sdraierei mai sopra dell’erba non accuratamente sterilizzata per le mie manie di igiene e difficilmente farei amicizia con la tipa tutarossamunita. Figuriamoci prendere un caffè visto che da quando ho ri/smesso di fumare mi concedo a stento qualche volta il decaffeinato. E invece sto lì. Sulla pedana. Da sola. Contro di me. In quella gabbia che sembra essere la stessa dove Hannibal disegna con la matita, alimentando il suo ego trastullandosi tra le quelle robe che reputa di vitale importanza per la sua sopravvivenza e attacca. Attacca chi viene dall’esterno e vorrebbe capirci un po’ di più. Perchè in quel mondo costruito che ha gerarchie e precedenze incomprensibili ai meccanismi della logica comune ci sta bene. E io ci sto bene altrettanto. Lui non aveva la chiave, ecco la differenza. Io ce l’ho. E sto dentro finchè ne avrò voglia.

La ricetta di oggi è fegato leggermente scottato con il Macco e si aggiunge alla sezione Cibo e Cinema; Il Macco altro non è che una sorta di passata di fave impreziosita da un’aroma di finocchietto selvatico. Perchè ho immaginato anche io un tizio con la malcapitata idea di interrompermi con un censimento mentre ero intenta a correre sul tapis roulant o scrivere un capitolo del libro e sì. Non ho potuto fare a meno di pensare che come il buon caro Dottor Lecter avrei accompagnato il suo fegato con un bel piatto di fave ; non avendo origini d’oltreoceano come Lecter beh. U maccu sicilianu sarebbe stato il giusto epilogo.

Il Macco (“maccu” in siciliano, appunto) è un piatto povero e molto antico, che conosce diverse varianti: con o senza pasta, arricchito di altri legumi e di varie erbe aromatiche.

La tradizione vuole che lo si prepari nel giorno della festa di San Giuseppe ma in realtà se si hanno a disposizione le fave lo si fa quando se ne ha voglia. Fosse per me ne avrei voglia sempre. Piace molto anche al nippotorinese in maniera sorprendente aggiungerei. Senza il finocchietto selvatico perchè se non mette il becco ovunque chiaramente non trascorre una giornata in modo sereno.

 Macco (orientativamente per 4/6 persone) : 450 grammi di fave secche, 1 cipolla non troppo grande bianca, 1 mazzetto di finocchietto selvatico, olio extra vergine d’oliva, sale e pepe. Lasciare in ammollo le fave in un recipiente con dell’acqua fino a coprirle. L’indomani mattina avranno triplicato il loro volume. Privarle quindi dell’acqua. Soffriggere la cipolla con olio extravergine d’oliva e farla dorare. Aggiungere quindi il finocchietto e allungare con acqua tanto basta a ricorprile quasi. Far cuocere a lungo fin quando l’acqua non si sarà completamente assorbita. Schiacciando di tanto in tanto le fave con un cucchiano di legno procedere così fin quando saranno tutte sfarinate.  L’aspetto francamente non è allettante ma il sapore posso assicurare è talmente buono che vien voglia di dare craniate sui muri e gridare “Ancora!” . Io lo faccio spesso e i risultati sono più che evidenti. Togliere dal fuoco quindi il macco e condire con olio, sale, manciata di pepe. Servire caldo o freddo a vostro piacere. Il Macco tende a impappettarsi per bene se non è servito perlomeno tiepido. Basterà quindi scaldarlo anche solo un po’ al micro.

Fare arrostire una fetta di fegato (ognuno la reperirà a modo suo) per pochi minuti da una parte all’altra. Tagliarla a pezzetti adagiandola sul letto di Macco e servire con qualche foglia di finocchietto selvatico sopra. Il filo d’olio extravergine risulta facoltativo. Per quanto mi riguarda io non supero mai il cucchiaino di olio al giorno e quindi mi turba sempre parecchio questa roba dei trentadue giri di filo di olio da versare sopra ma De gustibus non disputandum est.

Era necessario mostrare ad Hannibal che un po’ di Latino qui si è fatto. Con ottimi risultati: 2 al biennio ma 4 al triennio, ecchecavolo. Netti miglioramenti visibili.

