Ricette Vegetariane e Vegane

Malloreddus al Ragù bianco Mirto

In realtà Cri dovrebbe schiaffeggiarmi perché quando ho comprato in diretta telefonica con lei i Malloreddus, ovvero gli gnocchetti sardi, in un mercatino sardo strepitoso all’interno di un insospettabile centro commerciale, avrei dovuto farmi dare la ricetta originale.

Solo che il timore di profanarla eccellendo nel disastro mi ha giusto un tantinello messo timore e allora mi sono detta che una prima prova in solitudine non sarebbe stata di certo una cattiva idea. La cavia pelata nordica implorava il supplemento e l’aiuto di Cri ma io malvagia donna ho preferito proferire un “fidati” che tutto lascia presagire tranne che qualcosa di buono.

Wikipedia li definisce perfetti con le sarde (ettecredo! Solo che io non me la sentivo di metterci le mie due sarde: Cri e Ale  #labattutapiuscemadelmondo)ma ottimi per poter essere conditi con qualsivoglia salsa. E’ il piatto tradizionale per eccellenza in Sardegna e viene proposto nelle occasioni più importanti e nelle feste o sagre paesane senza tralasciare il culmine del festeggiamento supremo: il matrimonio.

Apprendo che malloreddu plurale malloreddus è il diminuitivo di malloru che significa Sardo Campidanese (Sardegna Meridionale e centro meridionale) e significa Toro. E qui vi è l’esaltazione del Nippotorinese granata che porta con sé il concetto del Tauro e di Turin. Il Malloreddu in realtà è il dolce vitellino. Dopo esserci ripromessi commossi di chiamare malloreddu tutti i vitellini che incontreremo nel cammino della nostra vita e proporre a Cri di realizzare delle fontanelle più piccole che riescano a fronteggiare i Toret torinesi (questa è davvero una genialata, mi si consenta) abbiamo proceduto alla ricerca di quello che voleva essere la rappresentazione classica dello gnocchetto adorabile sardo.

Adorabile perché sì ha davvero una forma gnoccosa ma santo cielo così carina e riccioluta rigata da farti venire voglia di dare un bacino ad ogni singolo pezzotto. Noi tra l’altro abbiamo pure scovato la versione classica e questa “primavera” naturalmente colorata con la verdura e non con coloranti artificiali.

L’etimologia si deve proprio a questa forma “panciuta” e cucciolosa che rievocava nell’immaginario agropastorale la forma dei piccoli vitelli dolcissimi che voglio immaginare, santo cielo, tutti saltellare tra prati felici e non – No. Neanche la finisco la frase. Stanno tutti saltellando felici e basta.

Insomma alla fine, dopo lunghe ricerche, ci siamo imbattuti nella classica preparazione dei Malloreddus con il ragù dove vi era anche la presenza del maiale oltre che del manzo. Io da brava psicolabile ho detto no all’inserimento della salsa di pomodoro per non sporcare le dolcissime nuance pastello della pasta. Volevo che Cri fosse orgogliosa di me santo cielo e no! Non potevo inzozzare l’estetica. Comprensibile no? Del resto chi meglio di Cri può capirmi? L’estetica prima di tutto. E andiamo.

E chi ha detto no è un saggio ma si becca ugualmente il ceffone.

E allora sono nati questi Malloreddus semplicissimi con ragù (che confesso di aver sfumato con un po’ di Mirto sotto l’urlo del Nippotorinese “NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO”. Oh ma avevo comprato pure il Mirto. Dove lo dovevo mettere?) bianco lasciato saltellare (ecco. vedi che saltellano i vitellini e non li ha ammazzati nessuno?) con la base classica del soffritto sedano-cipolla e carota.

Che Cri, e tutti  i miei amici sardi mi perdonino (sì Gio, pure tu).

Oh mi hanno perdonato gli amici napoletani per il babà. E facciamo questo sforzo, uff.

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Che siccome ho la ziatedescapiùbellaebravadelmondoevoino gne gne gne, mostro orgogliosa regali nanosi.

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36 COMMENTS

        • Tizi pare che è previsto un forte terremoto al sud :/ sob!… qualcuno deve dirci dove andare eh! io mica posso fare 3000 borsoni! devo capire se andiamo in un posto caldo o in uno freddo! capire se portarmi le infradito o le babucce di lana! Anche Gy….deve sapere se portarsi le orecchie da coniglio estive o invernali! eccccchecavolo..qualcuno ci avverta una volta per tutte eh! 😀

          • Hariel tesorooo anche io, devo mettere in valigia un sacco di cose!! Il felino, il pupone, i miei libri e tutta la mia musica…non ce la posso farcelaaa. Terremoto pussa via, via lontno e non tornare mmmai pppiùù!! *_*

  1. Ma io avrei voglia di tutto ma non posso magnà niente 🙁 e i vitellini sono da baciare come gli gnocchetti ignorando il fatto che abbiano il naso bagnato e collosetto e che possano infilarsi la lingua nel naso…vabbè, ma mica bisogna baciarli alla franscese…(mioddiochebrutteimmaginipartorisco)…quei piatti, nella loro genuina rusticosità, sono davvero belli!

