Ricette Vegetariane e Vegane

Dopo la Liguria, la Toscana, La Campania un salto in Calabria (Tour Pasquale)

 Due Post a distanza di qualche minuto è un bombardamento neuronale me ne rendo conto. Dopo la profanazione della Pastiera Napoletana scendiamo giusto un pochetto e arriviamo in Calabria per questo Tour Pasquale (posso immaginarmi come un Cicerone orecchiedaconigliomunite che agito una paletta a forma di nano da giardino?)

Leggenda metropolitana vuole che i calabresi abbiano la testa dura.

Mi sento di smentire fortemente e con convinzione assoluta questo stupido luogo comune. Mamma, calabrese di nascita e siciliana d’adozione non è per nulla caparbia e testarda; nè tantomeno rispecchia in alcun modo quell’orrenda immagine stereotipata della donna del sud.

Per addurre ulteriori prove di quanto appena asserito potrei enunciare giusto qualche episodio servendomi di un sarcasmo estremo;  l’immagine della mia mammina in tal caso però contrasterebbe con quella parte “pucci pucci” che ho sempre mostrato. Rimane la grande donna che mi regala vestiti per conigli (reparto fotografico numero 1) e che costruisce hula hop sempre per i suddetti con i ganci della doccia, partiamo da questo assioma e presupposto. Ma.

Se non ti piacciono ricche cucchiaiate di rosmarino e origano sui pomodori  (e per ricche cucchiaiate intendo dai 120 ai 234 grammi circa per ogni singolo datterino piccolo di 2 grammi circa cadauno) devi forzarti e ingerire. E’ inammissibile che non si condisca con le suddette spezie. Se fai notare che si è forse ecceduto con il pepe nelle lenticchie riceverai disprezzo e dissenso perchè “il problema è che mangi sciapo tu”. Se per sciapo si intende non usare un barattolo di 349 grammi di pepe nero in una porzione di lenticchie da 120 grammi beh sì. Mangio molto sciapo. Se con calma ripeti la lezione sul  fabbisogno giornaliero di olio di oliva per una persona adulta che si aggira intorno e non più di due cucchiai al giorno riceverai una pernacchia corredata da una risata isterica. Il tutto mentre gira fili di olio lunghi tanto da ricoprire la distanza Messina-Villa San Giovanni. Uno ponte sullo stretto immaginario di olio per condire un semplicissimo petto di pollo mentre si chiede, dopo risultati negativi sulla bilancia, “chissà perchè ho preso un chilo. Ho solo mangiato proteine di carne bianca. Ottanta grammi di pasta che saranno mai? E vabbè un dolcetto a fine pasta. Ma era solo un cornetto con il caffè” (ancorancorancora) . Parte culinaria che si potrebbe approfondire fino alla fine dei miei giorni a parte, la mia mammina non stereotipata vuole solo essere chiamata quando: parto. arrivo dove devo arrivare. sono dove dovevo arrivare. sto per partire da dove per andare dove. In un loop continuo. Alternando e condendo il tutto con insegnamenti del tipo: mai bere il caffè al banco del bar ma seduta e composta al tavolino, mai bere dalla bottiglia e mai girarsi se un clacson suona. E’ divertente come a un’allegra adorabile psicopatica succeda un’evoluzione mignon di psicopatia generazionale. Ovvero io. Al contrario di quello che si può immaginare infatti non ho mai pensato che mamma fosse del tutto fuori di testa e che non dovessi assecondarla. Anzi tutt’altro. Questo ha fatto sì che io dicessi al nippotorinese in uno dei primi incontri “il caffè ? al banco con me? ma sei pazzo? sediamoci! ” mentre gli tiravo un ceffone perchè in mia presenza beveva birra dalla bottiglia.

Forse per ribellione a tutto questo osa suonare il clacson sempre quando poso il carrello. Chiaramente non mi giro mai (quelle rare volte che poso il carrello, inciso. 1) perchè è chiaro che non sia compito mio oltre a non essere un’operaizone particolarmente divertente. Come non lo è neanche caricare le buste 2) perchè mi piace stare a guardare dal sedile lui tutto indaffarato mentre soffio sulle unghie o mi collego con qualche attrezzatura ipertecnologica alle mie amenità di network e dintorni. 3) Sto scherzando ma neanche tanto)

Per dire insomma che neanche io risulto essere una donna del sud stereotipata intrisa di clichè e testarda come un mulo pazzo.