Off Topic ma neanche tanto visto i deliri abituali:  Ieri mi sono vista recapitare, grazie alla promozione Nikon con l’acquisto della D700, un Roomba 555 . La maschilista promozione Nital recitava ” Per papà la macchina fotografica e per la mamma Roomba!” ; pur non facendomi affatto felice per il qualunquismo inaspettato una sorta di lieve entusiasmo si è impossessato di me. Non per Roomba di per se che poco importa ma perchè nella mente è emerso il ricordo del  film Io e Caterina con Albero Sordi che da piccolina mi piaceva e molto. Mi è venuta poi voglia di rivederlo ( ricordo perfettamente che di pietanze ce ne erano e molte).  Roomba 555 al Nippotorinese ha fatto venire in mente Oronzo Canà e la bizona proprio per quel 5-5-5. Tralasciando il fatto che non credevo fosse possibile che lui avesse visto un’idiozia del genere ma mi è stato spiegato essere   una pietra miliare del cinema italiano e che dovrei vergognarmi. Seriamente, ha aggiunto.  Eppure per un attimo, in preda ad un delirio di onnipotenza, avevo pensato“io collego il robot a Io e Caterina” e lui il 555 a Oronzo Canà” come in un sorprendente scambio di ruoli. Ed è stato quando gli ho spiegato questa sensazione tutta entusiasta che ho avuto voglia della sua milza in agrodolce quasi a confermare che sì, ci sono delle preoccupanti similitudine con Lecter. Perchè mi ha chiesto di valutare quanto fosse assurdo anche se per un  per un attimo avere a che fare con me.

La Videoricetta

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45 COMMENTS

  1. Ogni volta che ti leggo, mi viene voglia di: Scrivere, fotografare, preparare dolci. E sono negata in tutte e tre le cose! Bacetti

    • E’ uno dei complimenti più carini e adorabili che mi sia mai stato fatto Lookia.
      Grazie *le salta addosso e la spupazza un po’.
      E’ un piacere e un onore sapere che mi leggi.
      Un bacione grande *pioggia di muffin
      ( tra di noi ci deve sempre essere una pioggia di muffin )

  2. La stessa cosa a me Lookia ahhahahaha
    Giulia sei formidabile! E amo Hannibal Lecter
    Non vedo l’ora di leggere il tuo librooooooooooooo
    (sotto l’albero no ? 🙁 )

    • Cri grazie perchè il tuo è un incoraggiamento mica da ridere
      Purtroppo sotto l’albero di quest’anno no perchè sono sempre distratta da mille cose. Avrei dovuto finire a gennaio ma credo proprio che non riuscirò.
      Un bacio enorme e grazie.
      Grazie tante.

  3. Ottimo il macco, ancestrale per ogni siciliano che si rispetti. La tua variante con il fegato mi ha colpito perchè io finora ero fan di quella con il baccalà, semplicemente abbrustolito o caramellato o in salsa mirin, secondo umore. Proverò con il fegato.
    Finocchietto si/Finocchietto no: per me è no perchè semplicemente non saprei dove trovarlo a Milano. Non esiste (beh forse in qualche orto-boutique vicino a via della Spiga, si). A dire il vero neanche in sicilia saprei dirti dove si compra dato che quello che utilizza mia madre è sempre wild (ovvero carpito da qualche angolo di strada o campagna da padre – e qui si spiega ai non isolani cosa fanno uomini e donne ai bordi della strada con il sacchetto in mano per le strade dell’isola).
    Per quanto riguarda la corsa ci vorrebbe un post ad hoc. Cioè il tapis roulant è meglio di niente. C’è stato un periodo che abitavo nel nord inghilterra e avevo la palestrina sotto casa e lì andava bene. Ma la strada è un’altra cosa. Non solo per il gesto atletico. Caldo, freddo, nebbia e pioggia. Li incontri correndo e poi divengono tuoi amici. Insomma il tapis sta alla strada come il pesce di allevamento al pesce pescato. O come le fave fresche alle fave secche. Boh. Ciao.

