Ricette Vegetariane e Vegane

Ti presento i miei ma prima ti porto nel mondo di Totoro

Lui ha un gatto e io un camper. Io ho una nonna convinta davvero di voler finire in un vaso sopra il camino di casa mia. Lui ha una dottoressa e un ingegnere per genitori ed io una bambina bizzarra e un eroe indisciplinato.

Lui era un bambino indisciplinato che organizzava scorribande in bicicletta tra le campagne astigiane ed io una bimba finta davanti al televisore che apprezzava le telenovela venezuelane. Topazio, in primis. Lui non ricorda il suo primo giorno di scuola mentre io ogni esatto secondo. Pure che le lettere ricamate sul mio asciugamano fossero sbagliate. Lui ha pochi ricordi mentre io faccio fatica a smistarli. Lui è cresciuto tra montagne e campagne immerso nel verde tra avventure di terra ed io a mollo andando giù e su dal mondo sommerso.

Lui è andato dalle suore e non ne ricorda una e io rimembro anche il nome della cuoca e che il giovedì ci fosse riso al forno con la salsa. Lui leggeva agatha christie mentre io ritagliavo i giochini di poochie. Lui giocava con i lego ragionando sul pezzo successivo mentre io li disegnavo e mettevo abitanti dentro dando loro vite e storie. Lui leggeva gialli e io scrivevo le mie prime righe “capelli” (una sottospecie di storia noir con un serial killer che tagliava i capelli. Avevo 8 anni).

Lui era su. Io ero giù.

Sono passati sette anni da quando ci siamo conosciuti e mentre per lui è stato automatico rivivere il mio passato per me nettamente il contrario. Vivere nel luogo che ha visto il tuo primo vagito fa necessariamente trapelare ricordi, sensazioni e considerazioni. Questo, escludendo certamente il carattere-indole-predisposizione, ha fatto sì che io non avessi alcun problema nel tirar fuori dal cilindro, oltre che conigli, il mio passato tutto. L’ho spesso rimproverato del fatto di non essere dettagliato come me. Che fosse assurdo non ricordare cosa servissero il giovedì al collegio della scuola o come fosse composta la fila di banchi all’asilo. Più volte mi sono stupita su quanto pazzesco fosse non ricordare “una giornata tipo” dalla mattina sino alla sera scandagliando minuto per minuto le lancette.

E’ stato difficile comprendere che i ricordi, le esperienze e le sensazioni sono un bagaglio riempito in maniera completamente diversa per ognuno di noi. Che la mente può registrare una sovrabbondanza di inutilità perchè magari si è in una condizione piuttosto che in un’altra. Pur non essendone sicura credo che l’abissale differenza tra me e lui, escludendo la predisposizione genetica, sia proprio nel fatto che lui avesse “una vita normale da bambino” mentre io l’esatto contrario. Nonostante per trenta anni mi sia disperatamente aggrappata alla sensazione che io davvero non volessi una sorella o un fratello, oggi potrei addirittura contraddirmi. La solitudine che è stata mia migliore amica per anni e che ho cercato e disperatamente voluto sempre, è stata ed è uno schermo per tutelarmi. Incosciamente è stato più facile costruirmi un mondo che non mi ferisse piuttosto che vivere in quello a disposizione. Il fatto che io abbia perseguito anche il secondo obiettivo e ne sia venuta fuori esattamente come sospettavo è un approfondimento che non mi va neanche più di trattare. Del resto le perdite di tempo vanno accantonate (meravigliosa razionalità).

In questi sette anni ho potuto raccogliere davvero pochissime notizie di lui e del suo passato. I picchi si sono raggiunti proprio durante i nostri soggiorni a Torino. Stupefacente è entrare alla Rinascente e sentirsi dire che “lì mangiavo tantissime caramelle il sabato pomeriggio” o mentre acquisti un vestitino con il trenta per cento di sconto in un negozio a te sconosciuto “beh ma Frav a Torino è famosissimo per le magliette. Guardare la fontana dei dodici mesi al Valentino e immaginarlo con la bici fare acrobazie con i suoi amici o saltare su e giù per la scacchiera gigante al Parco Ruffini e vederlo materializzare vicino al chioschetto del siciliano dopo una partita di calcetto, mi  fa infilare dentro il mio bagaglio di ricordi anche i suoi.

