Habemus Amatricianam.
Sono lontani i tempi dove l’infigardo Nippotorinese era esclusivamente chiamato Sick, suo nick storico sul forum Pigrecoemme; perchè tutto si può dire tranne che sia un adepto dei social network. Mi chiedo come mi sia potuta fidanzare e conseguentemente rovinare la vita con l’essere meno social che la storia del web ricordi. Non che nell’unico forum dove abbia mai apportato un suo contributo scrivesse fiumi di parole, anzi tutt’altro, ma perlomeno una sillaba la si leggeva. Strano come una persona che abbia tanto da dire come lui non scriva e una che non ne ha sproloqui continuamente come me. E’ un disequilibrio intellettuale interessante che vorrei analizzare ma di certo non oggi. E a dirla tutta neanche in futuro. Sta di fatto che sono lontani i tempi dove l’infigardo…insomma ma cosa c’entra? Non lo so.
Ah sì. I “vecchi” (ma giovanissimi) amici del uebbè hanno condiviso con me l’emozione di vedere l’intellettuale pelato a Chi vuol essere Milionario. Dopo averlo letteralmente costretto a rispondere alle domande telematiche registrate e averlo incitato a partecipare frignando come una quattordicenne davanti ad un improbabile tonalità rosa di un cellulare con swarovski. Il beffardo destino aveva in mente qualcosa di diabolico mentre la conferma che era stato preso arrivava proprio il giorno dell’ennesima fumata grigia. Sì. Si attendeva che fosse eletto il nuovo Papa, il Nippotorinese era a Hong Kong ed io in videoconferenza con lui mentre gli intimavo di portare roba kittosa se non voleva finire anche ai provini del Grande Fratello.
Nonostante la sua maniacale discrezione e modestia ha partecipato solo ed esclusivamente per far felice me. Questa cosa la dice lunga anche sul suo stato di salute mentale e lo rende quasi umano e romantico ma NON LASCIAMOCI ABBINDOLARE. Rimane l’essere spregevole di sempre. Le regole erano: 1) vai senza di me perchè non prendo l’aereo. mi vergogno a stare tra il pubblico. Odio Scotti e non lo saluto manco morta 2) usa tutti gli aiuti 3) non essere simpatico con Scotti, anzi piuttosto sferragli un pugno sulle ginocchia 4) i soldini che vinci sono miei.
Così è stato. Ma solo il punto uno, intendo. Io sono rimasta a casa e la Socia Cognata Piola in tutta la sua sfolgorante bellezza ha mentito egregiamente sorridendo a Scotti; lui non ha usato tutti gli aiuti, non ha sferrato nessun colpo ai danni del buon caro vecchio Gerry e i cinquecento euro (all’epoca*inspirando con aria da ottantenne) in gettoni d’oro li abbiamo nel cassetto e ogni volta diciamo“ma che sono queste cose tonde? ah sì. vero”. Il beffardo karma, degno di My name is Earl, quel giorno ha randomato (?) domande talmente assurde (per lui) e talmente ovvie (per me) che la cosa ci fa sorridere sempre. “Quale mestiere fa John Travolta nella febbre del sabato sera?” .
Bene. Pochi giorni prima lo avevo giusto invitato a fare un ripasso generale di quei film che lui definisce “vergognosi”. Il fatto è che sarebbe stato difficile che gli chiedessero “quale è il terzo sottotitolo del secondo tempo del quinto episodio girato con la telecamera fissa a Shanghai nel 1967 nel film di Sakamura rielaborato a pellicola?”. Per una volta ho potuto proferire l’agognata frase “visto? visto che avevo ragione io?”. Quando ha risposto “se sbaglio questa, a casa mi prenderanno in giro per anni” c’era quel misto di lucida follia che poteva farmi provare tenerezza al fine di non infierire ma così non è stato. Infierisco a distanza di anni, compiacendome ancora in questa occasione.
Perchè stiamo parlando del Nippotorinese a Chi vuol essere Milionario?
