Ricette Vegetariane e Vegane

Se io fossi un angelo – Noto

E’ difficile trovare un luogo della Sicilia che non sia stato travolto. E da un terremoto violentissimo. E dalla lava. E dalla incuria. E dai continui assalti da ogni dove. Tra le macerie si è sempre ricostruito e queste stesse talvolta sono rimaste per secoli. Violentata e stuprata assiduamente da natura e umanità, nasconde tra nefandezze, sporcizie e assurdità delle meraviglie invereconde.

Noto, patrimonio dell’unesco, con il suo portentoso barocco siciliano lascia storditi. Con quaranta gradi a mezzogiorno in un’afosissima mattina di agosto si percorre la via principale giusto un po’ esterrefatti. La Porta Reale, che introduce alla principale arteria del Centro Storico, eretta da Angelini allievo del Canova, apre le danze visive. Tra stucchi, movimenti architettonici complessi e squisitamente barocchi, oltrepassando la Chiesa di San Francesco e l’attiguo Convento si gustano delle lunghissime scalinate. Si arriva a Piazza del Municipio dopo aver sbirciato tra negozietti tipici per turisti dove spiccano a mio modestissimo parere squallori come la maglietta del padrino ed emergono prodotti creativamente validi come quelli di Siculamente. Apprezzabilissima marca emergente intrisa di una sicilianità creativa, divertente ed esilarante.    Piazza Municipio è il centro monumentale della città barocca in cui si concentrano le architetture più significative. La Cattedrale, maestosa e barocca è dedicata a San Nicolò. Nel 1996 il crollo della cupola e di alcuni pilastri ha dato il via ad un’opera di restaurazione finita nel 2006 ed oggi sorge in tutta la sua maestosa bellezza. E’ la terza volta in pochissimo tempo che approdo in quel di Noto e se c’è una cosa che mi piace moltissimo è giocare sulle scalinate con il fisheye.

Posta nelle scalinate di Palazzo Ducezio, proprio di fronte, alzo il naso all’insù virando l’obiettivo e faccio rincongiungere il tetto sopra di me con quello di fronte. Lui lo sa e allora sta fermo lì preoccupandosi dei miei continui disequilibri. Sono capace di cadere da ferma, figuriamoci in movimento con la testa all’insù su delle scalinate.

Ieri era difficile eseguire questa attività fotografica perchè un bambino giocava a pallone, un signore saltellava sulle scale come in preda a possessione demoniaca, un gruppetto di tedeschi mangiava granita e inzuppava brioche e il signore dei palloncini aveva ben pensato di spostare la sua attività ambulante seguendo un percorso preciso: in qualsiasi luogo io mi fermassi e in una posizione strategica, ovvero quella “davanti a me. Ovunque io fossi”.

Il Nippotorinese ama Noto, come poche cittadine in Sicilia, e se c’è qualcosa che gliela fa idolatrare ancor di più è il Caffè Sicilia. Perché dopo le foto con il fisheye e il gioco “schiva il signore dei palloncini” e “urta il signore saltellante sulle scalinate” e “spiega al tedesco che l’arancino non va inzuppato nella granita di mandorle” si va sempre lì. Tappa obbligata.

Il Gambero Rosso da tempo immemore gli attribuisce tre cucchiai e tre chicchi ma suppongo che non siano mai abbastanza. Caffè Sicilia dove aleggia il Dolce Stil Noto è stato fondato nel 1892 come fabbrica di Marmellata e Torrone. Ancora oggi infatti sono visibili decine e decine di marmellate custodite gelosamente dietro teche di vetro che portano proprio l’ononima etichetta. Per venire incontro alle esigenze del costume ottocentesco fu apertoaanche al pubblico una parte con caffetteria, pasticceria e gelateria.