    • Slocum non credo che tra di noi ci sia stata mai una presentazione ufficiale quindi Piacere io sono Giulia e sono felice di averti qui . E non si tratta di certo di un convenevole ma leggendoti posso assicurarti che un piacere lo è davvero. Detto questo procedo per punti perchè essendo di fretta/confusa/isterica/barraqualsiasialtracosa sembrerà che io sia una persona normale (risate registrate, grazie regia)
      1) Non ho mai provato il macco con il baccalà ma neanche con il fegato essendo vegetariana da anni. Ammetto però che il fegato nonostante abbia provato avversione per la carne sin dalla tenera età era un gusto che mi piaceva e molto. Il baccalà insieme al tonno scottato in assoluto il gusto che preferivo come pesce. Per dire che semmai avessi mangiato carne o pesce io con quelle fave oggi di sicuro avrei scelto o l’uno o l’altro e rimpiangerò per sempr eun po’ questo accoppiamento baccala’ macco perchè sembra essere davvero gustoso. Lo farò provare ai miei amici*segna sul taccuno.
      2) Qui il finocchietto selvatico come dici saggiamente lo si trova wild ma il mio ortofrutticolodifiducia lo ha sempre e spesso faccio anche delle polpettine. Non so se le hai provate ma ti assicuro che sono gustose nella loro semplicità. Qualora volessi una spedizione di finocchietto selvatico tienimi seriamente in considerazione. E non sto mica scherzando. La mia mail è giulia@maghettastreghetta.it
      3) La corsa è in effetti roba che se ne dovrebbe parlare in un altro chilometrico post ad hoc. Chiaramente ho sintetizzato ma. Sono figlia di un atleta professionista. Papà è stato un maratoneta ad altissimi livelli e lo è tuttora nonostante età/lavoro/problemidisaluteblablabla.
      Ha sempre corso in strada e snobbato il tapis roulant. Io non tanto per pigrizia tanto quanto per comodità ho scelto questa variante (pur correndo a volte anche su strada).
      Corro tutti i giorni. Almeno 10 km. Dovessi andare fuori a correre perderei troppo tempo e non posso farlo.
      Beh insomma. Sì.
      Se ne potrebbe parlare e tanto.
      E sono qui.
      Qualora volessi scambiare due chiacchiere.
      Grazie del pasaggio.
      a presto spero
      un bacio

