Ricette Vegetariane e Vegane

Le dieci cose da fare a Torino e mentre scrivevo me ne sono venute in mente altre trenta

Ho trovato in archivio questo articolo. Risale a luglio, ovvero dopo il rientro da Torino. Premettendo che sono giorni infernali perchè ricchi di impegni ne approfitto giusto per questo alleggerimento archivio.

Nel frattempo, essendo settembre e non potendo mancare alla promessa fatta a me stessa, i dodici progetti visivi fotografici, stanno prendendo forma. E dopo l’inaugurazione di Garden Gnome, Cupcakeland-Muffinland è la volta di Cookieland.

Non per la fiera delle vanità ma per semplicissima soddisfazione personale ho poi ricevuto notizia che una mia foto finirà in una rivista culinaria americana. Francamente è inutile negarlo, sono al dodicesimo cielo. Non avrei mai creduto che mostrare i tuoi sogni e incubi vivendo tra  passioni e paure potesse diventare un lavoro.

Colgo quindi l’occasione ancora una volta per ringraziare (commossa ) tutti gli amici veri che ho e che mi stanno supportando (e sopportando) in questa avventura che sembra diventare ogni giorno che passa un motivo per guarire da tutti i mali che finora ho avuto intorno.

Grazie infinite.

“Entra tu nel latte! è troppo freddo!”

Se prima ero il biscotto a destra. Adesso sono quello a sinistra. Buttarsi è il segreto. Congelare e Ustionarsi ma buttarsi.

Farsi male e ripartire.

Le dieci cose da fare a Torino e mentre scrivevo me ne sono venute in mente altre trenta

Ho in standby questa sfilza di parole a raffica da un po’. Esattamente da quando sono tornata. Insieme a un’altra vagonata che risiede lì in archivio. E allora prima di ricominciare a sproloquiare sulla mia Signora, direi che è il caso di pubblicare queste considerazioni annotate settimane fa in viaggio.

Infilatevi dentro questa autovettura che vi faccio fare un giro per Torino! Nessuno osi sostenere che dentro un’autovettura con le orecchie da coniglio non ci salireste mai. Una guida turistica sicula che vi illustra le meraviglie della Signora. Potrebbe essere alquanto bizzarro, nevvero? Contando pero’ che ci stanno pure facendo un film non cincischierei tanto a riguardo.

Pare che io fossi l’unica nella hall del mio albergo a non sapere che quello accanto a me fosse FicarraPicone non ho ben capito chi (non quello con i capelli cotonati. L’altro, sì). Girando la pellicola  alle Porte Palatine (nel mio albergo o nel ristorante annesso, suppongo) e proprio attaccati alla Galleria dove avevamo deciso di cenare, è stato interessante a dir poco vedere come si muove una troupe, gli assistenti e le decine di macchinisti. Una macchina di lavoro pazzesca. Per chi è abituato, come i sabaudi, a vedere girare macchine da presa-luci-colori-riflettori, rimane una serata qualunque anzi. Tutto scorre come se nulla stesse accadendo ma per me, ragazzina di provincia, fissare il dietro le quinte visto sempre e solo attraverso la scatola magica è stata un’esperienza indimenticabile. L’anno prima nel nostro albergo soggiornava Fabio Volo perchè girava a Torino. Quest’anno Ficarra e Picone. Pare insomma che durante la stagione estiva la bellissima Signora diventi teatro di molte pellicole.

Mentre FicarraPiconenonquelloconicapellicotonatomalatro rimaneva estasiato dalla torre del NH, che è indiscutibilmente una delle cose che mi fa tornare sempre e comunque lì, basita continuavo a farfugliare “maioquestoloconosco”. Contando che per capire, più di dieci anni fa, che quello davanti a me fosse davvero Piero Pelù ci ho impiegato qualcosa come tre giorni (e mi piaceva pure e molto Pelù), non è difficile intuire che se non me lo avessero spiegato con dei disegnini e strisce luminose no. Proprio no. Non ce la potevo fare.

Ma dicevo. Teatro di molte pellicole, sì.

Già ne esistono parecchie. Proprio in virtù del mio progetto Turin Mon Amour sto riscoprendo attraverso pellicole antiche una piazza San Carlo anni sessanta dove passavano le macchine e una via Garibaldi non ancora pedonale. Correlando città a cinema e cinema a cibo vengon fuori dei triangoli perfetti ed è innegabile che quando il vertice è il capoluogo piemontese personalmente trovo  un valore aggiunto. Certo è che masochisticamente mi sto sottoponendo nuovamente alla visione di tutta la filmografia di Argento (non vedo l’ora di blaterarne per lamentarmi giusto un po’) che ho amato. Ecco. Devo solo capire il perchè, adesso (c’è un tristissimo cinismo da approfondire).