E nulla è mutato in effetti. Ieri se non fosse stato per un chiassoso gruppetto a dir poco fastidioso, si sarebbe potuto gustare tranquillamente anche l’atmosfera volutamente ma non forzatamente retrò. Nella sala interna, dove a me piace stare perché i tavolini all’esterno se posso li evito davvero volentieri, vi è un lampadario composto da ampolle che contengono miele aromatizzato. Le stesse che puoi comprare ad una cifra non troppo sconveniente proprio nell’espositore sito sopra la cassa. Seduti su sedie ultra comode, e difficilmente se ne trovano nei bar, si possono gustare dolci buoni da star male. Il Nippotorinese con la sua ridicola maglietta gialla che tanto detesto ed io, abbigliata  in total black come mi si confà per rappresentare l’allegria della mia terra, ci siamo letteralmente strafogati di ogni sorta di prodotto.

Io, con non poco sacrificio, mi sono dedicate alle granite perchè è un duro lavoro ma qualcuno deve pur farlo. Il Nippotorinese ha lasciato basiti i ragazzi che servivano ai tavoli e che si sono complimentati.

Avranno convenuto con noi che in due spendere una cifra del genere potrebbe rientrare nel guinness dei primati. Il via alle danze è stato il tris di granite: pomodoro e fragola, arancia rossa e gelsi per me, cappuccino, mandorla di Avola e limone per lui. La mia prima volta in assoluto del pomodoro e fragola come anche del cappuccino perchè non è tipicamente una tradizione sicula quello di rendere granita il cappuccio, ma solo il caffè. L’accostamento pomodoro e fragola, come anche quello del basilico ma sotto forma di gelato, che ho potuto soltanto assaggiare in quantità contenuta perchè conteneva latte, è a dir poco significativo. Ancora una volta Caffè Sicilia regala ai suoi gentili ospiti, tra un tuffo nel passato e un salto nell’innovazione culinaria, un assaggio di estasi.

La serietà, la cortesia e la ricerca. La volontà di non servirti addirittura granite miste. Nel menù difatti a caratteri cubitali ti invitano a non mischiare i gusti. Il tris è servito addirittura in tre ciotoline diverse, ognuno munita di un proprio cucchiaio. Vi è la possibilità della mezza granita e quella intera è abbondante e seppur ad un prezzo più alto del normale non si fa certo fatica a capire il perchè. La brioche è come quella di una volta con lo zucchero sopra e sa anche un po’ di pane.

Perché la tradizione della granita siciliana che pretende la brioche nasce dal fatto che qui si mangiava con il pane caldissimo sfornato a casa. Mia nonna infatti sbeffeggiava la presenza della brioche e promuoveva la scarpetta con il pane preparato da lei. Spiegavo questo al Nippotorinese mentre inzuppava la brioche. Raccontavo lui di come da piccola intingessi “U cucciddatu” (forma di pane circolare simil ciambella) caldissimo e appena sfornato dal forno a pietra di nonna, dentro quella granita con le mandorle freschissime e pestate che lei preparava insieme al panetto di pasta di mandorle.

Non si dimentica la granita con la brioche per un turista. Ma non si dimentica la granita con il pane per un vero siculo come me che snobba un po’ questa brioche ormai troppo artificiale e questi gusti poco tradizionali. Ma non il pomodoro e la fragola. Perchè nonostante non faccia parte di ricordi e sensazioni il Caffè Sicilia riesce a non andare oltre. A non oltrepassare quel confine labile che porta all’esagerazione e all’esasperazione.

Dopo il tris ho fatto fuori altre due granite mentre il Nippotorinese ha dato il via allo show. Tutti rimangono piacevolmente allibiti nel notare che un tipo secco come un’acciuga sottopeso riesce a ingurgitare tranquillamente quintalate di roba e non apparire neanche lontamente appesantito.

