Ricette Vegetariane e Vegane

Cosa c’è dentro e fuori dal libro? La coerenza. E i sogni.

L’acqua scende giù come se una squadra di gnomi sulle nuvole si stesse dando molto da fare con secchi, pompe idriche e bicchieri; perché ci sono pure gli gnometti che sono troppo piccoli per tenere secchielli enormi e attrezzature professionali. Sono le sei del mattino di lunedì 16 Settembre 2013. Sono seduta sul letto mentre il Nippo sonnecchia sussurrandomi “riposati” come fa sempre. Ma io sono riposata. Per l’occasione ho anche deciso di non alzarmi e scrivere dalla mia postazione preferita; che è poi quella piccola Beirut tra scrivania-muratori-muri che volano-finestre che si spaccano e mattonelle che schizzano come schegge di ordinaria follia. Rimango a letto. Perché questa pioggia è un regalo. Sa di quell’acqua pronta a lavare e portar via i dolori. Sa di battesimo. Domani in tutte le librerie italiane ci sarà tra gli scaffali “Le Ricette di Maghetta Streghetta” edito da Mondadori ma a me piace sottolineare Mondadori Electa; anzi se ho tempo giro per tutto lo stivale ed Electa glielo vado a scrivere sotto diligentemente con un pennarello. A differenza di quanto si possa pensare, e accade sul web, non mi si rivolgono troppe domande al riguardo. Ma affermazioni e convinzioni. Cosa voglio dire? Che tutti gli altri, identificabili come gli amici del web, hanno sempre creduto in me al contrario di quanto abbia fatto io. “Sapevo che ce l’avresti fatta”, “Ho aspettato questo momento da sempre”, “Finalmente questo giorno è arrivato, “ti conosco da tre anni e lo sapevo”, “sono stata in silenzio fino ad adesso ma ti seguo da anni”. Eppure mi aspettavo domande del tipo “Ma come è possibile che i tuoi pasticci siano stati pubblicati dal più grande editore italiano?”, “Non capisco come si possa dare credito a una che non sa cucinare, disegnare, fotografare, scrivere in maniera professionale. C’è gente che ha studiato”. E compagnia cantante. Solo incoraggiamenti, felicitazioni e complimenti. Dico questo perché mentre io non vi insegnerò nulla con i miei pasticci, al contrario voi mi avete insegnato non tanto ma tutto.

Sul web sta accadendo qualcosa che va esattamente contro l’immagine che il luogo comune impone. Ambiente il più delle volte descritto come riservato ai sociopatici con gravi disturbi di relazioni sociali che si nascondono dietro a un computer e al loro divanetto di casa per offendere, denigrare e giudicare. E’ vero che accade spesso in diversi social la manifestazione del disprezzo nei confronti di chi diventa “popular” o “influencer”; adesso se sostenessi che nelle feroci critiche si celano malcontenti basati indubbiamente su fatti oggettivi nel prosieguo del mio ragionamento (chiamiamolo così anche se è chiaro che io non ragioni) potrei passare per una che si sta lodando e sbrodolando da sola. Per questo è importante specificare alcune sfumature. E’ semplice come deduzione la mia ma occorrono chiarimenti, specifiche e correlazioni.

