Ricette Vegetariane e Vegane

Tonno leggermente scottato con Sesamo e salsa Teriyaki / Sashimi di Tonno con salsa Teriyaki

 

20 grammi di mirin, 15 grammi di sake, 40 grammi di salsa di soia, 10 grammi di zucchero

Mescola tutti gli ingredienti. La salsa Teriyaki è perfetta per marinare pesce crudo o cotto e carne ma anche per cuocere (il pollo? perfetto) in padella o alla griglia.

Sui tagli del pesce in Giappone occorre apposita laurea e quindi senza soffermarci troppo in questa occasione riguardo il taglio “a due fette” (nimai oroshi), il “taglio a tre fette” (sanmai oroshi) e il taglio a “cinque fette” (gomai oroshi) diremo semplicemente che mi sono cimentata (male) in una “tagliata” semplice di tonno rosso da scottare e condire con salsa Teriyaki e in un Sashimi (Signor MasterSushiChef mi perdoni non è degno di tale nome) da condire sempre con la Teriyaki o semplicemente con salsa di soia.

I Giapponesi sono abilissimi pescatori e nelle loro acque ci sono infinite specie di pesci dalle varietà incredibili, soprattutto per quanto concerne i molluschi. Nutrirsi quindi di pesce per il Giapponese è una tradizione millenaria e a prescindere da questo (come ho avuto modo di scrivere nel mio libro “Le ricette di Maghetta Streghetta”) il pesce assume proprio un valore simbolico di buon augurio e prosperità. Anche per questo regalare del pesce è sempre molto gradevole e usuale per la popolazione giapponese.

Grazie alla presenza dell’omega 3 che contrasta i radicali liberi e debella gli acidi grassi malvagimaledetti del colesterolo, mangiare del buon pesce significa volersi bene (immaginatemi mentre mi estranio totalmente dal discorso e ticchetto come se non lo stessi facendo io. Perché pur essendo d’accordo per certi versi, è pur vero che la mia testa sta pensando: magnatiduefagiolini e lascia il pesce libero di nuotare tranquillo. MANONLOFACCIO perché sono brava, buona e riesco a estraniarmi dal mio modo di ragionare vegetariano-vegano).

La disposizione del pesce all’interno dei piatti giapponesi (come tutto del resto) non è affatto casuale come i vari tagli stessi; che possono tra l’altro essere eseguiti solo da mani esperte. Si usa addirittura prestare attenzione al tipo di colore del pesce per l’abbinamento del piatto; infatti nella cultura giapponese è importante trovare sempre un equilibrio contrastandolo. Il pesce ad esempio servito con la salsa Teriyaki va sempre servito nel piatto bianco e mai in quello nero (lo yin e yang? misapropriodisì).

Possiedo un libro bellissimo con tutti i nomi dei pesci giapponesi. Un libretto “da turista” per orientarsi nei meravigliosi mercati ittici, meta dei miei sogni più speciali tra l’altro. Conto di non dover sognare ancora per molto e di ritrovarmi lì non tra quaranta anni. Posso al massimo sostenere quaranta settimane ma deve andare proprio male male male.

Nella cucina giapponese, leggevo tempo fa, è anche abitudine preparare dei pesci in determinate stagioni pur essendo presenti in altre ancora. In autunno ad esempio il salmone, lo sgombro e la sardina sono un must mentre in inverno non possono mancare la ricciola, l’orata, la sogliola e pure il merluzzo.

Sul pesce in correlazione al Giappone si può davvero dire moltissimo e mai smettere di studiare (a me per esempio affascina tantissimo il Fugu e tutto quello che ci sta dietro. Pure il business, diciamolo) anche perché al contrario di noi occidentali i giapponesi ne adoperano tutte le parti. Se per noi è il maiale ciò di cui “non si butta via niente”, per loro suppongo sia proprio il pescetto. Anche le branchie diventano piatto e ogni volta che vedo Zimmern in Orrori da Gustare addentrarsi nei mercati e far fuori occhi e fegato come fossero noccioline, confesso che un po’ di voltastomaco prende il sopravvento.

E’ difficile che io provi una sensazione di repellenza tale. Ecco Zimmern, pur riconoscendogli un carisma televisivo e una simpatia innata, mi provoca conati indescrivibili. Anche nel caso delle branchie strappate a morsi da un pesce ancora vivo e in movimento ho provato un disagio profondo.

