Ricette Vegetariane e Vegane

Zuppa di Miso con Wakame, Tofu e Gamberi

Sarò sintetica perlomeno sull’addio. Ho una reazione allergica al viso e sono attualmente un ibrido tra una zampogna che ha mangiato tacchini ripieni e la Santanchè. Se non dovessi superare la notte: vi ho amato. Proseguite senza di me, miei eroi. E senza crogiolarvi sul fatto che una zampogna non può mangiare tacchini ripieni, suvvia. Elasticità.

Si ultimano le pulizie mentali e con queste si da ordine ai progetti passati. Phobialand, ovvero la landa delle fobie, dove ognuno dei personaggi è costretto a vivere  con le proprie paure continua tra fogli, deliri e disegni prettamente fatti a matita; adesso però che con la tavoletta ho smesso di litigare. ….Puntini di sospensione e raccapriccio perchè la conseguenza è : doppio lavoro. Sushiland è un progetto talmente vecchio che chi mi segue (riformulo: chi ha la sfortuna di seguirmi. Senza un perchè tra l’altro)  da tantissimi anni (Sasetti in primis) ben conosce. L’idea erano dei fumetti sushiosi e fin qui nulla di originale anzi piuttosto sullo stupido andante. Fermo restando che nella magica Nipponia ci sono dei manga sushiosi degni di nota e belli da far spavento. Dicevo. Nulla di originale; Non che il seguito lo sia ma cerco di procedere con calma al fine di risultare sintetica senza farvi subire costantemente queste maledette risate dalla regia alla parola “sintetica”.

Sul  vecchio blog Oni l’onigiri era un po’ un tipetto pasticcione che insegnava qualche volta degli ideogrammi giapponesi alla mia ridicola effigie traslata in pixel:  Maghetta Streghetta. Si è poi montato la testa nel corso degli anni e in vena imprenditoriale ha dichiarato senza timore di voler possedere uno spazio proprio e di assumersene tutte le responsabilità. Buon per lui mi sono detta. Un pensiero in meno. Progetto chiaramente fallito (Oni si è innamorato di un Mini Roll ma non è questa la sede per far del pettegolezzo). Sushiland al contrario adesso esiste e ha assunto come quasi tutto quello che ho in mente contorni inquietanti e al limite del profetico se si procedesse a  ritroso (sì proprio come Ebi che è un Gamberetto). Insieme a Phobialand, Sushiland sarà il progetto che ultimerò durante l’arco del 2011 (qualora dovessi farcela a superare l’allergia). Entro il 2012 (12-12-2012 alle 12)  la mia triade ambientata nelle Lande (la terza qual’è? Sono ancora in viaggio e non ha nome: Land X) deve (deve lampeggiante) finire. Finire con tutti i contorni, storie e vite per partire definitivamente. Lasciandomi essere abitante di me stessa.

Più volte ho rivolto incosciamente una domanda “ma tu? cosa mangeresti come ultimo pasto?”. Lo faccio da tantissimi anni. Da che ne ho memoria. Risiede forse il germe di tutto e di me e dell’insana perversione del cibo in ogni sua forma. Riflessione del mio essere e di quello che sono stata e sono. Per questo motivo quando ho letto Estasi culinarie che non era certo epico mi sono entusiasmata come se lo fosse. Perchè la ricerca costante di rispondere all’interrogativo ” cosa mangerei per l’ultimo pasto? ” racchiude una sorta di profondità di quello che si è. Si è nella risposta quel tutto o quel niente o quell’ibrido che abbiamo rincorso o semplicemente il risulato perchè ci si è arresi. O magari vinto. Per dire che io l’ultima cena l’ho fatta e forse un giorno (senza forse ma non è questo il tempo) si capirà giusto qualcosina in  più su questa mia affermazione; ma io davvero l’ultimo mio pasto l’ho fatto. E ho scelto il Sushi.