Accade, basandomi su un mio modesto giudizio, perché non vi è fatica, contenuto e relazione; soprattutto nel campo del fashion e del beauty per quanto concerne il web. Del resto appartengo anche io alla sezione “intrattenimento prettamente femminile”. Cambiare venti outfit e scattarsi cento fotografie per una gonna di Zara ed essere pagati da aziende per assistere alla sfilata di New York, dal “pubblico” non è ben visto. Soprattutto se poi la fantomatica blogger non parla di cosa sono state le sfilate a New York. Dei trend del momento. Della storia del brand. Ma di come si sia vestita lei e di quanti macaron e muffin si sia mangiata; che è interessante sapere se è meglio l’imbottitura al cioccolato o alla vaniglia ma “sei stata a New York e ti hanno pagato! Dicci almeno se vanno le zeppe o no!” (zeppole?). Stessa cosa per i trucchi nel campo del beauty; tolte le ormai professioniste vi è un risvolto reality show dove non è più il “tutorial” di trucco adessere protagonista ma il “cosa c’è nella mia borsa”, “cosa c’è nel mio frigo”, “cosa mangio a colazione”, “come mi mantengo in forma” e “cosa do da mangiare ai miei cani per avere il pelo lucido”. Che possono essere argomentazioni davvero molto interessanti ma non legate al tema che il “pubblico” sceglie di seguire. “Pubblico” che diventa “cliente” e che si dirige velocemente al banchetto dei reclami qualora il “prodotto” sponsorizzato o il “servizio” che si era promesso di offrire cada in “truffa aggravata ai danni dei neuroni compromessi”.

Si potrebbe scomodare insomma il termine “coerenza”.

La figura del blogger è diventata inquietante. Sostitutivo del giornalista (sacrilegio!), influenzatore delle masse (?), Scrittore freelance (?scrittore?). Dopo “il tronista” nostro figlio insomma potrebbe risponderci “voglio fare il blogger”. Quattordicenni che sognano di diventare fashion blogger e non più ballerine classiche a teatro. E corsi su come diventare web-star (e questi incredibilmente esistono già).

Il “ragionamento” (ovvero il mio mento che ragiona. Più del mio cervello, sicuro) che è più una riflessione insieme a voi, vuole semplicemente arrivare al fatto che io ho capito di essere coerente. E ha dell’incredibile. E l’ho capito proprio in questi giorni. In queste ore. Come un’illuminazione improvvisa. Come se una luce sfolgorante fosse entrata dalla vetrata di casa e fosse partita una musica (simil Hisaishi) con tanto di comunicazione ufficiale da uno degli Gnomi addetti all’informazione (perché ci sono quelli che tirano giù secchiate ma anche quelli che con dei piccoli pony express. Che sono proprio pony, eh. Rosa per l’esattezza. Muniti di casco corrono velocissimamente tra le nuvole pur rispettando i limiti di velocità e portano missive importanti).

Perché la domanda “ma come è possibile che stia accadendo a me?” pretendeva una risposta. Era giunto il tempo. Non mi accontentavo più del “fato”, “fortuna”, “capita”, “non lo so è assurdo non lo so”. Volevo una risposta seria, matura e razionale. Ed è stato difficile per una che seria, matura e razionale non è.

Io sono stata coerente. E’ questa la risposta;  e lo affermo senza gloria e senza lode ma constatando un dato oggettivo e non trincerandomi dietro una modestia che, seppur appartenendomi geneticamente, potrebbe esasperare cadendo nel patetico. Perché dietro tutto questo c’è una sorta di studio sociologico webereccio da me condotto (che non vale nulla certamente, ma sono campionessa del ticchettaggio delle inutilità si sa).

Ho cominciato pensando che il blogger non fosse un mestiere e pure quando poteva diventarlo ho rifiutato categoricamente. Ho sempre criticato chi non ha un proprio stile e un proprio iperuranio di idee e si adegua alle conoscenze web influenti per scalare una fantomatica scala gerarchica sul web e sono andata dritta verso dirupi emotivi. Non ho fatto gruppo per avere qualcosa in cambio con “i potenti del web” ma ho voluto conoscere invece chi la rete la amava davvero. Come me. E sono stati più di dieci anni incredibili quelli che ho avuto l’onore di trascorrere qui dentro. Nelle onde magiche di questo enorme oceano di parole. Dove mi sono fatta cullare con traversate indimenticabili. Senza far nomi perché sono praticamente tutti scritti sul Libro (sì. Ci sei anche tu) un solo nome basta: Pier. Io tra queste onde nella mia rete ho trovato Pier. Poi me stessa. La mia vita. La mia strada.