Catturo attimi che immagino facendolo diventare oleogrammi davanti a me. Ad una distanza davvero minima, suppongo tre metri non di più. Li elaboro e cancello se non mi convincono e poi lì infilo proprio dentro quel bagaglio che ha una forma indefinita. Mischiandoli ai miei e cercando parallelismi. Per questo mi occorrono date e mi arrabbio perchè non vengo accontentata. Mi piacerebbe tracciare un esatto percorso come fosse un binario che colpo di scena alla fine si incontra. La sua vita a sinistra e alla mia destra. Quando io facevo questo lui faceva quello.

Quando io disegnavo la mia prima collezione da stilista affermata all’età di nove anni, lui stava leggendo Assassinio sull’Orient Express. Quando per me era il periodo dei pop corn dentro il gelato, lui mangiava l’insalata con le zucchine. Quando io decidevo di non andare più all’università, lui si era già laureato.

Linee non troppo rette che viaggiano in un asse di tempo definito pronto a finire dentro un bagaglio di ricordi. A ben pensarci tutto tornaa tra partenze, arrivi e percorsi.

Tutto quello che è stato di questi sette anni insieme è finito esattamente il dieci luglio del duemilaeundici.

La stazione finale ci ha visto scendere con tutti i ricordi aggrovigliati alla meno peggio e finire dritti dritti allo Scannabue di Torino.

Chi è Scannabue?

Fonte: “Si circonda da libri e da animali esotici, ha 75 anni, una gamba di legno, la sinistra, il labbro inferiore ferito da una sciabolata. Porta il capo coperto d’un turbante, indossa una lunga zimarra foderata di pelliccia, un gran paio di mustacchi, una scimitarra sul fianco e passa il tempo ad arrestare la moltiplicazione degli scimmiotti castrandoli, e, i sopravvissuti, li battezza con nomi di poeti o prosatori moderni.

E’ un uomo che si ribella al sistema e ad un mondo che non gli rassomiglia e a cui lui, benché meno, si sogna di rassomigliare.”

Il Caffè Restaurant Scannabue si trova in largo Saluzzo nel quartiere che i piemontesi definiscono San Salvari, San Salvario; proprio vicino alla stazione Porta Nuova si è proprio al centro della città. C’è una calma a tratti bizzarra oltrepassando la piccola piazzetta adiacente ombreggiata da alberi che fanno da sfondo a terrazze di palazzi storici che è superfluo definire sublimi. Entrando è difficile non intuire sin da subito che sei finita davvero in un gran bel posto. Pensi ad un bistrot in chiave moderna dove servono vera cucina piemontese.

Con i suoi divani alla maniera del Chester neri strapieni di bottoncini. Puoi accomodarti lì e guardare fuori la sorprendente Torino che mai frenetica è e men che meno in questo caso. La carta dei vini è sorprendente e quando leggi che per  “i formaggi chiedi a noi” non puoi che abbozzare un sorriso; sarà poi lo stesso che ti accompagnerà per il resto della permanenza allo Scannabue di Torino.

Come si fa a non prendere i Tajarin con il pesto di pistacchio e i pomodorini? Tagliatelle con funghi porcini nostrani, gnocchi con crema di salsiccia e ricotta, tagliolini neri con cozze e vongole. La battuta di carne fassone, l’immancabile vitello tonnato e il tonno di coniglio.

Troviamo i genitori di lui già seduti mentre un’afa opprimente scompare con un leggero venticello. Mentre ci chiediamo se la temperatura fosse direttamente proporzionale al nostro stato di agitazione, avviene l’incontro. La mamma, bambina viziata e papà, eroe indisciplinato, si presentano. Tra strette di mano e baci tipicamente da approccio meridionale, contravvenendo ad ogni regola del sud  che pretende siano i genitori di lui ad andare nella dimora di lei, nel nostro pieno spirito ribelle avviene l’incontro. Siamo nel posto adatto mi dico. Come Scannabue anche noi non vogliamo rassomigliare al sistema e al mondo circostante. Non abbiamo la benchè minima intenzione di rassomigliarci.

E mentre il mio papetto siculo fa i conti per la prima volta con il vitello tonnato mentre si parla di finanziera piemontese, ricordi di viaggio e deludicazioni riguardo “perchè si chiama tonno di coniglio?”, faccio quasi fatica a registrare tutto. Tutto quello che verrà messo dentro il mio bagaglio di ricordi ormai in comune con lui. Lo stesso che svuoterà poi nostro figlio, semmai lo vorrà.