Per un semplice motivo. A me il Sushi ricorda Pier. Che ha un nome sì,  e non solo più Sick o il Nippotorinese. Mi ricorda la grandezza di Pier. Nella sua totale linearità, pragmaticità, bellezza ed eternità. A me ricorda l’amore. Quello che ci ha messo lui per amare una diversità come me. Per sobbarcarsi malattia e strazio rinunciando a una vita fatta di sushi fresco in Giappone. Scegliendo di trasferirsi in una città piccola quanto piazza CLN a Torino dove scorazzava tra musei e mostre. Una città dove il sushi è una cosa di plastica da asporto in un ristorantino figo però. Con un logo fashion. Roba raccapricciante, insomma. A me ricorda il sacrificio il sushi. Aver studiato una vita per vedere realizzato il proprio sogno, averlo tra le mani e possederlo  e rinunciarci per amore. Non più Giappone. Non più estero. Non più discussioni ai terminal. non più traduzioni, lezioni o confrontarsi con il mondo. La carriera. La fantomatica carriera ai vertici. Ma qui. Con me. A Phobialand. Nella landa delle fobie. Della rinuncia e dell’ossessione.

Quando ho scelto e sceglierò quando morirò definitivamente (stasera? ok la smetto) il mio ultimo pasto io dirò: Sushi. Lo avrei detto in qualunque circostanza. Sushi. Sempre e solo Sushi. Che corrisponde anche all’ultimo pasto che avrebbe voluto fare lei. Peccato che le sia stato detto che era meglio di no durante la Chemioterapia. Che poi sarebbe morta ugualmente è un altro discorso. Ed è anche per te Ag. Ci strafogeremo di Sushi ridendo di batteri, te lo prometto. Ti griderò ” vecchia! sei una vecchia!” mentre ti batterò con il mio trecentesimo pezzo di nigiri vegetariano. Vecchia. Ti griderò vecchia come quando due settimane  prima di morire ti ho driblato sulle scale e ti ho detto ” oh. Sono più in forma di te. Sei proprio una vecchia”.  E tu ridevi. Ridevi dicendomi ” sì. Patata. Sono vecchia”. Che poi proprio adesso scrivendo mi sono ricordata che un giorno mi hai detto ” Oh Patata sai che anche il mio nome è formato da dodici lettere e sono nata il 12 Giugno? E Giugno è sei e sei per due fa dodici e se non avesse fatto dodici avrei moltiplicato e sottratto qualsiasi cosa pur di farti contenta”. Mi chiedo, mentre rido e piango davanti al monitor,  quanto io ti avessi seriamente rincoglionito fino alla fine con la mia fissa per il dodici e  i pinguini del madagascar. Senti un po’ che ho pensato perchè dentro ci stai anche tu. D’accordo Vecchia?

Sushiland è un ristorante in un centro commerciale  Seikatu (che significa vita) che si trova esattamente tra Phobialand che sta sotto  ( non è l’inferno ) e quella Landa che non ha ancora un nome ( sì proprio il mio terzo viaggio ancora in corso). Novella Dante, che il cielo mi perdoni per questo sarcasmo spinto,  mi accingo alla mia triade. Si ha la possibilità di decidere ( non importa se si finirà a phobialand per sempre  o nella terza landa)  un ultimo pasto. Da questo centro commerciale ci si deve assolutamente passare. E’ composto solo ed esclusivamente da ristoranti (niente Centro Vetrine ed Ettore Ferri ci siamo?). Di qualsiasi tipo. Regionale da tutte le parti del mondo, cinese, italiano, russo, ubzeko. Tutti. Ci sono tutti i ristoranti e se ne può decidere uno. Per l’ultimo viaggio culinario. Il proprietario si chiama Keti (avarizia). Il piccolo assistente Kooman (superbia), la cassiera Namakemono (accidia), il lavapiatti Koo (Gola), La prima cameriera Senbo (Invidia), La seconda cameriera Ikari (ira) e Yoku (Lussuria) insieme a tutti i pezzetti di sushi che si avrà modo di conoscere pian piano. Ognuno con le proprie caratteristiche.

Mi piace riempirvi ( e riempire alla Vecchia) la testa ma è lunedì mattina santo cielo. Il cliente del giorno farà il suo ultimo pasto con i sette peccati capitali nel formato che ha scelto. Al piano di sotto ci sarà sicuramente un Toro Seduto lavapiatti che prepara buonissime pietanze dei vecchi Indiani D’america o Mr Chin che arrotola involtini primavera saltando prosciutto di maiale per il riso alla cantonese ma no. Io non li vedrò mai questi ristoranti.

