Ricette Vegetariane e Vegane

Gli arancini di Pipoa

Per papà sono gli arancini di Pipoa ma anche Quinoa può andar bene

D’accordo, la prova assaggio con l’amaranto non è andata tanto bene e papà stoico è riuscito a trattenerlo in bocca piuttosto che sputazzarlo allegramente in un tovagliolo. Dopo il primo boccone mi ha guardato allucinato e mentre deglutiva ha detto con convinzione “No. Amore questo proprio no. Vada per la Pipoa ma questo no”.

“Papà si chiama Quinoa“.

La Pipoa è un po’ come il blupuff (bluetooth chiaramente). Nonostante anni di lezioni private di inglese ed eccelsi traguardi inaspettatamente raggiunti, papà ha proprio un problema con le parole “bluetooth” e “wireless”; credo gli si attorcigli proprio la lingua e non riesce. Vien fuori sempre il blupuff e il uairalez con la zeta. E’ una questione di principio la sua, “senza fili” non va bene. Ci esercitiamo spesso con blupuff e uairalez ma senza riuscirci. La caparbietà però vince sempre e un giorno ci sarà un momento in cui il blupuff e il uairalez saranno solo un triste ricordo; anche se confesso di essermici affezionata a tal punto che vorrei non arrivasse mai il  giorno della pronuncia perfetta. Credo a questo punto che papà lo sappia e che continui appositamente a sbagliare.

Il fatto è che li dice e anche correttamente, ma dopo qualche minuto come se ci fosse un bug nel sistema ricomincia con blupuff. La Pipoa è un altro termine che non vorrei correggere mai anche perchè da oggi per me non sarà più la solita noiosa quinoa ma avrà per sempre questo nomignolo pomposo, divertente e anche parecchio somigliante al “puota” di Pani. E a me a quanto pare le parole che cominciamo per P piacciono eccome.

Questi arancini di pipoa, ahem quinoa, sono stati realizzati a dimostrazione del fatto che con gli alimenti salutari biologici non per forza vengon fuori solo cose lesse, insipide e insapori, TIE’! (leggi: le cose che piacciono a me). Mentre facevo fuori quattrocento tonnellate di quinoa lessa e salata, ho servito ai miei gentili ospiti (sempre gli stessi grazie al cielo) mammapapànippotorinese queste piccole delizie.

Al posto del riso, nella classica preparazione dell’arancino, la pipoa e amen.

(Max questa segnatela perchè Turi non solo ha detto sì ma ha pure detto “e chi se lo immaginava che quella pappetta che mangi tu fosse così buona”.  Ho omesso di ricordargli che la sua pappetta fosse fritta e mantecata con formaggi, salumi e burro mentre la mia lessa in acqua bollente e quando ha detto “e quindi di questi arancini posso mangiarne quanti ne voglio perchè sono dietetici, giusto?” ho capito che gli sfuggiva qualche concetto basilare della cultura alimentare; ma lo amo anche e soprattutto per questa sua vena folle a dir poco per cui ho soprasseduto. Un po’ come quando mamma ha detto ” mi sono mangiata una ciambella di un chilo di pane di farro comprato al biologico, tanto è dietetico vero? ). Si può mettere dentro quello che si vuole. A partire da tocchetti di seitan per i vegetariani sino ad arrivare a un bel pezzetto di carne o prosciutto o animale a caso. Mi sa che io qui il ragù di seitan non l’ho preparato uhm….

Grave errore, rimedierò.

L’impasto è il classico dell’arancino polpettoso; non occorrono chissà quali ingredienti o dosi precise. Una generosa porzione di quinoa, un po’ di pangrattato e qualche fetta di pane (io ho usato del pane ai cereali ammollato in pochissimo latte), un pochettino di burro sciolto per legare e un uovo indicativamente per 150-200 grammi di quinoa (non di più altrimenti risulterebbe troppo pesante), tocchetti di fontina e via all’impolpettamento. Il composto non deve essere troppo molle ma neanche troppo duro e compatto.

[Ellllosò che vi state chiedendo “ma perchè questa scema oggi non sta scrivendo i grammi e la preparazione?”; perchè sono giustappunto scema e ho dimenticato di scrivere le dosi mentre impappettavo arancini con l’infallibile tecnica del “butta ingredienti a caso nel recipiente”. Sono pur sempre sicula e l’arancino ce l’ho nel dna, santacassata!]

Friggere in abbondante olio (io ho usato olio di riso perchè proprio non resisto. Non l’ho detto a nessuno*fischiettando* ma voi, persone serie ed equilibrate potrete adoperare tranquillamente quello di semi. Anche l’olio extra vergine di oliva se riuscite a non cadere per terra rantolando di dolore) e via. Servire caldissimi.

Un week end rilassantissimo mi attende; c’è talmente tanta ironia in quell’aggettivo che vien voglia di prendermi a ceffoni ininterrottamente. Uno degli obiettivi è procacciarsi qualche cibaria perchè la situazione sta davvero diventando imbarazzante. Se il blocco dovesse continuare davvero, come previsto, per un’altra settimana io potrei avere davvero serissimi problemi contando che mi nutro di frutta e verdura e ahimè ne è rimasta davvero ben poca. Dovrei farcela però a sopravvivere con mandarini, arance e limoni.