Cade sulla domanda“Cosa non c’è a  Roma?”. Era al traguardo dei sedicimila e aveva ancora gli aiuti, inciso (aveva usato il 50/50 per il mestiere di John Travolta che lo aveva sbeffeggiato egregiamente con un mille per cento facendolo sentire alieno in patria):
- . Piramide
- .Faro
- .Funicolare
- .Isola
Il giorno della messa in onda, taciuto il risultato, sul forum Max si sgolava al grido di “funicolareeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee”. Sedativi, calmanti e anche qualche schiaffetto rinvigorente sul volto ma nulla. Il fascinoso ingegnere romano gridava con tutto il fiato che aveva in gola (la gola dei tasti), spaccando tastidall’ufficio openspeis “funicolareeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee”. Il Nippotorinese difatti era indeciso tra Funicolare e Faro. Fuorviato dal concetto di Faro stesso(si intendeva quello del Gianicolo, santa pizzetta) ha risposto con qualche titubanza: faro. Non c’è il faro. Non avendo una quinta, un sorriso smagliante e non avendo asserito di essere religioso e che il suo sogno fosse costruire una casa riposo per anziani e aprire un canile per i cani abbandonati in autogrill, Gerry non l’ha neanche fatto riflettere giusto un momento e tuppete. A casa.
La cosa buffa è che da quel giorno incosciamente Roma è diventato luogo di scherno per il nostro povero sventurato protagonista. Il nordico intellettuale senza preconcetti geografici costretto a delle boutade. Qui non è difficile tirar fuori “la spina nel fianco” quando vien fuori l’argomento Roma (io esagero e anche quando si parla di piramidi di Giza, Fari della macchina, Funi e Colini da cucina che ricordano l’idioma funicolare e isole. qualsiasi isola) e lo si prende in giro allegramente. Durante l’incontro con Max è stato uno dei capisaldi che ci ha fatto sogghignare, e parecchio.
Per dire insomma che si sta progettando di portarlo sulla Funicolare (sono un essere spregevole, sì) al più presto e tormentarlo con canzoni Popolari romanesche. Da giorni poi cerco di allenarmi con l’idioma romanesco (anche se dovrei davvero trovare il tempo per fare delle ripetizioni serissime con Max) al fine di rendere la sua permanenza a Roma: orrenda. Orrenda per lui, meravigliosa per me. Bramo già parecchi scatti al Faro del Gianicolo.
Per festeggiare degnamente il tutto qui ci si cimenta già in realizzazioni della tradizione culinaria romana. Essendo spudoratamente fortunata poi non mi è difficile. Max non solo mi ha fornito di Libro “La cucina Romana” di Ada Boni ma pure degli ingredienti principi dell’Amatriciana. Nel senso che mi sono vista recapitare a casa un pezzo di Guanciale di Norcia enorme e del pecorino romano. Cosa si può desiderare di più? Che Max e Carla fossero lì dentro, certo ma. Ci stiamo lavorando.
Il Guanciale di Norcia, confesso che è una delle robe di carne se non addirittura l’unica finora che mi è piaciuto fotografare. Casereccia, tradizionale, antica. Che racconta. La preparazione di questa Matriciana (perchè pare che si dica così in Romanesco e non Amatriciana. Chiamo a casa senza aiuto del pubblico. Risponde Max, tanto. Successo assicurato) ha richiesto un training autogeno particolare. In primis perchè io con i primi (vabbè primis-primi) si sa ho delle leggere difficoltà e poi perchè ci tenevo particolarmente a non “rovinare” i preziosissimi doni del mio adorato Max. E’ venuta fuori una pasta, santofarodelgianicolo, che ha lasciato stupefatti tutti. I commensali erano solo i componenti della mia famiglia perchè era stata premura di Max sottolineare che il guanciale era gentile omaggio per il mio papetto (lo stesso che ormai ha come obiettivo: “far assaggiare lo zibibbo a Max quello di…”, “spedire pistacchi di…” “e poi quello che…”). Ammetto che una guerra diplomatica guancialesca potrebbe accadere. Mamma con il suo colesterolo a trecento supplica di mettere fette alte 14 centimetri su pane caldo. Papà continua a dire che sarebbe bene fare altre 100 matriciane e il Nippotorinese improvvisamente dimenticato il simpatico astio nei confronti della città di roma continua a dire “fallo anche a forma di funiculare”.
La tradizione culinaria romana, sì. Mi accingo a rovinare anche quella. La città di Napoli dovrebbe rallegrarsi del fatto che tutta la mia incompetenza tocchi anche a un’altra città ma. Con calma. Ce ne è per tutti.
La Ricetta degli Spaghetti alla Matriciana o come si dice a Roma Matriciana e basta, la trovi cliccando qui >>> (è riportata letteralmente dal testo di Ada Boni)
Non c’è bisogno di dirti che ti voglio un bene infinito ma. Ti voglio un bene otto coricato fascinoso ingegnere. Grazie. E a breve tutti sulla funicolare !
(la mano è gentilmente offerta da Turi che ringrazia Max per essere così meraviglioso con la sua Iaia)