Insomma considerando che i miei corregionali Ficarra-Picone vi porteranno per le vie di Torino al cinema già da quest’anno o l’anno prossimo chissà, con netto anticipo arrivo io infilandovi a forza dentro una macchina con le orecchie da coniglio sobria ed accogliente. E cominciamo proseguendo per punti, va. Come è stato per Palermo (qui e qui), Barcellona,  Palma di Maiorca, Marsiglia.

A Torino sempre sotto forma di “per punti” avevo blaterato circa i dieci posti dove mangiare proprio qui>>>>

(ho finito con i link, sì)

1) Pare ci siano qualcosa come sedici se non addirittura diciotto chilometri di portici a Torino. Costruiti per non fare bagnare il Re durante le sue passeggiate. Troppa fatica tener su gli ombrelli. Si parte dall’imponente e bellissima Porta Nuova sino ad arrivare ai portici di Via Roma per poi proseguire fino a piazza San Carlo. Continuare sino ad arrivare in Piazza Castello dove si pareranno davanti l’imponente (e strabiliante) Palazzo Madama, Palazzo Reale e poco distante il Teatro Regio. E’ assurdo come il centro storico di Torino non sia dispersivo. Bastano un paio di scarpe comode e non si dovrà andare da una parte all’altra per apprezzarne le meraviglie.

Pare che ci sia una siciliana che tutti e sedici i chilometri se li sia fatti in lungo e in largo durante il periodo dei saldi anche con i piedi gonfi come zampogne. Impavida e stoica pare che andasse su e giù rifornendosi continuamente di sorbetto alla pera da Menodiciotto e qualche carotina da Ezki per poi fermarsi a prendere vaschette di granite e autotreni di gelato. Pare inoltre che seppur piovesse manco si fosse ai tropici durante le tempeste, niente è riuscita a fermarla.

2) Piazza CLN proprio dietro le due chiese (gemelle) che si affacciano su Piazza San Carlo è il luogo cult che ha fatto da sfondo a una scena principe di Profondo Rosso. Le statue del Po e della Dora e il Blu Bar. L’assassino della medium e soggettive indimenticabili. Inquadrature ormai storiche del cinema Italiano. Nonostante sia anche altro, è innegabile che piazza CLN per gli appassionati come me diventi tappa obbligata. Proprio come Villa Scott, che si trova in collina.

Magari dopo aver fatto una bella partitina a mini golf e aver mangiucchiato un po’ di wakame nell’ultimo giapponese segnalato (pur pensando che il tradizionale Wasabi ti rimarrà nel cuore) o ai Birilli di Chiambretti (innegabilmente colorato e divertente. Con uno dei bagni più carini che si siano visti in giro) percorri la via in salita dove questa Villa, scenario e nodo risolutivo in Profondo Rosso, è lì in tutta la sua maestosa e inquietante bellezza. E’ difficile fotografare Villa Scott. Primo perchè ti prende anche un po’ male. Se non si è eccessivamente coraggiosi e invadenti si ha un po’ la sensazione di fotografare qualcosa di proibito e senza consenso e poi perchè non è molto illuminata.

Non in ultimo c’è un cane pazzo (no. non comincia lo scioglilingua). Che non si vede (ed è questa la cosa ancor più inquietante) ma si avverte. E’ innegabile che io venderei tutti i miei pupazzetti al diavolo per entrarci dentro e vederla ma pare proprio che non sia possibile. Che sia una residenza privata e che non siano disponibili a tour. E insomma, disperazione e sogni infranti.

Sono sicura però che il diavolo sia molto allettato dai miei pupazzetti. Una doverosa constatazione che dovevo fare, pardon.

3) A Palazzo Madama proprio sulla torre dopo aver oltrepassato un bar meraviglioso che ha dei croissant da urlo e li serve tra dipinti seicenteschi, si può ammirare Palazzo Reale dall’alto e una bella fetta di città tra abbaini e una struttura viaria lineare bella da togliere il fiato.

Sai che c’è la Sindone. Sai che ci sono i salotti dei Savoia e la scalinata che toglie il fiato per fare accesso al palazzo. Sai che ci sono quelle candele enormi quanto un tram nel salone dei ricevimenti e sai pure che proprio di fronte c’è la focacceria ligure. E’ un conforto gastronomico continuo intervallato con una stratosferica bellezza architettonica. Il teatro Regio dietro e se vai dritto di lì. C’è. E poi. C’è. Un loop continuo fino a Piazza Vittorio dove godi della Gran Madre e del monte dei Cappuccini. Il caffè Elena e l’edicolante all’angolo. Tutta via Po con i suoi libri usati e non, con i venditori seduti sotto i portici su sedie pieghevoli che quando passi. Ti sorridono.