Ci ricorderò per sempre chiusi nel bagno dello Scannabue. Mentre mi bagno i polsi come si fa per un aumento repentino della pressione, ti guardo fissare lo specchio e chiedermi “come stiamo andando?”.

“Suppongo benissimo. Si capiscono quando parlano. E’ già tanto, no?”

Ci saremmo capiti anche parlando creolo e aramaico. Nulla vi era intorno se non la consapevolezza che questo momento sarebbe dovuto arrivare. Il frullato di imbarazzo è svanito mentre si cercava di essere semplicemente quello che si è. Sorridendosi talvolta con quell’espressione che fa un po’ “èdifficileancheperme”.

Lo Scannabue, il palazzo di fronte e il muoversi delle foglie. Quel ragazzo seduto su una panchina che fissava e la risata della ragazza seduta dietro di me. Le mie ottime verdure grigliate preparate con cura per non farmi sentire in imbarazzo e il disquisire sull’origine della parola burnia. Mamma che fa la scarpetta nella salsa tonnata del vitello dicendo che “e mica la posso lasciare lì”, contravvenendo a qualsiasi forma di galateo.

Sentirsi a casa. Con la propria famiglia e rimanere stupiti che il tris di nocciola comprende una panna cotta esilarante servita con una mini cake delizioso. C’è pure la Tarte Tatin e la promessa di rifarla insieme alla Socia, mia cognata.

Scannabue , il dieci luglio e tutti i piatti che sono stati presentati li metto dentro il bagaglio dei ricordi per non farli uscire più. Alcuni li ho cucinati non appena sono rientrata a casa. Con la voglia subito di rivivere quel momento. Il gusto non è certamente all’altezza ma dico che ho tutta la vita per imparare e migliorarmi. E se l’immagine di noi allo Scannabue tra qualche anno, con un passeggino parcheggiato lì mentre un bimbo piange è quello che mi auguro di più, mi rimarrà per sempre la sensazione del tempo che si ferma.

E ti dà giusto il tempo di capire che.

Era esattamente così che doveva andare.

 ——

Le ricette che presento oggi fanno parte delle pietanze scelte dai commensali della mia famiglia il dieci luglio, per l’appunto. I secondi piatti ad essere precisi. Per i primi ci sarà post apposito (santo cielo vogliamo non parlare fino allo sfinimento dei Tajarin con i pomodori secchi? ).

Il Tonno di Coniglio per ragionevolissime ragioni (oh. quello mai. Non ce la faccio proprio) è stato sostituito con del petto di pollo biologico morbidissimo e per nulla stopposo. Il pollo va cotto all’interno di una burnia immersa in acqua bollente con giusto qualche spezia che possa dargli sapore o come ho fatto io mettendo della salvia e della menta freschissima. Servito poi a tocchetti con della valeriana, un filo di olio extra vergine di oliva e sale. Il Vitello Tonnato non è poi così elaborato e la salsetta presa da un ricettario piemontese acquistato da Eataly è risultata davvero ottimo tanto da andare a ruba ed esser finita anche sui crostini caldi. Infine l’albese, altro non è che un carpaccio di vitello finissimo, servito con del castelmagno grattugiato sopra. Filo di olio e via. Davvero ricette semplicissime da realizzare e sfiziose dove occorre soltanto una cosa: acquistare buonissimi prodotti locali. E basta più.

Update su Project12. 

Su Kodomoland si è ripreso a spadellare perchè la pausa estiva è terminata mentre il progetto Cupcakeland & Muffiland parte ufficialmente. Fashion Eater  sembra avere finalmente delle basi. Garden Gnome inoltre ha delle parti interamente in costruzione e presto ci saranno sorprese e novità. Compresi dei giveaway per i più piccini e non solo. Oggi lavorerò su Rabbitland, Kokoroland per poi ramazzare al suolo con due decimi di vista.  Amen.

Il template del Gikitchen infine è in pieno restyling per questo autunno imminente e quindi qualcosa nelle prossime ore potrebbe non fuzionare (come sempre: cervello a parte).

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42 COMMENTS

    • Il nippotorinese in una frase: “Suppongo benissimo. Si capiscono quando parlano.”. E’ lui. Solo lui. Nient’altro che lui. A un metro, un metro e mezzo di distanza, appoggiato distrattamente alla parete, mortalmente serio e mortalmente calmo. E’ come se vi avessi davanti.

