Ricette Vegetariane e Vegane

Edward e Kim – Roast Beef con Verdure, Chutney e Agrumi

La Terza Coppia del Progetto San Valentino

Sintetizzare è una delle imprese più difficili se si toccano alcuni argomenti; e questo è uno di quelli. In questo Lunedì per altro che comincia con la morte di Philip Seymour Hoffman e l’assenza di luce fino alle 16, per decisione del Comune in cui vivo (grazie al cielo sono figlia di Turi e i gruppi elettrogeni sono giocattolini di casa). Me lo riprometto pur non sapendo dove il ticchettio delle mie dita mi porterà. Le origini di Edward Mani di Forbice sono lontane e scomoderei pure il termine ancestrali. Che ne dite? Tim Burton ha sempre avuto tantissimi problemi di relazione. Una vera e propria incapacità di comunicare pensieri e sentimenti (cielo come ti capisco) con le persone che gli riempivano la vita. L’anima nera di Tim Burton, amante di Frankenstein, Il Fantasma dell’opera, Il Mostro della Laguna nera e film cult dalla natura oscura, emerge in qualsiasi sua visione ed è talmente lampante che si può addirittura parlare di luce nel buio. E’ davvero luminosa e accecante la sua anima nera. Non ricordo la frase esatta né dove l’ho letta esattamente. Ricordo però che mi sono sempre fatta un gran problema del fatto che mi vestissi sempre di nero (no un attimo, riformulo. Mi sono sempre fatta un gran problema che gli altri si facessero un problema sul fatto che io mi vestissi di nero. Ecco così va meglio). Poi un giorno leggo “Ma perché veste sempre di nero, Signor Burton?”. E la sua risposta fu che non doveva rendere conto a nessuno del perché. Perché non lo sapeva neanche lui. L’illuminazione. Mi ha trafitto proprio il cuore. Ecco. Io non sapevo perché ma non dovevo renderne conto a nessuno. Men che meno agli altri. E soprattutto a me stessa, mi dissi. In attesa di un’eventuale risposta che a prescindere farebbe piacere (dovesse esserci, intendo).  Burton con le sue emozioni, farfalle e visioni mi ha cambiato irrimediabilmente la vita. Mi ha fatto sentire meno sola con i miei mostri. Mi ha influenzato con Lynch e Kubrick e con le visioni orientali. Burton, Lynch, Kubrick e Hitchcock sono in assoluto gli altarini mentali che venero e a cui porgo fiori mentali sotto forma di idea.

 

 

Beetlejuice mi ha aiutato a superare la paura della morte nonostante sia fervida e frizzante in me. Allo stesso modo Nightmare before Christmas mi ha dato una visione alternativa di tutto quello che di più rosso e bello c’è. Contrapponendolo al buio e alla malvagià. Devo praticamente i collegamenti e gli insegnamenti più importanti di tutta la mia esistenza a Burton. Ed Edward mani di forbice è uno di quei tasselli fondamentali che mi hanno istruito, soggiogato e ipnotizzato. Che mi hanno fatto amare i gingerbread e il sapore dell’anima delle macchine. Che mi hanno insegnato la diversità. Il taglio e il dolore. Quello che gli altri vogliono da te e cosa tu vuoi. Quando Edward va via da solo nel castello ho visto il mio futuro. Quando quel giorno decide cosa sia meglio prima di tutto per sè e non tanto per gli altri ho compreso. Che un giorno trovando la forza mi sarei dovuta ritrovare. Amando e accettando prima me stessa poi mi sarei potuta regalare. Anche solo sotto forma di neve.

L’amore tra Kim e Edward non è naturalmente un amore corrisposto. E’ di quelli che non possono esistere. Né nello stesso mondo. Né in nessun mondo. E’ qualcosa di poetico e fiabesco che fa sognare certamente ma che non è applicabile a nessuno delle realtà e irrealtà. E’ qualcosa di vicino e lontano. Poetico e Delirante. Totalmente irrazionale e assurdo. I colori esasperati e allucinogeni tipici di Burton con quelle musiche di Elfman che ti entrano dentro per farti ghiacciare le vene mentre le foglie si alzano all’improvviso su un lago ghiacciato sono esperienze visive che non solo permangono ma che vivono. Ogni giorno dell’esistenza di ognuno. E’ una fiaba drammatica che mostra in maniera a dir poco esasperata e stereotipata la tipica famiglia felice americana, con la donna rappresentante Avon e i vicini con il barbecue perfetto. E’ un frullato di cliché volutamente forzati ed esasperati che portano il telespettatore a sentirsi in qualcosa che conosce. Pure se nato in provincia di Catania, per dire. L’atmosfera è familiare e rilassante e si contrappone poi con l’esasperazione della fiaba e dell’assurdo. Di un uomo proveniente da una macchina. Da un gingerbread a forma di biscotto a cui è stato posto un cuore. E poi un anima artificiale. Diventata a tutti gli effetti umana.