Perchè quanto è bella via Po? quanto ti fa sentire al centro del mondo culturale? Certo è che ormai Torino, come tutte le grandi città, è piena zeppa di librerie iperattrezzate che vendono ogni sorta di articolo di scrittura in formato multimediale e non, dove ci sono cuffie e oggettistica per la casa e roba irrinunciabile per i geek-nerd di cui faccio “tristemente” parte ma. Ma attraversare via Po tra bancarelle strapiene di libri  sotto un portico con una vista mozzafiato, quando dietro hai il Po con la Grande Madre a sovrastarlo, capisci davvero quanto sia triste essersi persi nella modernità.

Poi passa eh. E senti la necessità di collegarti con il tuo ipad per scaricare l’ultimo numero di Alice che lo danno a 3.99 e risparmi in carta e accumulo in casa, ma. Ma è la sensazione a essere impagabile. La sensazione di aver fatto un salto nel passato.

Per poi entrare alla FNAC, farti il segno della croce, lucidare la carta di credito e proseguire. Senza sosta.

4) Apprezzare l‘organizzazione urbanistica è una cosa che verrà da sè. Un fesso come me con senso dell’orientamento pari a zero potrà godere di una condizione assoluta: a Torino non ci si perde nemmeno se lo si vuole soprattutto grazie al Quadrilatero, nucleo centrale del quartiere e di Torino; il quadrilatero è il perimetro del castrum romano (colonia di Augusta Taurinorum). Tale perimetro è ancora riconoscibile dall’assetto viario e dai resti della cinta conservatisi fino ad oggi. Alcune mura romane sono ancora a cielo aperto o inglobate in edifici costruiti in seguito.

Questo fa sì che non ci si perda e che si possa raggiungere sempre Grom e spararsi sorbetto extranoir nelle vene. Come fa sì che si possa raggiungere anche Ottimo, gelateria emergente, che con i suoi gelati agrumati e alle erbe fresche ti conquista e manco a dirlo Vanilla, dove un bicchiere grande di granita cocco-anguria o un sorbetto mela e cannella possono regalarti un attimo di pace ed estasi (ma l’articolo sull’Ice Cream Tour merita davvero un capitolo a parte. Bisogna parlare di Marchetti e Il Siculo fino alla fine dei miei giorni) .

5) L’asse principale della città era costituito dal decumano maximo corrispondente all’attuale via Garibaldi (in origine si chiamava via Dora Grossa) ed è inutile dirlo che bisogna necessariamente lanciarsi nello shopping più sfrenato. Via Garibaldi, Via Roma e Via Po fanno contente tutte le tasche. Da marchi lussuosi si passa a prodotti di ogni sorta.

A stupire sono negozi come De Wan, del quale io sono oltre che un’assidua frequentatrice pure una fan sfegatata. Perchè è davvero difficile trovare esercizi commerciali lussuosi low cost. E intendo la seguente: se attraversi via Roma e vedi De Wan ti viene un colpo. Rimani secca lì e dici santocielochemeravigliachissàquantimiliardicosta.

E poi vedi 49 euro. E dici . Santo cielo quarantanovemilaeuro! Rimani in questo loop di deficienza matematica fino a quando non ti schiaffeggiano urlandoti “MACCHEDICICCI?!?! 49 euro”.

Quando hai realizzato che sono davvero 49 euro e non un rene da quarantanovemila euro, entri e sei fregata. Nella modalità  “ma allora oggi risparmio un sacco” ti ritrovi a spendere cifre vergognose credendo che la spilletta a forma di farfalla che riprende la collezione di Maria Antonietta sia assolutamente necessaria per fare la spesa al mercato. E’ indubbio che De Wan abbia un gusto ricercatissimo e con questo sapore stramaledettamente vintage che pare essere un limbo dove prima o poi tutte finiamo. Foulard, orologi, bracciali e anelli. Spille, oggettistica e linee più preziose. Neanche a dirlo poi trovi donne a dir poco disponibili e gentili che ti parlano delle loro vacanze in Sicilia mentre tu fai razzia di spille, pur non avendone mai portata una in vita tua, e quell”arrivederci” uscendo con il sacchettino e il libro che ti hanno regalato con tutta la collezione imperdibile dell’anno dopo, sai benissimo che lo sarà davvero.

Un arrivederci.