      • Era appoggiato ad una parete, sì*si rotola per terra ridendocomeunapazza

        E chiaramente mi sono incacchiata per le mie manie di igiene “matiparenormaleappoggiarsinelleparetidelbagnoooooooooooooooooooooo!”

        (rido come una pazza perchè è successo veramente. mi ha risposto “puoi farci tutto. tranne che pisciarci”)

        (ha detto pisciarci. contuttoilmiodisappunto!)

        (santocielotiadoro!)

      • eheheheheheh vi conosco più di quanto immaginiate… 😉
        una che ti somiglia aveva detto che avrebbe scritto… ma ho sicuramente capito male io… 😉

  1. “Lui ha pochi ricordi mentre io faccio fatica a smistarli. Lui è cresciuto tra montagne e campagne immerso nel verde tra avventure di terra ed io a mollo andando giù e su dal mondo sommerso.” ti giuro che questa frase mi ha commosso e mi ha fatto pensare tantissimo a me e Fab. post meraviglioso, meravigliosi voi, vorrei rimanere a leggerti per ore.

  2. amore ho letto tutto fino all’ultimo con gioia. e questa sembrerebbe una frase fatta, ma non lo è. felice per voi. per te in primis, ma anche per quel pelato li e per i bambini che eravate e che siete ancora. non smettiamo mai di essere bambini.
    e so, lo so che potrà sembrarti molto strano, ma io le telenovelas le ho viste tutte (ultimente ho fatto l’abbonamento a sky appppposta per aroma de cafè, l’hai mai visto? meraviglioso) da topazio al suo rifacimento, Esmeralda, da marilena a celeste e chi più ne ha più ne metta. E anche io ritagliavo poochie, la adoravo. ecco forse perchè inconsciamente (e adesso consapevolmente) ho iniziato ad adorare te.
    baci a iosa tesoro.
    V.

  3. mi verrebbe da dire che i bambini felici non hanno ricordi. I bambini tristi, o pensierosi, ne hanno molti.
    Oppure no. La predisposizione al ricordo non è cosa da tutti. Io ricordo tante cose inutili e sono contento di questo

    • Buongiorno Pani.
      Mi ha colpito molto quello che hai scritto. Come poche volte mi è successo.

      Credo che sia una verità assoluta. Nonostante durante la mia infanzia abbia avuto tutto in termini di materiale e affetto mi è mancata la spensieratezza e la vita semplice di una bimba qualunque. Al contrario di lui non ho mai giocato in un parco. Non mi sono mai seduta sull’erba. Non mi sono mai sporcata il vestitino. Non ho mai litigato con una bambina. Sono sempre stata un soprammobile.

      Ma senza polvere, eh.

      Lui si è anche spaccato la faccia cadendo dalla bici. Che lo confesso era uno dei miei sogni.
      Avevo la bici con gli elastici bianchi e rosa nelle ruote ma andavo lentamente e prestando bene attenzione.

      Non ho potuto mai giocare con gli altri bambini ma guardarli dal balcone sì. Era pericolossssssssssssssssissssimo scendere giù. Perliccccolossssisssimooooooooooooo. Così mi è stato detto e così era.

      Mi piacciono i racconti dei bimbi cresciuti. I loro ricordi. Li ascolto e ne rimango affascinata. Non per invidiarli o per paragonarli ai miei . Ma mi fanno stare bene.
      Qualora ti andasse insomma sono qui. Adoro le cose inutili e sono sicura che.
      le tue sono tantissime cose inutili meravigliose.

      Oh io alla rotonda l’ho fatto sul serio epepepepereprepè. Ci ho messo del mio facendo un quarto giro. Giusto per esagerare.

      Un bacio.

  4. quattro giri perepeppando intorno alla rotonda??? Bravissima. Oggi ne faccio anche io quattro alla rotonda qui vicino, quella con il lupo in mezzo. Dico io, ma si può fare una rotonda e metterci in mezzo la statua di un lupo?

    • guarda che titengodocchioeh.

      fatto girorotonda?

      Anni fa in una rotonda vicino catania tolsero la caccavolante.
      No. Sono seria. Era un masso enorme somigliantissimo a una cacchina dolcissima. Infilzata con un palo si ergeva a metà della rotonda con tutta unacascataenormediacquaaaaaaaaaaaaaa.
      Era meravigliosamente oscena.

