Ricette Vegetariane e Vegane

E dei delfini nemmeno l’ombra

 A chi sostiene che sia rilassante andare in crociera io vorrei solo porre una semplicissima domanda ai limiti del retorico “ma voi in crociera ci siete mai stati?”.

Perché sarebbe davvero assurdo sostenere una castroneria del genere verificandosi le seguenti due condizioni:

1)   l’individuo che lo sostiene è nelle sue piene facoltà di intendere e volere e non ha ricevuto nessun trattamento sanitario obbligatorio.

2)   l’individuo ha vissuto l’esperienza e non si basa su un terribile luogo comune.

C’è da dire che aleggia insieme a questa stratosferica/abnorme/assurda balla del rilassamento in crociera, anche quella che il villaggio turistico sia davvero un bel luogo dove socializzare e trascorrere nella pace dei sensi la meritata settimana di vacanza.

(Non vorrò di certo testare personalmente a fronte di quello che mi sta giustappunto accadendo).

A ben guardare la crociera e il villaggio turistico si differenziano solo per una cosa. Non esiste un giorno in cui dal villaggio turistico non si possa scappare. Lo stesso in cui ti rendi conto che è meglio mandare alle ortiche il denaro speso e preservare la tua salute psichica. In crociera esiste un giorno in cui non si ha la possibilità di fuggire. Ed è il giorno in navigazione. Lo stesso dove comprendi che la claustrofobia si centuplica al pensiero di essere rinchiusa su un’enorme Babilonia di vizi e cibo galleggiante. Solo che a Babilonia dovevano esserci abitanti dotati di buon gusto nel vestire rispetto al luogo dove ti trovi. E  mangiavano certamente meno (quando ho detto “ no grazie. Non voglio la pasta. Mangio solo la frutta” hanno chiamato il capitano, il dottore e l’ambulanza.)

Arrivati a questo punto mi sembra giusto confessare che con enorme sorpresa (e con l’avanzare dell’età) anche io mi sono ritrovata a fronteggiare improvvise e inaspettate epifanie del tipo “uh ma è proprio vero che l’abito non fa il monaco” e addirittura “uh ma è proprio vero che una rondine non fa primavera”.  Ergo rifacendomi alla mia considerazione iniziale: è facile cadere nei luoghi comuni. Inciamparci e rompersi il setto nasale pure. Se vi balena in mente l’idea di farvi una crociera, piuttosto preferite essere fagocitati da una balena.

Perché semmai  dovessi  un giorno asserire che andare in crociera è rilassante, nonostante io già al punto uno succitato (individuo che lo sostiene nelle sue piene facoltà di intendere e volere) potrei avere giusto qualche problemino, verrò consegnata alle autorità di igiene mentale. Ho  firmato un testamento dove dichiaro che di mio pugno ( dopo essermene data una a pieno volto) afferrerò le chiavi della macchina e via. Verso il plesso di Igiene Mentale. Palazzina B, piano due. Salve. Sono vostra, prendetemi.

Se dovessi oppormi all’autoconsegna, al contrario, si applicherà la formula “rimozione coatta”.

Perché io sono in nave da esattamente 18 ore e vorrei che qualcuno mi dicesse, con lo stesso tono di “Per te Miss Italia finisce”, “Per Te la crociera finisce” e mi buttasse a mare dalla prua premurandosi soltanto di far pervenire a casa le mie amate borse che potrebbero rovinarsi a contatto con l’acqua.

Il Nippotorinese recapitatemelo con calma o magari tenetelo perché parla più lingue di tutta la comunità filippina a bordo.  Torna sempre utile ed è più secco di loro. Un parrucchino liscio color ebano della L’Oreal e via.

Diciotto ore trascorse con il filippino John che è stato: il nostro tutor, master chef, assistente di bordo, spacciatore di frutta, bibliotecario, commesso al negozietto di ciabatte e bigliettaio agli acquascivoli (sì perché ci sono pure quelli).

Diciotto ore trascorse tra considerazioni importanti del tipo:
1) sarà mica che per un problema di spazio-tempo siamo stati catapultati a Manila? Tutti di nazionalità filippina con gilet verdi fosforescenti e pappagalli rossi (e solo il cielo sa quanto io sia seria in questo momento).

Non può non saltare agli occhi (camicia a parte, intendo). Questa moltitudine è lampante tanto quanto l’ipotesi che un motivo infelice ci sia. Nei loro sorrisi forzatamente gentili c’è un velo comprensibile di tristezza. Pochi “grazie” per loro. Pochi “perfavore”. Ma il loro sorriso di plastica pronto da sfoggiare è lì. Imperturbabile.

2) Perché è così difficile comunicare con qualcuno nonostante sostengano che “il personale di bordo è a vostra completa disposizione”?

