Ricette Vegetariane e Vegane

Ve lo spiego io come si mangia l’anguria (c’è dell’ironia sì) e come cuocere il Manzo con l’ananas

Niente di più semplice perché si friggono in poco olio di riso o sesamo dei pezzotti di ananas freschissimi stando ben attenti agli schizzi perché c’è tanta acqua. Quando sono un po’ bruciacchiati aggiungere e far saltare insieme dei pezzotti di manzo, irrorando e allungando e sfumando se si vuole occidentalizzare il concetto del piatto con un po’ di vino, altrimenti anche del latte di cocco non è poi una cattiva idea. Foglie di menta o chi avesse la possibilità del coriandolo fresco e via. Servito con sale (rosso sarebbe perfetto ma anche nero. Ma vabbè pure quello della Coop) caldocaldissimo con bacchette e via. Pranzettino leggero, fruttato e orientale che si aggiunge alla sfilza lunghissima di elaborazioni fruttose di carne e pesce (e non solo), vere (e uniche mi sa oltre all’idiozia) portabandiera del Gikitchen. Che l’ananas si sposi bene con tutto non è un segreto. Lo ripeto talmente tante volte che suppongo mi si detesti (saggiamente) ma è talmente mortificante credere che l’ananas, come la frutta in genere, abbia solo il ruolo marginale di chiudi pasto o ancora peggio di ingrediente per creare dolcetti estivi e freschi con sorbetti e frizzi e lazzi.

La frutta tanto quanto la verdura con la sua varietà non solo di colore ma soprattutto di gusto è nettamente superiore in una fantomatica scala gerarchica di ingredienti alla carne e al pesce. Se contassimo le varietà di carne-pesce e quelle di frutta-verdura sono strasicura che ne uscirebbe vittoriosa la seconda categoria.

Non si provi neanche a pensare di farla davvero questa ricerca perché odio essere smentita. Meglio dire fesserie senza basarsi su certezze. E’ la mia filosofia che consiglierei di seguire a tutti (anche se a ben guardare mi pare un po’ un mantra che ripetono un po’ tutti. Al diavolo l’esattezza! Abbandoniamoci alle sciocchezze!).

E’ tempo di picnic sui prati (non è vero, odio gli animaletti e l’erba non è mai verde come dico io. E c’è sempre della pietra lavica in mezzo) e di pranzetti veloci sotto l’ombrellone (non è vero, odio gli ombrelloni e se al mare ci sono tre persone nel raggio di cinquanta metri torno a casa) senza contare i pranzetti sul balcone-terrazzo-giardino (non è vero, perché anche se c’è il aazebo o della protezione non mangio mai fuori a meno che non sia per cena, perché il sole potrebbe ugualmente penetrare nella mia vecchia e rugosa epidermide) e questa preparazione freschissima che ben si adatta a tutti i periodi dell’anno e quindi anche a questo è un’idea da prendere in considerazione quando si ha poco tempo e tanta voglia di viaggiare con il palato e di adoperare le bacchette.

Adoperare le bacchette è un’ottima mossa per chi intraprende il percorso della dieta. Insegna a mangiare lentamente perché la gestualità se non si è abituati rallenta e ci si può allenare in casa per non essere protagonisti una sera in un ristorante orientale a caso di quel siparietto commovente dell’amico che erudisce l’altro sull’uso corretto delle bacchette.

Per quanto mi riguarda io ci mangio pure l’anguria con le bacchette. Togliere i semini risulta di una facilità estrema e fa terribilmente donnapsicolabile come piace a me. Naturalmente i pezzotti di anguria dovranno essere stati tagliati precedentemente. Perché oltre a non fare picnic, non andare in spiaggia socializzando e non mangiare sul balcone sotto il sole, non mi piace neanche l’immagine dell’anguria da mangiare goduriosamente a morsi.

L’anguria va servita in tavola già tagliata  e privata della buccia. In modo che poi si possa procedere con le bacchette, o se proprio si vuole comportarsi da comune mortale: con forchetta e coltello.

Sono una tipa alla mano e accomodante. Non che servissero conferme.

(quando sono sola però mi concedo lo sputazzamento dei semini. Ma non lo sa nessuno. Enonsonostataioadirlononono)

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30 COMMENTS

      • ahahahah no niente, fuori dal concerto di madonna in mezzo al marasma di gente c’era un tizio con un tavolino e una scatola di cartone piena di cornetti e aveva il cartello “Er cornettaro”. Non l’avevo mai visto il cornettaro fuori dai concerti XD faceva concorrenza ai 10mila paninari XD era buffo.
        La cuoca matta si entusiasma con racconti del genere, che ci vuoi fare 🙂

  1. Anche secondo me l’anguria va servita già tagliata… che c’è di strano, eh????????!!!!!!!! Che c’èèèèèèèèèèèèèèèèè??????????!!!!!!!!!!!!! Scusate… oggi qui sembra di sciogliersi solo respirando… Ormai mangio tonnellate di ananas, credo che proverò anche questa ricetta. E la servirò all’Ingeriminese con le bacchette, così si diverte e non trova da ridire perchè ho cotto la frutta… Buona giornata stellina e buon inizio settimana a tutti!

  2. mi piace questo:
    “se si vuole occidentalizzare il concetto del piatto con un po’ di vino,”.

