Ricette Vegetariane e Vegane

Bimbi venite dalla zia Maghetta, che promette di non trattarvi come i bonsai (forse)

Prima del delirio giornaliero tengo a precisare che le patatine del post precedente sono volutamente schifide e bruciate per rendere visivamente quello che penso del cibo da fast food. Non è per giustificarmi, anzi.  E’ che il mio animo salutista non ha saputo tacere in una miniprotestasilenziosavisiva. A volte credo di essere chiara ma è mera follia. Da questa meravigliosa incomprensione però io ho rimediato una  lezione di fritto con il Cuoco più affascinante del web : Cuoco Personale. Giusto per cominciare con : gne gne gne gne. Io sì e voi no. Roba da adulti, insomma.

(olio freddo. Patatine lasciate lì a macerare finchè molliccissime. Accendi il fuoco. Alzi la fiamma altissima e bruci. Come ha detto Cuoco Personale: Sono L’anticristo delle Patatine Fritte. Amo questo termine. Non quanto lui, però. Se non lo leggete non siete amici miei, è sottintenso)

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Unmeizukeru. Predestinare. Predestinare un essere di rara beltà ad un destino infelice (Questo Ficus si chiamerà Unmei per gli amici e Zukeru per i Nemici. Mi ha esplicitamente detto che da me vuole essere chiamato Zukeru. Comincia così la mia triste storia odierna). Ecco quello che ho fatto. E’ chiarissimo che avrebbe davvero potuto aspirare a molto meno per quanto riguarda la location e l’attrezzatura. Di certo se la sua natura sarà venale, effimera e materialista preferirà una breve vita con un annaffiatoio a pompa glamour dal colore inebriantemente fashion piuttosto che una vita longeva ma corredata da elementi da arredo insulsi.

Chiaramente sono una malata di mente e qualcuno deve fermarmi prima che sia troppo tardi (fine dell’autocoscienza). Mi costituisco con questa autocertificazione postereccia  prima che il destino dei bonsai venga seriamente compromesso come quello della tigre siberiana. Nonostante il mio vivaista di (s)fiducia abbia cercato proprio sabato all’uscita da Boris ( che consiglio caldamente tanto quanto le recensioni di Slow Film. Altresì come “Silvio Forever”. Cantiamo insieme poi la sigla, ok?) di dissuadermi. Coalizzatosi insieme al nippotorinese ho subito delle violenze psicologiche mica da ridere mentre venivo  indirizzata verso l’angolo “piante grasse”. Offesa e neanche velatamente mi sono diretta verso il pesco, il ciliegio, il mandarino cinese, il gelsomino afganistano e la prugna di persia. Chiaramente improvviso località perchè non riuscirei a capire la differenza tra una gerbera e un margheritone dell’Alsazia manco avessi davanti  delle diapositive con didascalie scorrevoli.

Non è questo il punto però. Ho sognato di possedere un giardino fiorito per tutta la vita. Dove poter girare, fotografare, osservare la natura, vedere le coccinelle ballare il twist egli usignoli apparecchiare la tavola mentre servono lombrichi in agrodolce in piattini costruiti interamente di foglie. Sogno in costruzione a parte, mi destreggio al momento in una spaziosa terrazza dove amabilmente fingo di possedere il famigerato pollice predisposto alla natura. Sarà che l’odio per il verde è assolutamente reciproco e questo impedisce all’orrenda tonalità di appartenermi  seppur anche solo in una misera falangetta o. O  sarà semplicemente che io non mi applico più del dovuto. Sarà quel che sarà, Tiziana Rivale non me ne voglia,  ma nessuno sopravvive qui.

Inciso doveroso: ho dovuto cercare “Sarà quel che sarà” su google per rimembrarne la paternità. Anziana sì, ma santapizzetta non così. Il masochismo mi ha addirittura portato a vedere un video. Tuffatevici a capofitto perchè l’effetto delle luci è strepitosamente anni ottanta e l’abbigliamento attualissimo.