Tutta questa filippica sull’elasticità mentale-abitudinale-paroleacasorandom  familiare è priva di senso alcuno me ne rendo conto ma fare outing e rimembrare qualche volta è liberatorio; tanto quanto i ricordi che conserva questo dolcetto. Il bocconotto è una ricetta tipica pasquale calabrese di facile elaborazione. Semplicissimo come solo i dolci della tradizione e della storia italiana sanno essere. Nella loro semplicità però complessi. Ai limiti dell’impossibile.

Uno scrigno che conserva una marmellata di albicocca o uva per la quale la mia mamma andava letteralmente pazza. Abbiamo provato a farlo insieme. Erano esattamente trenta anni se non più che mamma non ne assaggiava un pezzetto. La sua, di mamma, continua per tradizione a preparare i turdilli e non questo fagottino. Dopo il primo morso la commozione di Miss Elasticità mentale è stata tanta e pur asserendo che il sapore rimane purtroppo solo “vagamente somigliante” ci siamo ripromesse di tentare la sorte ancora ed ancora. Fino al raggiungimento della perfezione dell’impasto e della dose. Questi bocconotti venivano conservati da sua zia Marietta di Scigliano, piccolissimo paesino che ho avuto il piacere di visitare più volte, in un armadio. La zia Marietta  li nascondeva in quanto le visite che riceveva erano più rivolte al saccheggio del bocconotto in sè che al piacere di condividere con lei qualche momento. Si aspettava il momento giusto, quando la zia si fosse allontanata, per rubacchiarne giusto qualche pezzetto. Mamma sospetta che la zia si dileguasse per qualche minuto ben consapevole di quello che da lì a breve sarebbe accaduto. E’ commovente pensare,  a distanza di tantissimo tempo, quanto amore e solitudine  dovesse esserci oltre la marmellata dentro quello scrigno di frolla. Un amore custodito e segreto che riusciva ad attirare l’attenzione che quei bimbi in altro modo non ti avrebbero regalato. Non certo per cattiveria. La consapevolezza del dopo e il ricordo diventano talvolta macigni da ingerire e forse per questo io e mamma potremmo (e dovremmo)  ancora provarci e riprovarci conscie del fatto che mai.

Mai otterremo l’impasto della zia Marietta. Ed è giusto così. Ogni scrigno ha un suo sapore pur possedendo gli stessi ingredienti. Ma possiamo ricordarne le sfumature e i tratti, quello sì. L’essenza e la magia della cucina stessa, in fondo.

Mamma preferiva la versione con la marmellata di albicocca e non essendoci una differenziazione visiva esterna quando beccava quello con l’uva si inalberava giusto un pochetto. Però proprio perchè non è mai stata testarda come leggenda metropolitana vuole poteva anche mangiarne cento. Fino a quando quello con l’albicocca sarebbe stato suo.

E la immagino seduta sulle scale di Scigliano vicino la chiesa mentre domanda a sua cugina “ ma perchè sono ingrassata? mica ho mangiato tanto. E’ solo marmellata e un po’ di farina. Solo tre all’uva e due all’albicocca. Andiamo a mangiarci un gelato?”.

Io non credo affatto che esista una mamma più ipercaloricamentestardamente meravigliosa della mia. Per fortuna, aggiungerei.  E’ uno scrigno di follia tutto per me.

 

La Ricetta dei Bocconotti la trovi semplicemente cliccando qui >>>>>

L’opera di terrazzaggio prosegue e si interranno anche fiori in teste mozzate di coniglio con orecchie annesse. Grazie al cielo la diapositiva allegata mostra la pucciosità di quello che a parole sembra altro, a volte. Bonsai, Margheritine di diverso colore passanto alle erbe aromatiche come il  Rosmarino, Finocchio, Timo, Salvia e addirittura le fragole . E non ricordo mica. Non voglio affezionarmici troppo perchè.  Moriranno tutti. Ma ne sono consapevoli perchè ho giusto tenuto un comizio sulla terrazza. Da annotare che il Timo è particolarmente attento mentre il Rosmarino si distrae facilmente. Qualcuno me ne da conferma?

