Ricette Vegetariane e Vegane

I Muffin dei Muratori (cioccolatosissimi con nocciole piemontesi)

Sono mesi (un anno e mezzo ma mesi mi deprime di meno) che parlo di muratori, casa nuova e  lavori in corso. Comprendo che sia impossibile da concepire e capire nel mondo umano (difatti ribadisco non vivo su questo pianeta. Ma in un pianeta che si chiama GuardoLand) una cosa del genere. Tutti hanno consigli per me “sì ma tu gli devi dire…” – “sì ma tu devi fare…” -“sì ma tu dovresti capire che…” – “sì ma se non gli dici che…”. Confesso che a me le persone che sanno sempre cosa avrebbero fatto nell’esatta situazione dell’altro/a mi stupiscono sempre. Non riesco a deambulare neanche bene dopo un discorso del genere. Non riesco a smettere di pensare come si possa credere di sapere cosa si sarebbe fatto/detto/agito in una determinata situazione. Non parlo certamente solo di muratori-lavori in corso-traslochi. E’ come se io consigliassi a un operaio di esperienza trentennale che si alza ogni mattina alle ore cinque e trenta per andare a lavorare otto ore davanti a una macchina quanto sia bello però puntare la sveglia leggermente prima e farsi una corsetta sul tapis roulant magari guardando un video tutorial di make up perché rilassa tantissimo.

A me rilassa quindi rilasserà anche te no? E magari allo stesso modo gli direi che in un momento di stress è necessario tirare fuori un album colorato e disegnare pupazzetti. Perché è L’UNICO METODO per far sì che l’arrabbiatura passi. Non è mica vero che ci sono altri modi. C’è solo il mio. Perché è come dico io. Come avrei fatto io. Come agisco io. Rimbomba solo a me un super ego nelle orecchie?

Non posso dire e fare nulla di quello che già non dica e faccia. Esistono degli equilibri, dei rapporti e delle convivialità; magari solo a GuardoLand ma è così che funziona qui e io che ho tentato, diciamo, in tutti i modi di sopravvivere alle bizzarrie (perché purtroppo sono stata programmata in qualche angolo remoto del mio piccolissimo chip-cervello. A forma di patatina chips, sì, con qualche file del “mondo umano”) con ottimi risultati (me lo voglio riconoscere. Non ho ancora ucciso nessuno del resto e non sono neanche agli arresti domiciliari) non posso che ritenermi fortunata. Non perché sia Pollyanna e veda sempre il bello delle cose ma perché nel mondo fatato e ovattato di GuardoLand ci sono comunque gli esempi e le situazioni più incisive e importanti che occorreranno per “il mondo esterno”; quello in cui certamente una ristrutturazione casa non sarebbe durata un anno e mezzo. C’è da dire però allo stesso modo che non si tratta di una situazione che rientra nei suddetti cliché. Che non si ha a che fare con l’utilizzo di materiali comuni e facili come i gusti stessi di chi andrà ad abitarci. Nonostante io sia sempre molto decisa: scelgo un paio di scarpe (nelle rare occasioni in cui le compro) in tre nano secondi. Non mi fermo mai a riflettere su un colore piuttosto che un altro (è sempre nero-bianco e rosso-grigio). Ho deciso come volevo i bagni in quindici minuti lasciando in coma irreversibile tutti perché non si era mai vista una donna così decisa e un uomo così interrogativo (il Nippo ama fare domande pure sulla fuga delle mattonelle. Io indico e dico “questo”. Poi twitto. Scrivo. Rispondo. Disegno. Mangio caramelle. Parlo con il cane che passa. Raccolgo fiorellini. Faccio macro. Vivo per conto mio ogni situazione e in ogni situazione mi faccio un conto mio).