Io ho scelto il Sushi. Sono entrata a Sushiland e so esattamente dove sono finita. Nell’Amore. Per lui e per me stessa. E per quel Noi che produrrà solo una cosa. Qualcuno a cui raccontare la nostra incredibile vita. Perchè se lui ha studiato una vita per viaggiare il mondo  ed è arenato qui ed io una vita a dimenticare troppi mondi restati dentro e adesso esplosi c’è solo una grande verità:

viaggiamo insieme. E il resto è il nulla. A noi importa questo e questo abbiamo e avremo. Perchè si può anche nutrire l’anima solo di ideali e sogni. Si possono realizzare o no. Ma non è questo che importa. E’ averci creduto. Sempre e comunque.

Spero davvero possa piacervi Sushiland perchè sarà presente con dei piccoli esperimenti qui proprio come Phobialand. E sono emozionata, sì. Posso dirlo? ( ed anche angosciata per l’allergia da brava ipocondriaca. BASTA! devo finirla! tanto non supererò la notte. Un po’ di razionalità, santo cielo).

Adesso però vi tocca la domanda di rito e non potrete sottrarvi (fingo di essere minacciosa ma la verità è che davvero mi piacerebbe conoscere la vostra risposta prendendo magari spunto per delle storie. Inserire voi sarebbe . Un altro sogno? beh sì):

Ma tu? Sì tu. Cosa mangeresti per l’ultimo pasto?

Nonostante qui ci sia una passione per Tamanegi no misoshiru ultimamente, ovvero la zuppa di miso con cipolle anche questa versione con la wakame va che è una meraviglia. A me piaciucchia ma non troppo la zuppa di miso lo ammetto ma ho una pervesione nota ai più per ogni sorta di alga. L’alga wakame è in assoluto poi la mia prediletta e al biologico il simpatico repartista quando mi vede sorridendo dice ” ok rifaccio l’ordine per la wakame”. Ben sa che rimarrà sprovvisto proprio quello scaffale lì. Lascio quindi la versione della Zuppa di Miso con Tofu, Wakame e Gamberi: 800 ml di brodo Nibandashi, 150 grammi di Tofu, 10 grammi di alga wakame secca, 60 grammi di miso e 100 grammi di gamberetti freschi lessati in acqua bollente

Mettere l’alga wakame in ammollo nell’acqua per circa dieci minuti. Scolarla e tagliarla a pezzetti. Sciogliere in una ciotolina il miso con 2 cucchiai di brodo nibandashi. Tagliare il tofu a cubetti di 2-3 cm. Portare a ebollizione il brodo in una pentola per poi proseguire a fiamma media. Aggiungere il tofu a cubetti. Lasciare cuocere per un minuto e poi aggiungere il miso sciolto e l’alga wakame. Spegnere il fuoco appena il brodo arriva a bollore e servire in quattro tazze caldissimo e fumante.

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58 COMMENTS

  1. Ok ora ho letto.
    Ti racconto una cosa. Più di cinque lustri fa, quando io e quella povera disgraziata che mi è accanto da allora abbiamo deciso di convolare a giuste nozze, lo abbiamo fatto soltanto per un motivo. Perché la cosa che desideravamo più di ogni altra al mondo non erano i soldi, non era la carriera, non erano le mostre, non era il divertimento. Non era niente di tutto ciò. Era la voglia di dividere la vita con l’altro. E basta.
    Pier ci ha visto lungo. Ha capito subito. Questo è ciò che lo rende grande, non le “rinunce”. Ricordatelo.

      • Mi intrometto (spero di non essere scostumato..), ma sono daccordo con Max.
        E’ l’amore che proviamo per una persona speciale, il vero sogno.
        E’ a quello non ha rinunciato.
        Non sentirti in colpa, sentiti orgogliosa.

  2. aragosta alla catalana. fino a scoppiare però.

    cos’altro dirti se non che tu e Pier siete fortunati e che io sono così felice per te?

    • però quando hai tempo e voglia mi dici perchè? io questa cosa dell’aragosta alla catalana però me la ricordo.
      che detta da me .
      me la ricordo.
      è una barzelletta lo so.
      ma la ricordo.
      e ora abbracciamoci .

  3. Ok ora ti ho letta bene, prima mi ero soffermata solo su sushiland ammetto, e mi sembra bellissimo =) Viaggiare insieme. Una volta mi hanno chiesto quali tre verbi avrei usato per descrivere l’uomo dei miei sogni, o quello che avrei voluto [era una citazione di un Uomo di finardi con cui “Scopare, parlare e mangiare] e a me ancora prima di dire “Mangiare” era venuto subito in mente “Camminare” perchè non so ho sempre pensato che con la persona giusta, con Fabri magari, vorrei poter camminare insieme e conoscere la nostra vita.