La mia coerenza è stata ripagata. E anche chi esce da questo coro di cuoricini (aggiungerei GIUSTAMENTE) perché ha studiato in una prestigiosa accademia delle belle arti, perché ha studiato per una sintassi corretta e non strampalata come la mia, perchè è un fotografo professionista e sa cosa siano i tempi, l’otturazione e il diaframma al contrario di me – me l’ha riconosciuta. In pratica piuttosto che prendermi a pizze in faccia (vi prego alla Norma! con le melanzane! mi piace alla Norma!) si è arreso all’angosciante fatto che non tutto si raggiunge per meriti oggettivi ma anche molto soggettivi.

Sarò onesta. Essendo abituata alla quasi totalità dei complimenti, elogi, bacetti e piogge di cuoricini è chiaro che le critiche abbiano un ruolo spaventoso. Più per il fatto che essendo emotiva e denigrandomi io stessa ogni giorno della mia vita, non riesco bene a rispondere a qualcuno che sia incredibilmente d’accordo con me senza passare per una che: 1) ti sta prendendo in giro (“sei una cretina!” – “lo so!”) e 2) ti sta prendendo in giro (“non sai disegnare! non sai scrivere! non sai fotografare! non sai cucinare” – “MA LO SO!”).

(il punto 3? ti staa prendendo in giro)

La coerenza e l’esposizione di se stessi senza paura. La verità. L’umanità. Le debolezze. Perché mai avere paura di buttare in pasto a tutti il nero. Così facendo il bianco e il rosso verranno da sé. Non si può mostrare solo il bianco quando si decide  di essere “blogger”. Blogger significa scrivere su un diario da fare leggere ai tuoi amici di classe e a quelli delle altre. Che non conosci perché il liceo è grande. E’ enorme. Ma che pian piano durante ricreazioni, manifestazioni, riunioni e assemblee guarderai negli occhi.

A meno che non sia solo ed esclusivamente un mestiere; e a quel punto si deve svolgere un servizio. Scrivere articoli dettagliati su come si è svolta la sfilata. Scrivere ricette precisissime pesando la grammatura dell’uovo. Scrivere di come disegnare le sopracciglia con tanto di schema e tutorial professionale. La differenza c’è; eccome. Non si può decidere di avere un rapporto personale con il “pubblico” mostrando la marca della maionese che si usa e “come  sistemo le calze nel cassetto della stanza di letto” e poi interromperlo quando fa comodo. Non si può mostrare una parte di realtà e indignarsi se poi ne è richiesta altra o come conseguenza si scateni curiosità. E’ sempre nella sfera della coerenza, siamo.

Ho ammorbato la rete con la vicenda dei muratori e se mi arrabbiassi per la domanda “ma cosa stai costruendo da trent’anni bruttabertucciasicula?!” sarei semplicemente: stupida. E io lo sono ma in maniera diversa.

Questa riflessione arriva semplicemente per un motivo. Per ringraziarvi. Ancora e ancora e ancora una volta. Non è facile per me riconoscermi un pregio. Anzi direi che rasenta l’impossibile come l’eventualità che il Mostro Spaghetti approdi sul pianeta Terra entro dicembre (perché secondo me accadrà nel 2021 ma poi ne parliamo). Nessuno era riuscito mai nell’epica impresa di convincermi che io avessi un pregio. Eppure voi come sempre avete fatto in questi anni (anche se a me piacerebbe adoperare la seconda persona singolare perché per me rimani. Tu. Tu. E tu. E non un gruppo) mi avete insegnato non tanto ma tutto.

Il mio libro è coerente. E’ coerente con quello che sono – non dividendo “vita reale” e “vita virtuale” perché oggettivamente non vi è alcuna differenza (in quella reale vengo “bloccata” dalla timidezza e dalla paura). E’ quindi un libro pieno di imperfezioni; da tre notti ormai mi arrovello su come abbia potuto non accorgermi che un disegno era orrendo (un disegno leggi: tutti i disegni). Che non era pan carrè ma fette di pane. Che dovevo ricordarmi di. Che non dovevo. E.