6) Scarpe di buongusto a Torino che rimane gemella capitale della moda, altrochè. A mio avviso più sobria e discreta della cugina adiacente riesce a sfornare calzature sorprendenti. Istituzione a Torino è Mauro Leone. Scarpe, in particolar modo ballerine che qui si chiamano paperine, di ogni genere e sorta. Di ogni colore, tessuto e pelle. Con strass e senza, sobrie e non con fiocchetti e fiori e bottoncini risulta un vero tripudio visivo. Ci sono diversi punti vendita e tutti offrono una gamma che è sorprendente come qualità-prezzo e proposte. E non è mica facile trovare un posto così.

E’ innegabile che, per quanto possa essere una gita rivolta soprattutto al culturale, noi donne (se è periodo di saldi per giunta, beh) un occhio alle vetrine lo lanciamo. A volte lo lasciamo lì e dobbiamo pure andarlo a recuperare. A Torino l’occhio lo si lascia un po’ ovunque e bisogna quindi averne a disposizione più di due altrimenti si rischia di non capirci e vederci più nulla.

Inciso: Mauro Leone e i saldi è un po’ come il pane e nutella. Il pane da solo è buono eh. La nutella pure eh. Ma se sono insieme.

7)  a Superga si arriva salendo con la tranvia a dentiera. E’ antica e di legno con le panche. Ma non scomoda. Perchè quando l’ho vista ho detto: mammamiaquantosaràscomoda. Bella ma scomoda. Ho dovuto schiaffeggiarmi per la mia stoltezza.

Si passa intorno ad alberi e vegetazione e in silenzio si ricorda la tragedia abbattutasi il 4 maggio del 1949 e che fece morire i giocatori del Grande Torino. Salendo su per la Basilica si apre agli occhi uno scenario che è difficile dimenticare. Percorrendo una ripidissima, strettissima e lunghissima scala a chiocciola e sfidando ogni claustrofobia perchè ne vale davvero la pena, si avrà l’opportunità di osservare la Signora dall’alto. La Gran Madre sembrerà un minuscolo pezzettino di lego e il Po un piccolissimo rivolo di acqua nella carta stagnola come quando si fa il presepe.

Quando sono salita su, quasi a toccare il cielo, e la Mole sembrava piccola quanto lo specchietto che avevo in borsa, oltre a esclamare un “mamma mia” che toglie il fiato ho avvertito la sensazione di poter mettere Torino in tasca e portarla per sempre in giro con me. Il Po che in quell’esatto momento era leggermente in fermento sembrava un cappuccino ondulante. Quando ti viene servito al tavolo dopo un tragitto bancone-tavolo un po’ irrequieto e la schiuma è quasi scolata. Una sensazione di miniatura affascinante tanto quanto quella di averla sempre con te, Torino.

8 ) Il Comune di Torino e Fassino adesso dovrebbero pensare seriamente di installare delle telecamere pronte a scattare i volti di chi per la prima volta si accinge alla Facoltà di Architettura.

Indiscutibilmente la facoltà di Architettura più bella di Italia (e non lo dico certamente io) e che potrebbe concorrere senza preoccuparsene minimamente in maniera intergalattica. Non accessibile ai comuni mortali resta però da apprezzarne la magnificenza infilandosi dal portoncino principale. Che chiude e quindi è bene fare attenzione perchè un cartello ti intima proprio che se rimani lì. Tanti saluti. Se avete un architetto di Torino in famiglia come me, è meglio.

Si può stare lì per ore con il grandangolare e il fisheye. Come si può stare su un’opera moderna che generalmente piazzano random nel cortile di entrata immaginando vite settecentesche. Pensando a una Torino antica e sfarzosa fatta di abiti lunghi e pizzi francesi.

Se come me sarete prigionieri del Castello perchè piove in maniera vergognosa, amerete per la prima volta due sensazioni a cui non avreste mai creduto:essere prigionieri. avere scarpe aperte durante una tempesta.

9) Proprio accanto alla Facoltà di Architettura c’è il Valentino. Bisognerebbe spenderci qualcosa come una milionata di parole al secondo ma basterà andarci. Apprezzarne il Borgo Medievale e salire su Valentina che è il battello turistico che viaggia sul Po. Altro che bateau-mouche (sì vabbè ce l’ho ancora su per la storia di Marsiglia, lo ammetto).