Il Nippotorinese, pragmatico come sempre, ha osservato che “finalmente faremo fuori qualcosa dalla dispensa e preparerai  finalmente quegli stramaledetti  pizzoccheri che ti ostini a non cucinare”.

Parla di pizzoccheri con tanto burrrrrrrrrrrro e formaggio, il nordico. A una povera cucciola che brama mele e pere con i suoi parenti distrutti perchè scarseggiano arancini, cannoli e cassate.

Non si dica che sia io l’anima nera della famiglia.

(lo sono per carità, ma riesco ad eccellere anche con  gli angoli del vittimismo, santo cielo. Mi va riconosciuto)

Ahem il 12 Febbraio *disse fischiettando* sta arrivando e vedo ritardatari. Eh sì sto parlando proprio con te che con la scusa di “nonsodisegnareuffa” ti stai tirando indietro. Non è una gara di disegno santarancinodipipoa! Muovi le ciapet! ( che io stia frequentando troppo l’algido nordico in casa?).

 

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25 COMMENTS

    • Ok, ora che sono più tranquillo e ho provveduto ad incartare tutti i tappeti con la pellicola trasparente comprata da leruà merlèn (tappeti che avevamo appena portato a smacchiare in tintoria accendendo un piccolo mutuo, e che abbiamo deciso di togliere perché con i gatti non si poteva pensare di tenerli [stessa cosa che era stata detta l’ultima volta che li avevamo tolti]. Ovviamente uso il plurale per indicare una decisione totalmente condivisa e sulla quale si è a lungo discusso e dibattuto; e quindi “scarta i tappeti”, “incarta i tappeti” è un mantra che aiuta a rendere vivace il sabato mattina) posso rispondere (ho aperto talmente tante parentesi che mi ero perso da solo).
      Allora allora, la pipoa. Questa volta il parere di Turi non è dirimente, ho paura. Per un motivo. Perché è stato espresso in un momento di grande difficoltà. Ti stava dicendo, con il maggior tatto possibile, che l’amaranto tòomagnitéeqquellidàapalazzinatua. Poveretto, dibattuto tra l’amore sconfinato e incommensurabile per la figlia e un sapore incommensurabile alle sue papille (nel senso che non sono proprio compatibili, se ho capito bene la situescion). E quindi ci ha dovuto mettere una pezza… e io al posto suo (ma inizio a pensare che io e Turi si abbiano più tratti in comune di quanti immaginassi prima, per cui potrei quasi immaginare che questa linea di pensiero sia simile alla sua) avrei preso in esame non il top della gamma, cioè la cosa graditissima, ma quella che sì insomma, è accettabile considerando come si era presentata…
      In ogni caso penso che prima o poi la proverò, la pipoa, ammesso che riesca a trovare dove comprarla, non vorrei brancolare tra i banconi come con l’aceto di sherry… 😉
      Ieri era il compleanno della bionda, e le ho preparato una cena web 2.0. Su quattro portate, tre sono state prese da blog, in particolare da UN CERTO BLOG… mi sono esibito nelle quiche gorgonzola e pere e pistacchi e ricotta, dopo aver passato la mattinata a rivoltare il blog come un pedalino per cercare qualcosa che la potesse intrigare e non mi costringesse a stare tre settimane ai fornelli… In più ho preparato una Sacher torte di grande successo, con ricetta presa da un altro blog, e per iniziare una banale fettuccina ai funghi la cui ricetta è scolpita indelebilmente nella mia testa e per la quale non ho bisogno di nulla. La cena è stata un successone e quindi mi corre l’obbligo di ringraziarti tantissimo perché veramente la scelta di ricette è immensa, e sono tutte accomunate da un ingrediente che raramente si trova in giro: l’originalità. Prendendo una ricetta tua non si corre mai il rischio che qualcuno dica “eh ma l’ho mangiata da tizio l’altra sera”. E gli accostamenti dei sapori sono tutti assolutamente paradisiaci. Per cui grazie infinite, e una pioggia di cuoricini, ambulanze, ballerine, nuotatori ti travolga. 😀

  1. Che delizia!!! ????
    Max mi hanno trattenuta alla cassa mannaggiaaloro!!!buon week end cari!!:)un abbraccio forte!!!