E’ imperfetto, sbagliato e inesatto in molti punti. Ecco. Anche Maghetta è diversa da come la disegno adesso.

Io spero che voi domani non rimaniate delusi e vi ritroviate tra le mani, se lo vorrete, la mia coerenza. Quella che mi avete regalato voi e che terrò stretta al cuore per sempre.

Dentro e fuori da un libro si nascondono avventure che auguro a ognuno di voi. Certo più a quelli che da sempre hanno come me l’aspirazione suprema di tenere tra le mani un proprio parto letterario-visivo-fotografico. Non sono madre e spero di diventarlo in un giorno fortunato e il paragone del parto potrebbe sembrare azzardato, ma credo possa essere concesso a chi ancora stoltamente non sa quale meraviglia l’attenda. Vorrei nel tempo imprimere nero su bianco come è cominciata l’avventura. Vorrei raccontarvi di cosa è stata Milano la mia prima volta. Dei suricata rosa. Di Portofino.

Vorrei raccontarvi come le foto sono state scattate e in che condizioni. Di me che ricevo la notizia del tumore di papà mentre scendo dalla sedia con la reflex in mano e mi butto per terra. Di me che tremo nell’ascensore della sede di Mondadori e mi ritrovo un muro davanti e non un’apertura. Di me sul taxi che si dirige al primo appuntamento di lavoro. Di me che friggo ciambelle mentre piango e guardo Uomini e Donne. Di me che disegno con una copertina sulle gambe mentre mamma, papà e pier mi mandano foto dall’ospedale. Di me che dico nobastanonlofacciopiù. Di me il 12-12-12 nel giorno sognante che avevo atteso tutta la vita rinchiusa nel bagno dentro incubi e mostri.  Di come il libro sia arrivato un venerdì 13 che è il giorno in cui è morta Agata. Di me che guardo voi e poi sorrido trovando la forza. Ogni giorno.

Mi avete incoraggiato. Sorretto e regalato sorrisi. Mi avete cullato, tenuta stretta e rassicurata. Si è creato un universo di bene, senza male, pronto a fa nascere un moltiplicarsi di amore capace di far scaturire una forza inenarrabile. Sono piovuti:

Baci. Abbracci. Foto. Email. Canzoni. Pupazzetti. Bambini sorridenti. E Angeli. Voi tutti.

In quello che c’è dentro e fuori il libro le avventure sono infinite e indissolubilmente legate a voi con fili non invisibili ma visibilissimi, solidi e robusti.

Non vi ho mai detto una cosa e volevo proprio dirvela oggi.

Ho cercato di mettervi tutti lì dentro. Ho voluto tenervi stretti stretti stretti tra le pagine della mia vita, dei miei sogni e dei miei incubi. Sapete che è impossibile non sbagliare. Ho dovuto limare, ahimè, contenermi e discutere. Un libro non è uno spazio infinito come può essere il blog. Bisogna fare delle scelte; e io che abituata a fare delle scelte non sono, ho sofferto (e non poco) rendendomi conto che sarebbe stato impossibile contenere tutta la mole enorme di amore che negli anni ho ricevuto. In cuor mio sento di sperare e affermare che “nel prossimo libro” ci sarai anche tu. Che magari non ho ancora il piacere di conoscere.

E ancora una volta mi riconosco della coerenza. Perché questo non è mai stato un viaggio che ho fatto da sola nonostante mi sia ostinata per anni a sostenere il contrario. Ma che ho fatto insieme a voi. Perché nonostante mi ostini a dire da sempre che sono un cane sciolto – che non ho catene – che non ho padroni – che non mi importa di essere eremita, la verità è che ho meno paura. Degli altri e della vita. Ed è sempre merito vostro.