C’era la torta viennese con gelato al caffè e cioccolato adornato di panna fresca o la cassata gelato con nocciola, pistacchio di Bronte e frutta candita servitacon crema gelato, lo schiumone con il gelato di nocciole e zabaione al caffè che richiamava un po’ il Piemonte e il Terra Nostra con sorbetto di pistacchi di Bronte, Mandorla di Noto con le loro granelle e arancia candita. E come dimenticare “Una capra dal cuore di albicocca” con caprino piemontese, gelato di albicocca e granelle di fave di cacao. L’insalata assoluta con sorbetto di pomodoro, olio extra vergine e gelato al cipollotto con sale nero di Cipro. L’insalata che non c’era con gelato di cappero e cipolla bianca di Giarratana con gelato alle olive nere e arancia servito con fave di cacao. Tra ciusa e trinca ovvero del gelato al timo di fava di cacao e London Calling dedicato a Strummer con gelato al tè nero, nocciola e menta e gelatina al limone e kiwi sciroppato.

Il Pane e cioccolato con la frutta che consisteva in gelato di pane, sorbetto al cioccolato fondente con marmellata di arancia, pompelmo rosa e bergamotto

“Noto con il nasu all’insù. Balconi”

L’Ipercastagna con fiordilatte alla farina di castagne tostate del Pratomagno e fiordilatte alla fava di cacao con vaniglia e rum.

E il Campari Sicilia con sorbetto di arancia sanguinello e Bitter campari con pompelmo rosa. Tutto meravigliosamente con un servizio curatissimo e minimalista come le stesse tazzine del caffè adorabilmente bianche ed eteree.

Basti sapere che il Nippotorinese li ha praticamente assaggiati tutti e ha avuto il coraggio di dividere con me anche una coppetta di limone, mandorla di Avola e zafferano con cedro. Non parlando poi dei piccoli souvenir fatti di biscotti e composte particolari. Fatti di dolcetti e prelibatezze. Se avessimo avuto un frigo portatile avremmo pure portato via l’intero espositore di dolci. Per questo motivo torneremo al più presto equipaggiati.

Nonostante non sia una maniaca della granita di gelsi, pur amando questo frutto, ho trovato quella del caffè di Sicilia superba. Non troppo zuccherata come nella tradizione catanese e molto più ghiacciata e gelatosa di quanto purtroppo lo standard commerciale ultimamente esiga.

“Giocando con Instagram nei tunnel”

Dopo aver comprato anche del cioccolato di Modica in formato I-Mod, giusto per riempirci le borse in una modalità golosa esasperante, abbiamo passeggiato in lungo e in largo con il nasu all’insù godendo non del caldo asfissiante capace di abbattere un mammut ma notando i meravigliosi balconi circostanti.

Palazzo Nicolaci, in particolar modo, regala alle pupille uno spettacolo indimenticabile. Si tratta di una grande e fastosa residenza nobiliare, avente dei balconi decorati con intagli architettonici preziosissimi zoomorfi che presentano figure fantasiose. Il variegato reperto decorativo tra leoni e sirene. Tra angeli e puttini e simil draghi che si percorre in salita, aiuta a digerire un po’ i tris di granite e a rimpinzarsi nuovamente di arte.

Tra le teste di cavallo e la zoomorfia esasperante a me sono piaciute moltissimo le sirene.

La voglia di buttarsi lì su di uno scalino e disegnare tenendo il volto rivolto al cielo con magari un altro bel tris di granite (ebbbasta!) era davvero tantissima.

“Vecchiette arrabbiatissime sotto il Barocco di Noto”

Un’attrazione di Noto inoltre è la simpatica vecchietta arrabbiatissima che invece di lanciarti sorrisi e invitarti all’elemosina ti guarda malissimo e bofonchia roba irripetibile. Una scelta commerciale sbagliatissima ma proprio per questo l’ho trovata meravigliosamente inquietante e bizzarra. Certo è il grembiule dai tratti un po’ Klimtiani era alla moda eccome, anzichenò.