E’ davvero possibile che siamo riusciti a trovare finalmente uno che parla inglese peggio di me (nella fattispecie è sempre il nostro amico John anche interprete della nave, cantante di pianobar e sommelier)? La tragica ipotesi del motivo infelice cui si accennava al punto uno prende sempre più corpo. L’idea di un folto gruppo di individui presi più per nazionalità/bisogno che per competenza/professionalità trova tragiche conferme. E’ divertente però il teatrino Iaia-Ingleseschifessa con John-Ingleseschifezzapiudiiaia sotto lo sguardo allucinato di Pier-Ingleseperfetto (ci ha segnato anche due esercizi da consegnare domattina. Io e John studieremo al ponte 4 fino a notte tarda).

3)   L’equipaggio soffrirà mica di sdoppiamenti di personalità visto e considerato che la ragazza della sicurezza di notte si trasforma nell’animatrice della discoteca?! La stessa che al mattino in divisa e cappello controllava la mia carta d’identità con sguardo truce e severo è stata poi quella che all’entrata del casinò trascinava tutti a ballare il waka waka. Dalla divisa all’abito succinto bianco con scarpe borchiate e dorate. Ma soprattutto siamo proprio sicuri che non sia John dopo un accurato extreme make over? Ribadisco che per me John è l’unico membro dell’equipaggio. Quando se ne trovano in giro più di uno ci si deve rassegnare all’idea che oleogrammi tecnologici prendono in vita grazie ad un’accurato gioco di specchi nascosti nell’orrenda scenografia della nave. La stessa che sembra arredata da Cavalli-Roccobarocco-Alviero Martini e Piero Guidi dopo tre cocktail e sei capirinha. E già nella versione singola e astemia sono capaci di provocare conati non indifferenti.

4)   Sarebbe davvero così assurdo chiedere di poter partecipare alle attività di Squonk, ovvero quelle riservate ai passeggeri dai 3 agli 8 anni, che sembrano essere le più divertenti? Arrotolare carta crespa e farmi un vestitino da indiana per poi girare tra i corridoi e gridare “Squonk! Squonk!” tra gli applausi degli adulti rimane sino ad ora l’unica cosa che potrebbe riscuotere il mio interesse.

5)   Il comunicatore di eventi importanti al microfono, del tipo “cascata di cioccolato al ponte 3!”, “ceretta gratis per le signore al ponte 9!”, “binggggggoooo al ponte 3!” è il doppiatore di quell’idiota con gli occhiali che in Dirty Dancing  se la rideva di brutto mentre Baby  si provava le parrucche con quella che aveva ballato nelle Roxette!? (chi non si ricorda dell’idiota occhialuto oltre che vergognarsi dovrebbe provvedere ad un ripasso di dirty dancing).

6)   Sono tutti vestiti di bianco, equipaggio incluso, perché il colore della crociera è proprio questo? E’ peculiarità del perfetto crocierista essere abbigliato come Tony Manero nel club più trash del New Jersey e come Elisabetta Gregoraci al Billionaire? E soprattutto è per questo che sono esclusa dal giro di sorrisi tra finte madame e signorine ossigenate? Forse perché  sono l’unica vestita di nero-colori tenui senza neanche un brillantino? Dall’abbigliamento ordunque si può già delineare un prototipo di crocierista? (la risposta è sì. Senza alcun dubbio).

Diciotto ore trascorse nella riflessione assoluta.  Sei punti che sono solo una minima parte.

Al completamento dell’avventura (è meglio non calcolare neanche il totale delle ore)  non è difficile intuire che sarò vittima di uno strabiliante esaurimento nervoso.

Una certezza statica c’è.

La più fastidiosa.

Ancora una volta il Nippotorinese aveva ragione “tu in crociera? Ma tu non sei affatto un tipo da crociera!”.

Ed io che pensavo di poter essere friendly. Di potermi amalgamare e socializzare. Di poter essere non solo cittadina del mondo ma addirittura dei mari e degli oceani.

Iaia! Colei che si adattava a qualsivoglia viaggio e formula vacanziera.

La chimera infranta di Love Boat è una ferita dove si buttano sacchi di sale grosso al momento. Il fatto che il tizio pelato possa pavoneggiarsi ridendo delle mie reazioni mi infastidisce parecchio; fortuna che sta soffrendo allo stesso modo.

Certo è che trascorsi, semmai dovessimo sopravvivere, questi momenti di navigazione e disperazione per l’inquietante società/attività che ci circonda, potremmo goderci un po’ qualche città.

Il problema è che quel colpo di ottimismo “semmai dovessimo sopravvivere” è già nel dimenticatoio.

No.

Non sopravviveremo.

Purtroppo John ci salverà la vita. Perché è anche il soccorritore.

E John sa nuotare bene perché suppongo si sia imbarcato a nuoto. John è una spia filippina che monitora l’occidente e riferisce. John mi rapirà e sarò la sua Mata Hari con il nano da giardino (sì l’ho portato in crociera). Insomma.

Fortuna che immaginare la vera storia di John insieme alle attività di Squonk sono motivi validi per debellare il vuoto neuronale al momento aleggiante nella mia mente.

Ricordate quando ho detto che hanno chiamato il dottore, il capitano e l’ambulanza dopo aver rifiutato la cena? Bene.

Era sempre John.