 

Il ballo sotto la neve di Kim ed Edward è l’allegoria del freddo che ci sarà sempre tra di loro ma dell’interminabile poesia che allo stesso modo cullerà i loro cuori per l’eternità. Per sempre. In una realtà e irrealtà emotiva. E’ uno di quei momenti in cui il respiro si fa corto e ti ritrovi a sospirare. Perché non vuoi neanche che loro due finiscano insieme. Edward dovrebbe diventare umano. Kim dovrebbe diventare inumana. Dovrebbero essere qualcosa che non saranno mai. Dovranno. Dovrebbero. Proprio perché sì in amore non ci sono costrizioni e doveri ma.

E’ per questo che ho scelto di raccontare in poche righe anche Kim e Edward. Per non disperderli ma conservarli. E per mettere in risalto la romanticissima doppia trama d’amore tra questi fiocchi che scendono. Ovvero l’amore tra Johnny e Winona che al contrario della trasposizione cinematografica ha fatto sospirare un gran bel po’ le giovanissime mie coetanee generando un amore, agli occhi degli spettatori, a dir poco passionale, violento e indimenticabile. 

La Ricetta? Il Roast Beef. Nasconde in sé una grande verità.  E’ difficile mangiare del buon roast beef con forchetta e coltello se si hanno forbici e lame al posto delle falangette e mani. Ma è anche vero che è difficile tagliare il Roast Beef senza forbici e lame. Si ha bisogno di qualcosa che non c’è e se c’è a volte non ci si rende conto del bisogno. Edward dopo un iniziale imbarazzo nel non saper fronteggiare la prima cena in famiglia e il piatto che viene servito, Roast Beef giustappunto, con carote, piselli e verdure al forno smorza la tensione tagliando di “sua mano” le carni. Riuscendo a trasformare la vergogna in un momento simpatico, divertente e a suo “vantaggio”.

Nonostante ci sia davvero poco di umano a livello di amore c’è quell’attimo di eternità tanto da rievocare la nascita della neve. Kim non dimenticherà mai Edward. Lo conserverà e custodirà per sempre fino a raccontare alla propria nipotina da dove nasce la neve. Cosa è la neve. Un fiocco di amore ghiacciato che si stacca. In cerca di sciogliersi. Per morire squagliato abbracciato.

Ad altra neve. Perché è questo l’amore, no?

Ed Edward sarà lì. Solo, ma non troppo perché intrappolato nel ricordo continuo dell’amore. A crearla per lei. E per quell’idea di loro. In un infinito di Amore eterno. 

Sul mio libro per la data in cui esce per la prima volta nelle sale Edward Mani di Forbice c’è la ricetta dei Gingerbread. Doveva esserci proprio il Roast Beef. Poi avendo scelto davvero poche pietanze con la carne (inutile specificarne il motivo. Oltre alle polpette di mirtillo e al cosciotto – doveroso – per The Rocky Horror Picture Show, a memoria credo proprio non ci sia altro di “carnivoro”) ho optato per una delle scene che più mi è rimasta: nel cuore. Nel senso letterario, cinematografico e biscottoso del termine.

(il fatto che sia dedicato a una bionda ci tengo a sottolinearlo. Non è un caso)

Il Roast Beef

Il Nippotorinese è un appassionato di Roast Beef quindi purtroppo per me devo confrontarmi spesso con questo simpatico cadavere. Le prime volte ho fatto dei disastri che per raccontarli ci vorrebbero almeno tre ore buone (per l’introduzione, intendo). Poi pian piano con gli anni qualcosa è migliorato. Ed è successo quando ho deciso di arrendermi a delle semplicissime regole. Pare insomma che l’affare non fosse poi così complicato. Quindi cosa occorre per preparare un buon Roast Beef?

Poche semplicissime regole.

Regola numero uno per un buon Roast Beef: Scegliere prima di tutto un pezzo di carne adatta. 

Fonte Wikipedia: Il roast beef, che nel Regno Unito si ricava classicamente dalle prime costole della lombata (“prime rib roast beef”), viene tradizionalmente servito “rare” o “pink”, nel senso che il centro del pezzo di carne è stato riscaldato ma non cotto per cui mantiene il caratteristico colore rosso-rosato.

Sul “nome del pezzo di carne” arrendiamoci all’evidenza che nelle diverse parti di Italia si chiama in diversi modi. Lombata potrebbe non essere inteso in egual modo in Trinacria e Lombardia, per dire.