  2. uffaaaaaa, io alle 12.12 sono a scuolaaaaa, nn posso interrompere la lezione sulle disequazioni per primeggiare 😛

  3. ma santapaletta… io mi devo decidere a comprare la quinoa..
    Max credo la vendano al natura si a via dell’oceano.. atlantico?pacifico? si quello lì 😀 se vuoi ci andiamo insieme 😀
    l’olio per friggere.. io uso solo quello di arachide.. degli altri non mi fido (extravergine escluso ovvio- ma visto che già il mio stipendio è raro e quelle rare volte che c’è è misero.. non vorrei dovermi vedere un rene per friggere)
    e si queste le faccio proprio!
    e come dice Max l’ ingrediente che ti contraddistingue è senza dubbio l’originalità!
    🙂
    buona domenica a tutti!
    un racione
    Giulia

    • Ok provo ad andare lì… e noi sempre abbiamo un caffè in sospeso… per quanto riguarda l’olio per friggere, ho scoperto un po’ di tempo fa nei miei ravanamenti internauti che l’olio più sano per friggere è… udite udite… il Friol! O meglio, quel misto oli che viene venduto ai supermercati nelle bocce di plastica rossa. Il problema della frittura non è tanto la qualità intrinseca dell’olio, quanto, come al solito, il punto di fumo, che è (più o meno) il punto in cui determinati legami si rompono e si producono delle molecole che aumentano a dismisura la “grassezza” del preparato, oltre a non essere particolarmente salutari… Io non ci credevo, e (da ing quale sono) ho fatto la prova e ho preparato tre padelle e ho fatto tre fritture di patate. Una padella con olio di semi, una con olio d’oliva e una con friol-like. Beh ti garantisco che si sente immediatamente che è più leggero, più croccante e più dorato. Insomma dagli una provata e poi mi dici!

      • si caffè!!! 🙂
        dobbiamo organizzarci 😉
        ti ho mandato su twitter il mio cellulare..
        per l’olio io anche so che il problema è il punto di fumo.. per quello credevo che il problema fosse che in un misto di oli fossero presenti anche oli con un punto di fumo basso..
        ok mi hai convinto.. gli darò una possibilità

        :* grazie

  4. Se avevo dei dubbi (ma non ne avevo, sefàppeddire)sul perchè io e te ci “frequentiamo” o comunque ci parliamo, ora non li ho più. Sono stati definitivamente cancellati dal “muovi le ciapet” che fa da closa ad un post che mi ha fatto letteralmente schiantare dal ridere. E poi te lo devo dire:’ sti torinesi son tutti uguali. Pure il mio ogni tanto mi agita davanti quella scatola di pizzoccheri che c’è in dispensa e che non mi decido mai a cucinare (perchè santapolenta, ci va il formaggio giusto e il cavolo giusto e le patate giuste, di quelle che son gelate sotto terra in una landa sperduta del Monferrato, mica si può improvvisare su queste cose!!!)!!!
    Insomma, siamo fatti l’uno per l’altra come coppia: facciamo uno scambio? Io prendo te e mando il mio torinese dal tuo nippotorinese,che dici?
    Un abbraccio infinito!
    PS se non trovi da mangiare causa blocco SCAPPA!!!!
    A Torino ci son tanti tetti sotto i quali rifugiarti!!!

  5. mia zia dice mufflin. pronunciato proprio così: mufflin. e io penso che no non c’è la muffa sui miei muffin. poi non ce la faccio e rido.
    Mia mamma dice allouei invece di halloween. di mia nonna non ne parliamo. però certe parole pronunciate male rimangono comunque simpatiche e fa sempre fare un sorriso sentirle. che poi chi lo dice che non si chiamino davvero crecchi i crakers? mh bisogna approfondire, okkei?

    diomio la dispensa O.O intendi quel supermercato che hai dentro casa? di fame non muori sicuramente con tutto quello che c’è laddentro.
    coraggio.

    coraggio bestiamorapallida, ce la farai.

  6. insomma, anche queste pipoe assomigliano a tante note, a delle semiminime per la precisione. E così aranciate io me lo sento che suonano in sol, tutte e cinque. E le vedi che sono solari, sprizzano gioia da tutti i pipoetti.

  7. Pani…sei un poeta, non c’è dubbio alcuno! <3<3<3
    Ma anche tuo papà Iaia, non scherza!
    Ha coniato dei termini talmente gradevoli che da ora in poi anche io dirò sempre blupuff anzichè bluetooth e pipoa anzichè quinoa.
    Devo pagare i diritti? Evvabbè, paghiamoli 'sti diritti 😉

  8. poeta io? No, poetastro forse.
    Blupuff invece, è bellissimo e pure buffo. Ci sono persone abilissime a storpiare le parole. Mio suocero era bravissimo in questo, ogni tanto si strappava i pantaloni scavalcando “l’articolato”.

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Iaia
Iaia
Grazia Giulia Guardo, ma iaia è più semplice, è nata il 12 12 alle 12. Il suo nome e cognome è formato da 12 lettere ed è la dodicesima nipote. Per quanto incredibile possa sembrare è proprio così. Sicula -di Catania- vive guardando l’Etna fumante e le onde del mare. Per passione disegna, scrive, fotografa, cucina e crea mondi sorseggiando il tè. Per lavoro invece fa l’imprenditrice. Digitale? No. Vende luce, costruisce e distrugge. Ha scritto un libro per Mondadori, articoli per riviste e testate e delira pure su Runlovers, la comunità di Running più famosa d’Italia; perché quando riesce nel tempo libero ama fare pure 12 chilometri. Ha una sua rivista di Cucina, Mag-azine, che è diventato un free press online. È mamma di Koi e Kiki, un labrador color sole e uno color buio, mangia veg da vent’anni, appassionata di cinema orientale e horror trascorre la sua giornata rincorrendo il tempo e moltiplicandolo.

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