Abbiamo goduto inoltre di una piacevole sorpresa, ovvero quella di visitare il neonato Museo delle Carte, ospitato all’interno di un palazzo storico situato nei paraggi della Cattedrale. Un meraviglioso tour solitario il nostro. Accompagnati, per via della chiusura imminente, dal collezionista stesso che ha voluto fortemente inserire questa realtà importante a Noto, abbiamo avuto l’opportunità di fotografare, spulciare e domandare (essendo appagati e non poco dalle risposte) all’interno di questo laboratorio di idee, ricordi e pezzi di storia.

Volumi del  settecento ed ottocento. Riviste di moda dell’epoca e le prime fotografie. Vecchi profumi e scatole di latta con pettini e spagnolette di filo. Testi importanti risalenti all’unità di Italia. La possibilità di provare l’inchiostro e le penne antiche. Addirittura la disponibilità di vedere cosa celavano i cassetti e godere dell’abnorme quantità di materiale non esposto. Un tour impagabile ad una cifra ridicola con il collezionista disponibile, preparato e smisuratamente gentile. Chiacchierando di passioni mi ha poi permesso di spulciare un po’ tra le ricette antiche perchè sì.

Nel Museo delle Carte a Noto esiste una grandissima vastità di ricette trascritte tra la fine del settecento e gli inizi dell’ottocento. Come anche ricette di inizio novecento. Come la pasta ncaciata (ne ho parlato qui anche se la lotta “broccoli sì – broccoli no” continua imperterrita) e come la zuppa dei ceci. Il meù dei nobili suddiviso in colazione, pranzo, cena dove figura la granita con il pane e un’altra moltitudine di fogli.

Stampe e litografie e vecchie fotografie in tre dimensioni. Giornaletti e illustrazioni. Satira e politica. Arte e cultura. Qualsivoglia passione e ricordo in questo Museo dove sarebbe poco anche solo trascorrere tre giorni interi per riuscire a gustare a pieno della vastità culturale che offre. Lettere di prigionieri politici insieme a francobolli e litografie originali di cerini e non in ultimo colori sfavillanti tra bianchi e neri sbiaditi in una moltitudine visiva che affascina e ammalia.E poi c’è “Anche gli angeli” che non è semplicemente un bar ma un mondo. Fatto di libri appesi in tronchi di albero, coppole siciliane rivisitate in chiave moderna e con tessuti ricercati a pois-fiorati e fluo, ceramiche preziose con su disegnati i segni delle carte siciliane, giocattoli retrò per bimbi con libri composti da illustrazioni decorate sapientamente. C’è un ape colorata azzurra posteggiata ad accoglierti proprio davanti ad una sfilza di ventilatori perchè deturpare la grotta naturale dove è ospitato questo incredibile luogo sarebbe stato davvero inopportuno.

Vini pregiati e non,  barche a vele costruite in legno e ombrellini di carta che vengono dalla Thailandia. Uno è venuto a casa con noi, neanche a dirlo. Oggettini, monili e un enorme lampadario che sovrasta un bancone dove servono un caffè oggettivamente buonissimo e qui in Sicilia è una rarità, ammettiamolo e stessa cosa per il decaffeinato. In bagno ci sono gli asciugamano monouso invece delle salviettine di carta e questo mi rende particolarmente ilare ogni volta. Perchè mi rassicura asciugarmi le mani così e se fa anche profumo di gelsomino come in questo caso beh. Luci di ogni sorta, anche natalizie ma coreograficamente valide e non azzardate come si potrebbe immaginare. Una vastissima scelta di libri gastronomici dove fare mambassa e l’opportunità di assaggiare qualcosa che non è certamente scontato. Anzi. Tagliate di tonno e qualche tartare. Stuzzichini appetitosi e ricercati.

Una sorpresa questo locale dal nome credo più bello e sorprendentemente adatto che vi si potesse dare. Anche gli angeli fa parte di quelle strofe che odorano di ricordi e a me la canzone odora di papà. 

