Ricette Vegetariane e Vegane

Buon Impasto.

Da quando il mio blog di fumetti si è trasformato anche in Etti di Fumo e ci siamo accasciati tutti insieme sul divano della mia cucina raccontandoci, ridendo, piangendo, gridando, litigando, sognando ed evadendo, c’è sempre stata all’alba del nuovo anno una colazione speciale per tutti noi. Dei semplici pancake tondi cotti con pochi ingredienti ma buoni. Un anno c’è stato il tè matcha quando andava di moda, per poi tornare a scotch, cioccolato e arancia per italianizzare-inglesizzare con alcool e agrumi un concetto tipicamente americano. La multinazionalità. La diversità amalgamata al latte. C’è stata la FumettoRicetta e la forma Totorosa per entrare nel bosco delle meraviglie con la paura di uscirne. Pure con il Cus Cus, a sushi con il formaggio e con la ganache e i lamponi sino ad arrivare al Sushipancakedicioccolato finito sui giornali e poi formine di omino sul libro. Rotondità di pancake deviate, trasformate, appolpettate, arrotolate, impilate. Con forme e sapori e imbottiture diverse proprio come gli anni che sono trascorsi. Come le gioie e come i dolori. Ognuno di noi, perché è sempre importante ribadire che questa cucina non è solo mia, ha avuto nascite e perdite, vittorie e sconfitte, larghi sorrisi e alcuni a denti stretti con le lacrime che colano dalle orecchie. Amicizie e alleanze, invidie e sotterfugi, falsità e meraviglie.


In mezzo a questo non tiro somme, addizioni, sottrazioni e divisioni complicate all’alba del nuovo anno. Nonostante sia stata colpita da catastrofi porto il sangue in corpo di un eroe e a mia volta seppur in piccolo devo esserlo. Continuo quindi ad agitare la mia bacchetta creando mondi e disfacendoli. Rigirandomi tra le mani le macerie in segno di costruzione e mai distruzione. E’ stato l’anno del mio libro e del mio debutto in società. Quello definitivo. E’ stato l’anno in cui ho dato contorni precisi alla mia identità. In cui ho stabilito davvero cosa sono e voglio essere senza la paura di presentarmi anche come Giulia. Come Maghetta Streghetta. Anche Iaia. Anche. Anche. Anche.

Rimango Grazia. Con la consapevolezza che posso e so essere tutte perché lo sono davvero. C’è poco che mi piace di me ma mi riconosco, perché è innegabile, una fortissima personalità che di per sé basta. Non solo a sopravvivere ma a vivere come ho sempre voluto e preteso. La storia della ragazzina indifesa che non si fida di se stessa e delle sue capacità è acqua passata. Non lo sono più. Piccola, sola e fragile. Mi sento finalmente all’apice di quel vertice. Di quella montagna dove mi sono arrampicata con fatica. Spaccandomi piedi. Mani. Cadendo. Fratturandomi.

Il prezzo da pagare è stato altissimo tanto quanto le scelte che mi si sono presentate davanti. Ho capito che non mi piego davanti a nessun sistema. Che mi fido ciecamente del mio giudizio perché molto più che probabilmente so ponderare davvero cosa è giusto fare e cosa no. Ho capito che il cognome che porto è pieno di importanza in termini di anima e non eredità. Ho capito che sono nata per essere rispettata come mio padre e mia madre perché sono una persona giusta. E che la modestia in questo specifico caso non c’entra altrimenti si cade nella falsità di giudizio. Ho capito di essere una persona che non abusa dei propri poteri ma che li sa adoperare e trasformarli con colpi di scena eclatanti. Che si rivelano poi non studiati. Perché ho un buon istinto e un istinto buono. Ho capito di essere davvero quello che sono. Senza nascondermi. Capendo ben prima che mi vengano fatti notare i miei immensi sbagli. Quelli su cui lavoro incessantemente. Ho capito, a fatica, che non si può piacere a tutti ed è stata proprio una rivelazione soprattutto quando sorridendo ho appreso che io stessa non mi piaccio. Ma non per questo devo torturarmi ventiquattro ore su ventiquattro. Ne bastano ventitre e tre quarti e per un quarto d’ora posso pure imparare a perdonarmi.

Non mi piacerò mai. Non nella totalità. Non potrà mai accadere. Per una come me. Che scala montagne di perfezioni per arrivare ai vertici e ricadere. Nel buio. E ricominciare in un infinito di luce e buio. E ormai mi sono rassegnata al fatto che la mia nascita sotto l’albero di Natale abbia influito. Vivo nell’intermittenza ma alla fine tutti, compresa me, ricordano più la luce che il nero. Gli addobbi. La morbidezza e l’odore dell’albero e i gingilli glitterati. Devo imparare a vedere l’altra parte dell’intermittenza pure io. E soffermarmici un po’. Anche solo quel quarto d’ora.