    Ti voglio bene

    Il piatto non lo dico, è troppo difficilissimo!

    • Ti voglio bene tanto anche io e adesso .
      tre verbi.

      imparare, amare e viaggiare. sì. forse questi tre.
      ( i piatto DEVI DIRLO PEFFOZZA!)
      (tu non puoi esimertiassolutamentemidispiace)

  4. Pier è stato saggio…rinunciare a te sarebbe stato lo sbaglio più grosso…ha decisamente fatto la scelta migliore!!!cos’è la carriera senza l’amore!?cos’è la vita senza l’ammmoree!?
    anch’io avevo sempre pensato ad una vita diversa, in giro per il mondo, famosa…etcetcetc…poi quando ho conosciuto Marco ho capito che l’unica perfetta per me, era accanto a lui ;P (e come si dice da me jèso marìa l’è so’ smielata oggi!!!)

    Per la mia ultima cena…ci penso e poi te lo dico!

    PS: non è che è il sushi ad averti dato l’allergia!? ;PPP l’ultima cena, per scelta e per caso, si trasformerebbe in un “gesto sconsiderato” ehehehe!

    un bacio ENORME!

    • Zebretta ci tengo a sapere l’ultima tua pietanza che è poi legata ad un ricordo e fa parte di te. Anche se non dovessi dirmi il perchè .
      Perchè troppo intimo o perchè semplicemente non ti va.
      ( non ho mangiato purtroppo sushi . fosse stata un’allergia da sushi giuro che non mi sarei neanche lamentata e mi sarei strafogata ancora e ancora fino a scoppiare davvero. E’ stato uno scrub che ho sicuramente passato in modo violento manco dovessi togliermi tutti gli strati epidermici e ho usato anche un prodotto per la prima volta senza testarlo. Insomma: me la sono cercata 😀 )

      Sarebbe stato fighissimo però avere l’allergia da sushi e sushiland e.
      ok smetto di ridere e poi torno a lanciare valangeh di baci occhei?
      (grazie sempre per la compagnia)
      130183018230198309128301928301238109238013 BACI ENORMISSIMI

  5. Non ho un piatto preferito.

    Nel tempo ho capito, che è la compagnia che ho a fianco che rende un pasto speciale.
    Se, poi, c’è lei al mio fianco, va bene anche una fetta di tiramisù, fatta per sbaglio col sale, perchè crea un ricordo indimenticabile.

    Se sono costretto a scegliere, però, direi una fetta di pane con nutella, come la preparava mia nonna, quando ero piccino. Per anni, ho provato a cambiare barattoli e pezzi di pane di tutti i tipi , ma non sono mai riuscito a trovare quel gusto senza paragoni.

    Ecco, si..una fetta di pane con nutella..ho scelto 😉

    un bacio.

    • Gennaro sai una cosa? Grazie.
      Perchè da qualche parte qui ho scritto esattamente la stessa cosa. Parlando di me quando ero piccolissima ho proprio detto che niente come un pane con la nutella da nonna o semplicemente un panino dove infilavo sistematicamente dentro un kinder ai cereali era più buono .
      e mai nessun barattolo, fetta di pane, kinder cereali è stato buono come da nonna.
      Convengo con te.
      E il tiramisù col sale o la pasta con moscerini se hai accanto davvero la persona che ami non può essere paragonabile neanche ad una pietanza da otto stelle michelin.
      Sono felice che il “caso “ci abbia fatto incontrare.Davvero.
      Sei una persona davvero splendida. E’ da pochissimo tempo che ho modo di confrontarmi con te ma ho avuto pochissimi dubbi sin dal primo interscambio e quindi:
      sediamoci e fetta di nutella sia !
      fingendo sia come quella delle nostre rispettive nonne.
      Un bacio grandissimo ed è un piacere davvero averti qui. Siamo tutti tra amici .

  6. Il cibo della felicità??? L’ultimo pasto??? Sembrerà strano (ma essendo il MIO ultimo pasto strano è la normalità) ma io vorrei un Bacon and Bagel di Au bon pain della 125 West 55th St a New York. Comprerei lì il mio cartoccetto dopo aver scelto con cura tutti gli ingredienti sengandoli sulla mia ordinazioni. Aspetterei il mio turno. L’omino con il cappelletto bianco e giallo mi consegnerebbe il sacchettino di carta. Percorrerei quel piccolo tratto di strada che porta alla felicità. Central Park. Cercherei il posto perfetto, in un prato smisurato senza ombre e senza paure. Ci sarebbe il sole. E sul ponticello di pietra qualcuno che cammina. Si…un bacon and bagel potrebbe essere un buon ultimo pasto!