Al  Borgo Medievale bisogna vedere il gattone cicciotto, proprietario di un negozio di souvenir. Proprio così. Sembra esserne davvero il proprietario. Ha un’entrata dedicata dove c’è scritto “Silenzio. Il Principe dorme”. Ha una cuccia faraonica dove spaparanzarsi in tutte le sue rotondità. Tra una moltitudine di orecchini, braccialetti, posaceneri e imitazioni di roba medievale, il gattone rimane una tappa obbligata. Fosse solo per vederlo fisso immobile nella vetrina, insieme alle riproduzioni ottocentesche di orologi con catena e clessidre con sabbie ferme e immobili. Un giro sul risciò e una limonata al chioschetto. La Fontana dei dodici mesi completamente restaurata, teatro anche di scene del cinema d’Argento, e passeggiate interminabili nei giardini dove primeggiano alberi orientali. Non in ultimo gli alberi dell’operazione “Regala un albero alla tua città”, perchè Torino dopo essere stata nel 2008 Città Albero ha dato la possibilità a liberi cittadini, privati e aziende, di contribuire alla realizzazione di aree verdi. Ognuno avrà il certificato che ne attesta la paternità, corredato da foto e tesserino numerato. A me il Nippotorinese aveva giusto regalato un albero per l’anniversario dell’anno scorso. Inutile dire che al diavolo gli anelli ! Io ho un albero tutto per me a Torino. Vuoi mettere?

10) Fare un salto nelle boutique più chic di Torino. Generalmente è meglio rifuggire da questi luoghi pullulanti di candele profumate dai prezzi imbarazzanti, oggetti di design estremo e tonnellate di borse-scarpe-vestiti (occhi a cuoricino); proprio se non si è habituè si rischia  di entrare in un vortice di antipatia e assurdità che addirittura ferisce e non solo infastidisce. A Torino nella boutique indiscutibilmente più chic che prende il nome proprio della magnifica piazza (San Carlo) dove ha ubicazione, sono tutti stramaledettamenteschifosamente simpatici.

Ti vien voglia di essere antipatica giusto per spirito di contraddizione. Disponibili, gentili e per nulla con la puzza sotto il naso come è triste abitudine di questi luoghi, ti fai un giretto in tutta tranquillità senza l’assillo di dover dire “sto dando un ‘occhiata “, “no grazie non mi serve aiuto” e così via. Il fatto che il Nippotorinese detesti che io sia ormai in confidenza con le meraviglie che ci lavorano, è un altro discorso. Che poi eravamo pure ad inizio saldi, si poteva non entrare? Masiampassi?

Il bello di Piazza San Carlo oltre a essere superbamente bella da togliere il fiato con la sua enorme prospettiva, è che ti dà la possibilità di incontrare le famigerate Madame. Non è facile incontrarle in altre città. La Madama altri non è che un’attempata donna di elevato ceto sociale che alle otto del mattino è splendidamente abbigliata in tailleurino chanel con borsa annessa. Si muove con fare discreto, in netto contrasto con la sua essenza stessa, tenendo per mano un sacchettino. Alcune indossano cappelli ricercati con falde non invadenti ma che necessitano di una dose di charme che di certo non si compra, mentre altre hanno anche una shopper rigorosamente griffata con dentro qualche prodotto locale comprato magari al mercatino di piazza Municipio. Sono adorabilmente chic e d’antan. A differenza delle arricchite, botulinate in Gucci con l’occhio a mandorla e lo zigomo alto paralizzato, queste Signore gettano un po’ di stile in questa bolgia di cattivo gusto che caratterizza la nostra nazione. Purtroppo se ne vedono davvero pochissime e suppongo abbiano le loro validissime ragioni. Soffriranno di emicrania del cattivo gusto.

Me ne sono rimaste tre nel cuore in questi anni. Una, vestita di bianco con un cappello a falde larghissime con sfumature azzurre, che guardava le vetrine di Zara Home. Era luglio e avvolta nel lino è stata capace di fermare il tempo. Fissa lì insieme a lei poco distante, ammiravo la classe e la delicatezza con la quale teneva su il cappello. Ho immaginato per ore intere quale potesse essere la sua storia. Quando si è voltata e ho incontrato i suoi occhi un po’ malinconici ma sorridenti al tempo stesso, ho avvertito una sofferenza ben celata. Altre due in tram andavano ad un evento. Ridevano e parlavano a basssa voce con quel fare tipicamente femminile di chi sta raccontando un qualche gossip all’altra. Mi ci sarei infilata in mezzo giusto per non perdermi una parola. Contrastava così tanto la 2.55 anni settanta poggiata lì sul sedile sporco di un tram. E al tempo stesso era perfetta. Esattamente dove doveva essere.

E lei, una ex modella. Una madama molto in là con l’età che parlava con una trentenne di “quando io sfilavo”. Una ex modella. Calcolando l’età si va indietro agli anni cinquanta.

Prendevo un caffè a piazza San Carlo e lei proprio dietro di me raccontava dei ricordi talmente preziosi che non ho resistito. E sono stata lì. Ferma ad ascoltarli. Immaginando ogni singola parola. Vestendola di abiti e ricordi. Rapita e intrappolata. Come stessi ascoltando un audiolibro.