  4. Mi sorprendo sempre nel constatare quanto delle sensazioni che reputavo soltanto mie (e un po’ paranoiche) siano in realtà condivise da altri. La gara con se stessi e non contro gli altri. E’ da sempre che per me è così. Non è importante fare la gara di sci, è importante fare la curva come dico io. E’ importante fare la pistatuttainunadiscesasenzafermarsiinsuperparallelo e arrivare col fiatone che pensi di non farcela, con i quadricipiti che urlano e l’acido lattico che trasuda dai pantaloni.
    E quando è finito lo sci, perché troppa gente sulle piste e perché se non scendo in superparallelo a 50-60 all’ora che discesa è, è iniziata la motocicletta e la pista.
    La pista in motocicletta è una cosa che sinché non si prova non si può capire. Sei tu, la moto e l’asfalto. Ogni giro è sempre uguale e sempre diverso, ogni curva è sempre la stessa ma mai uguale. E quando sei dentro è una lotta con te stesso, non con il deficiente che è venuto lì per “ingarellarsi” con qualcuno. E quando entri speri di trovare pista libera, anche per cercare di lottare col cronometro, ma soprattutto per vedere se riesci a fare il curvone pelando il gas un po’ più tardi. Se riesci ad arrivare in fondo al rettilineo prima della Campagnano togliendo il gas due metri dopo. Se riesci a fare la esse stando stretto sulla prima curva e buttarti dentro a destra cercando di aprire il gas un metro prima, se riesci a entrare nella parabolica e tenere la corda fino a quando finisce il muro verde, che è lì che si può cominciare ad aprire il gas. Il tempo di guardare un attimo cosa segna il cronometro e via, giù un altro giro. Due minuti che sembrano 20, decimi di secondo che si dilatano, il tempo assume una dimensione relativa. Rettilineo, scollinamento, rallenta, dentro nel curvone a 190, stai stretto, esci e via verso i Cimini, arrivi a 210 a gas spalancato, cartello dei 100 metri, e qui inizia la magia, qui il tempo inizia a dilatarsi. Inizi a fare tutte le operazioni al rallentatore. Scala due marce, sposta il culo a destra, gira il piede destro verso l’interno della curva e apri il ginocchio, spingi il busto in avanti e la testa verso l’interno, togli il gas, pianta la staccata, inizia a buttare dentro la moto non lasciando completamente il freno, piega, piega, cerca la corda, ecco, il ginocchio struscia a terra, piega ancora, ritrai la gamba e occhio a non andare troppo giù, ecco ora lascia il freno, spingi sulla pedana esterna e apri il gas, solo parzializzato perché c’è la cimini due, togli gas e giù di nuovo, corda, ecco ora spingi forte sulla pedana esterna, rialza la moto buttando ancora di più il peso all’interno e dai gas, daglielo tutto, attento che perdi il retrotreno, parzializza leggermente, eccolo c’è di nuovo, apri tutto e vai… rettilineo… e si ricomincia. Tutto questo è come se fosse durato il tempo necessario per leggerlo, in realtà sono passati 3-4 secondi. E più giri, e più entri nel mantra, e più riesci a dilatare i tempi e capire dove stai sbagliando, dove puoi migliorare, dove puoi fare di più. E quando esci da una curva già ti prepari per la successiva ricordando i proponimenti del giro precedente e di tutti i giri precedenti e di tutte le volte che ci sei entrato in quella maledetta curva e ancora non hai capito come farla al meglio anche se intuisci che c’è qualcosa che stai sbagliando ma non sai cosa. E poi un giorno, magari perché stai inseguendo uno che gira appena più forte di te e tenti disperatamente di stargli dietro, “rubi” una traiettoria, un riferimento, ed improvvisamente è tutto chiaro, e capisci cosa devi fare, e lo fai, e l’adrenalina è a mille perchè lo sai, lo sai che il cronometro ti darà ragione, e cerchi di non fare scemenze nel resto del giro perché lo vuoi vedere, quel decimo in meno, quei due decimi in meno, e sai che sarà il giro migliore della giornata, e arrivi al traguardo e sììììììììììììììììììììììì, è così, e a quel punto sei al settimo cielo, hai gareggiato con te stesso, quel te stesso che quella curva non la capiva, e lo hai battuto. Adesso c’è un altro te stesso che non capisce un’altra curva, però….

  5. mi farò regalare la NikonD700 solo per avere roomba U_U
    ehm, no…è perchè voglio una reflex e nessuno me la regaaaalaaa *piange tanto ma tanto che s’allaga tutta la casa T_T sniff…sigh.

    il maccu potrei mangiarlo, ma il fegato no. è una di quelle cose che quando mi chiedono “un cibo che non ti piace proprio?” e io rispondo “il fegato!” eh nu.

    • Cucciola a natale percò la nikon fa un sacco di promozioni. L’anno scorso con la d3000 fecero furore. Magari anche quest’anno tirano fuori qualcosa di sorprendente.
      Io incrocio le dita per te. Anzi sto tutta incrociata che faccio prima.
      Il fegato è oggettivamente riluttante al sol pensiero ma ne conosco il gusto perchè nella fase prevegetariana anni or sono l’ho mangiato.
      E non posso di certo dire che fosse brutto come sapore. Anzi.
      L’hai provato e non ti piace o è per partito preso?
      Perchè tipo tutti dicono che il cavallo/coniglio siano buoni ma io.
      mai provati.
      Una che non ha mai mangiato coniglio/cavallo /a stento il pollo e che ha mangiato il fegato in effetti è da guardare in maniera bizzarra ma.
      insomma cosa sto dicendo?
      abbracciamoci.
      e niente fegato !
      Evviva il macco !
      (la zia mag è vecchia e mangia fave. sì)

