Ricette Vegetariane e Vegane

Coscia di Tacchino per la Festa del Ringraziamento

Un grazie a Pragmatiko che mi indica come tra le 50 migliori Food Blogger italiane qui. Sono lusingatissima di essere, oltre che tra amiche, insieme a professionisti del settore. Immeritato sicuramente, ma grazie.

E dopo il Turducken di ieri? (te lo sei miracolosamente perso? clicca qui!)

Il triste momento dell’anno è arrivato e in America si conta che più di quaranta milioni di tacchini verranno uccisi in questo periodo. A me non rimane che estraniarmi ancora una volta e assistere in silenzio alla scelta dei miei cari di nutrirsene (come il resto dell’anno – dei giorni – di tuttiigiornitutti accade con carne-pesce-derivati animali, insomma).

Nel mio libro per la festa del ringraziamento c’è la FumettoRicetta del Tacchino Graziato, ovvero un cupcake  con le sembianze di tacchino (grazie alla glassa e dei biscotti al cioccolato di decoro) dal gusto di  zucca,  tipico del Thanksgiving. Del tacchino graziato ne ho parlato qui.

Certo è che quest’anno il Nippotorinese, come anche mamma e papà, potranno per la pima volta assaporare la salsetta di Cranberries che ho scovato da Cristaldi a Catania, che ormai è chiaro diventa il mio spacciatore di pappamondosità di fiducia.

Il Tacchino Graziato che compare nel mio Libro “Le Ricette di Maghetta Streghetta”, disponibile in tutte le librerie italiane e online. Il mio ricavato andrà all’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro.

Vignetta del 2010

La salsa di cranberries è in assoluto l’accompagnamento tipico alle carni di tacchino durante la festa del Ringraziamento. Trovare i frutti secchi o freschi diciamo che è un’utopia qui e non ho potuto, come avrei voluto, preparla in casa ma pare che quella acquistata tanto triste non sia. Con questa salsa di cranberries pare si sposino bene anche le carni di selvaggina. Non è un caso che il cervo venga (santocieloilcervo. SIETE TUTTI PAZZI. ok. Devo calmarmi e inspirare dal naso) proprio servito con frutti di bosco o cranberries in genere. Ricordo che al Salone del Libro proprio durante uno show cooking venne proprio servito questo abbinamento ormai non troppo inusuale (qui il post).

Nella mia famiglia ormai, dopo opportuni lavaggi di cervello estenuanti ai limiti della sopportazione , si fa davvero un uso ridottissimo di carne. Impedisco quando posso (li immagino riunirsi a mangiare hamburger e cosciotti di maiale di nascosto) e butto verdure in tavola e biscottini per distrarli. E la loro felicità nel vedere quel cosciotto mi ha psicologicamente devastato per infiniti motivi. E’ stato come vedere bimbi davanti a un piatto festoso finalmente felici e liberi di poter addentare come indigeni nella giungla animali morti appena cacciati (che bella immagine è?). Senza paura del cacciatore (che a questo punto della storia, ahimè, sono io. E io che pensavo di essere la protagonista dolce e cucciolosa da difendere. NON CI STO!).

Il cosciotto mette allegria. Con un pezzotto di carne enorme di tal portata si evoca atmosfera, convivialità, ilarità e tanto (ma proprio tanto) appetito. E’ triste però. Essere dall’altra parte. Insieme a quella del cosciotto, intendo.

Non che mi manchi quella sensazione di festeggiamento cosciottoso (si può definire così da oggi?) ma. Ma che cosa c’è di realmente bello e festoso nel vedere un pezzo di coscia di animale ammazzato morto su un tavolo? E’ come andare a un funerale per me e vedere gente che ride, festeggia e non vede l’ora di infierire sul povero defunto. E allora per decoro poi cerchi di far finta che va tutto bene e ti ambienti. Devi. Per sentirti parte di loro e della famiglia e del festeggiamento. Ti dici che ci sono pure dei bei fiori e un bel centrotavola e pure che quella carta da forno messa lì. Legata con lo spago è davvero coreografica. Cerchi di distrarre tutti sistemando il rosmarino fresco e il pepe rosa che sa di pungitopo. Ma è sempre un funerale.

Poi mentre gli altri mangiano e tagliano e ingoiano. Tu lo vedi quel tacchino graziato, che sia cupcake o biscotto. Lo vedi su quell’aereo insieme al suo amico che grazie al presidente è libero di star in un’aia grandissima. E pensi che sì certo. E’ difficile vivere come vivo io.

( la sai la storia dei tacchini graziati, vero? Se ti va sul mio libro te la racconto)

Ma è più bello, sicuramente. Essere amica dei tacchini vivi, graziati e sull’aereo. E non di quelli morti e ridicolizzati da pepe rosa, rosmarino e carta forno artistica e intagliata.

Nel 2010

facevo Biscotti Tacchini e scrivevo sulle mollette. Non è che sia poi cambiata molto, dai.

E li trovi cliccando qui >>

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6 COMMENTS

  1. Ascolta me ( segue risata registrata): addentiamo un cosciotto di seitan (lo facciamo a cosciotto, santocielo) e convivialità sia. Coi tacchini graziati <3

  2. dobbiamo estendere la grazia anche ad altri animali, non solo al tacchino, poveraccio.
    Ma dico io, perché non mi è mai venuto in mente di scrivere sulle mollette?

  3. meraviglioso a dir poco questo cosciotto!! brava!! e a proposito di tacchini, sapevate che domani esce un film sui tacchini che vogliono autoeliminarsi dal pranzo del ringraziamento??? ho visto il trailer e l’ho trovato da ridere 🙂
    si chiama tacchini in fuga (o free birds, non ho capito….), lo consiglio alle golose ehhehe

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Iaia
Iaia
Grazia Giulia Guardo, ma iaia è più semplice, è nata il 12 12 alle 12. Il suo nome e cognome è formato da 12 lettere ed è la dodicesima nipote. Per quanto incredibile possa sembrare è proprio così. Sicula -di Catania- vive guardando l’Etna fumante e le onde del mare. Per passione disegna, scrive, fotografa, cucina e crea mondi sorseggiando il tè. Per lavoro invece fa l’imprenditrice. Digitale? No. Vende luce, costruisce e distrugge. Ha scritto un libro per Mondadori, articoli per riviste e testate e delira pure su Runlovers, la comunità di Running più famosa d’Italia; perché quando riesce nel tempo libero ama fare pure 12 chilometri. Ha una sua rivista di Cucina, Mag-azine, che è diventato un free press online. È mamma di Koi e Kiki, un labrador color sole e uno color buio, mangia veg da vent’anni, appassionata di cinema orientale e horror trascorre la sua giornata rincorrendo il tempo e moltiplicandolo.

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