Non è certo periodo di torte questo. Non si ha voglia di accendere il forno. Non si ha voglia di apparecchiare. Non si ha voglia di tirare fuori il tagliatorte. Si ha solo voglia di uccidere il collega il lavoro. Organizzare la valigia (e infilare pezzi del suddetto collega da buttare a llargo con il pedalò affittato a dieci euro per due ore) e fare sonore pernacchie a tutti. Sono in ferie ciao.
Io, che non “merito” ferie perché alla fine non ho mai lavorato. Io, che colleghi non ne ho a parte nani da giardino e pupazzetti. Io, che almeno l’ufficio Iperuranio Maghettoso vorrei finirlo prima dell’estate (leggi: fine dell’estate)…
insomma io. Che uso puntini di sospensione nonostante li detesti più dei capelli unti.
Io non cucino, spadello e fotografo da più di un mese. Forse ormai quasi due. Va da sé che sono reperti storici bloggerecci da archivio mai pubblicati. E va detto a onor del vero. Perché la voglia attuale di confezionare una torta con crema di arance amare (che poi è tempo di arance, giusto?) è pari a quella di emigrare in Kazakistan. Nulla togliendo alla bellissima terra in questione, fosse solo per l’ennesimo trasloco, direi propriomapropriodino. Questa torta però era venuta piuttosto buona e le fonti che lo hanno confermato sono attendibilissime ergo: perché non condividerla? Tra l’altro se non si ha proprio voglia di star lì a preparare pure la crema di arance amare in formato marmellatoso ce ne sono a bizzeffe.
Anche se per me, confesso, l’unica e inimitabile rimane sempre la Rigoni di Asiago. Non ho alcun contatto. Non mi è stata inviata roba. Blablablabla. La solita pappardella maghettosa noiosa sulla mia “politica bloggereccia”. Mi piace e basta. E si evince dalle svariate preparazioni che si possono ivi trovare (avevo sempre sognato di poter usare ivi, così). Che sia una marmellata (non per forza di arance amare masonolepiùbuoneuff. non per forza Rigoni maèlapiùbuonaemenozuccheratauff), o una crema confezionata in casa, una crema al cioccolato, nutella sìpurequellasetipiace (ma allora perché non creare qualcosa con il Gianduioso di Pastiglie Leone, se proprio dobbiamo dirne una) chesiaquellochesia.
L’impasto è una base perfetta. E fette di mele fresche lasciate macerare nel limone e nella scorza potrebbero pure far nascere una Apple Pie da urlo (allo stesso modo con amarene, ciliegie e suppongo pure fragole). Zucchero a velo e via (ma anche frutta secca sopra).
Leggo sempre i commenti e tuttotuttotutto. Su tuttituttituttitutti i Social Network. Cerco di rispondere a tuttituttituttituttituttitutti e talvolta (leggi: sempre) mi rendo conto che alla fine “trascuro” moltissimo quelli sul blog. Forse (leggi: sicuro. Insomma leggi tutto il contrario di quello che scrivo) perché qui è casa. Mi sento meno sotto pressione. E’ come se sapessi che voi sapeste. Che noncirestatemale. Che non vengo giudicata. Che. E che.
Questo però non mi giustifica e spero di rimediare. Era per dire. Grazie. Perché non bastano mai. Ma soprattutto per dire che mi rendo conto dei miei sbagli. E me ne vergogno, anche. La realtà dovrebbe essere l’esatto opposto. Dedicare più tempo a chi si ama.
Solo che io, che un vero lavoro non ce l’ho e me lo sono inventato, anche qui divido “privato” e “pubblico”. Vileggosempre. Non mi sono mai (e giuro mai) persa un commento. Che non abbia potuto rispondere (soprattutto dedicando il tempo che avrei voluto) è davvero un’altra triste storia.
ORAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA, dopo le scuse e i piagnistei e le lamentele da bambinette, passerei ai fatti: picchiare lo stagnino che tarda ad arrivare. Imporre a Franco di non cantare sempre Saint Tropez e dire a tuttituttitutti di fare una bella foto di gruppo perché io voglio proprio dedicare un post apposito ai muratori-stagnini-elettricisti-collaudatori-trapanatori-addetti al montaggio-persone a caso-figuranti-comparse.