  6. Scopro con piacere che anche il nippotorinese ha un punto debole. Definire L’allenatore nel Pallone una pietra miliare del cinema italiano suona quasi come una bestemmia! “eh sick? che ti abbiamo fatto studiare a fare!?!?! Lo sanno tutti che il capolavoro eccelso del cinema italiano è Febbre da Cavallo!!!!”. E comunque non vorrei infierire per evitare di essere mortificata dal nippotorinese che, sic et simpliciter (e pure quì si è studiato il latino ma mi sembrava carino ingraziarmelo con un rifeimento al suo nome), potrebbe ricordare a questa povera stolta come, tra le pietre miliari del cinema italiano, spicchino titoli come “Quel gran pezzo dell’Ubalda tutta nuda e tutta calda” di Mariano Laurenti.
    Allora, onde essere messa al pubblico ludibrio, cambierò discorso. Hai visto Romagna mia di ieri??? Ma ti prego!!! Quando l’acida bionda di circa 5000 chili si è offesa perchè omaggiata dalla parruccofora di un push up ha tenuto a precisare (“ma le mie stanno bene perchè sono sane”…nel senso “c’ho messo 40 anni di abboffate per assomigliare ad un trumò laccato luigi XIV e tu, insulsa siliconata, mi consigli un push up?? ) Apppppparte che Luce poteva almeno portarne uno della sua misura (cioè la 12esima coppa Q) e non una misura tipo coppadichampagnecheèlamisuraperfetta (sarebbe stato bene a Csaba, peccato quella stampa animalier!!).
    Comunque rimane fantastica, da volere bene propio perchè astrusa dal contesto.
    Adesso una doverosa postilla, prima di sbaciucchiarti all’infinito; lo so che non si perculano le persone in sovrappeso ma so di cosa parlo (pur avendo oggi la struttura fisica di una zucchina) perciò sono mi autoautorizzo.
    E adesso sbaciucchiamoci e pure un poco di sbaciucchi al nippotorinese.

    • Mandrake: “A Poma’, ciai ‘na faccia….”
      Pomata: “Si ce n’avevo due stavo all’ospedale, sotto spirito…”
      (quod erat demonstrandum, perché il latino è il latino)

    • A quel pezzo dell’ubalda ero per terra, sallo.
      Ma poi ho avuto modo di diventar seria perchè no. Ieri purtroppo non ho visto romagna mia e non posso che cospargermi il capo di cenere e darmi fuoco.
      meglio la benzina?
      speriamo solo che ci sia la remota possibilità di una messainondareplicosa o che ne so : l’uscita in fascicoli settimanali o la raccolta dvd cofanetto da mediaworld perchè sta roba del push up devo vederla.
      DEVO.
      Riguardo il perderetanarsi delle persone in sovrappeso hai tutto il mio appoggio e mi autorizzoanchessamenteancheioafarlo perchè anchesssamenteancheiosodicosaparlo.
      Che noi due in un altro tempo e in un altro luogo eravamo forse le stessemedesimepersone?
      quando comincio a scrivere tuttattaccato i rabbids hanno paura e corrono via a orecchie levate.
      Sick che apprezzerà di certo il latinismo siccoso in effetti ha stupito anche il divano rosso quando ha detto di aver visto oronzo canà.
      Sconvolgente.
      E’ talmente saputello e poliglotta e snob che tutto pensavo tranne che sapsse dell’esistenza di un certo lino banfi.
      contando che la tv come tutti gli intellettuali la snobba con prepotenza ( e poveretto gli sono capitata io che guardo pure le pubbliità con un certo entusiasmo )
      insomma per dire che.
      al diavolo tutto:
      amiamoci e parliamo fino alle fine dei nostri giorni di romagna mia, push up e .
      ma chi è la terza incomoda?
      quella tizia piccoletta?
      la figlia di selen?
      o la figlia del regista?
      perchè da alice è tradizione infilare la figlia del regista sempre.
      come nel caso di “il club delle cuoche”.
      Insomma eravamo rimaste a?
      sì.
      ti amo.
      ogni giorno ne ho piu’ conferme.

  7. Sono sbalordito per due motivi. Anzi tre. Il primo è che finalmente dopo cannella, broccoli, melanzane e cavolfiori, hai tirato fuori dal tuo cappellino magico una delle cose che più adoro: il fegato (meglio se grondante sangue). Il secondo è che – ti giuro – stasera ho per cena proprio il fegato (ma visto che le mie doti culinarie sono pari a quelle di uno scarafaggio esploratore di terza classe, lo lancio semplicemente sulla griglia e poi fa tutto lei). Il terzo è che la tua capacità di fondere in un unico post pensieri di una profondità disarmante e mirabili ricette di cucina riesce puntualmente a sbalordirmi (pregasi notare la ricorsività becera da osteria di periferia). Adorabile, come sempre.