    • Amo leggerti.
      Mi capita con pochissime persone e sono esattamente due. E le conosci entrambe.
      Starei ore a fissare il monitor leggendoti/leggendovi.
      C’è qualcosa che vi accomuna. Qualcosa che mi fa diventare il cuore piccolo e striminzito. E vorrei poter sfoderare parole d’amore.
      e poi non ci riesco.
      mi commuovo e dico una scemenza.

      grazie Ale.
      Grazie al cielo sei qui.
      non smetterò mai di ripeterlo.

  7. Sembra assurdo ma il mio ultimo pasto lo vorrei veramente trascorrere con una buona zuppa di miso (non con le cipolle, proprio con la wakame!) davanti agli occhi; quindi la tua ricetta, come al solito :D, mi calza a pennello! Ora devo “solo” procurarmi gli ingredienti e poi via! a prepararmi il mio ultimo pasto! Eh già, non vorrò mica spendere miliardi per l’ennesimo prodotto semiconfezionato di un qualche ristorantuccio di moda.
    Calzi sempre a pennello Maghetta, non so come tu faccia, ma è così!
    Ed è illuminante quando parli del vostro amore e delle sue sfumature. Dalle tue parole traspare tutta la forza con cui tu e il fortunatissimo uomo al tuo fianco state vivendo.
    Siete stupendi.

    • Olivietta che piacere leggerti!
      Come stai prima di tutto ? *seguono baci
      Visibilmente imbarazzata ( e commossa) non posso che ringraziarti per le tue parole.
      Vorrei poterti io stessa preparare la zuppetta di miso con wakame e fare una lunghissima chiacchierata tagliandoti tanti pezzettini di tofu.
      tra una risata.
      una chiacchiera
      e una confidenza.
      ti abbraccio fortissimo Olivietta.
      E un bacio grande.
      :*

  8. che botta di vita!!! iniziare la settimana così è un pugno nello stomaco! e siamo solo a fine gennaio!Vedi di riprenderti sennò ti prendo a calci!!! tanto vecchia come sei…. potrai sempre dare la colpa all’artrosi ^__^

    • e la dodicesima risposta…..ti posso assicurare che è sempre e solo puramente casuale….

      • Senti tu dodicesimo commentatore. Sei più vecchio di me-
        E se non è così fingi o giuro che ti perseguiterò finoallafinedeituoigiorni.
        Ora però me lo dici perfavore il tuo ultimo pasto o no?
        e “no” non è contemplatonellarispostaocchei?

  9. Arriva sempre anche se non è il primo novembre. E non mi importa se c’è chi mi dice di lasciarla andare perché ormai non ha più nulla a che fare con me. Ci manca solo che non possa nemmeno più parlarci nella mia mente.
    Le volevo un bene dell’anima, proprio come gliene voglio ora, dopo un po’ di anni. E anche se non ho risposta ogni volta che le chiedo qualcosa io la tengo sempre aggiornata. Di tutto. Ora per esempio le ho raccontato della salma di Mike Buongiorno (che lei odiava) le ho detto che è curioso che è sparito proprio sotto Sanremo. Mica che, colpo di scena, ce lo ritroviamo sul palco. E la vedo, la vedo che ride. Le spiego che no, ancora non non sono diventata elfologa e fatologa e stregologa come le dicevo, ma ci sto lavorando. E la sera prima di addormentarmi sussurro ancora “sogni d’oro” ma non c’è più nessuno che mi risponde “sogni d’argento”. E nessuno mi canta più la filastrocca che mi piace tanto:
    ___C’era un grillo in un campo di lino
    la formicuzza gliene chiede un filino.
    Disse il grillo: “che cosa ne vuoi fare?
    “calze e camicie: mi voglio maritare”.
    Disse il grillo: “lo sposo sarò io”;
    la formicuzza: “sono contenta anch’io”.
    Era fissato il giorno delle nozze,
    due fichi secchi e due castagne cotte.
    Andarono alla chiesa a mettersi l’anello;
    cadde il grillo e si ruppe il cervello
    La formicuzza corse verso il mare:
    cercar l’unguento pel grillo medicare.
    Quando fu là, laggiù vicino al porto,
    venne la nuova: il grillo era morto.
    La formicuzza dal grande dolore
    con le zampine si trafisse il cuore.
    Quattro grillini vestiti di nero
    presero il grillo e lo portarono al cimitero.
    Quattro formichine vestite di bianco
    presero la formica e la portarono al campo santo. ___
    Non le dico però che ho comprato una casa davanti alla casa dove abitava lei. E ogni tanto, da sola, vado davanti a quel vetro, dove quel dannato giorno vedevo che la portavano via. Senza piangere però. Perché non è vero che non ho il cuore, è che se gli do il lascia passare non si ferma più.
    L’ultimo piatto che mangerei è legato a lei: il RISOTTO ALLE FRAGOLE. Perché pur di farmi mangiare, quando ero vegetariana, si inventavano mille cose.
    Ma non so se riuscirò più ad assaporarne un boccone, se non con lei.
    Sushiland è strepitoso Iaia.
    E la frittata a forma di Spirito di Ravanello è come se me l’avessi fatta…grazie davvero.