Tanto che quando l’altra un po’ bruscamente l’ha informata che doveva andare e lei è rimasta lì. Nella sua piazza San Carlo. Sola. Con i suoi ricordi e la maleducazione di forse chi non capisce quanto sia difficile ricordare senza speranza che niente di tutto quello si possa realizzare nuovamente. Avrei tanto voluto voltarmi. Sedermi lì. E dirle.

La racconti a me la sua vita, la prego.

Torino non ha tante storie da raccontare. Torino è una continua storia in evoluzione. E’ teatro di tutto anche quando c’è  niente.

Non ho mai creduto a queste stratosferiche idiozie. Credo fortemente che si nasce. Si vive. Si muore.

Ma di una cosa sono certa. Semmai io dovessi aver già vissuto, è stato lì. E’ stata Torino. Perchè la sensazione di ritrovo quando arrivo e di disagio quando vado. La sensazione di aver già visto e fatto. Il tormento di non poterla vivere e lo sgomento del tempo sprecato, non può che farmi credere questo. Ma solo in certi momenti. Quando hai voglia di sognare un po’.

E ci sono i saldi nei sogni?

QUESTO POST È STATO PUBBLICATO IL: 

44 COMMENTS

    • ma santo cielo qui c’è una rimonta niente male Iberettinomio ! Buongiorno e tanti baci

      Come stai?
      mi aggiorni un po’ :-p ?

      • tutto bene, sono in attesa di qualche supplenza, anche quest’anno si prospetta duro… nel frattempo leggo tanto, guardo film e serie tv e fotografeggio 😀
        baci tanti rigorosamente multipli di 12

    • Ma santapizzetta ho solo 9240803w4282309482034820348204820348203482403 fobie e non le segui? credevo ci fosse qualcosa di speciale tra me e te dopo il pereperpepepepe alla terza volta della rotonda.
      Sono ailurofobica sì ma santocielo per colpa del nippotorinese abbiamo gia’ salvato due gatti ( nonmicifarepensare )
      Ne ho toccato uno con gli occhi chiusi e la punta del polpastrello (fortuna che sono piuttosto alta e ho le braccccccine lunghissime quindi il gatto era a 3 metri di distanza da me. sono l’ispettore gadget insomma)
      e.
      Il gatto cicciotttto è imbalsamato *_*
      l’anno scorso l’ho trovato lì .
      e quest’anno era lì.
      e un vetro ci separava .
      Io sono una Tonna coragggggiosa che lotta contro le sue fobiiiieeeeeeeee (no vabbè non è mica vero)

    • Santo cielo quale *_* ?
      (sonostonata.cisonofotomie? no vabbè io sto fuori. SPetta che riapro)
      (amami lo stesso anche se sono pazza ti prego)

    • Amore mio ho controllato. Perdonami. Avevo messo le foto ennemilasettimanefa e manco mi ricordavo che ci fosse il mio facciottto.
      Sì. Confermo.
      Quella in tessuto resistentissimo capace di portare reflex e obiettivi, pietre, bambini e pure una gru portatile *_*
      senza mai spaccarsi come la fisica e il buon senso vorrebbe.

      No craniate santocielo ! bacetti !

  1. Sono sicura che nell’altra tua vita, quella Torino, ci siamo incontrate. E ci siamo piaciute come in questa. Doveva essere una vita in cui tu eri una feshionblogger, non blogger dai solo feshion di quelle che si scattano trecento foto mentre sventolano la nuova borsetta con aria un sacco maliziosa ma anche molto autoironica, e io una tamarra [altrimenti non sarei finita a Rozzangeles no?] di quelle da mutande di fuori che si vede pure un po’ il sedere e ci siamo piaciute comunque sicuro. Mentre tu bevevi solo cocktail esclusivi e io appiccicavo gomme come nei peggiori stereotipi. Sono andata fuori tema. E’ sempre un piacere leggerti. [mi manca parlarti in realtà]

    • E’ incredibile come io pianga ridendo con te.
      Sto rispondendo a twitter e uplodando foto poi.
      Ti leggo e mentre rido (perchè santo cielo l’idea di attaccare gomme è. E’ meravigliosa. Non esiste un altro termine più meraviglioso per sostenereancorpiùmeravigliosoassai?)
      Avessi dieci anni in meno mi lancerei nel mondo del fashion blogger. Confesso di voler disperatamente anche io diventare un’icona di stile (cielo sono seria).
      Lancerei una moda con magliette di nani e conigli ( e giurochesonoseriadavvero) un po’ glamour ma non troppo.
      Io sono finita a Catania, Cey mia.
      Suppongo che no. Non ero esattamente una da cocktail esclusivo perchè santo cielo in un ipotetico scontro Catania-Rozzangeles non so mica chi avrebbe la meglio ( che poi sarebbe la peggio) .
      Dovrò testare di persona la ridente cittadina rozzangelesca. Ma che poi: noi abbiamo la datachiseneimporta !

