Ricette Vegetariane e Vegane

Paccheri allo zafferano con carote al vapore

Ieri le orecchiette si sono rivelate profetiche e sorprendentemente mi sono ritrovata a piagnucolare come una mocciosa con il naso colante insieme a Titti. Ed è stato bellissimo. Ed è seguito il pollo alle mandorle di Katia (la ricetta si trova qui all’interno del suo spazio con le K) per il Nippotorinese che ha oltremodo gradito. Non ho aggiunto la cipolla, come saggiamente consigliava la mia preziosissima amica, perché avendone surgelato solo novanta bancali mi sono ritrovata un iceberg di cipolla bianca dentro un sacchettino ikea e nonostante lo abbia sbattuto al muro parecchie volte non sono riuscita a scalfirlo neanche un po’. Sarebbe bastato uscire fuori sul terrazzo perché alle nove di sera vi erano ancora cinquanta gradi ma. Ma ti pare? Rischiare la vita per un po’ di cipolla dopo aver refrigerato la casa con i condizionatori sparati a sedici velocità tre un’idea brillante proprio non era.

Ho trovato forseedicoforse due rimedi per stare davanti al monitor fingendo di essere in uno stabilimento balneare ma senza musica caraibica e ragazzi dello Staff che sorridono alla vita (beati loro). Enorme frappè di caffè con tanto ghiaccio (ma proprio tanto) e nove capsule di Nespresso (roba leggera). Cannuccia e ombrellino. E poi Eau Thermale Avène sparata in faccia dopo averla conservata in frigo per qualche oretta (uhhhh che goduria).

Acqua da alternare a quella di Luna della Lush che oltre a promettere una pelle purificata dai punti neri, ovvero quegli alieni terribili che formano cerchi come fosseri di grano sulla nostra epidermide e vi prendono dimora, rinfresca e tranquillizza la pelle stressata. A volte per entrare proprio nella parte metto un cappello di paglia, mi collego a youtube e metto un po’ di musica tamarra. Bastano trenta secondi. Così giusto per far finta di essere una comune bagnante che apprezza la musica gggiovane che aleggia sulle spiagge tra cotolette umane sudate e urla di bimbi.

Per dire insomma che una spiaggia in ufficio la si può avere eccome. Granita, Avène, cappello di paglia e tanta ma proprio tanta matantaeh idiozia. Che se la potessi vendere sarebbe ricco il mondo.

E’ tempo di crisi e blablabla. Non ci sono più le mezze stagioni bububu. Si stava meglio quando si stava peggio beebbebebe. Trovare parcheggio in centro è impossibile lulululu. Ai ragazzetti andrebbe tolta la possibilità di guidare le macchinette mumumum. Quelli in motorino sono pericolosi perché tututut. Insomma sì. Le solite cose lalalala.

Fatto sta che la crisi c’è davvero e le aziende regalano beni di prima necessità. Prima, essendo nel settore tecnologico, nell’azienda di mio papà arrivavano ricchi premi e cotillons e adesso cotechini e piatti di pasta. Spero non perché segretamente informati che quella bestiafigliaunicadellafiglia ha uno pseudo food blog. Oppure sì, non lo so. Sta di fatto che sono arrivati nove bancali di paccheri. Mamma tenta di capire se può mangiarne nove chili al posto dei cinquanta grammi previsti o al posto della pizza al sabato e papà che ama giocare alle costruzioni sta cercando di edificare una palazzina di otto piani con tanto di balconi, terrazzi, parcheggi e area attrezzata per un mini parco giochi. Paccheriland, vorremmo chiamarla.

In famiglia ognuno si da da da da da fare (mi si è inceppato il da, pardon) come può. Ed eccomi quindi qui a smistare un po’ di paccheri mentre il Nippotorinese invoca pietà e mi suggerisce di farci un libro solo per decimarli. Solo che poi questi paccheri qualcuno dovrà pure mangiarli no? E l’ipotesi di prendere un animale verace e vorace da tenere sul terrazzo prende sempre più piede nei meandri dei nostri neuroni compromessi (ci metto pure quelli del Nippo perché a lungo andare è chiaro che anche a lui qualcosa in corto circuito sia andato). E che ti preparo oggi con questi paccheri? Carote e Zafferano!

