Ricette Vegetariane e Vegane

I Biglietti da visita (poco ma molto pocopocopocopoco) seri

Suppongo che ormai nell’era dove la carta è un triste ricordo e tutto è stato traslato in formato pixel il Biglietto da visita sia un po’ d’antan. La domanda che solitamente si rivolge “è Android o Apple?” così non fai fatica a capire in che modo “condividere il Contatto”, se attraverso Imessage o semplicemente Condividi. Per quanto possa essere però piacevole questo tuffo nel passato si ha una difficoltà proprio logistica a sistemare gli spazi nei portafogli o negli appositi portacarte, gettonatissimi nelle proposte di regali natalizi. Ogni attività cerca di fidelizzarti come può ingolosendoti con sconti speciali, iscrizioni a newsletter e solo il cielo sa cosa cercando di accaparrarsi in ogni modo la simpatia del cliente. Il problema è che quando non sei una tipologia di consumatore che si rivolge a un solo brand (sottotitolo: la stragrande maggioranza) fare un giro di profumerie diventa imbarazzante. Dai la carta di Limoni a Sephora e il contrario fino a sfoderare la Carta del Macellaio durante l’acquisto delle Ugg pelose. Avevo cercato di organizzarmi tenendo il portacarte-fidelizzazione in macchina così da non avere problema alcuno andando nei diversi esercizi commerciali. Non avrei dovuto trascinarmi dietro nove chili di carta. Sarei stata super programmata e avrei usufruito al meglio di ogni offerta. Ora, chi mi conosce anche solo un po’ sa quanto io sia svampita e se un cartello luminoso ti invita a provare un prodotto con lo sconto del settanta per cento alla cassa io acchiappo lo stesso con il novanta per cento di inspiegabile sovrapprezzo. Non sono una grande risparmiatrice. Una attenta ai prezzi. Una che fa dei parallelismi. Una che si ricorda quanto costi un determinato prodotto.

So già che simpatiche vipere stanno pensando eccertotucihaisoldi. No. Sono cretina, che è diverso. E svampita seriamente. Mentre acquisto profumi penso a cosa devo disegnare. Mentre infilo roba nel carrello sto riflettendo sulla fine di quella stramaledetta graphic novel. E nel mio iperuranio non c’è niente che somigli a qualcosa che mi possa ricordare l’idea del risparmio. Dell’accortezza. Dell’attenzione. Mi serve uno struccante? Afferro quello che per colore mi ricordo di aver adoperato l’ultima volta. Magari quello che mi ha fatto bruciare gli occhi. Dipende molto dal momento “mentale” in cui mi trovo. Dalle circostanze e da quanta voglia io realmente abbia di essere in quel luogo.

Questo per dire che volevo essere agli occhi del Nippotorinese una casalinga perfetta capace di organizzarsi e tirare fuori la carta giusta al momento giusto. Quando la commessa mi sorride e dice “ha la nostra carta?” io dico sempre “sì “.

Ed è sì davvero perché non riesco a dire di no. Non riesco a dire di no quando con gli occhioni dolci sbattono le ciglia e mi dicono “lapregolefaccialacartacistosolodueminuti” (che non è comunque vero. E non lo faccio neanche per ricevere campioncini PERCHEIOLIODIOICAMPIONCINI non so mai dove metterli). Il Nippotorinese si stressa chiedendomi “non ce l’hai con te, vero?”. La commessa mi rimprovera consigliandomi “è sempre bene tenerle in borsa, signora” (signoraètuasorelladaccordo?). E sono tanto quella bimba infelice che ha appena comprato l’orsacchiotto e alla cassa viene rimproverata dalla strega cattiva che prima sbatteva le ciglia e gli occhioni dolci e da quello che doveva essere un simpatico compagno d’avventura.

Favole finite male in profumeria, insomma.

Cosa c’entra il mio biglietto da visita? C’entra. Perché la domanda che mi sono posta è stata semplicemente una: perché una che odia le carte fidelity, i biglietti da visita, robainutilenelportafogli, dovrebbe fare la sua presentazione  su carta? E soprattutto perché mai una che non vuole portare con sé carte inutili ed è una drogata di tecnologia dovrebbe ricordarsi di avere con sé un biglietto da visita e nel caso fortuito offrirlo a qualcuno quando lei detesta incontrare qualcuno e soprattutto dare i suoi contatti?

La risposta è arrivata ed è stata meno complicata e articolata del previsto: “mi piace troppo il sito e fa adesivi troppo carini. Devo provare”.

Il nano affaticato vecchio e anziano che vive nella mia mente (si chiama LittleBrain) mi ha suggerito esattamente: “Ha un senso logico avere dei biglietti da visita che non userai su un sito carino che fa adesivi. Come in Occhi di Gatto potrai lasciare il segno quando vedrai Nani in giro per il mondo. A testimonianza che Iaia è passata di lì.

E mi sono talmente entusiasmata che a un certo punto non stavo neanche più nella pelle. Dovevo averli il più presto possibile tanto da ordinarli anche pretendendo la consegna celere con blindato, uomini di scorta in meno di 3 ore (vabbè no. Ma mi sarebbe piaciuto).

E alla fine sono arrivati. Hanno un numero di telefono dove è specificato che non rispondo (perché voglio comunque mantenere un’aura molto professionale). Hanno un indirizzo email dove chiaramente scrivo che non leggo. Hanno una mia breve descrizione e cosa non meno importante hanno la mia faccia e quella di Maghetta Streghetta. Puoi disegnarci i baffi su. Brutte parole accanto. Tenerlo sul comodino odiandomi ferocemente perché disegno tutti i giorni pupazzetti e sono una persona orrenda che dimentica la carta fidelity in macchina. E acchiappa pure il prodotto non in offerta.

