Ricette Vegetariane e Vegane

Una tartare al salmone, pompelmo e zucchine

Quando ieri mi sono ritrovata davanti a una borsa verde e una gialla incerta su quale scegliere ho capito l’esatto stato di esaurimento in cui sto sguazzando allegramente. Per una che ha paura del verde e prova ribrezzo del giallo da che ne ha memoria, non è un momento che va sottovalutato e non opportunamente psicanalizzato. La gentile commessa, che per sua fortuna non sapeva di trovarsi davanti una psicolabile con gravi disturbi correlati alle nuance di colori, sosteneva “beh il verde è sempre una certezza perché non c’è colore più bello” e “il giallo, anche se fluo è un tocco di colore”.

“Tocco di colore” era volutamente un appunto perché si ritrovava davanti una pallida e vestita totalmente di nero e pizzo. Una che se avesse avuto trenta anni in meno, un altro corpo, un’altra faccia, evvabbèunaltrotutto poteva essere inserita nella fotografia dello spot old style Dolce & Gabbana con tanto di Miss Sicily. La vecchia con il velo seduta davanti alla porta però posso ancora farla. Chiamatemi.

Perché lei proprio non ha resistito e me l’ha proprio chiesto “ma si veste sempre di nero, vero?”.

“Non ricordo mai i clienti occasionali”, perché eravamo in quel di Ortigia e in un negozio in cui raramente vado se non nella sede di Catania, “ricordo i russi, i giapponesi e lei”.

Ero già in confusione perché mi piaceva una borsa VERDE, no dico verde e una GIALLA, no dico gialla quando questo colpo di grazia arriva. E mentre mi confondo tra russi, giapponesi, giallo e verde c’è un momento epifanico (termine coniato numero 294234024903) che mi paralizza:

ma sarà che sono davvero strana?

Nel senso, sì. Non ho un’età tale da ribellarmi al sistema e apparire volutamente diversa e a dirla tutta neanche mai ho pensato di farlo. Non mi interessa discostarmi dalla comunità al fine di apparire distante ma allegramente ignoro e no. L’erba del vicino non è più bella perché non mi sono neanche mai affacciata al giardinetto. Ho già tanti nani da giardino a cui badare.

Il fatto di essere riconosciuta tra russi e giapponesi con quaranta gradi, nervosismo, muratori in casa, borsa giallo-verde, esaurimenti vari ed eventuali mi ha destabilizzato. Ancor di più. Dove voglio arrivare?

Che alla fine le ho prese entrambe le borse ed è colpa della commessa, dei russi e dei giapponesi. Ecco. Qui volevo arrivare. E dove sennò?

Uscendo dal negozio ciondolando i due pacchettoni ancora inebetita ho percorso qualcosa come venti chilometri sciorinando al Nippotorinese possibili risvolti psicologici della vicenda. Che forse stavo guarendo ed è per questo che avevo una borsa gialla e una verde. Che era incredibile come la commessa si ricordasse quali e quante borse e modelli avessi acquistato nel loro store. Che era incredibile come quella signora senza costume e senza intimo con il  vestito bianco trasparente che camminava allegramente davanti a noi non mi turbasse. Che era incredibile non fermarsi e uccidersi di granita al pistacchio e gelo di mellone.

Che era incredibile che lui non mi mollasse un pugno e mi abbandonasse lì al grido di “seipazzabastanontisopportopiù” è stata una valutazione che ho fatto in silenzio.

Riconciliata con il mondo, con i colori, con le commesse, con le signore nude che fanno shopping e trovato il mantra “tuttoèpossibileanchelimpossibile” eccomi a sproloquiare di. Di? E su che sproloquio oggi? Ah sì.

Tartare di Salmone, pompelmo, zucchine e lime. Olè (ci sta sempre un bell’olè. Ok basta, la smetto).

Le tartare, come gli smoothie e il pollo e le elaborazioni orientali, straripano qui nell’archivio del Gikitchen e ne ho blaterato così tanto che pur essendo campionessa di ripetitititititività non posso ulteriormente dilungarmi.

La Tartare è ottima per tutte le occasioni. Bella esteticamente, soprattutto se presentata con l’aiuto del coppapasta, diventa perfetta per un appetizer esotico nei periodi invernali soprattutto a Natale; e come dimenticare difatti quella con la mela-avocado e melagrana fatta lo scorso dicembre? Foto di archivio a seguire:

 Se in inverno è perfetta per rievocare il calore che al momento non manca (chi dice “non vedo l’ora che arrivi l’estate” si metta in fila che lo prendo a pizze e tartare in faccia), in questo periodo è la soluzione ideale per chi ha poco tempo e voglia ma per nulla al mondo rinuncerebbe al gusto e perché no all’estetica della presentazione. A tal proposito un modo per presentarla in maniera carina, diversa, divertente e meno pretestuosa della forma con il coppa pasta (che ad alcuni simpaticoni rievoca l’immagine della scatoletta di cibo gattoso), è proprio nel barattolino di vetro.

Un classico barattolino da yogurt come questo; si può adornare con fiocchetti, roba frou frou, cordoncini e qualsiasi cosa possa incontrare i propri gusti. Pure con la carta da forno è carina e con le stoffe perché no?

La Tartare di oggi è una semplicissima preparazione con una cruditè di zucchine verde tagliati sottile, tanto pompelmo e dell’ottimo olio extra vergine di oliva aromatizzato con le erbette aromatiche. Basterà un po’ di scorza di lime grattugiato e una bella spremuta di limone per chi vorrà far “cuocere” di più il salmone.

