Ricette Vegetariane e Vegane

Torta olandese Hollandse Stroopkoek

E rieccomi per il secondo post giornaliero*disse fischiettando.

Il primo qual’era? Ma la torta di Cioccolato e Ricotta con mandorle tostate da fare al micro ( clicca qui >>>> )

La torta allo sciroppo e birra olandese è a quanto pare conosciuta anzichenò. So per certo che qui in casa è diventata un must e siamo già alla terza volta che viene spazzolata via, molliche comprese, ad una velocità inaudita.

Sembra un po’ un panettoncino con quell’ uvetta e quel colore ambrato, solo che si prepara in meno tempo e non occorre tutta la lievitazione necessaria per il nostro dolce tipico natalizio che ormai impazza al supermercato da settembre in poi  gettandomi nella depressione tempistica assoluta.

Mamma ha già cominciato a ripetere come un mantra “finalmenteipanettonifinalmente” e fa scarpette nel ragù con il lievitato mentre addenta sandwich di pollo e pandoro. Se c’è una cosa che fa dare di matto mamma, oltre all’olio extra vergine di oliva e all’unto in genere, è proprio il panettone in tutte le sue accezioni. Adoro quando dice “stasera ceno solo con il tè” mentre omette che “ceno solo con il tè” significa sì una bella tazzona di tè ma accompagnata da un panettone intero.

Perchè mamma se mangia il panettone lo deve fare con “tutti i crismi!”, citandola testualmente. E non può certamente accontentarsi di una fetta.

La Torta Olandese con sciroppo e birra credo proprio che la riprorrò per il periodo natalizio. Si sposa bene con un buon tè aromatizzato alla cannella ma anche con l’ultima tisana trovata al biologico al sapore di melagrana.

L’ho scovata in un libruncolo adorabile che ti fa fare il giro del mondo in ottanta dolci o poco più. Nazionalità diverse che si mescolano e tradizioni. Dove lo zucchero abbonda in America con tanto burro e doppio cioccolato e dove le preparazioni miste e salate britanniche la fanno da padrone. I paesi nordici in genere attirano già da un po’ la mia attenzione e complice il fatto di avere una bellissima zia tedesca che mi erudisce riguardo tradizioni culinarie et similia, sto divertendomi a pasticciare un po’ con ingredienti a me finora sconosciuti.

La suddetta bellissima zia mi ha omaggiato di parecchi ingredienti che non vedo l’ora di usare. Sino a poco tempo fa il Gikitchen all’interno della mia famiglia, escluso gli strettissimi componenti, era un luogo inesistente. Questo perchè essendo maniacalmente riservata non volevo in alcun modo coinvolgere il mio privato.

Capita poi che finisci su Casa Facile e tua mamma va in visibilio comprandone venti copie per gridare a fratelli e sorelle

“miafigliasul

giornaleeeeeeeeeeee” e la mia riservatezza finisce in un piovoso pomeriggio di Novembre.

Nonostante i risvolti positivi ci siano eccome, mi riprometto ugualmente di non lasciarmi influenzare da tutto questo. Sapere di essere letti da persone che sino ad ora non sospettavano minimamente che potesse esistere tutto questo è per me un tantino più che imbarazzante.

In attesa che queste ricette tedesche gentilmente segnalate dalla bellissima zia Luci prendano vita in cucina (compresa la torta Foresta Nera che per il periodo Natalizio è a dir poco perfetta) oggi si blatera un po’ riguardo a questo malloppone mollicoso non troppo dolce ma fruttoso che odora di birra.

La Misseri del Club delle Cuoche, che venero, nel suo libro narrava le meraviglie della Torta con la coca cola che ancora fa parte della mia wishlist e il Nippotorinese già da un po’ mi incitava alla preparazione della torta con la Guinness, indiscutibilmente una delle sue birre preferite. Non volendo scavalcare i suoi desideri però, mi sono cimentata inizialmente nell’elaborazione di questa Hollandse Stroopkoek.

Ho usato la birra Menabrea, piemontese doc e nelle grazie del Sabaudo, e dell’uvetta secca strepitosamente buona gentilmente offerta dalla sapienza del mio adorabile fruttivendolo. Dopo trenta minuti di ammollo ha acquistato una morbidezza e grandezza (e non parliamo del sapore) tale da lasciarmi sbalordita.

Si conserva benissimo per parecchi giorni e basta avere l’accortezza di lasciarla chiusa in una scatola di latta per non perdere la fragranza e questa spugnosità morbidissima che la caratterizza (che poi la mia amata Elllisa mi rimprovera di non essere precisa e ha ragione).

Un’ottima torta adattissima al periodo e che prepara all’avvento definitivo del panettone. Per l’ora del the ma anche per la chiusura di un pasto; nonostante abbia questa consistenza ciambellosa difatti non è necessariamente indicata  solo per il mattino con il latte-tè-tisane.