Ho capacità simili al Nulla di Neverending Story: dove passo anniento qualsiasi forma vivente fogliamunita o arbustodotata. Al mio passaggio si autodistruggono. Rappresento per la flora una gelata improvvisa che ti cristallizza i petali in un sol colpo o un raggio solare violentissimo capace di emanare una scia laser di calore a temperature assurde. Tutto muore.  Amica della fauna ma non della flora (domani morirò sbranata da un orso polare stando alle assurdità che continuano ad accadermi). Dovrei rassegnarmi ma impavida proseguo il mio impervio cammino del terrazzaggio per dimostrare che con un po’ di impegno anche un orrendo essere come me può sperare che il basilico sopravviva per più di una settimana e che le margherite, note per la loro resistenza, possano farcela per addirittura sette giorni (facciamo cinque? non vorrei peccare eccessivamente di ottimismo).

Zukeru, a cui da poco ho spiegato che un giorno mi piacerebbe chiamarlo Unmei e diventare sua fidata amica, giunto da pochissimo in casa sta cercando di adattarsi. Si trova in uno stato di apparente isolamento per non farsi influenzare dalle dicerie che aleggiano tra le aiuole che danno sulla parte della cucina ma soprattutto tra quelle che girano intorno alla camera da letto, dove due alberi di limoni e tre gelsomini hanno perso misteriosamente la vita.

Per dimostrargli impegno, gratitudine per la fiducia (poteva pure dire “no. non ci vado da questa!” e invece ha taciuto dimostrando il suo assenso)  nonostante il vivaista di (s)fiducia e il Nippotorinese continuassero a percuotersi la fronte al grido di “NO! ti prego NO!”, stasera si cenerà con un uovetto fiorelloso di facilissima realizzazione che non richiede eccessivo impegno.

Ottimo per i bimbetti che mangiano malvolentieri l’uovo e le verdurine. Gli stessi che per “patata” intendono fritta nell’olio e non “un semplice purè” senza burro, olio e chissà qualche altra amenità. Perchè santo cielo una patata lessa passata nello schiacciapatate e salata leggermente così. Nuda e cruda. Fa bene. Finiamola un po’ di rendere tutto cremoso, burroso e sostanzioso *acidità da zitella mode off*

Ho sempre pensato che il tuorlo diviso a metà fosse il cerchietto pollinoso della margherita. Più volte l’ho sostenuto con fermezza davanti a quello stolto intellettuale che saprà pure otto lingue e avrà letto tutta la saggistica impegnata internazionale.

Ma se non sai che il tuorlo diviso a metà è il cerchietto pollinoso della margherita, beh. Va da sè che l’amica della Flora in famiglia sono indiscutibilmente io.

(l’esperimento margheritoso con la pasta di zucchero è l’ennesima riprova che vivo  un momento talmente fiorelloso primaverile che mi vien voglia di vestirmi fiorato. E ci sono diapositive purtroppo pronte a dimostrare che un tempo l’ho anche fatto. La vecchiaia Siori è davvero bizzarra e ti rende talmente vulnerabile che non ci si crede)

Da domani si prosegue a pieno regime con le Ricette Pasquali. Ho giusto le casadinas in forno e il colpevole è il mio preziosissimo amicone Iber. Avendomi regalato un meraviglioso libro con tutti i dolcetti sardi non si fa che sfornare. Sfornare. Sfornare. La regione Campania, mia vittima predestinata ha ufficialmente una concorrente spietata. Iber, Cri, Mattia, Ale e tutti i miei adorabili amici Sardi mi odieranno ben presto per gli scempi culinari commessi (inciso: Egno se mi leggi. Una casadinas è per te. Sempre).