Per due persone: Una generosa fetta di salmone freschissimo tagliato piuttosto alto. Taglia a quadrotti piccini il salmone (non importa se della stessa esatta grandezza) e raccoglili in un contenitore. Versa del buon olio extra vergine d’oliva, se aromatizzato con erbette aromatiche renderà il gusto ancor più sfizioso (se non ce l’hai non preoccuparti. Puoi farlo in casa! Infila nella bottiglia dell’olio tanti rametti di erbe aromatiche freschissime e lasciali lì. Più passerà il tempo e più l’olio acquisterà un sapore davvero inebriante). Spremi un limone se ti piace il pesce “più cotto” altrimenti soltanto mezzo. Pulisci un pompelmo e privalo della pellicina bianca. Taglialo a pezzetti e uniscilo al salmone. Gira per bene e assaggia per il sale. Il pesce potrebbe essere già perfetto così ma dipende dai gusti. Nel caso aggiungi un pizzico di sale e pepe macinato sul momento (quello rosa sarebbe perfetto) e mescola nuovamente. Taglia le zucchine e uniscile al pesce e all’agrume. Gira per bene e se vuoi abbondare con il sapore del pompelmo non limitarti. Spremi senza problemi. Assaggia e aggiungi le note di sapore che ti piacciono di più; che siano olio, sale o pepe e servi come preferisci. Usando un coppapasta per la presentazione classica altrimenti adoperando bicchierini, vasetti, bicchieri (anche quelli da Martini sono ottimi) o ciotoline di legno con tanto di bacchette per una rievocazione orientale.

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24 COMMENTS

  1. Quanto mi piacciono questi barattolini!!! Peccato che con l’Ingeriminese ci vorrebbe piuttosto la palla del pesciolino rosso… 😉 E quante volte ti devo ripetere che non sei strana, sei solo fatta a modo tuo?! Tutti siamo fatti a modo nostro… l’importante è non fare del male a nessuno e, soprattutto, mantenere la decenza. Forse dovrebbe farsi qualche domanda la signora con vestito bianco trasparente senza intimo… quella sì che tanto normale non è!

  2. Ho bisogno anche io di una borsa gialla e una verde come di convincermi che tuttoépossibileanchel’impossibile. Temo si senta che oggi ho l’umore di un corvo cimiteriale ad agosto, quando proprio uno sente di non azzeccarci niente col mondo.

  3. amore no, tu non sei strana.

    ti rendi conto vero che la commessa quando sarà a pranzo con la mamma dirà “ah e oggi è venuta la tizia pallida che si veste di nero e compra le borse a due a due”.
    te lo voglio dire per farti stare tranquilla ecco.

  4. una borsa verde??? una borsa gialla???
    :O davvero?
    no..io al massimo la prederei rossa ..o bianca…forse beige..ma non oserei oltre! 😀 te le cedo tutte a te occcccchei???? che la commessa si sia ricordata di te…oserei dire che è una gran bella cosa però eh! non star li a farti venire le fisime ufffffff!
    il pesce crudo non riesco a mangiarlo…forse un giorno ci proverò.forse.
    In effetti il pazzo da un pò ( da sempre direi!) ha il desiderio d mangiare giapponese…e mi gira x la capa l’idea di regalargli per il compleanno una cena al moroboshi :/ anche perchè non so cosa regalargli e sabato sta arrivando e sto in crisiiiiiiiiiiiiiiiiiii!ufffffffffffff,..e se gli regalassi il tappeto per il bagno che sarà poi x casa nostra? dopo le tazzine da sakè ci sta un tappeto per il bagno…no???? 😀

  5. premesso che. sei adorabile. la “normalità” è data dall’abitudine, dalla percentuale di persone che si comportano nel modo reputato convenzionalmente giusto. e stento a credere sia un meccanismo spontaneo.
    ma la domanda di vitale importanza che volevo porre è: gialloverde su fashoneater? j’suistrès curiooooos. non lo so come si dice curioso anfransé.

  6. non avevo ancora letto il post e sono rimasta un po’ così a fissare il pavimento con sguardo vitreo per cercare le parole per spiegare un concetto.
    non sei strana, sei particolare. ovvero resti impressa. chi ti vede una sola volta credo che ti ricordi per gli occhi, perchè boh hai qualcosa di magnetico quando non li abbassi.
    sì vabè sei strana, ma non è dispregiativo l’essere strano, anzi. significa non essere omologati, pezzi unici.
    e tu cara mia sei davvero unica.
    unica nel tuo essere tu. stranamente e imperfettamente perfetta.

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Iaia
Iaia
Grazia Giulia Guardo, ma iaia è più semplice, è nata il 12 12 alle 12. Il suo nome e cognome è formato da 12 lettere ed è la dodicesima nipote. Per quanto incredibile possa sembrare è proprio così. Sicula -di Catania- vive guardando l’Etna fumante e le onde del mare. Per passione disegna, scrive, fotografa, cucina e crea mondi sorseggiando il tè. Per lavoro invece fa l’imprenditrice. Digitale? No. Vende luce, costruisce e distrugge. Ha scritto un libro per Mondadori, articoli per riviste e testate e delira pure su Runlovers, la comunità di Running più famosa d’Italia; perché quando riesce nel tempo libero ama fare pure 12 chilometri. Ha una sua rivista di Cucina, Mag-azine, che è diventato un free press online. È mamma di Koi e Kiki, un labrador color sole e uno color buio, mangia veg da vent’anni, appassionata di cinema orientale e horror trascorre la sua giornata rincorrendo il tempo e moltiplicandolo.

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