Regola numero due per un Buon Roast Beef: Pesarlo sempre e comunque perché da questo dipenderà il tempo di cottura.

Regola numero tre per un Buon Roast Beef: Prima di essere infilato nel forno il roast beef “va chiuso”; nel senso che per mantenere tutti i sapori e gli umori non vanno in alcun modo inferti dei colpi o dei tagli. Né con forchette. Né con coltelli. Va maneggiato con delicatezza e cura e va rosolato in padella da tutte la parti per qualche minuto con abbondante olio extra vergine d’oliva caldo e se si vuole aromatizzare maggiormente con battuto sedano-cipolla e carota e magari spezie (nel caso in cui si scegliesse la via dello “speziato”. Naturalmente la carne lo sarebbe poi solo all’esterno). Dopo averlo rosolato va poggiato sulla carta da forno e innaffiato con tutto l’olio che ha cotto insieme alla carne (e le eventuali verdure).

Regola numero quattro per un Buon Roast Beef: La Temperatura e il Tempo di Cottura.

Deve essere al massimo. 250 sarebbe perfetto (se ci arriva il forno altrimenti al massimo). Poi verrà abbassata sul finale. Questo perché le carni devono dapprima cuocere ad altissima temperatura e poi subire un abbassamento. Trenta-trentacinque minuti sono necessari per cuocere in perfetto stile Roast Beef e quindi rosato internamente (e non propriamente al sangue). Ovvero:

250 per 15 minuti abbassare a 180 per altri 15. Bagnando con gli umori e con la base che ha cotto nella prima fase iniziale nella padella.

Proseguire significherebbe servire il roast beef troppo cotto. Diminuire significherebbe chiaramente servire il roast beef “troppo” al sangue secondo i parametri comuni. Al Nippotorinese 25 minuti per chilo, ad esempio sono più che sufficienti. Io per sicurezza faccio massimo 27 (è chiaro che il tipo di carne influenzerà tutto. Diciamo che rimane comunque un terno al lotto. Ma pure una cinquina. Ammesso che ci sia la cinquina nel lotto vabbè).

Farlo raffreddare prima di tagliare. Il roast beef è un alimento versatile perché prima di tutto si può conservare per diversi giorni e poi può essere proposto e insaporito nei più disparati modi. Dai Chutney alla frutta o verdure (lascio qualche link giù) sino ad arrivare a delle semplici salse come maionese e senape (il Nippotorinese va giù di brutto con la selezione di Maille) sino ad arrivare ad agrumi, verdure lesse, tempura di verdure e tutto quello che la fantasia più sfrenata (ma non solo) suggerisce.

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33 COMMENTS

  1. E’ stata la prima volta che mi sono innamorata di Johnny Depp.

    E la cinquina nel lotto ci sta: una volta col resto di tre.

    E vado pazza per il rosbif.

    E.
    <3

      • ahahh ti adoro <3
        CALMAAAAAAAAAAAAA
        mi piace immaginarti tutta arrabbiata mentre agiti i capelli e dici nonselomeritavaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa 😀
        adorabile tu.

        oh però alla fine dai (come ticchettavo su faccialibro) l'ha mollato lì.
        nel castello.
        la neve.
        e ciao.
        si è fatta da parte e si è fidanzata con un cretino di turno ( speriamo non il ladro con il camioncino santo cielo. Me lo sono chiesta più e più volte)

        • Appunto! MACOMESIFADICOIOOOOOOOOO?! Non si può mollare Eduard e ciao. Macheccacchio!
          Occhei, vuoi tornare nel castello (e come dargli torto del resto? Mi ci chiuderei anche io in quel castello piuttosto che vivere in un posto simile), ma io NUNTEMOLLOOOOOOOOOO!!! 🙂

          • ahahahahah .

            E come darti torto?
            (mi ci sarei incatenata pure io al cancello. lo avrei scavalcato. E invece. E’ stata lì a farsi le meches. CIELO LO DICO IO CHE LE BIONDE SONO PAZZZEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE)

            *_*

            mi piace questo risvolto noir.

            al rogo la bionda!
            (cosa sto dicendo?)