( Non trascrivo  la ricetta perchè trattasi di tuorlo sodo, patata lessa schiacciata e resa coreografica grazie all’aiuto della sac-a-poche e asparago bollito. Tristesse? Eppure il tutto potrebbe risultare appetitoso. Alla fine ci si può sempre fare una colata di lardo sopra. Seriamente. Si può servire con un po’ di maionese fresca fatta in casa che con l’asparago e il tuorlo va a braccetto. Per non parlare della patata. La prossima volta vorrei proprio provare su un letto di maionese con dei fagiolini di contorno pronti a fare un po’ di erba proprio alla base. Infinite varianti, purtroppo per voi, vi attendono)

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8 COMMENTS

  1. Ah ecco che dovevo fare in sti sei mesi. La signora che mi ha affittato casa mi disse: puoi annaffiare le piante sul balcone?
    E io: ceeeeerto.
    La signora troverà solo cadaveri e non mi ridarà la caparra.
    E’ una triste realtà.
    *_* tenera la margheritinaaa (ma la ricetta dei tortellini te la mando? è legggermente complessa…ma se vuoi autosfidarti io te la mando eh 😉 fammi sapere ahah)

    • Corro a cena e ti scrivo dopo ( non qui*risata malvagia)
      ma i tortellini sììììììììììììììììììììììììììì
      voglio fare la sfogliata.
      la sfogliatella.
      no.
      come si chiamano quelle donne che fanno.
      le sfogline?
      le fogline?
      lecacchiarolasantocielo.
      come si chiamano?

  2. prima leggo e poi commento, quindi anche se ora WP mi dice che non ci sono altri commenti so che non sarò la prima.
    e non sono l’unica.
    ma di sicuro so che mai, sarò l’ultima.

    e c’è un update per te, da me.

  3. Ma ciao a Iaia e a tutto il suo popolo conigliesco uovoso nanottoloso…

    Prima di tutto vorrei evidenziare la FOLLIA di questa donzella che in due post a distanza di meno di un mese mi ha appellato la qualità di “cuoco più affascinante del web”… è un pò come vincere per due volte il titolo di “mister universo muffinoso” e questa mi sembra una cosa fantastica…

    Poi vorrei anche dire a Iaia che il corso di fritto (gratuito e di lunghezza pari a circa 84 anni terrestri) è già prenotato per lei e tutta la sua ciurma di anticristi patatosi….

    Ora passiamo alle cose serie… e cioè:

    Iaia dice:

    “un semplice purè” senza burro, olio e chissà quale altra amenità. Perchè santo cielo una patata lessa passata nello schiacciapatate e salata leggermente così. Nuda e cruda. Fa bene.

    Cuocopersonale dice:

    Certo che fa bene… fa benissimo…
    e se invece di semplice patata e di aggiunte burro/grassose tu ci mettessi del succo di limone, un pizzico di sale e dell’erba cipollina tagliata sottilissima??? Hai mai provato Gi??? Prova e mi chiederai la mano lanciandomi nel cratere del vulcano più attivo del pianeta per averti trascinata alla perdizione…
    Io lo chiamo “purè estivo”… anche se non faccio mai in tempo a chiamarlo perchè finisce prima… *___*

    Grazie di nominarmi spesso… mi fa sentire parte di te e del tuo lavoro…

    Buon purè estivo…

    Matteo

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Iaia
Iaia
Grazia Giulia Guardo, ma iaia è più semplice, è nata il 12 12 alle 12. Il suo nome e cognome è formato da 12 lettere ed è la dodicesima nipote. Per quanto incredibile possa sembrare è proprio così. Sicula -di Catania- vive guardando l’Etna fumante e le onde del mare. Per passione disegna, scrive, fotografa, cucina e crea mondi sorseggiando il tè. Per lavoro invece fa l’imprenditrice. Digitale? No. Vende luce, costruisce e distrugge. Ha scritto un libro per Mondadori, articoli per riviste e testate e delira pure su Runlovers, la comunità di Running più famosa d’Italia; perché quando riesce nel tempo libero ama fare pure 12 chilometri. Ha una sua rivista di Cucina, Mag-azine, che è diventato un free press online. È mamma di Koi e Kiki, un labrador color sole e uno color buio, mangia veg da vent’anni, appassionata di cinema orientale e horror trascorre la sua giornata rincorrendo il tempo e moltiplicandolo.

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