Dei muratori ho parlato piùpiùpiù volte. Non sono “dei semplici muratori” che non conosco ma una vera e propria squadra di amici. Papà lavora con il capo cantiere dalla bellezza di quaranta anni. Ogni cosa che abbiamo costruito e fatto è stata sempre e solo con lui. Sono cambiati negli anni le persone che lavorano per questa bellissima anima e i suoi figli lavorano a sua volta per noi nell’azienda di famiglia, ma lui è rimasto. Un bellissimo signore dagli occhi azzurri che ha più di settanta anni. E ancora si arrampica sui ponti. Ancora vuole presenziare nei momenti importanti. Ancora non riesce totalmente a delegare tutto ai suoi dipendenti. Vuole esserci per quando cominciano la scala. Vuole esserci per la prima mattonella del bagno. Mi rassicura dicendo che andrà tutto bene e che “stiamo finendo”. Mio papà ama il Signor Fiore (si chiama così). Sarà che a GuardoLand è pieno di Fiori nell’immaginario di papà. C’è proprio questa distesa fiorita di amore e passione per il lavoro. Vederli insieme è un grande insegnamento. Di due uomini che si sono fatti da soli e che nonostante tutto presenziano. Il Signor Fiore nonostante sia agile come un ragazzino ha chiaramente un’età e papà al momento è attaccato ventiquattro ore su ventiquattro a una chemio tramite una sorta di flebo continua. Eppure sono lì. A parlare di scale. A buttare giù muri. A rifare e rifare.

Esorcizzo ironizzando. A volte impazzisco per i rumori perché il lavoro consisterebbe pure nello scrivere (extra blog) e farlo con cantanti-fischi-rumori-trapani impresa facile non è. Ma non potrei (né voglio) comportarmi in altro modo perché quella che sto vivendo è senza dubbio un’esperienza che ricorderò come bellissima tra molti anni. Che mi mancherà. Proiettata nel futuro già so che il Signor Fiore e il mio papà vicini mi mancheranno. Sono gli stessi uomini che trenta anni fa, quando ero davvero molto piccina, erano lì nel primo cantiere di papà. Quando le cose cominciavano ad andare bene e papà stava costruendo la prima casa. Con fatica. Senza che mai nessuno gli regalasse niente. Non dormendo per fare l’elettricista e montare allarmi.

Mi dicono tutti che somiglio al mio papà. E io in silenzio mi dico “nel mio piccolo forse sì”. Non dormo neanche io per realizzare i miei sogni. Corro verso un obiettivo e poi un altro ancora fino a quando li ottengo e pretendo. Anche io tra quaranta anni voglio essere guardata così da mio figlio. Nella stessa posizione esatta dove sono al momento il Signor Fiore e papà. Voglio la stessa stima. Pretendo la stessa grandezza.

Oggi ho di nuovo  la febbre perché ieri siamo stati nel cantiere sette ore sotto il vento. Papà testaduracomepochi (e in quei pochi ci sono io) non ha voluto assolutamente andare via. E’ voluto rimanere lì. Prendendo vento e freddo sotto i miei ripetuti rimproveri e intimidazioni (sì ha un po’ di febbre anche lui adesso). Poi papà alla tredicesimilionesima volta che gli ho detto “Ti ammali papà. Ti prego vai via. C’è troppo vento”. Mi ha preso dalle braccia e mi ha detto “io devo stare qui. So quello che faccio”.

Lo so che lo sai cretino pazzo. Ma adesso hai la febbre come me. Eppure qualcun altro avrebbe fatto o detto. Adesso qualcun altro direbbe che.

Rimango fortemente convinta nonostante tutto che tu davvero sappia quello che stai facendo ed è per questo che in silenzio aspetto. E faccio Muffin per i muratori. Ecco. Perché questi muffin sono piaciuti moltissimo. Cioccolatosissimi e con pezzotti di cioccolato fondente sopra per abusare. Nocciole piemontesi di un buono che gira la testa. Odoreranno di molti sapori questi ricordi ma in questi muffin c’è davvero qualcosa di speciale.

La casa dicono che sarà pronta a Pasqua. Ma non mi importa di che anno. Mi importa che il Signor Fiore e papà rimangano in quell’angolo a ridere e discutere decidendo come costruire il castello. A GuardoLand è così.

E mi piace tantissimo, ormai.

La mia vita è il presente.


La Ricetta

Per 8 pirottini grandi

360 grammi di farina 00, 130 grammi di zucchero, 1 uovo, 70 grammi di burro, 100 ml di latte, 130 grammi di cioccolato fondente a pezzetti, 30 grammi di cacao amaro in polvere, 1 bustina di lievito in polvere

Fondi il burro e lascio intipiedire e poi sbatti l’uovo con lo zucchero e aggiungi a filo il latte e il burro fuso. Mescola a farina con il cacao e il lievito e setaccia tutto. Incorpora pian piano l’uovo e mescola delicatamente. Otterrai un composto piuttosto compatto che sembrerà quasi un “impasto da biscotto”. Non demordere perché è giusto così. Posiziona l’impasto nei pirottini e al centro metti i pezzi di cioccolato fondente. Ricopri poi con l’impasto e metti nuovamente dei pezzi di cioccolato fondente e se vuoi delle nocciole. Inforna a 180 già caldo per una ventina di minuti. Controlla con uno stecchino e se è asciutto tira fuori i dolcetti e aspetta che raffreddino.