            • Quella bionda pazza si merita solo il ladro con tutto il furgone! E amen.
              E speriamo che le abbiano sbagliato le meches e le siano uscite di un bel verde vomito! 😆

  2. Ci credi, Iaia mia, se ti dico che leggendo questo post mi sono commossa?! (“Si, lo so che sei una frignona Luci!!!” 😉 ) Ho amato alla follia Edward fin dalla prima visione ( ricordo ancora, era il giorno di Capodanno…) e ho trovato nella scena della neve una poesia e una dolcezza che pochissime altre volte ho colto in un film. Ma Burton è un genio e Johnny un interprete straordinario del suo immaginario… Un abbraccio stellina! <3 :***

    • Ehi tu bellissimo angelo fatti abbracciare <3 ( da brave rincretinita ho visto messaggi e foto- GGRAZIEEEEEEEEEEEEE- solo ieri. E ti scrivo con calma . Grazie davvero infinite per la foto. Sai che per me sono regali preziosi da custodire gelosamente).
      Sul fatto che ti sia commossa . Ecco. Immaginami mentre sorrido allo schermo. Perché succede a me circa 203498204820348 volte al giorno leggendo te. Gli amici alcuni. Scrivendo. E .
      E scrivendo anche qui.
      Credo sia un modo per scaricare tensione e sentimento. Ben venga. Ai limiti del terapeutico. Convieni?

      Edward e kim. Natale e Capodanno. Santo cielo sai che forse anche io per la prima l'ho visto proprio .
      COSA MI HAI FATTO RICORDARE!
      Sìììì.

      Burton e Johnny non si sono mai lasciati perché credo che facciano proprio parte della stessa acqua. sotto qualsiasi forma
      ti abbraccio fortissimo <3
      (all'ingegneriminese cosa gli prepari per san valentino? per il nippo sto valutando un'insalata in busta 😀 ) :*

      • L’importante è che sia arrivato tutto, Frugolino aveva molto piacere sapessi tutto! ^_^ e trovo che sia bello sapersi ancora commuovere, mica sassi siamo!!! 😉 ti abbraccio cucciola! :***

  3. scrivere un commento sotto questo post per me potrebbe essere difficile.
    Per vari e svariati motivi che conosci già e sarei ridondante a ripetere.
    Sarà che, nonostante i capelli biondi, mi sono sempre sentita un po’ Edward: goffo, visionario, dolce, spaventato.
    Credo di essere nata da un gingerbread, solo che hanno fatto in tempo a mettermi le mani.
    Questo non è un film, questa è la vita. Questo è l’amore.
    Un fiocco di neve. Che si scioglie ma non sparisce, rimane saldo dov’è.

    Non avresti potuto dedicarmi nulla di meglio e tu per me sei la neve.

  4. anche io a volte esco di casa con il preciso intento di comprarmi qualcosa di colorato da vestire e irrimediabilmente torno con qualcosa di nero. d’altra parte pure il primo vestito da sposa che avevo comprato era nero, il fatto che poi ho dovuto cambiarlo per evitare che mia madre mi uccidesse, facesse un infarto, facesse la sceneggiata etc è un altro discorso.

  5. […] No ma io con i Gingerbread non ho un problema dai. No. Non li attacco ovunque facendo anche mini ballettini davanti agli alberi. Non ci finisco con collane chilometriche su La Sicilia visto che ho tediato il web intero. Non emerge neanche nei miei pasticci quella che potrebbe erroneamente apparire come una mania. Non ci faccio cestini di vimini interi per portarli in dono (ho perso la diapositiva) e neanche Video in Stop Motion. Non ne provo diverse versioni continuamente dal vegano al gluten free. E neanche ci deliro su e li metto nel mio primo Libro. […]

  6. […] Un roastbeef classico da qualche parte in archivio c’è ma mi ricordavo di questo con gli agrumi senza contare poi i diversi chutney buonissimi, soprattutto pera e cipolla, che col tempo sono diventati dei veri e propri cavalli di battaglia. Piacciono moltissimo a tutti qui, soprattutto in abbinamento alle carni. Sempre in occasione delle coppie poi lo scorso anno ne ho parlato in riferimento a Kim e Edward (mani di forbice). […]

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Iaia
Iaia
Grazia Giulia Guardo, ma iaia è più semplice, è nata il 12 12 alle 12. Il suo nome e cognome è formato da 12 lettere ed è la dodicesima nipote. Per quanto incredibile possa sembrare è proprio così. Sicula -di Catania- vive guardando l’Etna fumante e le onde del mare. Per passione disegna, scrive, fotografa, cucina e crea mondi sorseggiando il tè. Per lavoro invece fa l’imprenditrice. Digitale? No. Vende luce, costruisce e distrugge. Ha scritto un libro per Mondadori, articoli per riviste e testate e delira pure su Runlovers, la comunità di Running più famosa d’Italia; perché quando riesce nel tempo libero ama fare pure 12 chilometri. Ha una sua rivista di Cucina, Mag-azine, che è diventato un free press online. È mamma di Koi e Kiki, un labrador color sole e uno color buio, mangia veg da vent’anni, appassionata di cinema orientale e horror trascorre la sua giornata rincorrendo il tempo e moltiplicandolo.

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