      Si ribellarono gli indigeni del luogo.
      Al suo posto una sirena in pietra lavica. Nel vecchio blog feci proprio una denuncia.
      Deturpava il paesaggio in maniera meravigliosa.
      IOLARIVOGLIO.

  5. devo promettere a me stesso di non aprire mai più il tuo blog dopo le ore 12!!!!

    non è possibile arrivare a sbavare ogni volta sula tastiera! A quest’ora ho già fame e pensare che pranzerò dopo le 2 mi manda in bestia!

    Dovrei, quantomeno comprare una tastiera in lattice, impermeabile e non di hello kitty, non profumata alla fragola e neanche al cioccolato!

    una tastiera antisbav….. magari marchiata “maghetta” ecco cosa potresti inventare…magari da allegare al libro…. una tastiera in silicone, che si può anche arrotolare e mettere in una borsetta….non peserebbe niente e si potrebbe portare anche in aereo (non so cosa te ne dovresti fare, ma questo lo inventerò a pancia piena) 😀

      • Lampeggia il led sul pc…. morsico la pellicina, rifletto …vorrei scrivere di getto quello che ho dentro…

        La verità che avrei mille domande, tutte non adatte al momento, post…e sarebbero prese come curiosità, ma non è così ce dell’altro…altro che volerà via sul camino sedendosi su una nuvola e puf!

        Una cosa posso lasciartela (sempre che tu al 23 commento legga ancora) ” Odio Torino perchè odio quello che non mi ha dato. Una famiglia.”. E poi ci sei tu che confermi quello che porto dentro “siamo piccole sfere colorate che ruotano finchè in un attimo, il nostro attimo, ci fermiamo per unirci in altra sfera e diventare un cerchio di caramella colorata. Non importa il dove importa il chi, il noi, e la parola famiglia fatta di sangue rosso e vivo e non di puro sangue”.

        Se un giorno avrò il coraggio di venire a Torino sarebbe bello se nella realtà ti trovassi a farmi vedere la tua Torino…. (e anche stasera ti saluto lasciando una lacrima =_=)

      • Promettimi solo che non morderai più le pellicine. Altrimenti scatta lo smalto contro l’onicofagiapellicccinosa, sallo.
        Adoro dire sallo mi fa ridere ma so benissimo che dovrei smetterla.
        Leggo sempre sempre i commenti. Anche a costo di non mangiarevivererespirare. Mi interessano sempre le parole degli altri. Il mio blog è stato è e sarà soprattutto questo.
        Non so se emerga questa mia voglia folle di leggervi. Purtroppo a volte non arrivo fisicamentementalmente a far tutto ma da brava psicolabile rispondo anche a commenti di mesi e mesi precedenti. Per rispetto e voglia allo stesso tempo.
        Quindi a volta capita che leggo. Vorrei fermarmi e cominciare a blablablare per ore e ore .
        ma poi.
        e quindi per dire che leggo. E che se le risposte tardano ad arrivare è solo impossibilità.

        Una volta avevo un account su formspring poi silurato perchè ricevo domande ( di tutti i tipi ) e l’impossibilità di rispodnere non volevo venisse scambiata per menefreghismo ( mi faccio sempre troppi problemi, sì) .
        Non ho mai creduto che fossero curiosità ma domande lecite. Se ci si mette in gioco: si gioca.
        Sempre.
        In otto anni di web ho avuto la fortuna di incontrare sempre persone che non mi hanno mai messo in imbarazzo con nessuna domanda. Si può sempre non rispondere del resto o dribblare o . o . o . o . e un’infinità di o.
        questo per dire insomma che proprio da te non la prenderei come “una curiosità” o una domanda fuori luogo ( e sììììììììì l’ho capito che stai schiacciando playyyyyyyyyyyyyyyy. scusa santapizzetta ma il nippotorinese dice che sta per schiacciare play sull’ennesimo film iranianosottotitolatoinafganistano. Io per un po’ guardero’ instagram e poi crollero’ . ma non mi addormenterò, spegnerò solo campo visivo e cervello. e per il cervello non è mica così difficile.
        e c’era una parentesi.
        chiudo quadra.
        metto tonda.
        metto graffa.
        insomma per dire .
        graffa! le graffe sicule mai mangiate? con la nutella? no.
        dicevo. insomma per dire che mi piaci.
        quello che scrivi è interessante come poche cose ho visto qui .
        e anche se sono ancora pochissime battute tra di noi ho capito che un giorno sì. ti farò vedere la mia Torino. La mia sicilia.e ti abbracciiiierò pure.