Il libro come “autore” doveva portare anche il vostro nome. E forse per questo su Amazon mi chiamano Maglietta e su Feltrinelli mi chiamano LAIA;  perché sanno che l’autore non sono io ma siamo noi.

Il nostro libro è dedicato alla vita, all’amore e all’amicizia. Ma per la prima volta, anche perché lo penso inaspettatamente davvero, credo sia dedicato anche a me. Perché non saprò scrivere, disegnare, fotografare e cucinare.

Ma lo faccio lo stesso (dicevamo coerenza, no?).

Perché credo fermamente nella realizzazione dei sogni. E nella magia che il bene può scatenare. Fallo anche tu.

Fallo senza paura.

Vi voglio bene infinitamente.

CI vediamo domani in libreria.

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22 COMMENTS

  1. ho letto tutto prima.
    sto aspettando Chiara, Zelda e il Torre.
    e anche questo è merito tuo <3
    quindi grazie a te.
    ci vediamo domani

  2. leggo tra i singhiozzi
    io che sono tua amica tra gli Amici, quelli storici, quelli importanti
    voglio ringraziare io te, perché mi stai aiutando a cambiare, a credere in me, nella mia vita, nel quotidiano
    io grandi sogni non ne ho, volevo una famiglia, ce l’ho.basta così.
    ma è il quotidiano a terrorizzarmi, fatico a relazionarmi, fatico ad essere capita, fatico a vivere, perché ho paura di tutto, con te ho meno paura. grazie Iaia

    e se domani alla Mondadori non trovo la mia copia del libro gli incendio la libreria 😉

  3. (di questo passo affogherò.)

    vorrei farti piovere addosso una mole insopportabile di parole e pure di quori ma. guardo in alto, così le lacrime non cadono.

    ti voglio bene Iaia. sarò per sempre la tua Ombrella. che non ripara dalla pioggia perché comincia a piovere lei stessa quando legge certe cose.

    stiamo andando benissimo.

  4. Non ti conosco nella vita reale, ma più leggo questo magnifico blog (che ho scoperto da un anno ma ho già divorato quasi tutto il contenuto) e le tue bellissime parole, più sento di volerti bene.
    Non vedo l’ora sia domani.
    Grazie.
    <3

  5. e dopo aver letto questo penso che davvero potrò affrontare al meglio i miei problemi in questo periodo che non sono pochi e anche i miei limiti cercando di superarli… grazie Iaia, ti devo molto, tanto ma non sarà mai abbastanza

  6. io scrivo solo che: è una gran sciocchezza quella che dici ovvero che tu non insegni niente a nessuno ma impari soltanto.
    tu insegni, senza saperlo. senza accorgertene.
    tu non hai scritto un libro, tu hai plasmato un sogno e lo hai fatto con le tue mani.
    e no, non ti voglio bene perché sei figa.
    ti amo perché sei come il tuo libro. perfettamente imperfetta.
    sei speciale Gi. <3
    a domani

  7. Il tuo augurio di realizzazione dei nostri sogni è davvero incoraggiante stellina. Mi hai commossa tanto. Vorrei che fosse già domani per abbracciarti, perchè tenere il tuo libro tra le braccia sarà come se fossi accanto a me.
    Ti voglio bene.
    In bocca al lupo! Ti auguro solo successi e felicità, che meriti assolutamente!
    Ci vediamo domani 😉

  8. Porca miseria, ho pianto come una fontana.
    È così è arrivato questo giorno, tanto atteso, in cui sembrano incrociarsi milioni di destini ma è tutto tuo. È incredibile eppure non lo è. Perché è vero: sei tu, le mille tu, le mille tu di cui non si può non riconoscere il segno, il tratto, il marchio bianco, nero e rosso e poi tutti i colori a cascata. Tu e il verde che sa di avocado che sa di omioddio che sa di ma perché no, che sa di disegnamo uno stregatto, omioddio è un gatto, e i racconti horror che fanno rabbrividire mentre si abbrustoliscono marshmallow e poi i pistacchi e poi e poi. Sai che forse hai cambiato la vita di chiunque sia entrato in contatto con te? Sai che mi hai insegnato il coraggio? Sai che avrò mille cose da raccontarti e credo che non sarebbe mai successo se non fossi finita qui? Sai che ti penso tanto, anche quando non ci sono, come penso a tutti qui, che sono parte della mia vita? Sai che sei nella vita di chiunque sia qui? Pensa quanti sono! Non so più che sto dicendo ma ci siano capite. Ti abbraccio forte, occhioni grandi*