  10. il mio ultimo pasto è assolutamente difficilissimo. probabilmemte una pizza.
    Oppure i tortellini di mia mamma. Non lo so santocielo, non riesco a decidere.
    Pizza con sopra i tortellini di mia mamma? 😀 ok la smetto.

    Per quanto riguarda te e il tuo Sushi, non credo tu debbe scegliere altro. Come hai scelto di andare dritto verso quel violinista che somigliava a tuo nonno. Hai trovato lui, hai trovato me, hai trovato.
    E non che aver trovato me c’entri con tutta questa storia. Ma. 🙂
    Insomma, per dire che, questo viaggio tra lande mi piace assai. Mi piace la parola landa, mi da l’idea di sconfinato, ma di attraversabile. Mi ricorda lambda la lettera che in matematica puntualmente disegnavo al contrario, come se non mi spaventasse farla e volessi dominarla in tutti i versi.

    Sto chiaramente delirando.
    Ma seguo il mio bianconiglio e ti osserverò camminare nelle tue lande. E se cadrai ti darò la mano e ti rialzerò.
    Ecco.

    Bacini

    [PS: ma ho capito qualcosa del post o parlo a caso? O.o]

      • penso che la scelta ricada sui tortellini. Nei tortellini ci racchiudo tutti quei Natali che abbiamo passato felici e che ora non credo esistano più. Quel piatto che si mangia solo la domenica. Che continuo a mangiarli anche ora che sto da sola e. Sì, scelgo quelli come ultimo pasto. Li scelgo in brodo, anche se nonna me li faceva sempre con la panna perchè ero piccola e a me il brodo non andava, ma. Penso sia stato l’unico vizio che nonna mi ha concesso. Io la panna, gli altri il brodo. Ora sono grande e scelgo il brodo. Sì sì, questo è il mio ultimo 🙂

  11. Il mio ultimo pasto? Mhmm… Come prima risposta mi verrebbe da dirti junkfood, non so, patatine fritte affogate nella Nutella che vanno a riempire il calzone (vegetariano), adornato di m&m’s che compongono ironicamente la scritta adieu, poi mi verrebbe nostalgia dei cibi che neanche ho mangiato e neanche esistono su questa terra e inizierei a fare i capricci tirando scemo chi mi sta di fronte. Poi però riflettendoci penso che, siccome il momento è talmente importante e solenne, mi si stringerebbe lo stomaco, (sono una persona “ansiogena” e direi che in quel momento sarei anche giustificata ad esserlo), quindi credo che non mangerei niente.

  12. Amo la zuppa di miso la amo la amo la amo!!! Mi hai fatto ricordare che devo passare dal naturasì a comprare il miso chiaro (che ho solo quello rosso putente) e il tofu. Son riuscita a comprare il dashi in polvere a Milano e di alghe ne ho fin sopra i capelli 😀 (ho anche un pacco di alghe che non so manco che alghe sono :\ )

    • Umamma leggo sempre così in ritardo che abbiamo già risolto il problema delle alghe.
      Abbracciamoci urlando evvivalazuppadimisooooooooooooooooooooooooooo
      ( a me piace da morire il tofusantocielo. un po’ meno rispetto a prima ma lo amo)

