Ricette Vegetariane e Vegane

I biscotti più delicati e glamour di Pasqua

Fervono i preparativi pasquali qui. Il pezzo mancante della famiglia sta per approdare da Caselle a Fontanarossa e il nostro augurio è solo che il mio papà riesca a pranzare con noi. Niente di triste per carità. E’ da deboli lamentarsi e frignare. Solo obiettività e consapevolezza. Che è nelle piccole cose la felicità. Una colomba via flebo è poco auspicabile; e per quanto la forza, il sarcasmo e l’ironia possano accompagnarci, è lacerante ugualmente tanto da diventare quasi un atto eroico sopportare. Posso avere un mantello? Grazie.

La maschera già ce l’ho e la porto benissimo. Ma vorrei anche un secondino passare al gradino successivo: volare via per qualche minuto.

Mi ritrovo nel frullatore delle emozioni velocità 6 Turbo. Felice perché riabbraccerò la mia socia cognatosa Piola; nonostante da due anni non riusciamo nell’intento di filmare una videoricetta insieme, visto che di scanzonato e allegro obiettivamente poi c’è davvero ben poco, mi piace che la speranza non sia mai persa. Programmi, progetti, casatielli e pastiere. Piola su imessage mi scrive anche “Socia arrotoliamo i tovaglioli a coniglio?” proprio come nella foto del mio libro. E io mi commuovo. Mentre gli operai mi guardano. Montano e smontano. E l’eyeliner cola conferendomi lo status di TarePanda. Mi fissano con quella perplessità avvilente perché io nel loro immaginario sono una donna fortunata e potente. Credendo che il Dio Denaro non tocchi “gente come me”. Che tutto si possa comprare. Anche la guarigione. Posso ridere? Dicevo?

Dovremmo in pratica sfornare manco fossimo nell’ora di punta da California Bakery nel clou del ferragosto (magari quando è appena sbarcata una nave da crociera. Sbarcherà una nave da crociera anche lì, no?). Convinte crediamo che sia la volta buona. E perché no? Potrebbe davvero esserlo. Anche per andare da California Bakery per Pasquetta e tornare. Avessi il mantello, appunto. Mica dico cose a caso.

Questi biscottini scenografici e dai colori pastello richiedono un impegno minimo e garantiscono una resa massima. Per questo motivo potrebbero essere candidati validissimi per essere infilati dentro un cestino di vimini con tanto di manico adornato da deliziose pasqualate sotto un tovagliolo lindo e stirato che sa di buono; diversamente inteso come ammorbidente. Sì perché ce l’ho pure con l’ammorbidente adesso (con qualcuno dovrò pur prendermela oltre che con il Nippotorinese, no?). Sto per diventare qualcos’altro ancora. Sto per trasformarmi definitivamente in una vecchia zitella acida incattivita votata all’ecobio. Perché dannazione voglio pure io vaneggiare sui petrolati, siliconi e accapigliarmi al supermercato gridando che il pianeta ci sta supplicando di aiutarlo.

Poi dopo che ho riposto il carrello ritirando la moneta salirò comodamente sul mio suv, per coerenza. Lanciando magari una bottiglia di plastica nella raccolta del vetro (datemi il mio quinto caffè! Non ragiono!).

Perché mi perdo? Che ci faccio al supermercato? Perché sto tirando i capelli alla vecchietta con l’ammorbidente in mano? Ah sì. I colori pastello. Trovare perline di zucchero non è mai stato così facile in questo periodo. Anche i decori pasquali fatti di zucchero di qualsiasi marchio da supermercato, senza andare in negozi specifici, sono votati a conigli-carote-uovette-pulcini. Il collante delle perle di zucchero sull’impasto del nostro biscotto sarà sempre nostro beneamato e fidato amico. Un po’ come la millechiodi che mi ha rapito il cuore e con cui ultimamente sto attaccandomi pure le ciglia finte. Lo stampino biscotto-uovo l’ho trovato anni-anni-anni fa su Amazon ma, qualora non fosse facilmente reperibile, il metodo “disegna quello che vuoi su carta, ritaglialo e adoperalo come guida sull’impasto da biscotti usando un semplice coltello e girandoci intorno – perchènonciavevopensatoprima?” ( devo trovare qualcosa di breve) è sempre infallibile.

Per la base biscotti c’è solo che l’imbarazzo della scelta; dovrà essere un impasto non per forza eccessivamente compatto in quanto non dovrà “reggere” la pasta di zucchero (qualcuno può riformulare questa frase in maniera sintatticamente inattaccabile? grazie). Scegli quindi quello che preferisci. Ti lascio le solite due basi gustose e perfette, adatte anche alla conservazione medio/lunga, ma non crearti alcun tipo di problema. E ti lascio queste perché sono le uniche ricordo a memoria (ho pur sempre una casa distrutta e ho perso il mio libro di appunti) e che trovo in archivio dopo due secondi (sono una professionista, insomma).