(sul mio account mobile tragiche diapositive in diretta telefonica. Quando prende la linea, of course http://www.flickr.com/photos/maghettastreghettamobile

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12 COMMENTS

  1. io ne ho avuto abbastanza delle 9 ore di traghetto per andare in sardegna. due volte. e no, non sono il tipo ma proprio per niente. E cercavo quegli stramaledetti delfini che mai si sono fatti vedere.
    Una volta il mare era talmente mosso che era stato male persino un cane e io dovevo stare sdraiata sul pavimento della sala di non so che della nave. Esperienza da non ripetersi. La volta dopo ho sbancato i miei genitori per giocare a puzzle bubble. Per 9 ore. Ecco. ah, salutami John 🙂

  2. Ah, ragazza mia… inquieta e priva di pazienza…
    La parte più bella delle crociere è proprio la navigazione… certo non bisogna farsi intrappolare negli acquascivoli!!!
    Eppure tu leggi, scrivi, crei… ma santapizzetta perché non ti sistemi su una sdraio del ponte di poppa e usi la tua creatività guardando la scia della nave che lentamente si dipana in mare aperto?
    Di crociere ne ho fatte quattro, una più bella dell’altra. Lo scorso anno sul postale tra i fiordi, qualche anno fa sul Volga tra Mosca e San Pietroburgo, prima ancora quella di cui dicevo in altro post (Grecia, Egitto e Tunisia ma solo di passaggio) e ancora prima quella sul Nilo. Certo, ho quasi quattro lustri più di te, ma rispetto alla tua età odierna non avevo neanche 10 anni in più quando ho fatto la prima…
    Sarà che per me la voglia di vedere i posti nuovi è talmente forte che qualunque mezzo, dalla nave al cammello va bene. E però nella nave c’è una tranquillità, una pace, che va ovviamente cercata isolandosi dalla massa del “daicheètuttopagato”. Ma forse sono io che non faccio testo, visto che sono riuscito a star bene anche in un villaggio turistico. Sempre comportandomi da orso mandando a quel paese gli animatori e rifiutandomi CATEGORICAMENTE di socializzare con CHIUNQUE. In questo appoggiato da quella poveretta che mi sopporta da un quarto di secolo, quando si tratta di essere orsi non si bada a spese qui…
    Insomma io ci sono stato, in crociera, e ci tornerei domani. Se vuoi regalarmene qualcuna ccàsognu… 🙂
    Divertiti e non pensare troppo, e se ti rompono le balls fai quattro chiacchiere col nano e vedrai che ti passa! 🙂

  3. pensa che dal traghetto che tornava in sardegna vidi un pesce luna, assai raro nel mediterraneo… ho anche le prove fotografiche, se la regia le vuole mandare in onda 😀 i delfini arriveranno, chiamali col pensiero

  4. Uhm… non solo ho trovato l’unica crociera che ho fatto (viaggio di nozze, tra l’altro) mooolto rilassante e semplicemente stupenda (aprire le tende e affacciarsi sul balcone vedendo uno scenario diverso ogni giorno è impagabile), ma sono anche un tipo da villaggio turistico “tutto a portata di mano super-stra-coccolato della serie che devi alzarti solo per fare pipì e per fare il bagno (rigorosamente in quest’ordine)”!

    Ora, sicuramente il villaggio non è una vacanza per tutti (chi è abituato a camper, tenda, stare in viaggio ogni giorno, ecc… forse lo troverebbe un po’ claustrofobico), ma secondo me ci sono parecchi luoghi comuni da sfatare. Qui ci ho provato: http://www.darsch.it/?pg=sphere&postid=577 °_°

    Ad ogni modo hai provato a farti un giro al casinò? Perdere qualche centinaio di Euro, e divertirsi nel farlo, può risultare terapeutico. 😀

  5. Sto’ per dire una cosa che ti farà sembrare la crociera una cosa quasi accettabile: non ho mai visto Dirty dancing.
    Ma giuro e spergiuro che lo guarderò!
    Magari con John, in lingua originale..

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Iaia
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Grazia Giulia Guardo, ma iaia è più semplice, è nata il 12 12 alle 12. Il suo nome e cognome è formato da 12 lettere ed è la dodicesima nipote. Per quanto incredibile possa sembrare è proprio così. Sicula -di Catania- vive guardando l’Etna fumante e le onde del mare. Per passione disegna, scrive, fotografa, cucina e crea mondi sorseggiando il tè. Per lavoro invece fa l’imprenditrice. Digitale? No. Vende luce, costruisce e distrugge. Ha scritto un libro per Mondadori, articoli per riviste e testate e delira pure su Runlovers, la comunità di Running più famosa d’Italia; perché quando riesce nel tempo libero ama fare pure 12 chilometri. Ha una sua rivista di Cucina, Mag-azine, che è diventato un free press online. È mamma di Koi e Kiki, un labrador color sole e uno color buio, mangia veg da vent’anni, appassionata di cinema orientale e horror trascorre la sua giornata rincorrendo il tempo e moltiplicandolo.

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