  2. Ero arrivata prima… ma oggi la connessione fa i capricci.. stamattina con il terremoto è saltato tutto! Qui in riviera non abbiamo sentito granchè, un grosso boato soprattutto… ma quando smette?! Adoro i malloreddus e l’idea del ragù bianco non mi pare male… Cri, facci sapere!!! Un abbraccio a tutti

  3. Avrei tanto voluto che li facessi con le sarde ioeale e nel momento in cui il nippo si fosse avvicinato al piatto sgnaragnauk un bel morso sul naso non glielo avrebbe tolto nessuno.
    E sono davvero orgogliona di te amoremì, anche per il mirto. Secondo me ci stava benissimo.
    E le posate e il piatto e il sottopiatto è tutto figo.

    ok dai poche chiacchiere apparecchia e arrivo

  4. Qui da noi il ragù bianco si chiama “alla genovese”, ma non si sfuma con il mirto, bensì con il vino bianco..è molto saporito e il mio pupone ne va matto! 😀

    • anche da noi di solito si sfuma con vino bianco..ovviamente Gy mica fa le cose come il resto delle donne sicule eh!! 😀 ….uff io cmq non cucino da una vita…e devo capire se per venerdi cucinare o no… -.-” mi sa che vado di tavola calda…non c’ho tempo…non c’ho tempoooooooooo 🙁 …uffffffffffff voglio pasticciare un pòòòòòòòòò

      • Hari tesoro non ti angosciare e rilassati,a ltrimenti non ti godrai la festa!
        Secondo me, se non hai tempo, vai di tavola calda senza preoccupazioni.
        Potrai pasticciare più in la…con maggiore calma, in altre occasioni 🙂

  5. Eccomi eccomi, anche oggi un abbinamento con una birra artigianale!
    Allora, oggi a questo piattino da “sbav sbav fame fame”, direi un po’ più corposetto degli ultimi (e qui ti aspettavo), abbinerei senza dubbio alcuno una strepitoserrima Arabier di De Dolle Brouwers, Come si fa a non amare a prima vista i “Birrai matti” (traduzione letterale del loro nome), date un occhio qui: http://farm4.static.flickr.com/3055/2609560871_27d23eb87a_o.jpg

    Vabbè questa è una belgian golden strong ale, color oro carico e dalla schiuma candida e pannosa, insomma dopo aver visto il piatto avevo solo fame, ora arriva anche la seteee!!

    Buon’appetito a tutti!

  6. tuuu tuuuu! È in arrivo il trenino del latte con un unico passeggero a bordo: uno struzzo. Cosa dico? LO (the!) struzzo.

    Io amo (I love) i malloreddus (un malloreddu, due o più malloreddus). Proprio oggi la struzza madre ha prenotato le vacanze in Sardegna (sì, ogni tanto devo andare via con lei, o mi tedia all’inverosimile). E a cos’è andato immediatamente lo spiessli-pensiero? Alla spiaggia paradisiaca? Ai pescetti bastardi che vengono a mordicchiare le caviglie? Alla medusa che l’anno scorso ha morso (sì quella lì aveva i denti. Giuro!) la spiessli-cosssia? all pace che regna in spiaggia? Al parco fiorito coi fiori più belli del mondo (luci preparati)? Alla bellezza del paesaggio che è talmente bello che non ho mai chiuso occhio in spiaggia? Alle centinaia di rondini che deliziano la spiessli-vista? Ai gechi ai di cui piedi spiessli si prostra adorante e commossa ogni nella remota ma mai abbandonata speranza che uno le salti al collo implorandola di portarselo in terra elvetica? All’acqua cristallina? All’assenza di marmocchi teteski urlanten in spiaggen? Alla laguna con gli aironi e i cormorani e altri pennuti belisssssimi? Alle centinaia di sexyssime ginocchia a pallina dei gabbiani? NO!!!

    Appena ho letto l’e-mail che mi annunciava l’avvenuta prenotazione lo spiessli-pensiero è andato (nell’ordine): al porceddu, ai malloreddus, al pane carasau, alle pardulas e al mirto.

    Ecco. Detto ciò le lasagne fatte col pane carasau sono buonerrime (anche se preferisco le classiche), spiessli-mamma ogni tanto le fa.

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Iaia
Iaia
Grazia Giulia Guardo, ma iaia è più semplice, è nata il 12 12 alle 12. Il suo nome e cognome è formato da 12 lettere ed è la dodicesima nipote. Per quanto incredibile possa sembrare è proprio così. Sicula -di Catania- vive guardando l’Etna fumante e le onde del mare. Per passione disegna, scrive, fotografa, cucina e crea mondi sorseggiando il tè. Per lavoro invece fa l’imprenditrice. Digitale? No. Vende luce, costruisce e distrugge. Ha scritto un libro per Mondadori, articoli per riviste e testate e delira pure su Runlovers, la comunità di Running più famosa d’Italia; perché quando riesce nel tempo libero ama fare pure 12 chilometri. Ha una sua rivista di Cucina, Mag-azine, che è diventato un free press online. È mamma di Koi e Kiki, un labrador color sole e uno color buio, mangia veg da vent’anni, appassionata di cinema orientale e horror trascorre la sua giornata rincorrendo il tempo e moltiplicandolo.

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