Ricette Vegetariane e Vegane

Come ti riciclo il cotechino?

Luiset è un agrisalumeria che ho visitato ad Alba la scorsa estate. Luiset ha vinto il premio del Salame cotto in tutto il Piemonte. Da lì proviene il cotechino che il Nippotorinese ha spazzolato durante il Capodanno. Spedito amorevolmente dalla socia cognatosa e dalla Dottoressa Suocera, qui in casa è stato un continuo di “straslurp!” , “è questo il vero cotechino, dannazione! Non quel coso dentro la bustaschifosogelatinoso!” , “Ridiamo dignità al cotechino!”.

Non ho imbavagliato il Nippotorinese e non ho tirato fuori le tediose argomentazioni del tipo “diamo dignità al cotechino lasciandoli liberi di grugnire tra i prati” ma ho annuito fortemente accarezzandogli la pelata e dicendo “sì amore certo, sì”. Del resto io sono stata sedata con una scatola enorme di cioccolatini pregiati e regali di bellezza inenarrabile; in particolar modo robe sfiziose da cucina che avrò modo di mostrare giusto per pavoneggiarmi. Si sappia solo che adesso posso cuocere le mie verdure a vapore dentro un recipiente rosa a forma di maialino. La mia famiglia piemontese è bella da impazzire, santocielo.

Il vero cotechino a quanto pare non cuoce venti minuti in acqua bollente ma tre ore. Tre ore di agonia dove un Nippotorinese a caso gira con il cucchiaio con sguardo voglioso (mai mi ha guardato così) al grido di “santocielosenticheodorebuonissimo”. Credevo di detestare e non reggere solo l’odore della trippa ma adesso posso annoverare in questa lista anche il verocotechino. Un odore piuttosto deciso e anche fastidiosamente speziato. Solo che non me la sono sentita di buttare fuori casa lui e il verocotechino la notte del 31 Dicembre. In Sicilia è un tantinello pericoloso poi, considerato che fanno saltare pure panettoni imbottiti di canditi esplosivi al culmine dell’ilarità e allora è stata una vigilia piena di sapori cotechinosi; dove non aleggiava più l’odore di biscotto e panettoncino ma di verocotechino. Essendo l’unico fruitore di tal delizia questo verocotechino è stato da me rielaborato in diversi modi. Ne ho fatto un risotto con lenticchie, parecchio apprezzato anche dai miei genitori e ne ho fatto una versione freddina in insalata. Ne ho fatto poi dei fagottini complice una visione interessante su Sale e Pepe di Gennaio.

Come si prepara?

Non ho seguito però la ricetta della rivista. Avevo focalizzato solo l’immagine e quando mi sono ritrovata anche un rotolo di pasta brisè già pronta in frigo quasi vicina alla data di scadenza mi sono detta: è il momento. E’ una semplice base di brisèe con degli spinaci lessi e tanta polvere di parmigiano con una fetta di verocotechino sopra. Sale e pepe e filo di olio extra vergine di oliva e a 180 già caldo per 30 minuti circa. Un bocconcino da fare anche senza l’ausilio del verocotechino. Perchè diciamocelo un cotechino in casa avanza sempre. Tra cesti, regali e spese pazze durante le feste, ritrovarsi una confezione (da adesso saranno anche in saldo perchè non approfittarne?) di cotechino non è poi così assurdo.

Chiunque fosse turbato dal fatto di dividere il connubio imprescindibile cotechino-lenticchie, può sempre accompagnare questi scrignetti velocissimi e gustosi con qualche generosa cucchiaiata di lenticchie magari su un letto di purè di patate. Ecco perchè a me il Nippotorinese con sguardo serissimo ha sentenziato che “il verocotechino senza purè di patate non può sopravvivere”. E si sono fatte quindi tonnellate di purè di patate. A dirla tutta ho servito questi cosini proprio con le patate passate e cremose ma “il purè va mangiato caldissimo” ha detto qualcuno mentre  fotografavo togliendomelo dall’inquadratura.

Spero solo che quest’anno la smetta di disturbarmi durante i miei shooting fotografici. Deve capire quale sono le priorità una volta per tutte, dannazione. Io e Cri dobbiamo erudire i nostri due maschietti, ecco.

A tal proposito voci metropolitane vogliono me e Cri, crudeli cuoche che in nome della luce perfetta durante lo scatto servono cibo freddo a:

– un nippotorinese che di corsa torna dal lavoro e ha una pausa pranzo di circa un’ora per poi rifiondarsi per altre sei ore in ufficio

– un ragazzo che di corsa torna da scuola e ha una pausa pranzo di poche ore per poi rifiondarsi in interminabili ore di studio.