E voglio raccontarvi le loro storie.
Papà ha sempre “vissuto” nei cantieri. Per lavoro, passione e diletto. Io e mamma ci siamo sempre fortissimamente lamentate di tutti questi cantieri aperti, costruzioni e polveri. E rumori. E.
Ma negli ultimi giorni non mi sento più estranea e scostante. Non mi arrabbio più se i miei capelli freschi di phon puzzano e si impolverano dopo quindici minuti, neanche il tempo di scendere le scale. E anche loro hanno cambiato atteggiamento con me. So quanti anni hanno i figli. So dove passano l’estate. Mi raccontano la loro storia e io la mia. Sanno chi è Maghetta. Sanno del libro. Dicono che verranno alla presentazione (a cantare?). E se prima pensavo di star perdendo tempo ancora una volta ho dovuto fare non uno ma 243234234234 passi indietro.
Perché la realtà è che ho acquistato tantissimo tempo in termini di emozioni, umanità e ricordi. E nonostante mi lamenti e sia sicura matematicamente che tutto questo durerà ancora per molto, beh.
Beh vorrei che durasse il più possibile. Il sorriso di papà non è mai stato così combattivo. Le canzoni dei muratori non sono mai state così orrende ma quando assale il silenzio è peggio.
Eeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee io scrivo frasi romantiche a loro. E LORO ATTACCANO IL TRAPANO.
‘spetta che mi infilo le scarpe e vado a picchiarli! (lo so. ora finisce che mangiamo granita tutti insieme e ridiamo. E’ una vita strana la mia. Sono potenzialmente Crudelia Demon e poi mi ritrovo a essere una maghettadolcesbaciucchiosa. Bleah!)
(avete visto quanto è bello il tulipano aperto?)
(dovevo dire un sacco di cose sul tulipano aperto IO!)
(e dovevo pure approfondire il discorso sui pezzi del collega gettato in mare!)
Per 10 persone circa:
Per l’impasto: 300 grammi di farina 00, 130 grammi di zucchero semolato, 150 grammi di burro morbido a pezzetti, 1 uovo, 1 bustina di lievito in polvere per dolci (16 grammi).
Per il ripieno: la buccia di due arance, 120 grammi di zucchero, 50 grammi di farina, 500 grammi di latte intero freschissimo, 2 uova, essenza di vaniglia.
Si prepara prima la pasta. Ed io l’ho fatta con il Bimby.
Nel Bimby: versa nel boccale la farina, lo zucchero, il burro, l’uovo e il lievito e impasta per 20 secondi a velocità 5. Togli e metti l’impasto in frigo per 30 minuti avvolto in pellicola.
Senza Bimby si fa come la frolla normale ovvero impastando tutti gli ingredienti pian piano avendo cura di non adoperare il burro troppo freddo ma morbido, quasi a pomata. Stessa cosa. Pellicola e frigo.
Per il ripieno.
Con il Bimby: trita la buccia di arancia per 5 secondi a velocità 8. Aggiungi farina, zucchero, latte, uova, vaniglia e cuoci a 90 gradi per sette minuti a velocità 4. Togli dal boccale e fai raffreddare.
Senza Bimby: in un pentolino metti il latte e la scorza grattugiata dell’arancia non trattata. A parte lavora uova e zucchero e aggiungi vaniglia. Metti nel latte. Aggiungi farina setacciata e gira con frusta da pasticcere a fuoco basso finché non si addensa.
Togli l’impasto dal frigo, poco importa se stai agendo con Bimby o senza Bimby adesso, e dividi l’impasto in due parti. Stendi. Imburra e infarina la teglia se non adoperi il silicone (questa è calcolata da 26 cm ma a me piace molto più stretta e alta. 20 cm direi). Versa la crema raffreddata e ricopri con altro foglio di pasta. Se ti piace aggiungi pinoli e zucchero dopo aver spennellato la superficie con latte. A 180 statico già caldo. Trenta-trentacinque minuti dovrebbero bastare.