        no lacrimuccia. sorrisi iaia.
        :*
        un bacio grande
        (sììììììììììììì ora vengo e ti spaccolafacciaatealdvddddddddddddddddddddddddddddddddddddd)

        (buoni gli spinaciniamburgherosi? )

  6. che dolcina che sei. Te e Pier siete una coppia fenomenale proprio perché agli antipodi. Non vi annoierete mai <3

    Non vedo l'ora di conoscervi 😀 e sfrantumarvi le gibolle tanto da farmi prendere l'aereo del ritorno dentro un sacco di iuta 😀

  7. Ciao Giulia,
    ho letto il tuo post tutto d’un fiato…devo ammettere che ho un debole per le storie romantiche…e poi si parla di Torino, di San Salvario, della mia città adottiva insomma!!! E anche della campagna astigiana, che è la mia terra d’origine,,,non è che io ed il Nippotorinese siamo compaesani!?!
    Ho letto anche i tuoi commenti,mi hai colpita quando dicevi che da bambina non ti facevano giocare con i bambini,,,è molto “Favoloso mondo di Amelie”,non credi? Però forse è stato proprio questo proteggerti dal mondo che ora ti rende così comunicativa!Un abbraccio!

    • Katia!
      Umamma sei di Asti? Cielo quanto è bella. Ne sono rimasta incantata.
      Confesso di non aver mai visto il Favoloso mondo di Amelie. E’ diventato ormai un ridicolo teatrino il mio. In moltissimi mi hanno paragonato alla protagonista di questo film. Chi per il nano, chi per e chi per .
      Volutamente poi non mi sono dedicata alla visione. Ho paura di scoprire una somiglianza che non c’è e quindi un’idea sbagliata che gli altri si sono fatti di me.
      Confesso altrettanto però che la curiosità aumenta in maniera esponenziale ogni volta.

      “proteggerti dal mondo che ora ti rende così comunicativa”.
      Grazie.
      Grazie per questa frase, Katia.
      Ti abbraccio forte anche io nella speranza di rileggerti presto.
      Un bacione.

  8. A me ricordare fa male. Ma lo faccio sempre. Il ricordo è malinconia? Sarebbe bello non lo fosse. O forse è quello che mi piace. Che poi uno mica si mette lì a ricordare, è come avere un film in testa 24 ore su 24. E già, ricordare in due è ancora più bello. E’ come quando c’è qualcosa da ridere e io mi giro verso lui per vedere se ha la stessa mia reazione. Se ridiamo delle stesse cose. Patetica vero?

    • ahahahhaha hai ragione ! sonounapazzzasmemorataaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa ( e pure vecchia Vero. e pure vecchia santocielo)
      UN bacione!

  9. “Linee non troppo rette che viaggiano in un asse di tempo definito pronto a finire dentro un bagaglio di ricordi. A ben pensarci tutto tornaa tra partenze, arrivi e percorsi.”

    Non c’è frase che poteva essere migliore.
    Tiro su con il naso e sorrido dei miei, dei tuoi, dei suoi ricordi. Tutti infilati da qualche parte e che ogni tanto saltano fuori.
    Siete bellissimi, e dico sul serio *_*

    • ma amoremio.
      bellissimi no e finalmente te ne renderai conto.
      :-))

      ti voglio bene stellina fonosa mia
      non vedo l’ora di abbracciarti fortissimo

  10. anche il mio Michele mi parla molto poco del suo passato… in compenso io ricordo perfettamente, come fai tu, ogni minimo dettaglio, compresi i sandaletti che ho messo il primo giorno di asilo dalle suore.
    forse noi viviamo grazie ai ricordi.. forse altre persone stanno costruendo i ricordi giorno per giorno e sono ancora all’inizio…
    ti amo tttti! aaaaaaaaaamoooooo!
    ps: 2000 battute, scadenza consegna 15 settembre, tema del giornale “autunno”

