Ricette Vegetariane e Vegane

Stelle filanti in ogni dove

Fashioneater  sul dominio ufficiale Fashioneater.com (.it, .net .org) . Mangiatrice di Moda. Divoratrice, sì. Perchè non volevo fare la ballerina. Volevo fare la stilista. E per ultimare  in rete tutto il mio progetto onirico/visivo/fotografico di sogno, mancava proprio questo.

 E punto uno (procedo sempre per punti il Lunedì. Mi fa sentire organizzata). E’ l’ultimo dominio (per adesso) ; quello che  chiude la sezione Project. Fashion Eater rappresenterà uno scrapbook virtuale inerente alla moda. Famigerati Outfit, Illustrazioni, fotografie, disegni, schizzi e amenità femminili varie. Termina per il momento così questo (triste) capitolo contenente le mie principali passioni affinchè possa abbassare finalmente il capo e lavorare finchè gli occhi sanguinino. E’ chiaro che star dietro a sei progetti di questa entità sarà impresa a dir poco ardua.  Definire snervante sistemare i vari link e domini è riduttivo (e non tutti funzionano correttamente. Essendo maledettamente caparbia e non volendo chiedere aiuto a nessuno assecondo la parte masochistica che adora lamentarsi. Sono una grande squadra di psicolabilità molteplice) . Soprattutto perchè ho finalmente capito il perchè dell’incomunicabilità con la redazione di Aruba che continua a rallentare le varie operazioni. La pubblicità televisiva, in questi giorni in onda,  che li vede allegramente danzare formando trenini su una spiaggia caraibica risponde un po’ a tutti i miei dubbi e incertezze. E’ comprensibile. Mi scuso quindi pubblicamente per la mia impazienza. Avete cocktail da bere e vagoni ballerini da organizzare. Sono una stupida stolta. Il senso della pubblicità credevo volesse comunicare l’esatto contrario. Io a bere cocktail e voi lavorare per me.  E’ pure vero però che non bevo cocktail e detesto i trenini. Posso attendere, quindi.

E punto due. Mesi fa mi era stato comunicato che una mia foto sarebbe (forse) finita in edicola. Mi era stato detto di tacere perchè il progetto era ancora in fase di lavorazione. Essendo una tipetta fiduciosa, chiaramente credevo in uno sbaglio clamoroso di identità e spionaggio industriale kawaii. Sabato su “Dolci e Dolcetti di Hello Kitty”, fascicoli Hachette con mio enorme stupore (e incontenibile ilarità) mi è stato segnalato che la bavarese alle fragole di Hello Kitty fa parte del folder di presentazione dell’opera. Lusingata a dir poco ringrazio pubblicamente. Che poi vogliano pure pagarmi è roba che non ci si crede.

Finito l’angolo di autoreferenzialità estrema. (In realtà essendo un diario online a tutti gli effetti, seppur strambo, mi piace imprimere quello che sono già bellissimi ricordi. Inaspettati e perchè no: sognati)

E punto tre. E il Carnevale è praticamente finito. Aggiungerei perfortuna. Fremo all’idea di trasformare il web intero in un’unica conigliosità. Sparando nell’etere  gigabyte di roba con orecchie pelose pasquali. Ma. Le immancabili chiacchiere/frappe/bugie non potevano di certo mancare. E quindi.

Nel Sacro Libro di Bodrum che corrisponde alla nascita del Gikitchen, tra le note e considerazioni c’è scritto: “Cucinate con Pi nel 2008 la prima volta. Cucinate nel 2009 con La Socia. Ricetta straconfermata. Presa da un ritaglio vecchio di giornale non identificato. La nonna del Nippotorinese e Socia cucinava le bugie piemontesi dando loro la forma di un fiocchetto. Arrotolando la pasta a mo’ di nodo prima di friggere”. Ed altre considerazioni. Condivido quindi questa ricetta. Una di quelle che poi nell’arco della vita pur scoprendone altre validissime non riesci ad abbandonare. Perchè hanno odore di ricordo. Suoni di risate e piccoli dolori di ustioni con l’olio caldo che ti fanno sorridere. Ricordo ogni momento di quel 2008 che vede me e il Nippotorinese ai fornelli. Mentre lui mi racconta di come sua nonna arrotolasse la pasta formando un fiocchetto “Così Pi? ” “No Così Gi”.  E di come ricordasse ancora il sapore delle patate fritte della nonna. Lui che non mangia fritture subiva una mancanza che purtroppo rimarrà incolmabile.

 

Di come Piola confermasse che “sì. Nonna le faceva a fiocchetto” mentre decidevamo di provare i cannoli siculi ustionandoci falangine e falangette e scappando via dai fornelli gridando “aiuto!”. Condivido quindi questi quattro numeri, ingredienti e cucchiai che come in tutto nascondono altro. Barattoli di amore e ricordi setacciati. Come in tutto indossano maschere in un perenne carnevale. Periodo felice tra l’altro. Detesto la confusione dei coriandoli nonostante rimangano amorevoli pois ma cromaticamente mi hanno sempre disturbato. Amo al contrario trovare maschere al supermercato. E vedere gente comprarle. E’ una traslazione visiva di realtà. Un  momento di grande verità. Comprare facce e indossarle. Che poi io abbia più voglia di indossare orecchie  da coniglio decorando uova di cioccolato un’altra storia.