    Sull’arte dello sbranamento dell’anguria ci sarebbe molto da dire. E’ vero, non è molto elegante affondare le fauci su una povera fetta. Sono cose da fare in privato, lontano dagli sguardi. Ma sono cose che ogni tanto bisogna fare.
    Invece, in condizioni normali l’anguria si mangia come viene servita nelle molonare: ti portano la fetta con il coltello sopra e tu la tagli e pilucchi lentamente.
    Cos’è questa storia di tagliarla a dadetti, cubotti, triangoli…manco ci fosse da fare il brodo!!!

  3. sono indecisa. probabilmente il metodo che preferisco è quello delle molonare (ora farò una piccola ricerca) descritto da pani. detesto sbrodolarmi. però nel momento in cui ti trovi circondata da azzannatori di cocomeri a livello agonistico (nel senso che veniva indetta proprio una gara in ambito familiare) devo dire di essermi ritrovata con il succo fino ai gomiti mezzastrozzata da un dannato semino. e l’ho trovato davvero divertente.
    una volta all’anno. anche ogni due. si può fare.

  4. A proposito d’anguria: ho visto in un reparlo casalinghi qui in Asburgia gli occhialini da affettatio cipollis, non ho potuto non pensarti…quelli da anguria ancora no, probabilmente sono a parte e hanno i tergicristalli a batteria.

  5. E’ fantastico come in tutta la rigida irrazionalità perfetta della mia Iaia, io ritrovi sempre un angolino in comune,,,in questo caso (a parte la triste confessione che no, io non mangio molta anguria) ne trovo più di uno…Io e te, tesoro, non staremo mai sedute sotto un ombrellone o in spiaggia o comunque sotto il sole a mangiare…Vieni, andiamo all’ombra, dove non c’è nessuno, perchè ti voglio veder sorridere!

  6. Iaia in mensa ho trovato una fettina (trooooppo misera) di anguria e OVVIAMENTE l’ho arraffata. A fine pasto è stato uno sputacchiamento infermale contro i colleghi più antipatici ahahahahaha

  7. Oh buongiorno! Anche oggi un bel piattino da bava alla bocca, anche a me piace un sacco l’abbinamento carne frutta: noi italiani siamo poco abituati ma è stupendissimo, mi vengono in mente anche le carni con i mirtilli (neri o rossi) provate in Austria o quelle con le ciliegie mangiate ultimamente in Belgio (i love Belgium, non si era capito vero?).
    Vabbè.
    Sì è l’ora dell’abbinamento con la birra artigianale. Non ho dubbi, con questo piatto che profuma di estate abbinerei una “22 La Verguenza Summer” del Birrificio Menaresta, in collaborazione con Marco Valeriani. Luppoli americani agrumosi, ok, ma anche tanto luppolo europeo: un fantastico mix di profumi esotici ma anche un’incredibile bevibilità perfetta per l’estate.
    L’ho bevuta proprio questo sabato con i due birrai e meno male che poi ho pensato alla Iaia che con il ditino diceva “una ‘hai bevuta adesso basta ehh” 🙂
    Ah, guardate l’etichetta ahahahah

    http://www.cronachedibirra.it/wp-content/uploads/717_La-VerguenzaSummer_Sc.jpg

  8. l’anguria più buona che ho mangiato in vita mia ancora me la ricordo. studiavo e vivevo in convitto, era un luglio afosissimo e mancava poco all’esame di fine anno.
    un gruppetto di 8-9 di noi fra le più affiatate decide di comprare l’anguria: ne troviamo una veramente enorme. ci riuniamo nella sala ricreazione, serrande semichiuse, pantaloncini e ciabatte.
    abbiamo affondato i denti nelle fette, senza piatti senza posate (in convitto era proibito mangiare. anche stare in pantaloncini e ciabatte eh), sbrodolandoci di sugo angurioso fino ai gomiti. le fette erano così lunghe che quando davi il morso le punte arrivavano ben oltre le orecchie.
    poi ci siamo sputate i semini addosso e lanciate le bucce.
    che anguria magnifica!

  9. Io l’anguria sono di quelli che la mangia con le posate, forchetta e coltello.
    Si, perchè l’idea di mordela direttamente non mi entusiasma. E anche io, quando capita, mi cimento nella disciplina sportiva olimpionica dello sputo del semino. È divertentissimo!
    Adoro mangiare la carne e la frutta insieme, ma non si potrebbe inventare una ricetta da preparare con l’anguria? 🙂

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Iaia
Iaia
Grazia Giulia Guardo, ma iaia è più semplice, è nata il 12 12 alle 12. Il suo nome e cognome è formato da 12 lettere ed è la dodicesima nipote. Per quanto incredibile possa sembrare è proprio così. Sicula -di Catania- vive guardando l’Etna fumante e le onde del mare. Per passione disegna, scrive, fotografa, cucina e crea mondi sorseggiando il tè. Per lavoro invece fa l’imprenditrice. Digitale? No. Vende luce, costruisce e distrugge. Ha scritto un libro per Mondadori, articoli per riviste e testate e delira pure su Runlovers, la comunità di Running più famosa d’Italia; perché quando riesce nel tempo libero ama fare pure 12 chilometri. Ha una sua rivista di Cucina, Mag-azine, che è diventato un free press online. È mamma di Koi e Kiki, un labrador color sole e uno color buio, mangia veg da vent’anni, appassionata di cinema orientale e horror trascorre la sua giornata rincorrendo il tempo e moltiplicandolo.

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