    • Avevo delle scarpette di cuoio io . Adesso vorrei proprio sapere le tue. Al massimo possiamo fare un retroattivooutfitdaprimogiornoelementare e farci un post.
      E comunque Michele e Pier non sarebbero in grado di raccontarsi neanche che figurina mancava per completare la pagina 3.
      tzè.
      maschi.
      sono semplicemente maschi.
      Ho fatto pure l’album di beverly hills. lo ammetto e mi mancava la foto di Andreazakerman ma non mene importavaunacippalippa.
      detto qeusto. ti amo fortemente io e l’ho capito da dimmidisì. insalata.
      anche perchè ho riso talmente tanto che ho dovuto dire pasta ! ahem basta.
      pastariso.
      vabbè.
      2000 battute so tante ! io credevo che mi dicessi 21 !
      o al massimo 12 !
      insomma. ma peffffozza duemila o posso farne anche a questo punto 1032813?
      siì.
      ok basta.
      ma con foto o senza foto ? e soprattutto con ricetta o senza ricetta?
      e soprattutto sei sicura ancora o ti stai rendendo finalmente conto che sono scema?
      e vabbè ti amo.
      l’ho detto.
      i sandaletti pure.
      2000 battute. 15 settembre.

    • ti appartengo .
      quindi tuttoquellochevuoi.

      (ora pero’ devo smetterla di cantare tappartengoiocitengosepromettopoimantegnogiuraaaaaa)

  11. Vivo la maggior parte delle mie giornate immersa nei ricordi:
    di bambina quando da sola al buio guardavo i lampioni della strada difronte immaginando la vita di chi ci transitava sotto venendo per un istante illuminato;
    di adolescente quando all’ultimo banco in classe osservavo i gesti di chi mi circondava appuntando parole sparse ed apparentemente senza senso su un vecchio diario “solosolomio”;
    di adulta mentre cammino da sola per le vie affollate delle città e cerco di comprendere i sentimenti che trapelano dai volti della gente.
    Un solo filo conduttore: ricordi che sanno di malinconia, di anni trascorsi sola con me stessa barricata dietro una enorme parete di solitudine. Cercata, voluta, disperatamente costruita a mani nude.
    Poi ho incontrato lui.
    IO fiume in piena a riversagli addosso tutte le parole custodite gelosamente in me, tutti i ricordi vividi come il giorno in cui sono stati vissuti.
    LUI pacato, meno ricordi ma più vita. Meno solitudine ma più silenzi.
    Opposti che si completano, come racconti ed i punti a capo. Parole e spazi bianchi. Un solo libro.

  12. Ciao, è stato veramente un piacere conoscerti, io non sono brava con le parole quindi ti dico la prima cosa che ho pensato mentre leggevo questo post e la tua presentazione: ma quanto è meravigliosa sta ragazza!!
    Complimenti, davvero, d’ora in avanti ti leggerò sempre molto volentieri.

    • Mariangela piacere sono Giulia.
      Mi fa molto piacere poterti ospitare nella mia cucina e abbracciarti presentandomi.
      Ieri mi è molto piaciuto il tuo post. Le tue parole (non credo affatto che tu non sia brava) e quei succulentissimi dolcetti.
      Anche io ho scoperto davvero un bel luogo dove potermi rilassare e leggere e se ha fatto la stessa impressione anche a te non posso che esserne lusingata e felice.
      Ti ho aggiunto con piacere ai miei preferiti.
      Un bacione.
      Spero a presto.

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Iaia
Iaia
Grazia Giulia Guardo, ma iaia è più semplice, è nata il 12 12 alle 12. Il suo nome e cognome è formato da 12 lettere ed è la dodicesima nipote. Per quanto incredibile possa sembrare è proprio così. Sicula -di Catania- vive guardando l’Etna fumante e le onde del mare. Per passione disegna, scrive, fotografa, cucina e crea mondi sorseggiando il tè. Per lavoro invece fa l’imprenditrice. Digitale? No. Vende luce, costruisce e distrugge. Ha scritto un libro per Mondadori, articoli per riviste e testate e delira pure su Runlovers, la comunità di Running più famosa d’Italia; perché quando riesce nel tempo libero ama fare pure 12 chilometri. Ha una sua rivista di Cucina, Mag-azine, che è diventato un free press online. È mamma di Koi e Kiki, un labrador color sole e uno color buio, mangia veg da vent’anni, appassionata di cinema orientale e horror trascorre la sua giornata rincorrendo il tempo e moltiplicandolo.

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