  13. Ci ho pensato un po’ e questo, come sai, è un periodo strano per parlare di cibo ma non faccio altro dalla mattina alla sera. Mi infilo in foodblog etnici, di bellezza rara, americani, cinesi, giapponesi, di qualunque tipo. A volte mi sembra che dalle fotografie escano anche i profumi e i sapori. Poi la notte sogno il cibo e mi alzo nauseata in modo strano. Forse mi sto aiutando da sola senza saperlo.
    Ma tornando alla tua domanda: l’ultimo pasto. Probabilmente vorrei tanti assaggi di tutte le cose che amo, soprattutto se cucinate da mia madre. Lei è una gran cuoca ma per pigrizia si limita nella creatività. Quindi si è specializzata in alcune cose ed ecco, quelle a me fanno impazzire. Quindi tanti assaggini di tutto quello che cucina lei: il maiale al latte, le patate al forno, il pollo arrosto, il suo ragù di carne (giusto per citare qualche cosa) compresa la torta alle mele, quella allo yogurt e pure quella alle pesche che tanto se è l’ultimo pasto, di sicuro l’allergia non può farmi poi così male.

  14. devo pensarci, ma seriamente. poi, giuro, te lo scrivo.
    (e so che ho in sospeso la domanda sui ravioli cinesi. sì, sono senza dubbio uno dei miei piatti preferiti. ma anche la caponata, eh (adoro la caponata. variante messinese, per completezza). e un sacco di primi piatti. ripieni, al forno, coi gamberi. troppe cose, ecco. ma mi impegno e ti trovo un menù da ultimo pasto. davvero.)

    • E se facessimo dei ravioli cinesi con la caponeta variante messinese dentro?
      c’è l’orientaleeilsiculorientale dentro. e forse per questo vuoi bene a me e pier.
      siamo la tua caponataraviolosa.
      e lo so che vuoi bene solo amme e a lui no malofaipernonblabla ( ci legge. reggimi il gioco. facciamolo innervosire. diii che vuoi bene solo ammè. ci legge. quando scriviamo noi due ci legge daqualunqueparte. non so perchè tra l’altro ma tutto sa. potremmo parlare pure su twitter. farebbe un account per leggerci . si ingelosisce e poi come un bimbo dice “michi vuole bene a me mica a te” . Santo cielo è imbarazzante)

  15. Ultimo pasto? Sfido chiunque a non strozzarsi col boccone a mezz’asta, sapendo che quello che sta consumando è davvero l’ultimo cibo della sua esistenza. Su un eventuale menu opterei quindi per “aria fritta”. Quello che davvero vorrei è un “prossimo pasto”, in allegria. Perché il cibo deve predisporre lo spirito al buon umore, innanzitutto. E così mi augurerei una serie di prossimi pasti, uno più succulento dell’altro. Per prima cosa, dovessi scegliere, così su due piedi, spazzolerei volentieri una ( o più) fette di meringata con i marron glacés e la crosticina di zucchero.
    Io ti auguro con tutto il cuore di riuscire a vivere e mangiare e amare con la più grande delle gioie a plapitarti in petto. Te lo meriti. Ve lo meritate, tu e quel coso giappico che ti porti appresso :))))

    • ehituamoremio.
      mi parli di questa robamaronglace?
      E per l’augurio.
      Grazie*disse abbracciandola forte.
      Spero che laprossima volta a torino io e te staremo li’ riverse da grom a sfondarci di vaschette.
      E non frutta ipocalorica.
      ma crema di grom come non ci fosse un domani.
      ti voglio bene Chiara.
      tanto.

  16. Ehm..mi intrometto di nuovo.
    “Più volte ho rivolto incosciamente una domanda “ma tu? cosa mangeresti come ultimo pasto?”. Lo faccio da tantissimi anni. Da che ne ho memoria”
    Che poi va a persona. Ognuno ha una domanda, una curiosità che lo perseguita. Io, per esempio, mi chiedo: Ma il bidet da che parte si fa???? Cioè, spalle al muro o faccia al muro??
    Spero però che non risieda, in questa mia domanda, il germe di tutto e di me. Riflessione del mio essere e di quello che sono stata e sono.
    😉
    Sinceramente, io credevo lo facessero tutti come me (spalle al muro), non mi sono mai posta il problema, ma quando me l’hanno fatto notare sono rimasta allucinata e ho iniziao a domandarlo a tutti…beh, non proprio a tutti… =)
    Oddio, voi come lo fate????