La consapevolezza di essere una persona cattiva assassinatrice di piante mi rende migliore in questo inizio primavera sfavillante.

(Sì forse arriva un terzo post sul Tour Pasquale. Si salchi chipuò!)

(Ma che poi questo Signor Chipuò perchè deve essere l’unico ad essere salvato? Mica l’ho capito io)

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36 COMMENTS

    • Ok sono scema ma sognavo farlo!!!! 🙂 un dolce calabrese merita sempre hai visto la ricetta dei colloraci altro dolce pasquale tipico di Reggio calabria è una sorta di biscottone con l’uovo sodo 🙂 u n bacio grande pulcetta mia

      • Pulcettaaaaaaaaaaaaaa ho visto sì e devo commentare pure lì. Qui in sicilia si fa la cuddura ( coullura) ed è esattamentequellarobagrecali’. L’ho gia’ preparata l’anno scorso e fatto due prove generali in questa settimana. Devo assolutamente postare. Non sapevo che si facesse anche in Calabria.
        Santacuddura neanche mia mamma *_*
        (santocielo e se mi avesse mentito sino ad oggi? se fosse belga? fiorentina? australiana? e se fosse unimpostriceimpostatoreimpastatrice? ok. è un’impastatrice)
        2834023984023842093840293482093482034 baci !

  1. Iaia complimenti per questo Tour Pasquale. E’ davvero bellissimo (come ogni cosa che fai )
    Un abbraccio forte!

    • Cucciola Hoshiosa*disse abbracciandola forte* grazie*disse abbracciandolaancorapiufortemaproprioforte.
      Sono felice che questo deliriopasqualeintour sia carino per te. Tu ? eh? *faccinasospetta* hai qualcosa da consigliare a Iaia? qualcosa che si fa da te? un dolcetto segretodellatradizionedellanonnadellazia?!
      (sono una talent scout procacciatricepazzadiricettedifamiglia. lo ammetto)
      grazie sempre per la tua compagnia.
      Un bacio grandissimo.
      MA GRANDISSIMO
      ( se dai un altro bacio a Iosa e non a me giuro che mi incacchio !)

  2. questi dolcetti sono bonissimi, proprio fighibelli.
    e il nome? già il nome dice tutto.
    devo farli.
    anche se non so nemmeno il gusto di quelli fatti da zia Marietta, non saranno sicuramente come i suoi, ma “ogni scrigno ha un suo sapore”

    Bella IaiaMia

    • Non so perchè ma ho questa perversione di pensare a Bocchino che mangia un Bocconotto.
      E’ normale?
      E’ normale che io non guardi più neanche una puntata dell’isola dei famosi e del grande fratello .
      ma annozero.
      ballaro’.
      ti ricordi quandoerogiovaneeallegra?
      tu pensi davvero che quellesserespregevole mi abbia trasformato a suaimmagineesomiglianza ?
      celafaroasuperarequestomomento?

      soprattutto quello di immaginare Bocchino mangiare un bocconotto?
      detto questo.
      C’è un contest fighissimo scovato da Lisa e domani ti do il link.
      Non vedo l’ora di sapere quandocomeequellcosenostrechenessunosa.
      Non vedo l’ora di confabulare privatamente con te.
      Non vedo l’ora di sposarti.
      Non vedo l’ora che Pi la smetta di dire “sto schiacciandoplaysenzaditeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee”
      sarei stata a ticchettare qui fino a domattina.
      A domani :X
      ti amo.

  3. Odio i bocconotti con tutta me stessa. La mamma di Fabri li fa con la sua cattivissima marmellata d’uva e noi ogni volta li rifiliamo ai colleghi di lavoro. In realtà non sono cattivi, se mi piacessero sarebbero anche buoni ma li odio. La moglie del cugino di Fabri, la Noemia perchè le donne devono avere un nome che finisce con la A anche se il nome così fa schifo e non esiste, invece li fa cattivi di default. Ci perseguitano.
    Però mi piace che tu li abbia preparati perchè è una cosa mia ma è anche tua e insomma è bello no?