La salsa Teriyaki non è difficile da trovare ma è pur vero che prepararla in casa così complicato non è. Il Nippotorinese va matto per il tonno rosso e confesso che io anniannianniannifa prediligevo in assoluto solo questo tipo di pesce insieme al pesce spada. E’ inutile che faccia la purista maniacale esasperante perché il sapore del tonno era (ed è sicuramente) buono. Nonostante ora io non lo mangerei neanche in caso di vita o di morte (in nessun caso carne-pesce, intendo), riconosco che al tonno scottato insaporito da salsa Teriyaki e sesamo è davvero difficile dire di no. Anche per chi non apprezza moltissimo la carne cruda del pesce è impossibile negare la bontà (mia mamma in pole position).

In questo caso non ho scottato il tonno insieme alla Teriyaki ma ho semplicemente condito la carne del tonno dopo averla scottata in un wok rovente. Ma si potrebbe anche pensare di farla saltare per qualche minuto da ambo i lati con la salsa.

Mi manca tanto la rubrica nipponica che prima ticchettavo con immensa passione. Sicuramente riprenderà con la giusta assiduità e soprattutto amore; che merita in maniera sconfinata.

Perché l’obiettivo è andare.

Al mercato di Tokyo (per rianimare tutti i pescetti con la bacchetta magica di Creamy).

Se incontro Zimmern che torce una branchia a un pescetto ancora vivo però. Lo riduco in sashimi.

Ecco.

 (l’ho già detto che in questi giorni si susseguiranno giapponeserie, no, vero? Perché poi si parte ufficialmente con Ringraziamento e Natale *disse fischiettando)

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8 COMMENTS

  1. Immagina la mia gioia quando l’anno scorso, invitata ad un matrimonio, al mio tavolo nessuno voleva il carpaccio di spada e di tonno. Ho tenuto il vassoio accanto al piatto e non ci ho provato nemmeno a dire agli altri “ma perchè non assaggi?” no no.

  2. (a me quando tocchi questi tasti si tronca il respiro di netto. finché non ci andrò rimarrà per me un mondo delle idee. il Giappone. aspetto di andarci per vedere come riescono a prendere sostanza i pensieri. credo che, nel mio caso, una cosa del genere posso cercarla solo lì. chiama troppo forte. e un periodo giapponese prima del natale è già una festa assurda. sparo i botti. prima recupero un po’ di contegno.)

    guardo zimmern e inorridisco violentemente. però quando ho visto una puntata sul Giappone ho perso il resto, ho recepito solamente un inventorefollemaniacalegeniale come solo i giapponesi possono. ogni giorno fotografa ciò che mangia. ha studiato che un solo pasto di riso al curry, con la ricetta da lui appositamente creata, gli consentirà di vivere fino a centononmiricordo anni. sostiene che il momento migliore in cui le idee e le nuove invenzioni si affacciano nel cervello è quello che precede lo svenimento da sonno, quando cala l’ossigeno nel cervello. e per questo lui si fa i bagni in piscina restando in apnea il più possibile, appuntando ciò che gli viene in mente con un taccuino impermeabile e una matita speciale. sue invenzioni anche queste. e. ancora ho i postumi dell’esaltazione.

    devo stare calma.

  3. Io mi sono persa agli oroshi, ma perché non sono una persona sveglia.
    Ma quante ne sai?!
    Io voglio partire. Voglio andarci in Giappone prima o poi ma penso che non me la caverei perché mi perdo nella mia città. A Parigi però non mi sono persa. E’ l’unica città che ho visitato.
    Che i giapponesi mi perdonino per come ho preparato il sushi una volta.
    Ho capito, io devo fare solo i Temaki. Solo i Temaki, ok? Solo i Temaki e nient’altro che è meglio per te e per gli altri e per i giapponesi e per Iaia.

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Iaia
Iaia
Grazia Giulia Guardo, ma iaia è più semplice, è nata il 12 12 alle 12. Il suo nome e cognome è formato da 12 lettere ed è la dodicesima nipote. Per quanto incredibile possa sembrare è proprio così. Sicula -di Catania- vive guardando l’Etna fumante e le onde del mare. Per passione disegna, scrive, fotografa, cucina e crea mondi sorseggiando il tè. Per lavoro invece fa l’imprenditrice. Digitale? No. Vende luce, costruisce e distrugge. Ha scritto un libro per Mondadori, articoli per riviste e testate e delira pure su Runlovers, la comunità di Running più famosa d’Italia; perché quando riesce nel tempo libero ama fare pure 12 chilometri. Ha una sua rivista di Cucina, Mag-azine, che è diventato un free press online. È mamma di Koi e Kiki, un labrador color sole e uno color buio, mangia veg da vent’anni, appassionata di cinema orientale e horror trascorre la sua giornata rincorrendo il tempo e moltiplicandolo.

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