Ricette Vegetariane e Vegane

Le bugie sì ma con zenzero, vaniglia e cacao e pois, righe e scacchi

Sono stata anni a raccogliere, grazie all’aiuto dei santi che mi sopportano e seguono sui Social (forse per rintracciarmi e picchiarmi? Sì), tutti i nomi delle Frappe-Chiacchiere-Bugie-Galani nonostante io che sicula sono da una vita le senta chiamare solo ed esclusivamente Chiacchiere. Poi arriva il Nippotorinese con Bugie e Fiocchetti e la mia vita dolciaria carnevalesca si destabilizza. Su wikipedia c’era uno studio sociologico chiacchieresco, che scopro solo adesso, da far impallidire a dimostrazione del fatto che bastava cercare e che sono una cretina giusto per conferma; la mia  estenuante ricerca etimologica è valsa praticamente a nulla. Grandi traguardi, insomma. Un applauso dalla regia si può avere con relative risate registrate, buuuu e pernacchie? Grazie.

In pratica questa la Lista Frappesca etimologica che ci accingiamo a studiare tutti insieme adesso ed eventualmente contestare, arricchire e rinfoltire.

  • bugie (Genova, Torino, Asti, Imperia);
  • cenci o crogetti (Toscana);
  • strufoli Grosseto, Massa Marittima;
  • chiacchiere (Basilicata, Sicilia, Campania, Lazio, Alto Sangro nell’Abruzzo meridionale, Umbria, Puglia, Calabria, Milano, La Spezia, Massa, Carrara, Sassari e Parma);
  • cioffe (Sulmona, centro Abruzzo);
  • cróstoli o cróstołi o gròstoi (Ferrara, Rovigo, Vicenza, Treviso, Trentino, Friuli, Venezia Giulia);
  • crostoli o grustal (Ferrara);
  • cunchiell’ o qunchiell (Molise);
  • fiocchetti (Montefeltro e Rimini);
  • frappe (Roma, Viterbo, Perugia e Ancona);
  • gałàni o sosole (Venezia, Verona, Padova);
  • gale o gali (Vercelli e Bassa Vercellese);
  • gasse (Basso Alessandrino);
  • guanti (Caserta);
  • gròstołi o grostoli (Trento);
  • intrigoni (Reggio Emilia);
  • lattughe o latǖghe (Mantova);
  • maraviglias (Sardegna);
  • rosoni o sfrappole (Modena, Bologna, Romagna);
  • saltasù (Brescia);
  • sfrappe (Marche);
  • sfrappole (Bologna);
  • sprelle (Piacenza);
  • risòle (Cuneo e sud del Piemonte);
  • e ancora straccilasagnepampugliemanzolegarrulitas.

Inutile che stiamo qui a fare la faccia “ehhh ma manca ancora tantissimo per Carnevale, eh!”, perché quando qualche giorno fa ho offerto queste chiacchiere mi è stato posto proprio il quesito “ma è per foto-lavoro-libro-blog vero? Perché al Carnevale manca tanto!”. Mica tanto. Siamo giusto a meno dieci giorni (panico in sala) perché Domenica prossima partono i trenini, le feste e Disco Samba. Lo stesso giorno poi i Divi più patinati e splendenti della pellicola solcheranno il red carpet; insomma tra il Carnevale e la Notte degli Oscar ho il mio gran bel da fare a delirare riguardo a ricettine e annessi. Lo faccio tra l’altro con un aplomb siculo (mi sta abbandonando, sì) che sta lasciando tutti parecchio interdetti. Sino a oggi, dopo un anno e più di lavori di ristrutturazione in casa (che manco la Cappella Sistina, sottinteso), non ho mai perso un colpo. Ho offerto caffè corredati da cioccolatino e piattino. Ho fatto muffin (ricordi?). Ho scritto cose belle inspirando ed espirando con il naso. Ho acconsentito annuendo anche quando la voglia era più di spaccare crani negli spigoli per poi berne il cervello direttamente dalla fonte con le frattaglie e addirittura ho ripetuto come un disco rotto “non c’è problema” quando la frase terminava nel mio silenzio “non c’è problema se adesso ti chiudo in un sacco e ti butto alla Playa di Catania. Mi faccio trent’anni ridendo e cantando?” *inspiro-espiro*.

