Ricette Vegetariane e Vegane

Shirataki (Spaghetti Konjac) con Pesto di Avocado, Spinacino fresco e Basilico

Ho scritto questo Post nel periodo Pasquale.

Si chiama Happy Veggie. L’ha scritto Francesca Quaglia, ovvero la straconosciutissimabellissimaamicamiacheamofollemente dei Paciocchi di Francy. Ed è un libro che se non compri ti spacco la faccia, ok?

Ah no. Dicevo. Ed è un libro con foto di una bellezza unica e rara che Francy ci regala deliziando le nostre pupille poco avvezze a siffatte beltà. Ed è un libro pieno di salute, amore e lotte. Vittorie e Sogni. Adesso faccio la splendida ma da brava anziana ho capito praticamente da settantadue ore che potevo davvero stringerlo tra le mie mani. Non vedo l’ora di andarmici a coricare abbracciata stretta stretta. Nel frattempo puoi decidere saggiamente di acquistarlo e vedertelo recapitare a casa o scegliere il formato e-book (bbuuuuuuu per il formato ebook). Tutto questo come?

E comunque sì dai. Se non lo compri ti spacco la faccia sul serio. Oh. E’ mercoledì. E sono MOLTO arrabbiata.

Cominciamo bene.

Esattamente un anno fa parlavo su questo blog degli Shirataki per la prima volta (forse per questo mi ero distratta da Happy Veggie? Cielo. Sono vergognosa). Se ti fa piacere leggere l’articolo che li riguarda basta cliccare qua. A fondo di questo post inoltre si trova la Video Ricetta sugli Shirataki per quanto concerne tipologia, metodo di utilizzo e curiosità, insieme a una velocissima preparazione di “Riso Shirataki” con Asparagi e Fragole, che visto il periodo sono pure di stagione e rimane un’idea inusuale carina da proporre (fermo restando che il riso shirataki è buono quanto un calcio sugli stinchi e la rottura di un femore; così giusto per essere sintetica). Nell’archivio fotografico ho una tale vastità di ricettine e abbinamenti più o meno “curiosi” da pubblicare riguardo a questo adorabile concentrato appiccicosiccio che in questi trecentosessantacinquegiorniepppiù mi ha a dir poco conquistato. Devo però prima (ri-ri-ri-ri) sistemare il mio personalissimo calendario di ricette. Organizzarlo, come ripeto fino all’ossessione tre volte al dì, non è così semplice come credevo quando avevo una casa, una vita, un po’ di serenità e dei luoghi dove rifugiarmi. Tra le macerie è tutto un po’ difficile. Trovare oggetti, pensieri e anima. Per una persona maniacalmente ordinata e organizzata minuto per minuto che si ritrova a “vivere alla giornata”, ovvero nella modalità meno egoista possibile, è inesplicabile. E potenzialmente pericoloso da un punto di vista psicologico; ma grazie al cielo quello è l’unico punto di cui nessuno deve preoccuparsi, men che meno io perché la situazione era già disastrosa a prescindere.

Ho sistemato un pochino l’iperuranio e questo fa di me potenzialmente una che ha quasi un ufficio di nuovo. Ho qualche valido motivo per non gioire un pochetto? Parrebbe di no. E soprattutto parrebbe che io stia ticchettando di shirataki e non di trasloco. PARLO SEMPRE DI QUESTO STRAMALEDETTATISSIMO PSEUDO TRASLOCO CASA RISTRUTTURAZIONE! Sono come quelle mamme che parlano costantemente dei progressi: dentini, vasino e pannolino. Come quelle che spiegano minuto per minuto le marachelle del gattino. Come quelle che si lamentano del marito che dà poche attenzioni. Come. Come una comune mortale.

E io non lo sono. Sono un nano da giardino, perintintin!

Ma torneranno i tempi in cui mi occuperò solo dei miei nani, peluche di conigli e pasticci di bambolette. E’ quello che ho scritto sulla carta di identità! Quello! Badante di Nani da Giardino. Non Sproloquiatrice di Pseudotralochi online. Rivoglio la mia identità e il mio lavoro! (inspiro espiro). Dicevo? Gli Shirataki. Bla blabla. Mi hanno conquistato. Ne ho parlato qui. Bla bla bla. Sì. Ok. Adesso ci sono pure i Rigataki (sì. I Rigatoni di Shirataki. Chetteridi?); che stanno per essermi consegnati così che possa fare da cavia per la Nazione intera.

Adesso gli shirataki non sono più introvabili come lo scorso anno (non sono più firmati Dukan che è cosa buona e giusta) e si è aperto un mercato. Mi è stato offerto pure di essere “testimonial” di un marchio di Shirataki (è che io non vi racconto mai le cose serie e importanti. Le ometto perché in superficie, mica in fondo,  sono una persona perfida e cattiva); invito lusinghiero che ho (dis)elegantemente rifiutato perché la mia voglia di comparire fisicamente e non attraverso le parole scritte-disegni-foto-voce nei momenti di maggior slancio emotivo, credo si sia capito è pressoché nulla. Insomma.

