Ricette Vegetariane e Vegane

Sushi di pancake salato con formaggio fresco, fichi e miele

E’ da quando sto con il Nippotorinese, e quindi un decennio, che rendo Sushi pure il cannolo siciliano. Avvolgo. Tagliuzzo: sushi. Chiamo sushi qualsiasi cosa. Chiamo Sushi pure l’involtino di carne. Dico che è sushi pure un pezzo di mela arrotolato con dentro un pezzo di pera. Dove mi giro mi giro – cosa scrivo scrivo – dove vado vado (la smetto, sì): è sempre solo sushi.

Anche con le crepes. Faccio il Sushi di crepe. Anche con i pancake. Faccio il Sushi di Pancake. E’ una schizofrenia sushiesca che si aggrava negli anni. Solo che il “sushi finto che non è sushi ma chiamo sushi” (termine tecnico culinario) oltre a essere stramaledettisamente carino esteticamente, che è fondamentale più del gusto (sono una professionista, si sa), rende comoda la presentazione.

A me piace la tavola con poca roba. Non mi piace che si improvvisi. C’è gente disordinata a tavola ed è per me inaccettabile. Se un commensale non allinea le forchette o fa molliche dappertutto o improvvisa un’organizzazione personale: vado in panico.

Il Nippotorinese è uno di quelli. Lui ama tagliare il formaggio a tavola. Io detesto l’idea di vedere qualcuno che paciocchi tra i formaggi adoperando coltelli. Sì d’accordo siamo in casa e dovremmo essere rilassati ma no. Preferisco tagliarlo io. Allinearlo sul piatto. Mettere le salsette che so che gli piacciono e portarlo in tavola. Così a lui rimangono le mani pulite. Io non devo vedere il supplizio di un tizio (tizio, sì) che taglia. Si sporca le mani. E attinge dal copriformaggio che ha ragione di esistere solo nel frigo e non a tavola.

(e solo il cielo sa quanto sforzo io faccia per tagliare i formaggi. Preferirei mangiare un pollo piuttosto che un formaggio. Ho talmente tanta paura dei formaggi – diqualsiasiformaggio – che sono alla stregua della carne. Per me il formaggio vive e si muove tanto quanto un tenero maialino. NESSUNO CHIAMI IL 118! Sanno già che esistono. Non possono farci nulla)

Divento pazza con il copriformaggio da frigo sul tavolo. Il formaggio va servito su un piatto già tagliato possibilmente in pendant con il resto di quello che si è deciso di mettere a disposizione dei commensali. Giusto, no?

Sarà mica solo io a NONSOPPORTARRRRREEEE il copriformaggio sul tavolo, no? (mentitemi)

Ecco il “sushi finto che non è sushi ma chiamo sushi”, come tutti i fingerfood e la robetta antipatica perfetta per persone antipatiche come me: è perfetto (sono brava a fare i costrutti sintattici più sensati del web, vero?). E’ come servire la pasta nel piatto già porzionata. E’ come servire il secondo già tutto bello sistemato per cena. Il Nippotorinese a volte li chiama “piatti mensa” con estremo sarcasmo e ironia. Quando si vede recapitare un piatto tutto ben servito che magari ho organizzato nel pomeriggio accuratamente con posizione piselli-carne-patate tutto ben sistemato dice:

ecco il piatto mensa.

Come quei piatti finti già sistemati giorni-mesi-anni prima che vengono sbattuti sul tavolo. Uff. E’ così la vita. Ci saranno uomini che si lamentano per la moglie-fidanzata che non sa cucinare. Ce ne saranno altri che bramano un sushi di pancake al posto della solita frittata. E poi altri ancora che devono mangiare solo avanzi da set fotografico cui viene impedito di portare copriformaggio in tavola *disse fischiettando.

I nipponici, gentemalatacomeme, sono organizzatissimi nel servire. E non a caso il Sushi anche se trattasi del mio “sushi finto che non è sushi ma chiamo sushi” rimane uno dei pochissimi (oh perché l’ordine vero mica ha tanti escamotage) pasti che si possono organizzare con maniacale precisione e poi essere ingurgitati con passione grazie al semplicissimo uso delle bacchette.

Niente rumori di coltelli che stridono (c’è bisogno di dire che NON SOPPORTO chi con forchetta e coltello sembri suonare gli Iron Maiden sulla batteria. Indiavolato dopo 34 redbull e solo il cielo sa cosa?). Solo musicalità. Piccoli tin.

Tin.

Delle punte delle bacchette che si uniscono. Musica. E poesia. Del rumore. Parte uno.

Il pancake salato è amico nostro. Ripetiamo tutti insieme.

Il pancake salato ci vuole bene (ma pure la versione zuccherata). Perché con il pancake salato si possono fare miliardidimiliardidimilardi di combinazioni diverse. Non c’è da scriverci un libro ma un’enciclopedia da settanta volumi. Ci si può fare un contrasto pancake salato – ripieno dolce. Si può buttare il pesce. La carne. Il formaggio. La pasta. Ci si può infilare dentro una crepe alla nutella, per dire. E se fate un pancake salato grande e volete stupire: pure un cupcake dentro. Una casa. Il vostro bambino.