    • E comunque non so se io ci sono stata, anzi forse no. Non come avrei dovuto, ecco. Ma tu lo sai che. Ecco,basta, mi ritiro.

  9. Nulla è per caso.
    Il tuo aver aperto Splinder quando avevi anche solo paura di mettere il naso fuori dalla porta. A non “poter” uscire dalla porta per questo libro.
    Non hai portato a termine un progetto, hai concretizzato qualcosa per gli altri. Quante volte ti chiedono disegni e fanno domande sul web? Bene ora gliele dai in formato “libreria”. E tutto questo accadeva quando nessuno mai avrebbe trovato le forze. Tu lo hai fatto.
    Come molti anni fa hai trovato le forze di provare a sconfiggere il mostro, nonostante era più facile chiudersi e piangere.
    Vero. Hai versato lacrime e ogni parola ti costa fatica.
    Prendi la matita e colora il mondo di bianco,rosso e nero.

  10. Io credo nel karma, ma non tanto per dire come se ne parla negli oroscopi di 3a categoria, il karma quello vero, spiegato filosoficamente dai monaci buddisti tibetani. Il karma come legge di causa-effetto, cioè raccogliamo quello che abbiamo seminato e intanto stiamo seminando piante che daranno i loro frutti in futuro. Ed evidentemente questo è il tuo karma, vedere finalmente un tuo grande sogno realizzato, quasi una magia insperata che si concretizza! Potenza della vita e della nostra autodeterminazione, anche se inconsapevole. Sono strafelice per te!!!!

  11. È difficile trovare le parole giuste. Riuscire a descrivere l’emozione e la gioia. Sfogliare quelle pagine significherà tante cose per me, sarà percorrere quella strada meravigliosa che ho iniziato qui, tanti mesi fa, grazie a te e accanto a te. Una strada piena di incontri che hanno arricchito la mia vita. Non vedo l’ora di stringerlo questo libro, non vedo l’ora di stringere te.

  12. Sono spiacciacata accanto al vetro della finestra con un’improbabile connessione dati e sono felice. Dicevo, sono fuori dal mondo, ma ho trovato in un angolino un modo per esserci. Dovevo sapere quel che ancora non so, quello che mi è sfuggito in questi giorni. Leggere le tue parole è gioia infinita adesso. Ce l’hai fatta e ce la farai ancora!
    Giusy

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Iaia
Iaia
Grazia Giulia Guardo, ma iaia è più semplice, è nata il 12 12 alle 12. Il suo nome e cognome è formato da 12 lettere ed è la dodicesima nipote. Per quanto incredibile possa sembrare è proprio così. Sicula -di Catania- vive guardando l’Etna fumante e le onde del mare. Per passione disegna, scrive, fotografa, cucina e crea mondi sorseggiando il tè. Per lavoro invece fa l’imprenditrice. Digitale? No. Vende luce, costruisce e distrugge. Ha scritto un libro per Mondadori, articoli per riviste e testate e delira pure su Runlovers, la comunità di Running più famosa d’Italia; perché quando riesce nel tempo libero ama fare pure 12 chilometri. Ha una sua rivista di Cucina, Mag-azine, che è diventato un free press online. È mamma di Koi e Kiki, un labrador color sole e uno color buio, mangia veg da vent’anni, appassionata di cinema orientale e horror trascorre la sua giornata rincorrendo il tempo e moltiplicandolo.

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