Ricette Vegetariane e Vegane

La Torta Caterina per me, la Chocolate Pie per tutti.

Tortiera 18 cm

  • 150 grammi di farina bianca setacciata
  • 30 grammi di cacao amaro in polvere
  • 20 grammi di zucchero di canna
  • 80 grammi di burro freddo tagliato a pezzi
  • 50 grammi di acqua ghiacciata
  • 1 pizzico di sale

La crema:

  • 240 ml di panna freschissima
  • 360 grammi di cioccolato fondente
  • 2 tuorli
  • 1 uovo di media grandezza

Farina, cacao, sale e zucchero riuniti nel recipiente d’acciaio della planetaria e giù di acqua fredda pian pianino e burro freddissimo. Lavora fino a ottenere un composto sbricioloso. Versa l’impasto su piano infarinato e continua a lavorare (ma non troppo perché il calore delle mani comprometterebbe l’impasto semprelasolitacosasì) e ottieni un bel panetto da conservare in frigorifero avvolto in pellicola almeno un’ora. Trascorso il tempo infarina il piano e con l’aiuto del mattarello stendi la base. Imburra la teglia che hai scelto e poggiaci sopra la pasta. Se ti piace fare dei bordini intorno aiutati semplicemente con le dita facendo dei motivi ondulati (dipende dalla teglia che adoperi. Se hai quella già zigrinata basterà una semplice pressione). Preriscalda a 180 e fai cuocere 18 minuti. Fai raffreddare prima di versare la crema.

A fuoco basso fai cuocere la panna e prima che giunga a ebollizione aggiungi il cioccolato tagliato a pezzi. Gira per bene fin quando è tutto sciolto. Incorpora le uova una alla volta senza mai smettere di mescolare (meglio se con una frusta da pasticciere) e sempre a fuoco dolcissimo che puoi leggermente aumentare sul finale quando la crema apparirà già bella che densa. Lascia raffreddare anche la crema prima di versare sopra la base. Una volta che tutto è giunto a temperatura ambiente metti in frigo per almeno tre ore e tira fuori un quarto d’ora minimo prima di servire (vabbè dipende anche molto dalle stagioni).

Essendo una torta pesantemente cioccolatosa e quindi pastosa al palato accompagna con qualcosa di freschissimo e addirittura “contrastante” di sapore. Una bibita allo zenzero? Perfetto. Mi viene in mente un Ginger Ale con la radice di zenzero che mi ha consigliato Charlie qualche giorno fa.

Di queste torte ne ho fatte diverse negli anni e sento di poter asserire tranquillamente che al centinaio sono arrivata senza ombra di dubbio alcuno (facciamo ottanta? vabbbbbbene). Fondamentalmente il procedimento è lo stesso. La stessa base che sa di frolla, la stessa crema che poi cambi e aromatizzi. Un po’ come la cheesecake all’apparenza è sempre tutto così omologato, uguale, addirittura poco fantasioso. Stando solo all’apparenza, intendo. Non fermandosi un attimo. Perché al contrario accade che ogni torta poi ha sempre un momento. E’ come se diventasse un microcosmo di qualcosa che accade in quel giorno; straordinario o meno diventa sempre tale perché in fondo ogni giorno lo è. C’è magia  quando c’è una torta, poco da discuterne.  Anche per chi come me è arrivata a un centinaio/ottantina, e solo di questa categoria per giunta. Un vero e proprio evento che  ricolleghi a quel sapore, piatto, servizio, cucchiaino e tovagliolo.

Questa torta da semplice Chocolate Pie è diventata la Torta Caterina qui. L’avevo appuntata sul mio Moleskine “Recipe to do”, quello che finalmente è stato tolto dagli scatoloni e che mi mancava tanto. Vista la scrittura veloce e la spiegazione concisa, sicuramente presa da una ricetta in tv mi dico, mentre cerco quella di Grossman nel libro di New York: praticamente uguale. Si tratta in fondo di un oceano di ganache che fa onde su un fondale pieno di frolla. Un universo di cioccolato dove immagino barchette che con calma si godono lo spettacolo dal mare di cacao. Magari di una lontana Etna in eruzione visto che proprio in questi giorni ci sta regalando immagini incredibili dal finestrone della cucina.