Ma vi pare possibile?

(sì è possibile, in effetti)

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15 COMMENTS

  1. Prima di nuovo???
    Strabuzzo!
    Solo due parole per dirti che si, gli uomini torinesi sono tutti uguali.
    Ho assistito alla stessa identica scena di sbavamento convulso nell’attesa che trascorresse quell’infinito lasso di tempo in cui il cotechino cuoce in pentola, emanando quel delizioso (si fappeddì) odorino grassoccio e appannando tutti i vetri(anche gli occhiali, accidenti)….Come si dice tesoro mio, mal comune mezzo gaudio (anche se trovo difficile vedere dove sta la parte del gaudio in questa faccenda maialosa…)….tanti abbracciiiiii!!!

  2. Me gusta molto questa tua versione cotechinosa ma me gusta ancora di più l’apollinea ed eburnea visione del nippo. Non vedo l’ora di conoscerlo, semmai ci sarà un giorno. io e Cey amiamo sproloquiare sulla sua beltà, e sappi che entrambe ce lo faremmo,
    se non fosse tuo ovviamente.

    Ho giusto quei sei cotechini estorti al babbo dottore del mio ragazzo che non sapevo come utlizzare, e poi sei arrivata tu. Ora un’idea Veronicosa e non iaiosa presto te la posto io 😀
    cheescake con base di lenticchie e ripieno di cotechino.
    a presto sui miei schermi.

  3. fiuu…quando ho letto “panettoni imbottiti di canditi esplosivi ” ho tirato un sospiro di sollievo. Meno male che in Trinacria si fanno saltare i panettoni e non i pandori

  4. Io sono carnivora al punto che il solo pensare al profumo (!) del cotechino in cottura mi ha fatto venire l’acquolina in bocca. Alla visione delle foto poi il rivoletto di bava ci è scappato (e quello fa schifo, sì).
    Porcapaletta devo assolutamente andare a comprare un cotechino e provare sia la versione spinaciosa che quella con puré e lenticchie!

  5. E comunque sono delle malelingue questi che dicono che serviamo piatti freddi.
    Specifichiamo che a volte sono anche vuoti quei piatti.

    Ecco parliamo della puzza che fa la trippa per favore?

    ps l’unico cotechino che mi è avanzato è giusto quello che prima delle feste chiamavo coscia ed è attaccato a quello che prima era un sedere ed ora sembra un panettone, di quelli siciliani pronti ad esplodere però.

  6. eeeeee….parliamone della puzza della trippa!sono figlia di macellaio santocielo! quando ho cotto il mio zampone se non avessi avuto un fornellino in cortile sarei svenuta prima di finire le 3 ore di cottura! io non ho cotechino in casa…appunto per il discorso figliadimacellaiochenoncompradiquelleschifezze (come dice sempre il boss di casa!) … però ha ragione il nippo quando cerca il purè 😀 caldo! poracci come ci odiano quando facciamo le foto..si vede dalla loro faccia!!! eheh… santanocciolina è ancora sabato! questi giorni mi stanno sembrando sempre sabato!!aiutooooo!questo lunedi sarà il primo lunedi piacevole mi sa!( e iniziamo pure la dieta….vero????????????) …
    :-******

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Iaia
Iaia
Grazia Giulia Guardo, ma iaia è più semplice, è nata il 12 12 alle 12. Il suo nome e cognome è formato da 12 lettere ed è la dodicesima nipote. Per quanto incredibile possa sembrare è proprio così. Sicula -di Catania- vive guardando l’Etna fumante e le onde del mare. Per passione disegna, scrive, fotografa, cucina e crea mondi sorseggiando il tè. Per lavoro invece fa l’imprenditrice. Digitale? No. Vende luce, costruisce e distrugge. Ha scritto un libro per Mondadori, articoli per riviste e testate e delira pure su Runlovers, la comunità di Running più famosa d’Italia; perché quando riesce nel tempo libero ama fare pure 12 chilometri. Ha una sua rivista di Cucina, Mag-azine, che è diventato un free press online. È mamma di Koi e Kiki, un labrador color sole e uno color buio, mangia veg da vent’anni, appassionata di cinema orientale e horror trascorre la sua giornata rincorrendo il tempo e moltiplicandolo.

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