Questa colazione di me e voi mi ha portato qui e al contrario di quanto si possa immaginare non me la sento proprio di dire che ho già raggiunto molti dei miei sogni e per questo mi sono stancata. Non mi stanco mai e voglio molto di più. Sempre di più. Voglio faticare e sudare. Non voglio mai cadere e guardare su rimpiangendo. Non voglio sperare. Io voglio ottenere. E l’erba voglio nel mio giardino cresce e del colore che dico io. All’altezza che dico io.

Ed è questo che auguro a chiunque si trovi a passare di qui stamattina nel fare colazione con me. E con voi, amici miei a cui devo gran parte della luce che mi perfora quando il buio mi attanaglia. Vi auguro un anno anche di cadute. Ma di quelle brutte che la schiena è a pezzi. Perché augurare il meglio è facile e si fa presto. Ma è dal dolore e dalla lotta coraggiosa che la luce diventerà più forte e intensa e ne genererà altra e altra ancora. Di watt sempre maggiori fino a proiettori da stadio che illuminano mondi e paesi. E non solo campi.

Non è facile per nessuno. Non c’entrano nulla i soldi. Non c’entra nulla la salute. Non c’entra nulla il lavoro. Non c’entra nulla la fortuna. La sfortuna. Il lavoro. La famiglia. C’entra solo concentrarsi su se stessi. Siamo fatti semplici come pancake. Ma basta sbagliare poco di quel giusto dosaggio. E si diventa duri. Gnecchi. Troppo morbidi. Appiccicosi. Bruciati. Crudi.

Solo lavorando sul nostro impasto con tanta fatica saremo una colazione perfetta per il nuovo anno e il nuovo ancora e il nuovo ancora ancora. Per la vita.

E allora Buongiorno Anno Nuovo. Pretendo moltissimo da te ma solo perché anche in questi 365 giorni sarò concentratissima sul mio impasto. E mai su quello degli altri. Mi modificherò. Cambierò dosi. Aggiungerò e toglierò. E otterrò esattamente quello che voglio.

E allora?

Buon Impasto Amici Miei.

Vi voglio profondamente bene.

Grazia, Gra, Iaia, Maghetta, Giu, Giulia, Maghetta Streghetta, Mag, Maghetta, Streghetta, Tata, Titti.

Da tutte e dodici.

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14 COMMENTS

  1. Buon anno maghettastreghetta!!!! Finalmente un nuovo anno!!!!
    Io giro pagina e apro un capitolo nuovo!!!! 😉

    Auguri….. E milioni di milioni di abbracci… 🙂

    P.S. Quasi quasi stamattina vengo a far colazione da te… Se mi prepari quei pancake con sciroppo d’acero, che adoro!!!! 😀

  2. Bella 🙂 buon anno. Io lo sento che hai lavorato tanto su te stessa ed é stato ed é un lavoro imponente che non tutti decidono di fare. Complimenti. Fidarsi del proprio naso e costruire. Mi ci vedo. Ma io a volte inciampo e cado ancora in buchi neri che sembrano non finire mai 🙂
    Augurissimi Iaia.

    Nu’

  3. Grazie Giulia! Quel che dici è così vero… Siamo solo all’inizio del nuovo anno, e credo che la consapevolezza che abbiamo raggiunto in tutto questo tempo (2013 compreso) ci aiuterà ad affrontare ad abbattere gli ostacoli che ci si presenteranno, e non a saltarli. Baci 🙂

  4. Lo sai che adoro impastare, vero?! È allora eccomi, pronta a farlo in questo nuovo anno. E felice di poterlo fare anche qui, in questa meravigliosa cucina, insieme a te, insieme a tutti gli altri. E ora, per favore, mi passeresti il caffè?! :*** <3

  5. Bella storia questa dell’impasto.
    Tra i tuoi 12 nomi ne manca uno fondamentale però. Che fine ha fatto MIETTA STREGHETTA??!!

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Iaia
Iaia
Grazia Giulia Guardo, ma iaia è più semplice, è nata il 12 12 alle 12. Il suo nome e cognome è formato da 12 lettere ed è la dodicesima nipote. Per quanto incredibile possa sembrare è proprio così. Sicula -di Catania- vive guardando l’Etna fumante e le onde del mare. Per passione disegna, scrive, fotografa, cucina e crea mondi sorseggiando il tè. Per lavoro invece fa l’imprenditrice. Digitale? No. Vende luce, costruisce e distrugge. Ha scritto un libro per Mondadori, articoli per riviste e testate e delira pure su Runlovers, la comunità di Running più famosa d’Italia; perché quando riesce nel tempo libero ama fare pure 12 chilometri. Ha una sua rivista di Cucina, Mag-azine, che è diventato un free press online. È mamma di Koi e Kiki, un labrador color sole e uno color buio, mangia veg da vent’anni, appassionata di cinema orientale e horror trascorre la sua giornata rincorrendo il tempo e moltiplicandolo.

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