Guido è nato quando andavo in prima media. Ho un disegno sul mio diario della Camomilla in tinta rosa. Il 27 Luglio. Quando il libro delle vacanze era già bello che finito e bramavo di averne un altro e un altro ancora. Il mio cuginetto tanto atteso. Il mio primo cuginetto piccolo. Rivederlo adesso alto un metro e novanta che mi guarda da lassù mi trasporta in una parallelismo visivo di vita interessante che apre scenari a mondi e interpretazioni. C’è lui sulla micro moto con la sua maglietta verde che mi chiama: iaia. iaia. iaia cao. iaia etta. Mi chiamava Iaia (e fu grazie a lui che questa “moda ” divagò tra i miei amici dell’epoca sino ai giorni nostri, per alcuni) e voleva che  gli disegnassi continuamente cao= cucchiaio e etta=forchetta. Profetico il mio neo Architetto bellissimo. E ancora sulla moto mentre dice il mio nome, nel cuore. Guido ti guarda con una profondità negli occhi che quasi cadi in abissi. Annuisce e ti ascolta, come ha sempre fatto, facendoti sentire voluta e non di passaggio. Ha un timbro che fa eco e che rimane nelle parti più profonde di tutte le idee. E Guido mi ha presentato quest’estate Caterina.

Bolognese.

Anche lei finita su questa isola per amore e la confusione gliela leggo negli occhi; obnubilata da bellezza e al tempo stesso tormento. Lo stesso che porta ancora negli occhi il Nippotorinese e per certi versi pure io. Sono felice e lusingata di aver avuto Caterina in casa da mamma per presentazione sicula ufficiale e poi a casa da me mentre Koi cercava di estirparle la caviglia e il suo adorabile vestitino. Un’alchimia incontrollabile ha governato entrambi gli incontri. Perché avvengono ma non è detto che poi ci si incontri davvero. E invece è successo. Si è sentita quella fiammella incontrollabile che ti segnala un bel momento. Di quelli da ricordare.

E Caterina è stata una delle poche fiammelle di questa estate. Un ricordo bello e genuino. Che ti fa sentire felice di non esserti chiusa a casa. A piangere. Ma di aver continuato e vissuto.

Ci siamo abbracciate davanti alla porta con la speranza di vederci presto non importa dove, TorinoCataniaMessinaLondraBologna chissà e con la volontà di scrivere questa ricetta insieme. E magari un giorno farla anche. Cominciamo così?

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15 COMMENTS

  1. La semplicità di un incontro, la semplicità di una ricetta così bella… è proprio nella semplicità che si ritrova l’essenziale, quello che riscalda la pancia e il cuore.
    Ti abbraccio! <3

    • Grazie sempre.
      Ti leggo ogni volta. E ogni volta mi riprometto di scriverti 30234293482934829348294348 righe.

      ma sono la solita cretina.
      Grazie per essermi sempre accanto e per lasciarmi queste carezze che mai dimenticherò.
      ti abbraccio forte :*

  2. Ho un piccolo quadernino verde in cucina..Lì sono segnate tutte le “mie” ricette, quelle, cioè, che ormai sono entrate a far parte delle nostre abitudini. Quelle collaudate. Quelle che piacciono a Frugolino, all’Inge, ai nostri cari e ai nostri amici. Prima di ogni ricetta ci sono sempre due righe. Per ricordare momenti o persone che a quell’arrosto o a quella torta sono legati. Come Caterina a questo magnifico dolce… ^-^ <3

  3. Prometto che la faremo assieme, per loro e con loro. È un onore avere una torta a mio nome, soprattutto la più cioccolatosa di tutte. Ti sento vicina, grazie di cuore iaia, la tua forza mi servirà da esempio

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Iaia
Iaia
Grazia Giulia Guardo, ma iaia è più semplice, è nata il 12 12 alle 12. Il suo nome e cognome è formato da 12 lettere ed è la dodicesima nipote. Per quanto incredibile possa sembrare è proprio così. Sicula -di Catania- vive guardando l’Etna fumante e le onde del mare. Per passione disegna, scrive, fotografa, cucina e crea mondi sorseggiando il tè. Per lavoro invece fa l’imprenditrice. Digitale? No. Vende luce, costruisce e distrugge. Ha scritto un libro per Mondadori, articoli per riviste e testate e delira pure su Runlovers, la comunità di Running più famosa d’Italia; perché quando riesce nel tempo libero ama fare pure 12 chilometri. Ha una sua rivista di Cucina, Mag-azine, che è diventato un free press online. È mamma di Koi e Kiki, un labrador color sole e uno color buio, mangia veg da vent’anni, appassionata di cinema orientale e horror trascorre la sua giornata rincorrendo il tempo e moltiplicandolo.

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