      (noi ce la facciamo a sentirci vero? rassicurami perchè sto fuori come un balcone)
      ti voglio bene
      (e lo so che se lo ripetono i bimbi alle elementari sui diari di picaciù ma ti voglio bene tanto e non posso non dirtelo a chiusura e inizio di tutto :* )

  2. Uno solo? No scherzi a parte potremmo organizzarci perchè io ci voglio venire e il mio moroso ha una carissima amica su aTorino e prima o poi tornerà su a trovarla. Quando? Quando? Quando? Quando? Quando? Quando? Quando? Quando? Quando? Quando? Quando? Quando?

    • che sia sicilia.
      che sia piemonte.
      che sia emilia.
      che sia americadelsud.
      che sia catmandù (siscrivecosi’)
      o alle falde del kilimangiaro.
      io ti troverò e non ti lascerò mai più.

      SALLO

  3. Se il tuo essere diventa un lavoro bene allora il mondo sta andando a rotoli! (scherzo ovviamente!!!)

    La cosa più bella è potersi esprimere e condividere con gli altri questa immensa creatività, se c’è anche qualcuno che apprezza beh BRAVA! (con un punta di invidia da una che nella vita vorrebbe fare tutt’altro…).

    Per onestà ti devo confidare che non ho letto il post su Torino. Non ce la faccio. Già scorrere le immagini mi crea scombussolamenti.
    Io nacqui a Torino. Già.

    Forse ho bisogno di una come te per rimetterci piede e scoprire che i fantasmi non ci sono. O se ci sono possiamo farci dei fantastici dolcetti e mangiarli!

    • vuoi vedere che un giorno ci strafoghiamo di granite dal siculo e andiamo abbracciate al Valentino senza paura e fantasmi?
      eh?
      vuoi vedere?

      • Pensavo non mi avresti risposto… Hi hi e invece…
        E come se mi avessi dato un bacio sulla fronte prima della ninna.
        Beh Torino attraverso te ed il nano sarebbe come vincere un viaggio a fatasyworld (beh iaialand) .
        Mi addormenterò pensando al nano da giardino fermo al Binario della stazione che mi aspetta.

        Ps. Grazie per prima…

      • Sara purtroppo non riesco ad essere puntuale. E’ in assoluto uno degli innumerevoli difetti che ho. Nella realtà sono maniacale e spacco il secondo. Sono sempre in anticipo e odio chi fa aspettare.
        Purtroppo qui sono l’esatto contrario.
        Ti confesso che starei ore ed ore a scrivere. Cose diverse da quelle che faccio. Non che non mi piacciano .
        Ma interagire mi piace molto di più.

        Insomma per dire che io leggo sempre. Davvero sempre qualsiasi commento. E lo ricordo e tengo stretto al cuore.
        Però devo organizzarmi per le risposte e un po’ tutto.
        A volte perdo tempo perchè vorrei rispondere meglio e se impiego troppo tempo poi quel tempo non arriva mai.
        Insomma per dire.
        Che vorrei abbracciarti forte e dirti che passa.
        Perchè passa sempre tutto.
        :*
        Sarebbe un conforto per te o perlomeno lo spero.
        quanto per me.
        Il nano ed io siamo a tua completa disposizione.
        e ci strafogheremo di bicerin estivi da gobino *_*

    • ecco mi hai convita definitivamente.
      GRAZIE

      Non so se avrò mai il piacere di stringere la mano al tuo nano da giardino ma porterò dentro questo piccolo sogno (i sogni son desideri).

      Mi ha fatto piacere, molto piacere. Grazie grazie e io non lo dico mai.

      Per i rapporti amiciccie ho un pò di cose da imparare… che cioè io non è che ho tutti sti gran rapporti interpersonali, non so se si era capito…..

  4. Wow! e io che di Torino ricordo solo un caldo insopportabile (avevo 5 anni quando ci sono stata!!) merito di finire in un angolino con con il cappello da somaro con tanto di orecchie lunghe!! Rimedierò prima possibile facendoci un tour. Per ora ti ringrazio per la recensione e ti abbraccio forte!

    • Mariangela mafffigurati. Niente angolino buio e cappello ma solo cri cri e bicerin piemontesi.
      Quelli ghiacciati gelatosi di Gobino santo cielo *_* che sono buonissimi.
      Ti rifarai eccome e ti prego non dimenticare di andare da Vanilla e dal siculo a strafogarti di granite *_*
      che sono stragnam !
      grazie per la compagnia !
      un bacione!