    • Francy rido come una matta.
      Ti voglio bene ancora di più *eridoancora.
      ora però seriamente:
      STAI SCHERZANDOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO?
      esisteunaltromodooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo????????????????????????
      *cade per terra

  17. Ma sai che no, Max.Anche la mia dolce met? diceva la stessa cosa ma sondaggiando abbiamo scoperto cose che. C’? anche chi riempe il bidet e lo fa di lato! Boh, magari ? normalissimo…
    Un noto cantautore romano riccioluto, tuo omonimo,e anche lui esperto di fisica quantistica una sera mi ha detto: “Francy, per la storia del bidet…dipende dal getto!”. Che sia davvero cos?? Ma ci? non spiega il diverso modo di fare nella stessa casa…mah! 😉

    • La teoria che dipende dal getto potrebbe essere effettivamente giusta, ma oramai sono talmente tanti anni che uso la stessa posizione che potrebbe essersi sclerotizzata…
      Magari dipende dall’esposizione del bagno? Se si vede Sirio dalla finestra ci si mette faccia al muro? 😉

  18. Mi piace un sacco leggere di voi…siete fortunati di quello che avete vissuto insieme e di quello che assaporate ogni giorno, e in quello che dici “Perchè si può anche nutrire l’anima solo di ideali e sogni. Si possono realizzare o no. Ma non è questo che importa. E’ averci creduto. Sempre e comunque.” mi ci ritrovo tantissimo. Ci si può preoccupare per il futuro e per il passato. Per quello che era e per quello che potrebbe essere. Oppure si può credere e vivere il presente. Mi fai sempre pensare e commuovermi piccola stella, ti voglio bene davvero davvero tanto.
    Per il l’ultimo pasto invece…oddio mi metti in crisi…ci sono talmente tante cose che adoro…forse un piatto gigante di spaghetti alla carbonara…mmmm…
    Paola

    • Paola e io voglio bene a te . Immensamente anche se devo dirti una cosa.

      SCUSAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA

      😀

      ok la smetto.
      Te ne voglio immensamente Paoletta mia e un piatto alla carbonara ? Straslurp! Sai che pur avendo sempre odiato le uova e la carne in genere quando mangiavo carne e uova a me la carbonara piaceva parecchio?
      l’avrò mangiata tre volte in vita mia se non due ma quelle due o tre volte che siano mi sono piaciute e ne ho un ricordo piacevolissimo.
      *oraciabbracciamopertreoreperfavore?

  19. “è meraviglioso l’amore che hai, portalo sempre con te”

    diceva patrick swayze (ocomecazzsiscrive) in ghost.
    l’unica frase che mi sento di esprimere in questo momento.
    la descrizione del sushi e le motivazioni mi hanno quasi fatto scendere una lacrimuccia, che bello…
    viva l’amore.
    infondo che cos’è la carriera comparata all’amore?

    • Si scrive patricsueiz tuttattaccato ne sono sicura.
      Bene.
      La smetto di fare la stupida e la cosa francamente è impossibile *sorriso disperato.
      Veronique che altro dirti se non grazie? Anche se non basta.
      Che altro dirti se non?
      abbracciamoci.

      Grazie per essere qui prima di tutto e per condividere le giornate con me.
      In questo periodo ho avuto davvero pochissimo tempo per leggerti ma recupererò e quindi perdonami.
      Un bacio grandissimo.

      ma proprio grandissimo eh.

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Iaia
Iaia
Grazia Giulia Guardo, ma iaia è più semplice, è nata il 12 12 alle 12. Il suo nome e cognome è formato da 12 lettere ed è la dodicesima nipote. Per quanto incredibile possa sembrare è proprio così. Sicula -di Catania- vive guardando l’Etna fumante e le onde del mare. Per passione disegna, scrive, fotografa, cucina e crea mondi sorseggiando il tè. Per lavoro invece fa l’imprenditrice. Digitale? No. Vende luce, costruisce e distrugge. Ha scritto un libro per Mondadori, articoli per riviste e testate e delira pure su Runlovers, la comunità di Running più famosa d’Italia; perché quando riesce nel tempo libero ama fare pure 12 chilometri. Ha una sua rivista di Cucina, Mag-azine, che è diventato un free press online. È mamma di Koi e Kiki, un labrador color sole e uno color buio, mangia veg da vent’anni, appassionata di cinema orientale e horror trascorre la sua giornata rincorrendo il tempo e moltiplicandolo.

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