Ci va di tutto dentro al pancake salato.

Ricetta base dei Pancake Salati

(per 6 circa ma dipende dal diametro)

1 uovo
30 gr burro
125 ml latte
100 gr farina
1 cucchiaio di lievito
1 cucchiaino di sale

Separa il tuorlo dall’albume. Monta l’albume a neve ferma (con l’aiuto di uno sbattitore elettrico è meglio) mentre il tuorlo sbattilo con il latte e il burro fuso (leggermente al microonde senza farlo cuocere). Aggiungi al tuorlo la farina, il sale e il lievito (non necessariamente setacciati). Mescola per bene e poi incorpora gli albumi montati a neve poco per volta. Ottieni una pastella senza grumi e lasciala riposare in frigo dieci minuti. Ungi con un fazzoletto imbevuto di olio (o imburra leggermente se preferisci) la padella antiaderente e quando è ben calda versa una generosa cucchiata muovendo la padella dal manico affinché tutto il composto ne copra la superficie. Fai cuocere qualche minuto e quando si stacca (perché si staccherà) gira e cuoci dall’altra parte. I pancake salati sono pronti.

Puoi naturalmente aromatizzarli come preferisci. Con erbette aromatiche. Con un po’ di parmigiano grattugiato. Con qualche spezia che preferisci. Con essenze.

Per la crema di formaggio a te la scelta. Puoi lavorare in una terrina del formaggio spalmabile insieme a qualche tocchetto di formaggio gorgonzola morbido. Oppure fondere un formaggio a pasta molle che ti piace e lavorarlo con questo formaggio fresco. Adoperare del caprino che è perfetto e si sposa benissimo con i fichi e con la frutta oppure puoi adoperare qualche mousse mischiando addirittura della panna acida a del buon salmone. Libero sfogo alla fantasia.

Puoi caramellare i fichi. Tostarli e metterli in forno. Metterci su un po’ di pepe (hai mai provato i fichi al vapore con sale e pepe? buonissimi!). Puoi sciogliere un po’ di miele leggermente a bagnomaria e poi cuocere i fuochi in questo.

Puoi davvero sbizzarrirti. Fallo. Ne vale assolutamente la pena.

A tal proposito rispolvererei il Caprino con i Mirtilli (senza dimenticarci del Mango che nelle preparazioni salata è in assoluto goduriosissimo) e anche qualche altro abbinamento con il formaggio.

Ecco.

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12 COMMENTS

  1. Ma quante ne sai?!
    Facciamo una fondazione contro gli stridoli delle posate ti prego!
    Li odio. Profondamente.

    (ma il formaggio no. Lo amo. Anzi li amo. Tutti.)

  2. Vado ad arrotolare un pancake con dentro tuo nipote. Oh l’hai detto tu eh, quindi si può fare.
    (lo stringo forte forte così non scappa il ripieno)

  3. formaggio uguale terrore.
    sono una brava tossicomane.

    (mi riempi la testa di idee sushiose. adesso voglio un gatto da chiamare Maguro. e uno Sake. Ebi Ika la smetto. devo tirare fuori le immagini ora.)

  4. pancake salati vegani di grano saraceno con la mia spalmabile alle nocciole veg… quanti ne vuoi? mandami il tuo nano da giardino express e te li recapito

  5. Ma questa è un’idea strepitosa! Mmmh… Quando, quando posso proporla in casa?! Anche se adesso…. i fichi…. 🙁
    Ti abbraccio

  6. Ahah troppo ridere. Pure il vostro bambino. Sai che ti dico? Mi ci infilo io dentro un pancake salato o dolce. La mia passione per i pancakes e il sushi viene soddisfatta grazie a questa ricetta. Tu sei troppo buona per mangiare il pesce ma io il pesce non riesco a non mangiarlo. Quando partiamo per il Giappone? Odio pure io il disordine a tavole e le forchette e i coltelli. Quando partiamo?

Rispondi a Pancake Day – La Cucina Psicola(va)bile di Iaia & Maghetta StreghettaAnnulla risposta

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Iaia
Iaia
Grazia Giulia Guardo, ma iaia è più semplice, è nata il 12 12 alle 12. Il suo nome e cognome è formato da 12 lettere ed è la dodicesima nipote. Per quanto incredibile possa sembrare è proprio così. Sicula -di Catania- vive guardando l’Etna fumante e le onde del mare. Per passione disegna, scrive, fotografa, cucina e crea mondi sorseggiando il tè. Per lavoro invece fa l’imprenditrice. Digitale? No. Vende luce, costruisce e distrugge. Ha scritto un libro per Mondadori, articoli per riviste e testate e delira pure su Runlovers, la comunità di Running più famosa d’Italia; perché quando riesce nel tempo libero ama fare pure 12 chilometri. Ha una sua rivista di Cucina, Mag-azine, che è diventato un free press online. È mamma di Koi e Kiki, un labrador color sole e uno color buio, mangia veg da vent’anni, appassionata di cinema orientale e horror trascorre la sua giornata rincorrendo il tempo e moltiplicandolo.

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