Base biscotti solita numero 1

250 grammi di farina OO, 1 uovo, 125 grammi di burro, 125 grammi di zucchero, 1 pizzico di sale, la scorza grattugiata (senza la parte bianca amara) di un limone (a patto che sia biologico e non trattato. Che se non fosse così la buccia potrebbe pure essere un problema. Nel caso contrario ti prego lavala bene).  Si impasta. Si stende su piano infarinato. Si dà la forma.

A 180 gradi già caldo per 10-15 minuti, dipende dalla grandezza e dallo spessore del biscotto. Controlla quindi. Quando sono dorati ma non troppo tira fuori e lascia raffreddare.

Base biscotti solita numero 2

Per 50 biscotti circa (dipende dalla grandezza e dallo spessore): 560 grammi di farina, 400 grammi di burro morbido leggermente salato, 200 grammi di zucchero a velo, 4 tuorli, 1 scorza di mandarino biologico grattugiato.

(l’alternativa è la base dei biscotti che ho adoperato per la ricetta della Festa delle Lanterne sul mio libro. Sicuramente più ricca e saporita della prima. Ma anche molto più grassa e calorica *disse fischiettando)

Dopo aver sfornato i biscotti e averli lasciati raffreddare procedi al decoro. Io ho adoperato della semplicissima glassa  con la proporzione

600 grammi di zucchero a velo, 100 grammi di albumi, colorante in gel e delle perle di zucchero. Puoi adornare come meglio preferisci. Anche in maniera più ricca e meno soft della mia odierna versione. Le decorazioni con il cioccolato fuso stesso, renderanno ancor più golose le tue uovette. Traccia le linee con lo stecchino di legno tipico degli spiedini intingendolo come fosse una penna dentro il calamaio di glassa.

E’ molto più semplice di quello che sembra, qualora per te fosse la prima volta. Lanciati senza paura! Fai sì che la glassa asciughi e solidifichi in un luogo fresco e asciutto ed è fatta.

L’idea di presentarli-regalarli-servirli dentro un cestino di vimini con un’adorabile tovagliolo nel mio immaginario rimane assolutamente la più valida e adatta al periodo.

 

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12 COMMENTS

  1. Leggo spesso il tuo blog/post/di tutto un po’.. e posso garantirti che l’arma della maschera in questi luoghi è l’arma migliore. Perchè tutti pensano che tu sia sempre e costantemente felice.. e va bene così..
    Buona pasqua da una che ti legge tanto ma che preferisce stare nel suo angolino a contemplare il tutto.

    • Francesca perdonami se ti rispondo solo adesso ma .
      Ma ti sto leggendo solo adesso.
      Seppur in ritardo vergognoso grazie per gli auguri di Buona Pasqua e per quanto possano valere ormai anche a te. E i tuoi cari.
      Più volte mi è capitato di scriverlo (non tante) ma sono questi i segnali e i messaggi che mi riempiono il cuore (soprattutto in giornate difficili come queste).
      “Venire allo scoperto” è una carezza speciale. Capita anche a me di leggere molte persone in silenzio. E poche volte mi sono palesata se non “nella necessità”. Dell’abbraccio. Di un pensiero positivo.
      Per me valgono moltissimo le tue parole. E te ne sono grata immensamente.

      La maschera è necessaria sì. Versare i dolori anche qui significherebbe non aggrapparsi a nulla. Non sognare più. Se non avessi tutto questo morirei di dolore. E giuro non è tanto la quantità che non mi è mai importata. Ma la qualità della mia interazione. E tu ne sei una prova lampante.
      Ti abbraccio forte e spero di leggerti. Quando vorrai.
      Io sono qui.
      Un bacione

  2. Il tuo papà si siederà a tavola sorridente con tutti voi e mangerà, gustandole, tutte le portate che avrete preparato per lui. E sarà una Pasqua perfetta e meravigliosa. E serena. Ti voglio bene e vorrei facessi gli auguri da parte mia e di Gianni (e anche di Pupone, si) ai tuoi, a Pier e agli ospiti sabaudi <3

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Iaia
Iaia
Grazia Giulia Guardo, ma iaia è più semplice, è nata il 12 12 alle 12. Il suo nome e cognome è formato da 12 lettere ed è la dodicesima nipote. Per quanto incredibile possa sembrare è proprio così. Sicula -di Catania- vive guardando l’Etna fumante e le onde del mare. Per passione disegna, scrive, fotografa, cucina e crea mondi sorseggiando il tè. Per lavoro invece fa l’imprenditrice. Digitale? No. Vende luce, costruisce e distrugge. Ha scritto un libro per Mondadori, articoli per riviste e testate e delira pure su Runlovers, la comunità di Running più famosa d’Italia; perché quando riesce nel tempo libero ama fare pure 12 chilometri. Ha una sua rivista di Cucina, Mag-azine, che è diventato un free press online. È mamma di Koi e Kiki, un labrador color sole e uno color buio, mangia veg da vent’anni, appassionata di cinema orientale e horror trascorre la sua giornata rincorrendo il tempo e moltiplicandolo.

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