Perché non mi fa venire in mente Bud Spencer e Terence Hill che mangiano fagioli ma un maserati. Un maserati color oro con dentro della radica. Un pomeriggio siciliano. E io affascinata e sconvolta-

Mi fa venire in mente un uomo bellissimo, alto e muscoloso. Abbronzato con le labbra carnose, il naso dritto e lungo e degli occhi penetranti. Dolcissimi. Che sanno un po’ di verde ma sono castani. Mi ricordo un finestrino abbassato e i capelli sul volto. Proprio come ieri mentre scattavo tra il barocco con un ombrellino thailandese aperto senza vergognarmi del mio pallore e della mia pelle bianchissima.

Mi ricorda un lungomare sfrecciando con quattro ruote che sanno di ” ce l’ho fatta” ma nascondono altro. Sfrecciando su un sogno. Con un bimbo povero diventato qualcuno. Per sé. Qualcuno per sè  e non per gli altri. Il mio papà.

Si volta verso di me mentre Dalla  canta “libero..tutto il mondo girerei. Andrei in Afghanistan e più giù in Sud Africa . E se non mi abbattono pure con i russi parlerei”.

“Ti do due ore al massimo poi sulla testa vi piscerei”.

E ridevo. Ridevo tantissimo su “piscerei” perché non si può dire. Mamma si sarebbe arrabbiata ma non papà e allora si canta. Si canta con i finestrini abbassati e “piscerei” si può dire ridendo come matti.

” starei seduto fumando una Marlboro al dolce fresco delle siepe”

“Parlerei con Dio”.

“Gli parlerei a modo mio e gli direi” 

“I potenti e i mascalzoni e tu cosa fai? li perdoni. E allora sbagli anche tu. Ma poi non parlerei più”.

Il mio papà. Il mio angelo che parlerebbe con Dio. Che non sa cosa sia l’inferno a parte il caldo che fa. Non è poi diverso da qui. Perché io sento che.

Io so che gli angeli sono milioni di milioni e non li vedi nei cieli ma tra gli uomini. Sono i più poveri e più soli.

Sì. Sono i più poveri e i più soli. 

Ed io questo l’ho imparato quel giorno. Sfrecciando su  un lungomare con i finestrini abbassati . Comprendendo che si può viaggiare in maserati o carretto. Ma è avere accanto l’amore e l’aria in faccia a fare la differenza. E’ avere il rispetto per chi quell’aria non ce l’ha e soffoca. Imparando di ringraziare ogni giorno le fortune e avere cura degli angeli. Perché sono milioni di milioni.

Me l’ha insegnato il mio papà.

E a me Noto sa di libertà, amore e aria in faccia.  Tra curve di barocco difficili e facili da amare. Proprio come la vecchietta incacchiata.

Che era un angelo.

QUESTO POST È STATO PUBBLICATO IL: 

33 COMMENTS

      • sto benissimo amorina :)) sto preparandomi psicologicamente per un weekend e relativo ferragosto dai miei a Milano. Dove incontrerò anche la ragazza di Clickmatto 😀 Tutta una grande famiglia

        (nel frattempo ho raggiunto i 95…arrivando a 14 kili liberati)

      • QUATTORDICIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII?!?!?!?!?
        Ma tu sei UN MITO !!!!
        no vabbè ma dobbiamo approfondire e sentirci !
        E santo cielo Gamyne? *_*
        incontro?
        maperchèsonosemprelultimasaperelecose!

        no ma con calma.
        14 ?
        vorrei tanto abbracciarti in questo momento.
        davvero tanto.
        Sei lamoremiocoraggioso tu :*
        Bravissima! Bravissima ! Bravissima.
        ti voglio bene ( e ne parliamo in privato.è che sonotroppofeliceeeeeeeeeeeeeee)

      • beh non pensavamo di beccarci…ma visto che lei è in ferie e parte il 20 per andare da Clickmatto le ho detto “ma se ci vedessimo? eh? visto che a ferragosto vado a Milano dai miei posso sfruttare la cosa per rivedere la mia città natale che mi manca tanto tanto” e quindi siam qui che domenica ci si vede e si sale sul Duomo che non l’ho mai fatto (quanto me ne vergogno! una milanese che non è salita sul Duomo ma è salita sulla Tour Eiffel e sulla cupola di Firenze…mi picchierei)

        E sì…14. non mi sembra vero. E’ bello. Son tornata al peso di 4/5 anni fa tipo.