Gli Shirataki e io siamo legati da un filo rosso che evoca Kitano e Dolls. Solo che non è di corda/canapa. Ma di konjac e sugo (sguardi perplessi, eh? Faccio poesia visiva culinaria. Invento un genere. Inutile tra l’altro). Indissolubile. Mi sono convinta che mi piacciano come il seitan-pezzodicartone e che non ne possa fare a meno. Quando ho voglia quindi di mischiarmi agli umani e arrotolare e far finta che io abbia un’alimentazione comune. Ecco che vado di Shirataki con Sugo di Pachino (o pesto) e hamburger di seitan e spinaci (o cipolla, o zucchina, o senza niente alla piastra e basta).

La pasta ce l’ho: shirataki. La carne e il pesce ce l’ho: il seitan. Il formaggio ce l’ho: il tofu.

E non è tanto per me perché io sono già molto tranquilla con le mie macedonie e verdure ma per gli altri. Sono tutti più sereni se rispondo alla domanda “e se non mangi la pasta cosa mangi?”. “Shirataki.” “E se non mangi il formaggio… e se…?”. Sì la risposta “e se la smettessi?” è coraggiosa ma troppo emotiva. Preferisco la ragione (esci da questo corpo! torna in te!).

Questo pesto l’ho fatto perché avevo un avocado troppo maturo che non avrei potuto sfruttare al meglio (se non come impacco per capelli. Ma chi ce l’ha il tempo? Uso pure lo shampoo a secco della Lush quindi figurati!); ovvero semplicemente piastrato (il soggetto è l’avocado e non i capelli. Mi sto confondendo) con salsa di soia e leggermente insaporito con il wasabi. Avevo pure un po’ di spinacino fresco bello da impazzire e un po’ di foglie di basilico semi svenute e poi rinvenute. L’aglio non l’ho messo per me (lo amo ma faccio fatica a digerirlo) ma per il Nippo sì. Insomma per dire che vi lascio il pesto “vero” che ho adoperato per il Nippo che è un po’ più ricco. E la mia versione che è  un po’ più leggerina.

Dosi indicative per due persone circa:

  • 1 avocado maturo
  • 1/2 spicchiodi aglio
  • 2 cucchiai di succo di lime o limone
  • mezza buccia di lime o limone grattugiata (lime/limone biologico non trattato) senza la parte bianca che è amara
  • generose foglie di basilico
  • 1 manciata di spinacini  freschi ben lavati
  • 4 cucchiai di mandorle (o pinoli)
  • 2/3 cucchiai generosi di olio extra vergine d’oliva
  • (si potrebbe aggiungere anche del parmigiano grattugiato per la versione no vegan, chiaramente)

(la mia versione non comprende l’aglio e l’olio ma solo succo di limone in maggiore quantità e un po’ di acqua per allungare il pesto)

Video Ricetta Shirataki

Riso Shirataki con Fragole e Asparagi

Attendo i Rigataki fremendo davanti alla porta di casa. Ah vero. Non ho una casa.

Che per caso vi ho mai parlato della ristrutturazione della mia casa? E’ Mercoledì. E io non posso farcela davvero.

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23 COMMENTS

  1. rigataki.
    tanto anch’io devo traslocare. da te. perciò posso passare il tempospazio che ci separa a delirare invocando kg di shirataki (ordinandone mezzo quintale? non mi dispiacerebbe.)
    (anche se ultimamente voglio solo frutta. e un clima umano dannazione.)

    (ti lego un doppio nodo di shirataki in vita. e l’estremità la annodo intorno alla mia. così davvero non ti liberi più di me. e grazie al nero non si vedrà la salsa di pomodoro che ci cola sui vestiti.)

    • facciamola finita e trasferiamoci tutti.
      in un altro posto.
      in un altro mondo
      in un universo di sciratacchi (spaghetti sciroccati con i tacchi)

  2. Veramente esiste un mondo dove le persone mangiando parlando non del tuo cibo nel piatto ma di quanto é bello il tempo oggi e di quanto diventano brutti i miei capelli con questa umiditá? Sarebbe un sollievo godersi il cibo in santa pace, ma purtroppo niente, non ce la si fa insomma. Devo ancora provare questa cosa consistenza medusa e innamorarmici tipo. Come ho fatto con il tofu aromatizzato al pomodoro, basilico, olive e chissá che altro. Esiste pure al mango, lo sapevi? Il tofu al mango un po’ piccante! Santo cielo. Mi devo aggiornare. Sono rimasta indietro.

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Iaia
Iaia
Grazia Giulia Guardo, ma iaia è più semplice, è nata il 12 12 alle 12. Il suo nome e cognome è formato da 12 lettere ed è la dodicesima nipote. Per quanto incredibile possa sembrare è proprio così. Sicula -di Catania- vive guardando l’Etna fumante e le onde del mare. Per passione disegna, scrive, fotografa, cucina e crea mondi sorseggiando il tè. Per lavoro invece fa l’imprenditrice. Digitale? No. Vende luce, costruisce e distrugge. Ha scritto un libro per Mondadori, articoli per riviste e testate e delira pure su Runlovers, la comunità di Running più famosa d’Italia; perché quando riesce nel tempo libero ama fare pure 12 chilometri. Ha una sua rivista di Cucina, Mag-azine, che è diventato un free press online. È mamma di Koi e Kiki, un labrador color sole e uno color buio, mangia veg da vent’anni, appassionata di cinema orientale e horror trascorre la sua giornata rincorrendo il tempo e moltiplicandolo.

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