Insomma una torta per svariate occasioni che ha entusiasmato moltissimo me e tutti i consumatori finali. Chi dal  punto di vista estetico e chi dal punto di vista gustativo. E non sempre si riesce ad accontentare entrambi, va detto.

Ingredienti per 6 persone circa (ho usato una teglia tonda in silicone piuttosto altina larga 22 centimetri): 200 grammi di uvetta, 75 grammi di gherigli di noce, 400 grammi di farina OO, 3 cucchiai di lievito per dolci, 1 cucchiaio abbondante di cannella freschissima, 2 baccelli di vaniglia, 3 cucchiai di sciroppo di zucchero (in assenza 3 cucchiai di miele abbondanti o sciroppo di agave andranno benissimo), 330 ml (1 bottiglia comune) di birra chiara (io ho usato la Menabrea perchè ovviamente qui in casa il Nippo predilige la birra Piemontese ), 125 grammi di burro, 1 pizzico di sale.

Lascia in ammollo l’uvetta in acqua ghiacciata per almeno trenta minuti e stupisciti come me perchè triplicherà di volume, santo cielo. Trita le noci e miscela farina, lievito e pizzico di sale con le spezie. Aggiungi la vaniglia incidendo per il lungo il baccello o adopera 1 cucchiaino colmo.

Mescola lo sciroppo con la birra aiutandoti con un frustino a mano e incorpora il burro ammorbidito leggermente al micro. Si formerà davanti ai tuoi occhi un composto liquidoso con pallottole grumose di burro. Entrerai nel panico come me ma Calma! Non succede nulla. Unisci questo liquido birraburro (Harry Potter!) alla farina e mescola per bene con le mani. L’impasto sarà fastidiosamente appiccicosiccio ma continua impavida. Metti in freezer 3 minuti e quando tiri via trascorso il tempo aggiungi l’uvetta e le noci. Gira il tutto per bene e inforna per 75 minuti a 175. Sforna e lascia intiepidire prima di servire.

Mi tocca rifare immediatamente la Torta Olandese poi; perchè oggi ho ricevuto un pacco. Oltre il materiale oggettivamente bello, ricercato e perfetto per me che amo miscelare e gustare diversi sapori in formato liquido caldo e avvolgente, c’erano dei baci e degli abbracci.

Un amore che dura e perdura da anni e vive in una tazza solida mai scalfita dal tempo. Dove si è nuotato all’interno tra lacrime talvolta di felicità e no. Con braccioli di biscotti e salvagenti composti da caramelle di liquirizia io e Ilaria abbiamo navigato, seppur distanti mille chilometri e più, in una tazza piccola piccola. Vicine Vicine. Dando bracciate profonde. Un po’ di stile libero e rana. E pure qualche tuffo.

Non è mai stato un oceano come la realtà lascerebbe supporre ma una piccola tazza confortevole che racconta di come ci si possa amare e rispettare in poche parole. Come si possa fare parte della vita senza addirittura sapere dell’esistenza reale. Un rilassante infuso con la camomilla, cannella e mela e l’infuso di frutta con cubetti di ananas e Lemon Grass che si mischiano al fico, caramello, nocciole e rosmarino per poi arrivare al gusto del Sencha con le foglie verde chiaro piatte e larghe che ti profumano la casa e il cuore mandando via i cattivi odori e momenti.

Ho trovato ad aspettarmi Ilaria e un suo abbraccio. E l’ho vista lì appesa a un cubetto di ananas tra il Lemon Grass e il fico sorridermi. Saltare su dal pacchetto. Afferrarmi e lanciarmi in una tazza caldissima di amore. Per nuotare e sorridere come abbiamo sempre fatto e sì. Faremo sempre.

Come fanno semplicemente le amiche. Vere.

Insieme a Salvo , mio decennale amico di Barcellona Pozzo di Gotto,  stiamo diffondendo in rete il numero per il messaggio a sostegno delle vittime dell’alluvione.

45590, al costo di un euro, per far piovere un po’ di cuori. Grazie infinite per chi si aggiungerà a diffondere il numero.

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Iaia
Iaia
Grazia Giulia Guardo, ma iaia è più semplice, è nata il 12 12 alle 12. Il suo nome e cognome è formato da 12 lettere ed è la dodicesima nipote. Per quanto incredibile possa sembrare è proprio così. Sicula -di Catania- vive guardando l’Etna fumante e le onde del mare. Per passione disegna, scrive, fotografa, cucina e crea mondi sorseggiando il tè. Per lavoro invece fa l’imprenditrice. Digitale? No. Vende luce, costruisce e distrugge. Ha scritto un libro per Mondadori, articoli per riviste e testate e delira pure su Runlovers, la comunità di Running più famosa d’Italia; perché quando riesce nel tempo libero ama fare pure 12 chilometri. Ha una sua rivista di Cucina, Mag-azine, che è diventato un free press online. È mamma di Koi e Kiki, un labrador color sole e uno color buio, mangia veg da vent’anni, appassionata di cinema orientale e horror trascorre la sua giornata rincorrendo il tempo e moltiplicandolo.

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