Insomma per dire che ne avevo davvero molto bisogno. Ora resta solo da capire cosa debba fare io di mille biglietti da visita. Lo so qualcosa non quadra.

Come mai una che non segue le offerte ha preso in offerta il pacco da mille? E’ stata questa la domanda che il Nippo mi ha rivolto sconvolto davanti a un camion di biglietti da visita che sa già non userò.

Eccerto che però la gente non si accontenta mai. Se non guardi le offerte vieni rimproverata. Se le guardi vieni rimproverata di più. E poi sono io quella strana?

Per dire insomma che su Instagram c’è gente (che non sta bene. E io la amo in maniera viscerale) che mi chiede di poter avere il biglietto da visita. Per ricordo (ma secondo me è sempre per comodino-freccette-baffi-camino-fuoco. Velodicoio). Risultato?

Grazie a tutti i miei amicicicici webberecci ho potuto dire al Nippo “eh. Mille sono pochi adesso con tutta le persone che lo vogliono, tzè”. E l’ho detto anche con un tono antipatico da star. Lui mi ha fissato un quarto d’ora. E’ scoppiato a ridere. Io pure.

Ed era tanto che non ridevamo così. Quindi il biglietto da visita di Iaia mi piace. E pure tanto.

Tra l’altro in Giappone è un vero e proprio rituale consegnare e ricevere il Biglietto da Visita. Non come qui in Occidente chesiamostupidisuperficialiche acquistano pacchetti da mille su internet in offerta. Il biglietto da visita è una tradizione prevista dal Bon Ton e dal Galateo. I Giapponesi si presentano SEMPRE porgendo il proprio biglietto da visita e attendono di riceverlo. Si presta sempre attenzione. Si legge nell’esatto momento della ricezione prestando il massimo interesse. Si stabiliscono i ruoli e le gerarchie, che chiaramente nella civiltà nipponica sono completamente diversi da quelli a cui siamo abituati. E sempre con entusiasmo, qualsiasi mansione si svolga, si ringrazia prestando cura al biglietto e alla conservazione. Quindi diciamolo il Nano LittleBrain mi ha pure detto “vuoi andare in Giappone senza biglietto visita? SIA MAI!”.

Mica io e LittleBrain facciamo le cose così. Tanto per farle eh. Per chi ci avete preso?

(alla domanda “perché ancora non ci prende la Neuro” non so rispondere, inciso)

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20 COMMENTS

  1. Passerò le mie giornate da sephora a Torino (cosa che faccio già ogni volta che sono a torino ma vabbè) per cercarti e rubarti un bigliettino (e anche un nano perché sono avida e malvagggia)

  2. Ma che belli *.*

    Comunque, checché ne dicano, io adoro i biglietti da visita. Quando entro in bar, ristoranti, negozi, li cerco sempre, di fianco alla cassa. Ho il portafogli straripante di biglietti da visita. Mi piacciono minimal, ricercati, originali.
    Quindi, quando ti becco in giro, ne voglio almeno 200. Così. Da tenermi nel portafogli. Mica vorremo metterci i soldi.

  3. (ecco. ci pensavo al Giappone. e avevo pensato, per me l’ha fatto però mica lo può sapere. che accumulo biglietti a tre a tre perché così uno va nel portafoglio uno nel portabiglietti e uno perché il 2 non mi piace. e non si sa mai, mi si potrebbe rovinare quello nel portafogli. o potrebbe essere tra i preferiti quindi lo metterei anche nel totoroportacellulare.)
    (ma quindi se il 16 ci vediamo mi porgi il biglietto? pure se non posso contraccambiare? magari ne scarabocchio uno per l’occasione. per coerenza insomma.)

  4. Sono davvero carini questi tuoi biglietti da visita 🙂 io mi metto in fila x riceverne uno!! 😉

  5. mo. vojo sapè. chi sò ste sciacquette de instagram che vogliono er bijiettino.
    se mettessero in file, ste 4 galline.
    ok mi sono sfogata.
    Me ne mandi tre, anzi 4, facciamo 5, 6 perchè lo vuole anche mamma.
    Insomma tiamotantoamoremio.
    baci a iosa.
    V.

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Iaia
Iaia
Grazia Giulia Guardo, ma iaia è più semplice, è nata il 12 12 alle 12. Il suo nome e cognome è formato da 12 lettere ed è la dodicesima nipote. Per quanto incredibile possa sembrare è proprio così. Sicula -di Catania- vive guardando l’Etna fumante e le onde del mare. Per passione disegna, scrive, fotografa, cucina e crea mondi sorseggiando il tè. Per lavoro invece fa l’imprenditrice. Digitale? No. Vende luce, costruisce e distrugge. Ha scritto un libro per Mondadori, articoli per riviste e testate e delira pure su Runlovers, la comunità di Running più famosa d’Italia; perché quando riesce nel tempo libero ama fare pure 12 chilometri. Ha una sua rivista di Cucina, Mag-azine, che è diventato un free press online. È mamma di Koi e Kiki, un labrador color sole e uno color buio, mangia veg da vent’anni, appassionata di cinema orientale e horror trascorre la sua giornata rincorrendo il tempo e moltiplicandolo.

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