La Ricetta

Ingredienti: 500 grammi di farina OO, 50 grammi di burro, 2 tuorli d’uovo, 2 cucchiai di zucchero, un pizzico di sale, 1 bicchiere di latte, 1 bustino di lievito, essenza di vaniglia fresca,  zucchero a velo per decorare e 1 litro circa di olio di semi per friggere.

Setacciare la farina e il lievito. Aggiungere il burro a temperatura ambiente (confesso: lo metto un po’ sul termosifone. Anche per pochi secondi. E’ una cosa che mi diverte.
Quando lo dimentico mi diverto meno però ma sono dettagli)
e i tuorli d’uovo leggermente sbattuti. Unire i due cucchiai di zucchero, un pizzico di sale e orientativamente un bicchiere di latte perchè il quanto basta mi provoca fastidio epidermico. Però in effetti: quanto basta per rendere tutto compatto. La pasta apparirà meravigliosamente elastica e soda. E’ una delle consistenze che preferisco. Raramente si spezza ed è francamente un idillio per una che quando si buca la pasta vorrebbe uccidere giusto quattro passanti a caso. Non perdo mai la calma. No.

Stendere la pasta con il mattarello. Non occorre farla riposare ma quei quidici minuti canonici non fanno male. Con un tagliapasta o un semplicissimo coltello ricavare delle listarelle che verranno fritte in olio bollente. Bollente bollentissimo.

Nel caso delle frappe/chiacchiere/bugie in versione “stelle filanti” aggiungere semplicemente il colorante (rigorosamente in gel e non liquido) all’impasto e procedere normalmente.

C’è da dire che in rete gira  il consiglio di arrotolare la pasta intorno al cilindro  (lo stesso che si usa per i cannoli) in modo da rendere ancor più credibile la forma filante tipica del Carnevale. Bene. Ed è un bel consiglio sia chiaro ma non trova applicazione nella realtà. Perlomeno in questa casa. Il fatto è che nonostante la frittura gonfiasse a dismisura la frappa/bugia/chiacchiera  lasciando presagire un fulmineo distacco dal cilindro accadeva l’esatto contrario. Sono rimasta basita davanti alla tenacia con la quale la pasta rimaneva ben salda come una cozza allo scoglio.  Ho provato solo centoquarantaquattro volte, del resto. Avrei dovuto perseverare sì ma ma  ho dovuto arrendermi  giusto quando la pasta stava per finire. Chiunque volesse illuminarmi sul perchè e per come è chiaramente benvenuto. Chiunque volesse darmi una pacca sulla spalla e sussurrarmi all’orecchio “sei una cretina e basta” è benvenuto ancor di più. Adoro le ovvietà.

Basta illudersi e credere che anche nella versione lineare queste frappe/bugie/chiacchiere  siano vagamente presentabili e il problema è risolto. Anche le chiacchiere e le bugie  indossano maschere del resto. Soprattutto, mi verrebbe da dire.

Nel frattempo qui ci si diverte. Il fatto è che la mia unica passione maschile da sempre è stata ed è Jack Nicholson e Frank Further. Ultimamente a proposito di moda:  Zombie Boy riscuote un fortissimo interesse. E quindi una prova make up andava fatta. Nonostante Stipe sia la somiglianza oggettivamente più accreditata.

Ad attendermi una frittella di carnevale che schizza olio da tutte le parti , progetti culinari per l’unità di Italia,  crogiolamenti e indecisioni sulle ricette pasquali e domande esistenziali: Ruby Rubacuori si sposa il 17 Marzo. Quale forma di cupcake potrei dedicarle?

E una collezione di moda da preparare. Perchè se dovessi latirare un po’ è perchè molto probabilmente in atto c’è una regressione (ancor più evidente, già).

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Iaia
Iaia
Grazia Giulia Guardo, ma iaia è più semplice, è nata il 12 12 alle 12. Il suo nome e cognome è formato da 12 lettere ed è la dodicesima nipote. Per quanto incredibile possa sembrare è proprio così. Sicula -di Catania- vive guardando l’Etna fumante e le onde del mare. Per passione disegna, scrive, fotografa, cucina e crea mondi sorseggiando il tè. Per lavoro invece fa l’imprenditrice. Digitale? No. Vende luce, costruisce e distrugge. Ha scritto un libro per Mondadori, articoli per riviste e testate e delira pure su Runlovers, la comunità di Running più famosa d’Italia; perché quando riesce nel tempo libero ama fare pure 12 chilometri. Ha una sua rivista di Cucina, Mag-azine, che è diventato un free press online. È mamma di Koi e Kiki, un labrador color sole e uno color buio, mangia veg da vent’anni, appassionata di cinema orientale e horror trascorre la sua giornata rincorrendo il tempo e moltiplicandolo.

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