        E sì. Ci dobbiamo sentire. Presto. Inganna il Pier e corri da me 😛

  1. bella scalinata. Io avrei preso una vecchia carrozzina, con un bambolotto dentro e l’avrei fatta scendere. tro-tron tro-tron… con la vecchietta klimtiana a strillare. Ah! Che scena sarebbe stata

      • cerchio chiuso ma secondo me fai prima a fumettarlo. Già mi vedo la carrozzina scendere e tanti conigli bianchi schizzare via come birilli. E la vecchia…lei può anche non aprire bocca, è già inquietante da sè

      • carrozzine impazzite, vecchie inquietanti e conigli che schizzano come birilli.
        qui c’è materiale a sufficienza per buttar giù una sceneggiatura mentre mi dondolo con il mio papetto guardando le stelle.
        Grazie :*

  2. A parte che alla vecchietta le avrei strappato il grambiule di sicuro.
    Prometti di portarmi in tuttiquestipostibellissimi. In maserati ma anche in carretto io con te ci vengo lo stesso.

    • Il maserati finì nelle mani di un nipote che lo distrusse un sabato sera.
      Una storia rockettara e noir che ti racconterò mentre ti faccio visitare in lungo e largo la mia terra.
      Avremo modo di farla a piedi,
      in carretto
      e con conigli alati.
      Avremo modo pure di far sposare Mat con mia figlia (l’unico caso in cui vorrei avere una figlia. Altrimenti no. Un bambino. Tutta la vita. MAschio. free e comodo senza ciclo e piagnistei )
      e.
      e insomma sì. sulle scalinate ci strafogheremo di arancia rossa.
      e tu di cioccolato come piace a te. Un enormissima granita di cioccolato tutta per te.
      Con del pane caldissimo e tanta ma davvero tanta panna se ti piace ( non è tradizione sicula ma ultimamente va in voga parecchio)
      e insomma.
      e.
      sempre sabato.

    • Ho fatto i biscotti di darsch e il post è pronto.
      Ho fatto il maiale con i mirtilli e sono pronta a cucinartelo.
      ho fatto un sacco di cose.
      e .
      mi devo solo trasferire da voi .
      e ho finito.
      e dilllllllleeee a quella meraviglia di Sonia che ho pensato una cosa pe rle foto.
      Mirtilli.
      un mondo di mirtilli.
      e sono serissima.

      • Devi assolutamente trasferirti! Faremo colazione con montagne di mirtilli; poi andremo a caccia di rabbid nel boschetto qui vicino; poi verremo presi dai rimorsi e libereremo i rabbid, pranzando con altri mirtilli; poi smaltiremo tutti quessi mirtilli ballando 2-3 ore il Time Warp in piedi sul divano; poi andremo da IKEA a comprare un divano nuovo (fuschia); e la sera ceneremo nella nota trattoria “Tupp & Te”, vicino casa nostra. Ah, e ovviamente la notte ci addormenteremo ognuno sull’account Twitter dell’altro. Mi pare ovvio.

        E insomma. A che ora arriva l’aereo?

      • La trattoria. Tupp & Te.
        La tratt…
        la trattoria.

        No.
        Simo.
        No.
        Io da oggi non potrò mai più pensare ad altro che non sia la trattoria Tupp & Te.
        Con nani liberi e poltrone fucsia.
        con.
        voglio chiudere gli occhi adesso e immaginare il progetto.
        quando li aprirò lo disegnerò.
        *_*
        te lo mostrerò. faremo le modifiche.
        e poi chiamerò l’ingegner Mirtillo per .
        sì.
        santocielo.
        ti scrivo dopo !
        *_*
        la trattoria Tup & Te
        io ti voglio bene. Molto.