  4. il boconotto sembra buonissimissimo, in tuo onore lo rinomineremo in boccondodici 🙂
    un abbraccione a 360 gradi 😛

  5. eh sto facendo due dolci a settimana che finiscono all’80 % nelle nostre (mia e sua) pance…. Oraaaaa due torte a settimana comese fosse una torta a testa fanno 100000000000000000000000 kcal a testa…. e ora rullo di tamburi:
    – non ti sembro un po ingrassata?
    – si n po’, ma che ti mangi?
    – ma niente di cheeeeeee 🙂

    • *ridacchio fortissimo

      Anche qui si sforna continuamente ed io continuo a rifilare a qualsivogia forma vivente ingenti quantità di muffin, cupcakes e amenità dolciose. Mi odiano tutti e tutti continuano a dirmi “è colpa tua se non mi si chiude il bottone!!!”

      L’ importante e essere impavidi e proseguire senza lasciarsi intenerire 😀

      Un bacione!

  6. Che belle parole. Ogni scrigno ha il suo sapore. In ogni scrigno c’è una storia.
    Un segreto. Un significato. Un tesoro travestito da marmellata.
    Ogni volta che apro un pacco giallo sorrido e penso che ogni pacco, ogni scatola, abbia una sua storia.
    E ognuna di quelle storie è un pezzetto di noi.
    Di te, di me.

    Bellissimo questo tour pasquale, prossima tappa? 🙂

    • Cucciola *ti abbraccio fortissimo facendo suonare calzette

      Andremo in sardegna, veneto, sicilia, puglia e piemonte. Vediamo di arrivare anche in lazio molise e lombardia.

      Ma i tortelllliniiiiiiii!!!!!!!!!!! Santo cielo i tortellini mi preoccupano ( no. Ho ancora letto email. Sparami)

      • Allora esiste? Allora esisti!!!??? Creatura che aborra la colomba come me. Santo cielo. Abbracciamoci ( bene. Se mi dici che è la colomba stiamoappoooosto. Ne ho fatte solo 726373737 rivisitazioni. Il ve eto mi odierà tanto quanto la campania. E se facessimo colomba di caramelle?*faccia fubbbbaaa

  7. La colomba è uno dei motivi per cui odio la Pasqua. XD Ok ci sto per spazzare via la granella, le mandorle i canditi etcetcetcetc! Tra l’altro è triste così com’è quindi fossi in te la farei colorata solo come tu sai fare! <3

  8. […] E’ una ricetta semplicissima quella delle cipolle rosse di Tropea caramellate. Mentre le affetto mamma mi racconta di quando da piccola andava a Tropea. Spostandosi nella sua terra da Scigliano al mare. Mi racconta delle partite di pallone e di quando papà la faceva soffrire. Di quando rubava i bocconotti;  io non posso non pensare a Cey che schifata dice “No, io odio i bocconotti”. Eppure sono i dolci preferiti della mamma. E qui si sono cucinati esattamente un anno fa ( clicca qui per la ricetta dei Bocconotti) […]

Rispondi a Deu Seu Scimpra. Perchè io le nozioni basi del sardo le ben conosco e ne vado pure fiera | GiKitchenAnnulla risposta

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Iaia
Iaia
Grazia Giulia Guardo, ma iaia è più semplice, è nata il 12 12 alle 12. Il suo nome e cognome è formato da 12 lettere ed è la dodicesima nipote. Per quanto incredibile possa sembrare è proprio così. Sicula -di Catania- vive guardando l’Etna fumante e le onde del mare. Per passione disegna, scrive, fotografa, cucina e crea mondi sorseggiando il tè. Per lavoro invece fa l’imprenditrice. Digitale? No. Vende luce, costruisce e distrugge. Ha scritto un libro per Mondadori, articoli per riviste e testate e delira pure su Runlovers, la comunità di Running più famosa d’Italia; perché quando riesce nel tempo libero ama fare pure 12 chilometri. Ha una sua rivista di Cucina, Mag-azine, che è diventato un free press online. È mamma di Koi e Kiki, un labrador color sole e uno color buio, mangia veg da vent’anni, appassionata di cinema orientale e horror trascorre la sua giornata rincorrendo il tempo e moltiplicandolo.

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