  5. WOw e doppio Wow! Sto giro a TORINO visto con i tuoi occhi….e che occhi… mi è piaciuto moltissimo…e che la città la conosco bene ma nonostante tutto sei riuscita a mostrarmenla ancora diversa! ho detto WOW??

    • Ahem santapizzetta grazie *disserossarossapeperone.
      Grazie davvero per aver letto e per la compagnia.
      Ti abbraccio forte!
      un bacione!
      ( ma il gelato che hai preferito di più? ce ne è uno a torino? sto facendo un sondaggio 😀 !)

  6. Ogni volta che leggo un tuo post che parla di Torino mi vergogno di quanto poco conosco la mia città. A parte i musei, ammetto che nei locali di cui parli spesso non sono mai entrata. Piazza San Carlo non è che una vetrina per me perchè non sono mai entrata in uno dei café sotto i portici nè nei negozi. Anche se mi amadre dice che una volta, quando avevo tipo 4-5 anni, ho visto un topolino scorazzare tra i prodotti nella vetrina di Paissa e che la cosa rappresentava un tale sacrilegio che mia mamma e mia nonna -pur vedendo il suddetto topolino- si sono allontanate imbarazzate senza dire nulla e cercando di trattenere me -piccolo drago- che continuavo a stillottare allegra: ‘Guarda il topo, mamma!’
    Per un po’ ho lavorato in collina, e spesso incrociavo le signore bene e le ragazze bene che si apprestavano ad andare al lavoro o a scuola o a fare la spesa. Quella gente sfida le leggi della fisica. Rincorrono un bus ma, quando salgono, non hanno nemmeno una goccia di sudore; c’è il vento ma quando entrano al riparo non hanno un capello fuori posto; e quando le vedi scendere dal moroino e togliersi il casco non hanno mai i capelli schiacciati.
    E non credo di aver mai visto qualcosa di simile ad un brufolo sui loro visini perfetti.
    Dovrei avere più faccia tosta ed entrare in quei locali per raccogliere di sfuggita discorsi come quelli che hai sentito tu ma… sono torinese.

    • Magari ci andiamo insieme la prossima volta *disse allungando un cri cri e sorridendo

      (da paissa un topolino?*sviene gridando santocielooooooooooooo* )

  7. Io sono di Asti, ma ho fatto l’Università a Torino e la amo.. Purtroppo ora a Torino ci vado solo una tantum per lavoro e mi riprometto sempre di prendermi del tempo, di girarla per bene, di andare un sabato-da turista-col treno. Ho deciso: mi stampo tutti (ho detto TUTTI) i tuoi post su Torino e ci torno presto. E’ una promessa a me stessa.Grazie

  8. se non ci si innamora perdendo il lume della caveza di una come Giulia vuol dire che l’uomo e’ Berlusconiano ……………………………….

    • Wladimir posso dirti che è il complimento (immeritato) più bello che mi sia stato fatto?

      ( bonifico come pattuito lunedì *disse indossando occhiali da sole per non farsi riconoscere)

  9. Sono rimasto profondamente deluso da questo pseudo-articolo riguardante il da farsi per Torino. Provvederò a farti togliere la licenza da giornalista e soprattutto sarà meglio che non ti incontri sotto i portici (che tra l’altro ho percorso più e più volte, conoscendone a memoria le insidie). ?

Rispondi a Francesca Q.Annulla risposta

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Iaia
Iaia
Grazia Giulia Guardo, ma iaia è più semplice, è nata il 12 12 alle 12. Il suo nome e cognome è formato da 12 lettere ed è la dodicesima nipote. Per quanto incredibile possa sembrare è proprio così. Sicula -di Catania- vive guardando l’Etna fumante e le onde del mare. Per passione disegna, scrive, fotografa, cucina e crea mondi sorseggiando il tè. Per lavoro invece fa l’imprenditrice. Digitale? No. Vende luce, costruisce e distrugge. Ha scritto un libro per Mondadori, articoli per riviste e testate e delira pure su Runlovers, la comunità di Running più famosa d’Italia; perché quando riesce nel tempo libero ama fare pure 12 chilometri. Ha una sua rivista di Cucina, Mag-azine, che è diventato un free press online. È mamma di Koi e Kiki, un labrador color sole e uno color buio, mangia veg da vent’anni, appassionata di cinema orientale e horror trascorre la sua giornata rincorrendo il tempo e moltiplicandolo.

Seguimi anche su Runlovers

Tutte le settimane mi trovi con una ricetta nuova dedicata a chi fa sport

MUST TRY