      • Ho notato tutto ed esclamato tuppete almeno 34 volte.
        Fremo poi dalla voglia di gridare al mondo intero che sul mio blackberry troneggia tronfissimo giulia@tuppete.
        E sono talmente felice che fisso lo schermo e me la rido .
        E me la rido fortissimo,.
        Ora devo solo trovare il tempo di smetterediridere e cominciarla ad usare per comunicazioni urgenti con te e vale del tipo:
        ho appena visto al supermercato una signora vestita da babbo natale leopardato.
        e santo cielo non sto scherzando.
        Non sono riuscita a fotografarla nonostante l’abbia inseguita puntando la fotocamera del cellulare mentre intenta riempiva il carrello di rotoloni regina.
        Mi guardava.
        sospettosa.
        come se sapesse.
        Furtivamente mi giravo, mi rigirvvo, fissavo il cellulare per far fint adi .
        Ma lei non mollava la presa.
        mi teneva d’occhio.
        maledizione.
        misssione incompiuta.
        Detto questo: sai che quando mangiavo la carne il fegato mi piaceva moltissimo?
        una che non ha mai voluto mangiare da piccola il coniglio, il cavallo, la coscia di pollo e il tacchino fa strano mangiar il fegato.
        ma è la stessa tizia che non tocca il formaggio se non con i guanti di silicone e lo detesta profondamente (tranne la mozzarella che non mangio però) e insomma per dire che.
        una volta ho assaggiato il gorgonzola.
        insomma mai mangiato formaggi ma al momento di assaggiarne uno invece di scegliere che ne so il galbanino dico: gorgonzola.
        una che non ha mai mangiato la carne ma che quando deve decidere dice : fegato.
        c’è qualcosa che non va in me vero?
        nel senso c’è qualcosa che non c’è in me (direbbe sick)
        il cervello suppongo,
        ora.
        devo fuggire ma.
        dimmi che rivedrò la signora vestita da babbonatalemaculatoleopardato o stasera giuro che uccido almeno:
        3 .
        facciamo 4.
        passanti.
        ( e grazie per quello che )
        (grazie sempre)
        Un bacio enorme.

  8. Quando uscì il silenzio degli innocenti ero entrata in fissa, lo sapevo a memoria ed ero pure alquanto piccoletta 😀 Hannibal Lecter è sempre stato uno dei miei personaggi cinematografici preferiti 🙂
    Da ricordare la memorabile frase finale: “Scusa ti devo salutare, stasera ho un amico per cena”, resa alla perfezione del tuo disegno ihihih

    🙂 certo ti serviva un chianti ihihih 🙂

  9. Grazie della risposta non banale, ovviamente mi hai agganciato oltre che con la cucina con la storia del dad maratoneta, ci rivedremo qui o per email. Oltre che su twitter, ovviamente. f/to Paolo slocum.

  10. ma cazzo cazzo cazzo.
    tu sei troppo veloce e finisco per perdermi post e ricette fighissimi/e.
    perchè io adoro le fave.
    e il fegato solo se di uomo fastidioso.

    domani le fave no perchè di sera ho un esibizione e devo sfoggiare la pancia. piatta sarebbe meglio. ma domenica…ah domenica!

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Iaia
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Grazia Giulia Guardo, ma iaia è più semplice, è nata il 12 12 alle 12. Il suo nome e cognome è formato da 12 lettere ed è la dodicesima nipote. Per quanto incredibile possa sembrare è proprio così. Sicula -di Catania- vive guardando l’Etna fumante e le onde del mare. Per passione disegna, scrive, fotografa, cucina e crea mondi sorseggiando il tè. Per lavoro invece fa l’imprenditrice. Digitale? No. Vende luce, costruisce e distrugge. Ha scritto un libro per Mondadori, articoli per riviste e testate e delira pure su Runlovers, la comunità di Running più famosa d’Italia; perché quando riesce nel tempo libero ama fare pure 12 chilometri. Ha una sua rivista di Cucina, Mag-azine, che è diventato un free press online. È mamma di Koi e Kiki, un labrador color sole e uno color buio, mangia veg da vent’anni, appassionata di cinema orientale e horror trascorre la sua giornata rincorrendo il tempo e moltiplicandolo.

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