(il cioccolato fondente nell’impasto non c’è. va solo dentro come cuore e sopra)

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16 COMMENTS

  1. Bellissimo post, stellina: davvero bellissimo. Spero che la febbre vada via in fretta e che tutto vada come tu desideri, oggi, domani e per il prossimo anno e mezzo (magari senza muratori)…e per i prossimi millemilionidisecoli.

  2. Quelli che hanno la soluzione per tutto. Dopo però. Sempre dopo. Mai prima, eh. Dopo vengono lì ti prendono sottobraccio e ti dicono “ma non hai pensato..”. Un po’ come la canzone di Jannacci “se me lo dicevi prima”. E comunque, ricorda che anche per questi vale la padellata di cazzi propri, eh. Secca secca: a domanda “ma perché non hai fatto così?” rispondere
    “ma perché nuntefainapadellatadecazzitua?”
    così tuttodunfiato.
    E sai, Iaia, come diceva un mio amico, se stai facendo una discussione, dare un calcio nelle palle all’interlocutore non serve a niente, ma fa miracoli, sul piano della remumerazione psicologica!!!

  3. Adesso vengo io e vi metto a letto tutti e due, pure signor Fiore anche se non ha la febbre.
    Tanto è quasi pronta e dovrò pur iniziare il trasloco no? XD

  4. io resto qui. sconcertata. senza le parole. solo nodi.
    come da copione.

    siete allucinanti e basta.
    e basta e reinvio mail. perché sono fuori luogo. e incoerente.

    (e voi mi fate veramente sbarellare quel minimo di razionalità che fa finta di funzionare.)

  5. commovente. mi hai fatto riflettere. ho pensato a mio padre.a lui.alla sua malattia, a lui.che non riesce a rialzarsi.a lui.che al contrario del tuo papà, il mio di sogni ne ha realizzati pochi.
    ma un giorno mi ha detto “se dovessi andarmene oggi.andrei contento perchè sono riuscito a vederti felice!”
    ioamomiopadre.

  6. Loro due e tu, nel vento, con la febbre. Siete irremovibili.
    Mi commuove il come tu viva tutto. Certe volte sono come te. Parlo coi cani e raccolgo fiori, sorrido e abbasso gli occhi. Dico di odiare certe persone, ma poi la mattina dopo rimpiango ciò che ho detto o scritto.
    Sono circondata da persone che sanno tutto loro. Io invece non so mai niente. Cerco di capirlo, perché è proprio questo il bello. Capire, districare i nodi in silenzio, con pazienza e intuizione.

  7. Mi commuovo quando parli così. Anche io mi sono costruita dei ricordi, e mi ringrazio ogni volta di essermene resa conto, di essermi detta di memorizzare bene un momento, un odore, una ruga, un sorriso perchè adesso che sono diventati ricordi mi scaldano il cuore, quando arriva a trovarmi un vento freddo che mi entra nelle ossa. E sono grata di essere rimasta li a disegnare i tratti e i contorni di quei ricordi, tra gli “io farei” e i “secondo me”. Un abbraccio forte forte.

  8. nella ricetta: “Non demordere perché è giusto così”. non demordere. quanto va nella ricetta e quanto nelle parole che hai appena scritto? <3

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Iaia
Iaia
Grazia Giulia Guardo, ma iaia è più semplice, è nata il 12 12 alle 12. Il suo nome e cognome è formato da 12 lettere ed è la dodicesima nipote. Per quanto incredibile possa sembrare è proprio così. Sicula -di Catania- vive guardando l’Etna fumante e le onde del mare. Per passione disegna, scrive, fotografa, cucina e crea mondi sorseggiando il tè. Per lavoro invece fa l’imprenditrice. Digitale? No. Vende luce, costruisce e distrugge. Ha scritto un libro per Mondadori, articoli per riviste e testate e delira pure su Runlovers, la comunità di Running più famosa d’Italia; perché quando riesce nel tempo libero ama fare pure 12 chilometri. Ha una sua rivista di Cucina, Mag-azine, che è diventato un free press online. È mamma di Koi e Kiki, un labrador color sole e uno color buio, mangia veg da vent’anni, appassionata di cinema orientale e horror trascorre la sua giornata rincorrendo il tempo e moltiplicandolo.

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