Poi però ieri perdo il controllo e comincio a gridare. Lo faccio indossando un grembiulino con su scritto iaia ricamato da mamma e la colf e lo faccio proprio quando meno tutti se l’aspettano. Al grido di “ohhhhhhhhhhh BASTA! Non è che se sono gentile significa che sono la cretina della situazione!”. C’erano stati degli pseudo cedimenti qualche volta. Delle cadute un po’ improvvise ma l’exploit-gran finale sta arrivando in questi giorni (se mi volete vedere cliccate il tasto rosso e urlate “VLOG-video blog!” che va tanto tanto tanto di moda). E tra minacce non troppo velate, occhi fuori dalle orbite e urla che neanche alla prima della Scala ho fatto intuire sempre non troppo velatamente che sono stanca. E che d’accordo ho avuto un Natale surreale con un albero provvisorio. D’accordo che non potrò fare Pasqua con la cucina nuova perché i tempi di consegna sono saltati. D’accordo che ho fatto San Valentino mangiando sul tapis roulant in camera da letto. D’accordo che ho detto “non c’è problema posso dormire nella mia vasca da bagno” ma ora mi avete proprio rotto i Nani da Giardino. Avete un mese. Non mi importa se ci siano i mobili o no. Se sia tutto perfetto. Mi importa che tra un mese mobili non mobili, infissi non infissi, impianto non impianto, siate tutti fuori da qui (ma con chi sto parlando? che faccio? le metto due virgolette?). Non farò Pasqua, come mi era stato detto dopo la mancata promessa del Natale, con tutto arredato perfetto ma. Entro un mese voglio tutti fuori. Se prima la situazione era un po’ più vivibile perché gli ambienti erano separati, adesso che siamo uniti insieme appassionatamente vi è un autogestione e un’anarchia che ha oltrepassato ogni limite (e qui comando io! E questa è casa mia! Pure una canzone di successo hanno fatto! Cosa sto dicendo?). La cosa noiosa è che sono riusciti a trasformarmi in una massaia noiosa e ripetitiva in preda a un esaurimento nervoso che cerca di arrancare dalle sei del mattino sino alla mezzanotte. Non ho rapporti con le mie amiche. Ho papà in ospedale, per un paio di giorni, perché è tempo di tac e controlli nonostante tutto su quel fronte stia andando a rotoli e se prima potevo rifugiarmi nel mio mondo “fatato” fatto di bianco e luci adesso c’è distruzione in ogni dove. Macerie. BASTA. Io vi ammazzo (che è sempre un finale equilibrato e sensato).

Il nulla di Fantasia di Neverending Story. Solo che non ho neanche Falkor sul quale volare per farmi un giro e magari lanciarmi in caduta libera. E.

E. Ma per caso mi sto lamentando pure qui sul Blog mentre parlo di Frappe-Chiacchiere-Bugie? No, vero? No. Dai. Non lo sto facendo *disse mollandosi un ceffone in pieno volto fortissimo.

Ero stanca di fare le Frappe-Chiacchiere e Bugie sempre allo stesso modo (ma io voglio lamentarmi dei muratori! dei lavori! della caldaia! della mattonella rotta! dello scalino spaccato! Io voglio piangervi addosso tutte le mie disgrazie che manco la Piccola Fiammiferaia! No, vero? Non mi si addice in effetti, uff). Ero stanca pure di farle a forma di Stelle Filanti colorate (lascio tutti i link di riepilogo sotto). Anzi a tal proposito se dovessi mai ricorarmelo vorrei pubblicare anche la FumettoRicetta inedita che era prevista per il libro in relazione proprio a questa ricetta e che poi è stata silurata nel progetto finale. Dicevo? Ah sì, stanca del fatto che devono mettere ancora il parquet. No, vero. Sto parlando di Frappe, uff.

Ero proprio stanca di farle a fiocchetto, pur non sminuendo la passione per il Nippotorinese che le ama così (la sua nonnina infatti le confezionava solo a fiocchetto e le intingeva pure nel cioccolato gianduja, da brava torinese). E quindi? Scacchi, pois, righe, varie ed eventuali (perché è inutile negarlo sono proprio una FashionFoodBlogger, fallita io) Abbinando magari quel quid cioccolatoso per rievocare appunto il ricordo della Nonnina e omaggiarla per certi versi. Il risultato visivo mi ha convinto. Il gusto ha convinto i restanti e pure i palati ostici. E’ una piccola variazione della ricetta base che ho sempre fatto. Ho insaporito leggermente con dello zenzero che tradizionale non è ma che apporta un tocco di etnicità alla tradizione assoluta di questo dolcetto fritto italiano per eccellenza. Nulla impedisce comunque di aromatizzare entrambi le parti nel modo che più si preferisce. Si possono aggiungere formine, lettere, numeri e pure animaletti. La pasta essendo molto lavorabile può essere ritagliata con le classiche formine da biscotto e poi “appiccicata” leggermente con la pressione e/o con il mattarello e/o con una spennellatina di albume eventualmente. Non si staccherà la parte di cioccolato, se temete questo. Non vi è alcun magheggio fotografico (anzi a dirla tutta neanche ho sistemato le luci questa volta. E chi ce l’ha il tempo? Così. Come Iaia le ha fatte, in pratica).

Divertenti e vestite a festa, queste frappe-chiacchiere-bugie a pois, righe e alternando parti naturali a cioccolatose diventano davvero carine e particolari sia da offrire che da regalare. L’effetto scenico è travolgente di sicuro e questo è innegabile. Se poi si vuole non scadere sempre nella stessa realizzazione della forma quadrata-rettangolare, si può certamente pensare di fare dei fiocchetti ma magari con due parti diverse. Un simil abbraccio (ndr biscottofamigerato, sì) per intenderci. Ma pure a forma di cuoricino. Ma pure a forma di Muratore sgozzato e. No. Devo calmarmi.