  3. Che meraviglia. Che. Uf. Allora.
    Mi sono commossa sul finale perchè cacchio io ho la lacrima sempre facile.
    La brioche…eeeh…la brioche. La prima volta che ho intinto una brioche nella granita ero abbastanza piccola credo. Ma ricordo benissimo. Nel paesino di nonna c’è un bar, in fondo alla discesa (vorrei seriamente portartici), che mentre cammini saluti le vecchiette sulle loro seggioline fuori dalla porta. Quel bar è abbastanza storico a quanto ho capito e producono loro (hanno il laboratorio accanto) le brioche e tutti quanti i dolcetti.
    Vedere uscire la signora con il grembiule ed essere travolti dal profumo delle brioche calde appena sfornate.
    E’ un pezzo di vita. Un pezzo di me. Perchè in Sicilia se prendi un cappuccino a colazione ti ridono in faccia (e hanno ragione).
    Mia zia (l’ultima volta che siamo stati in Sicilia) ha ordinato un cappuccino la prima mattina. Il barista sorridente le ha detto: signora ma è proprio sicura??
    Il giorno dopo siamo tornate al bar e il barista con sguardo e sorrisetto fubbbo ha detto a me e mamma: per voi le solite granite…per lei signora un cappuccino?
    Ricordo mia zia indignata: MA NON CI PENSO NEMMENO! MI DIA UNA GRANITAAAAAAA!

    Questo per dire che? nulla, per sproloquiare un po’ 😀 e perchè ogni volta che leggo ricordo qualche cosa di me. Della tua terra che non vedo l’ora di rivivere, di questi posti magici dove un’ape blu può fare da apriporta a un mondo incantato.
    Dove l’inchiostro su un foglio è come inchiostro sulla pelle che racconta di noi e rimane.

    Grazie Gi, davvero. Questo sono emozioni e lo sanno anche gli Angeli.

  4. Leggo solo oggi, grazie al link sul commento / ricetta quotidiano e. Questo post è bellissimo. Uno dei più bellissimi, da oggi tra i miei preferiti.
    Praticamente ero a Noto con te, ho assaggiato tutte le tue granite ed anche un cucchiaino di quelle del nippotorinese. Ho scattato foto con il fisheye e curiosato tra antichità e barocco. Ho riso con te per la mise della vecchina incazzata.
    Ti amoro <3 (diceva così mio figlio da piccino e da allora è rimasto un modo solo nostro per dirci quanto bene ci vogliamo!)

Rispondi a Taormina la recensiamo il 22 Dicembre, ok? | GiKitchen – Blog un po' in vacanzaAnnulla risposta

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Iaia
Iaia
Grazia Giulia Guardo, ma iaia è più semplice, è nata il 12 12 alle 12. Il suo nome e cognome è formato da 12 lettere ed è la dodicesima nipote. Per quanto incredibile possa sembrare è proprio così. Sicula -di Catania- vive guardando l’Etna fumante e le onde del mare. Per passione disegna, scrive, fotografa, cucina e crea mondi sorseggiando il tè. Per lavoro invece fa l’imprenditrice. Digitale? No. Vende luce, costruisce e distrugge. Ha scritto un libro per Mondadori, articoli per riviste e testate e delira pure su Runlovers, la comunità di Running più famosa d’Italia; perché quando riesce nel tempo libero ama fare pure 12 chilometri. Ha una sua rivista di Cucina, Mag-azine, che è diventato un free press online. È mamma di Koi e Kiki, un labrador color sole e uno color buio, mangia veg da vent’anni, appassionata di cinema orientale e horror trascorre la sua giornata rincorrendo il tempo e moltiplicandolo.

Seguimi anche su Runlovers

Tutte le settimane mi trovi con una ricetta nuova dedicata a chi fa sport

MUST TRY