Niente di eclatante per carità. E’ un primo vegano, leggero e ipocalorico. L’olio l’ho aromatizzato nel coriandolo in memoria di quelle buonissime carotine natalizie (le ricordi?) mentre le carote le ho semplicemente cotte al vapore dopo averle tagliate a fettine sottili sottili. Giusto per essere verbalmente fashion culinaria potrei dire: sashimi di carote ma insomma no. Listarelle/fettine sottili va più che bene. Saltati con un po’ di acqua di cottura e irrorati con olio aromatizzato al coriandolo e zafferano. Ma proprio zafferano in pistilli, eh. Non bustinagialloblablabla. Ma se non ci sono i pistilli checefrega?! Anche la bustina andrà più che bene.

Aromatizzare l’olio (pure con il nano da giardino) è un’operazione indescrivibilmente facile. Acchiappi quello che ti piace, lo infili in un cosino dell’olio e ciao. Ora ditemi se non sono professionale. No forza. Ditemelo.

Ahhhhh. Ecco. Che mi dimenticavo, uff. Lo sapevo.

Ieri tra i commenti (faccio finta di ricordare dove santo cielo ma non ci riuscirò) di un post si parlava con la mia Luci dell’eventualità di fare un raduno virtuale, sia in chat che videochat (nella formula che ognuno preferisce, chiaramente) tuttinsiemeallegramente.

Dire che ne sarei felicissima più che se avessi comprato venti borse in saldo al settanta per cento è scontato, ma lo dico lo stesso e anzi rilancio con: cinquanta. Sarei felice come se ne avessi prese cinquanta al settanta per cento e suppongo di più. Nonostante qui aleggi questa leggenda metropolitana che Giulia, BestiaBionda, sia dottoressa in informatica (pretendo fotocopia della laurea, grazie) e si occupi saltuariamente (ma quando?) del Gikitchen quando vi sono problemi tecnici (risate registrate a seguire) direi di cominciare una pressione psicologica sulla biondina al fine di organizzare molto velocemente l’evento.

Basterà stabilire un giorno e un orario (suppongo serale) per ritrovarsi allegramente e senza neuroni tutti insieme. Oh. Lo fanno tutti. Solo noi siamo delle pappemollerammollite, uff.

E no! E’ facile dare la colpa a me ma. Ma.

Sì d’accordo è colpa mia *esce di scena a capo chino con il suo cappello di paglia, spruzzando l’Eau Avène in faccia e masticando pastiglie-dentrificio-lush al gelsomino perché le ha scambiate per caramelle (sì. l’ho fatto davvero nel caso qualcuno se le stesse chiedendo).

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Iaia
Iaia
Grazia Giulia Guardo, ma iaia è più semplice, è nata il 12 12 alle 12. Il suo nome e cognome è formato da 12 lettere ed è la dodicesima nipote. Per quanto incredibile possa sembrare è proprio così. Sicula -di Catania- vive guardando l’Etna fumante e le onde del mare. Per passione disegna, scrive, fotografa, cucina e crea mondi sorseggiando il tè. Per lavoro invece fa l’imprenditrice. Digitale? No. Vende luce, costruisce e distrugge. Ha scritto un libro per Mondadori, articoli per riviste e testate e delira pure su Runlovers, la comunità di Running più famosa d’Italia; perché quando riesce nel tempo libero ama fare pure 12 chilometri. Ha una sua rivista di Cucina, Mag-azine, che è diventato un free press online. È mamma di Koi e Kiki, un labrador color sole e uno color buio, mangia veg da vent’anni, appassionata di cinema orientale e horror trascorre la sua giornata rincorrendo il tempo e moltiplicandolo.

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