Nonostante sia la prima volta che le confeziono così, credo proprio che questo tipo di travestimento frappesco sia entrato ufficialmente a far parte della mia tradizionale culinaria carnevalesca (adesso colpitemi con un vocabolario italiano e fatemi rinsavire, ok?).

Tocca trovar loro un altro nome. Del resto ne hanno così tanti che non sarà l’ennesimo a intaccare la loro multipla personalità. E tu per caso? Le chiami in qualche altro modo?

La Ricetta

Ingredienti per 10 persone circa (ma sono così buone che pure sei direbbe Mamma. In realtà ha detto massimo due, vabbè)

  • 500 grammi di farina oo
  • 100 grammi di zucchero semolato
  • 3 uova
  • 50 grammi di burro
  • 1 dl di vino bianco secco
  • 60 grammi di cacao amaro in polvere
  • 1 albume
  • vaniglia
  • zenzero in polvere
  • pizzico di sale
  • olio per friggere
  • zucchero a velo per decorare

Setaccia la farina, forma una fontana e al centro unisci le uova, il burro morbido, il pizzico di sale e la vaniglia (se decidi di fare anche quelli con lo zenzero però devi dividere questa operazione. Lo so è un po’ complesso ma se ne fai una grande quantità come ho fatto io vedrai che aromatizzarlo con spezie diverse sarà un successone inaspettato) e il vino bianco. Impasta energicamente fino a che gli ingredienti sono tutti belli amalgamati e hai davanti una pasta liscia e omogenea. Forma una palla e avvolgila in pellicola. Fa sì che riposi almeno 30 minuti in frigorifero. Dividi la pasta in due parti uguali adesso e aggiungi in una il cacao amaro piano piano ,meglio se setacciato. A questo punto hai pronti  i due impasti e via! Largo sfogo alla fantasia. Pois, strisce. Base alla vaniglia o al cacao. Decidi tu come vuoi disegnare le tue Frappe-Chiacchiere e bugie. Ricava dei piccoli dischetti o strisce. Applica a piacere sulla parte chiara le parti scure e viceversa. Puoi fare anche delle lettere (si potrebbero fare delle vere e proprie scritte. Attaccare lettere dell’alfabeto. Adoperare qualsiasi formina da biscotto. Ripeto: largo sfogo alla fantasia!). Una volta ottenute tutte le frappe riscalda l’olio e friggile poco alla volta quando è ben caldo. Scolale su carta assorbente e servi con abbondantissimo zucchero a velo.

La VideoRicetta

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8 COMMENTS

  1. ma le voglio pure ioooooooooooooooo @___@
    sante chiacchiere catanesi…a pois!! a scacchi!!! siiiiiiiiiiii facciamo pure le girelle????
    oddio che dico? sto sbavando al piccccccì e ho fame..ok mi rilasso -_- ok.
    Cmq si…entro un mese fuori tutti! tutttiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii! poi vengo io? 😀

  2. VLOGVIDEO PULSANTEROSSO vabbè la smetto. (che poi dovresti conoscere queste reazioni per cui puoi tranquillamente ignorarle e dedicarti al legittimo eccidio di muratori)

    non ho mai simpatizzato per i dolci carnevaleschi. ma queste frappine fesciuon mi hanno perdutamente conquistato gli occhi.

    ebbene, pioggia di sangue (per restare in tema. ma anche immaginare cuori caldi appena estirpati che piovono gocciolando non è così fuori tema.)

    (a questo punto anche una pioggia di camomilla o di sedativo per elefanti. ma no, preferisco la versione splatter, che ci posso fare.)

  3. mi mette in crisi scoprire che sono ferrarese ma le ho sempre chiamate come le chiamano nel bolognese.
    Poi dici perché uno è confuso e non sa manco dove abita =_=
    Fra un mese li voglio fuori di lì e non mi interessa se non c’è un divano, dormo nel bidet.
    Se no gliela vengo a cantare io “una rotonda sul mare”, anzi possiamo fare di peggio: gliela cantiamo insieme u.u

    • e io che sono bresciana e non ho mai sentito il termine “saltasù”?! Vogliamo parlarne?
      Le ho sempre chiamate lattughe.

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Iaia
Iaia
Grazia Giulia Guardo, ma iaia è più semplice, è nata il 12 12 alle 12. Il suo nome e cognome è formato da 12 lettere ed è la dodicesima nipote. Per quanto incredibile possa sembrare è proprio così. Sicula -di Catania- vive guardando l’Etna fumante e le onde del mare. Per passione disegna, scrive, fotografa, cucina e crea mondi sorseggiando il tè. Per lavoro invece fa l’imprenditrice. Digitale? No. Vende luce, costruisce e distrugge. Ha scritto un libro per Mondadori, articoli per riviste e testate e delira pure su Runlovers, la comunità di Running più famosa d’Italia; perché quando riesce nel tempo libero ama fare pure 12 chilometri. Ha una sua rivista di Cucina, Mag-azine, che è diventato un free press online. È mamma di Koi e Kiki, un labrador color sole e uno color buio, mangia veg da vent’anni, appassionata di cinema orientale e horror trascorre la sua giornata rincorrendo il tempo e moltiplicandolo.

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