Ricette Vegetariane e Vegane

Sceneggiamo la Pasquetta

Ho chiesto al Nippotorinese se fosse possibile ingaggiare delle comparse per le fotografie di Pasquetta; nel senso che a me non va proprio di fotografare gente estranea che magari non ha scelto gli abiti cromaticamente abbinati al cestino di vimini. E i tovaglioli si possono avere di lino magari grezzo color ecrù? grazie.

Cioè, seriamente, dovrei scattare foto casuali con persone che magari per la stramba scelta di star comodi durante il picnic hanno  poco saggiamente deciso di indossare una felpa di un colore che mal si adatta al compagno di avventura? Chiamatevi al mattino e se lui indosserà un verde pistacchio (che il cielo non lo voglia) magari si evita di andare in violetto (premesso che dovrebbe essere vietato dalla legge). Verde e violetto meglio la peste. Poche storie d’accordo che la moda impone il pastello mixato ma questo frullato nunsepovedè.

No dico ma siamo impazziti? E se non ci fossero bambine con le codine perfette e i nastrini larghi tre centimetri azzurri in pendant con le strisce dell’abitino di seta? Cosa dovrei fare? Se ci fossero solo bambine con i capelli legati da un elastico commerciale di Hello Kitty fake? Non credo di poter reggere all’improvvisazione.

Per questo motivo ho deciso di organizzare un picnic con una sceneggiatura che sto buttando giù alla meno peggio. Le selezioni sono aperte e se anche tu vuoi partecipare allo shooting puoi scrivermi in email. Gradirei pure un qual certo entusiasmo per questa splendida quanto razionale iniziativa.

In pratica a mio insindacabile  giudizio verranno scelti individui che vanno dai 20 ai 30 anni, distinti e non con i pantaloni a vita bassa. Requisito fondamentale. Non dovranno avere l’hip hop o cose che ricordano vagamente gli anni ottanta. Si premureranno di presentarsi già con i pantaloni da indossare per lo shooting del picnic che pretendo di avere nelle mie foto a Pasquetta. Il color cachi è vietato mentre i pois per i coraggiosi sono ben accetti. Apprezzo il brio e l’improvvisazione anche della calzetta a righe. Le donne eviteranno di presentarsi a me con una nuance sbagliata di fondo tinta e con lo smokey eyes troppo esasperato. Apprezzo oltremodo il look acqua e sapone più da pin up con il rossetto rosso che eccessive sfumature. Meglio perder tempo a scegliere una borsa che a sfumare l’ombretto sulla palpebra mobile. Regola su cui basare uno stile di vita, prendere nota. E niente borchie o gingilli che non siano stati opportunamente selezionati.

Verranno fatte anche delle selezioni in base alle capacità di fermarsi al mio STOPPPPPPPPPPPPPP. Perché amo quando le persone si fermano correttamente al mio STOPPPPPPPPPPPPPPPPPP nè un nanosecondo prima nè un nanosecondo dopo. Per questo si necessita di un buon udito (che io non ho) ordunque verrà sparato a tutto volume un po’ di metal e al mio stopppppppppppp chi si fermerà correttamente verrà ugualmente ingaggiato. Dovesse avere pure i pantaloni a vita bassa (è un incoraggiamento, mica è vero).

La mia intenzione è quella di organizzare un ricordo perfetto. Nel senso che fingeremo di trascorrere una giornata allegra e giocosa in un parco facendo un picnic, giocando a bocce (mi raccomando le bocce in coordinato con gli abiti) e leggendo sotto alberi di pino (vorrei mettere intorno dei fiori. Che ne so tulipani o petali di rosa. Roba lì per caso che non faccia sospettare che sia un set cinematografico. Un pavone è possibile? E due fenicotteri ma di un rosa intenso e non troppo slavato? ).

L’idea di trovare persone che organizzano barbecue con felpe e scritte tipo “I love New York” mi terrorizza manco dovessi stare in una camera completamente verde con dei gatti dentro. Per poi prendere un ascensore e mangiare un chilo di pasta. Insomma. Per dire che no. Non posso accettare di fare un picnic. Una scampagnata. Una Pasquetta. Senza che io organizzi il contesto. I partecipanti e le nuance di tutto quello che mi circonda.Insomma avrò la mia Pasquetta. Il mio picnic. Magari lo organizzerò allestendo una superficie con dell’erba sintetica opportunamente sterilizzata e un laghetto. Una meravigliosa pozzanghera in acqua oligominerale dove nuotano delle paperelle telecomandate alla velocità di crociera di dodici chilometri orari. Gialle non le voglio. Le voglio a pois rosa come quei pulcini che una volta nonna ha comprato nel mercatino non so dove. E io terrorizzata chiedevo perché quel pulcino fosse stato così ridicolizzato.

Allora ero  rispettosa dell’indipendenza del singolo e ostile alle forzature da parte di altri. Nessuno può mettere Baby in un angolo del resto e lo insegna il mio compianto amore Swayze come nessuno può dipingere di rosa un pulcino.

Però la selezione per lo shooting di Pasquetta rimane ugualmente valida. Detesto la parola coerenza.

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Iaia
Iaia
Grazia Giulia Guardo, ma iaia è più semplice, è nata il 12 12 alle 12. Il suo nome e cognome è formato da 12 lettere ed è la dodicesima nipote. Per quanto incredibile possa sembrare è proprio così. Sicula -di Catania- vive guardando l’Etna fumante e le onde del mare. Per passione disegna, scrive, fotografa, cucina e crea mondi sorseggiando il tè. Per lavoro invece fa l’imprenditrice. Digitale? No. Vende luce, costruisce e distrugge. Ha scritto un libro per Mondadori, articoli per riviste e testate e delira pure su Runlovers, la comunità di Running più famosa d’Italia; perché quando riesce nel tempo libero ama fare pure 12 chilometri. Ha una sua rivista di Cucina, Mag-azine, che è diventato un free press online. È mamma di Koi e Kiki, un labrador color sole e uno color buio, mangia veg da vent’anni, appassionata di cinema orientale e horror trascorre la sua giornata rincorrendo il tempo e moltiplicandolo.

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