Per dieci persone:
- 280 grammi di farina bianca (o integrale, meglio)
- 60 grammi di cacao amaro in polvere
- 230 grammi di zucchero di canna
- 135 ml di olio vegetale
- 1 bustina di 16 grammi di lievito per dolci
- 350 ml di acqua tiepida (se ti piace la cannella lascia in infusione delle stecche per una notte)
Per la copertura e imbottitura:
- 55 grammi di “burro” di soia o se la usi la margarina (clicca qui)
- 50 ml di acqua
- 250 grammi di zucchero a velo
- vaniglia (o cannella se preferisci)
- 30 grammi di cacao amaro in polvere setacciato
Setaccia la farina, il cacao e il lievito. Aggiungi lo zucchero, la vaniglia e gradualmente l’olio. Aggiungi l’acqua mescolando costantemente fino a quando l’impasto non è omogeneo e abbastanza denso. Versa il composto in una teglia unta con poco olio e inforna a 160 già caldo per 45 minuti circa. Lascia raffreddare la torta e  quando è passato il tempo tagliala per bene a metà con un coltello molto affilato e prestando attenzione a eseguire movimenti delicati.
Metti il burro vegetale che hai scelto e l’acqua in un pentolino e fai riscaldare a fuoco lento fino a quando tutto non sia amalgamato. Togli dal fuoco e aggiungi lo zucchero a velo e il cacao setacciato per bene. Sbatti con una frusta da pasticciere e aggiungi acqua bollente qualora fosse necessario per rendere tutto non troppo denso ma neanche troppo liquido. Spalma la crema sulla superficie del primo disco e poggia il secondo sopra. Procedi poi alla copertura nel modo che preferisci e la fantasia ti consiglia.Sopra puoi spolverare con nocciole, pistacchi, noci  o mandorle tritate.
Tra le torte vegane, e quindi senza derivati animali, più apprezzate ci sono sicuramente quella che ho composto con le perle di zucchero e quella per San Valentino (ma non dimentichiamoci neppure questa, eh). Senza girarci tanto intorno: la torta vegana ti piacerà a patto che le aspettative siano reali. Nel senso che un palato abituato alla roba industriale si ritroverà ad esprimere quasi per certo inadeguati commenti. E’ lapalissiano che una torta al cioccolato vegana non potrà mai essere una torta al cioccolato di Buddy Valastro con novemila chili di zucchero, nove uova per cento grammi e un bel panetto da ottocento grammi di burro (ma poi è uscito dal carcere per guida in stato di ebbrezza? La vogliamo finire ogni volta di farmi pigliare un coccolone? Credevo che si facesse solo di glassa, povera me ingenua). Una torta vegana non saprà mai di burro perché colpo di scena: il burro non c’è. Si sentirà a volte l’olio perché colpo di scena: l’olio c’è. Non sarà mai alta due metri e morbida come dieci piani di morbidezza perché colpo di scena: tutti questi incredibili grassi non ci sono. Lo so è stupefacente che io abbia ticchettato tutte queste incredibili rivelazioni in un sol colpo. Mamma agli inizi mi guardava attonita e piegava anche un po’ il labbro inferiore in segno di disgusto. Le tremava pure la mascella quando cercava di deglutire in cerca di termini non troppo offensivi. Ma si ritornava sempre a quel punto. Come lo si voleva dire era sempre: una schifezza.Adesso volente o nolente ha il  palato più abituato a un gusto sicuramente più semplice rispetto a tutto quello che può essere confezionato. E la situazione è cambiata.
La torta vegana non è per tutti
quindi, ma solo per chi è conscio di quello che mangia giornalmente e ben conosce le differenze che esistono. E’ una questione di cultura gastronomica e nulla più. Che qui non si sono mai fatti proseliti sul veganesimo, non si è mai tentato di convincere nessuno e non si è neanche terrorizzato con dati, statistiche e allarmi vari. Ognuno mangia quel che vuole. Ognuno è quel che mangia. Nessuno giudica il piatto degli altri. Ma soprattutto né per moda né per costrizione si deve fare questa benedettissima torta vegana. Ci sono pure persone intolleranti e meno fortunate che non possono nonostante il proprio volere. Ed è sempre bello ricordarlo, no?
Vicino a casa mia (ma mi sa che lo avevo già detto solo che la vecchiaia avanza davvero e fra meno di un mese soffierò su quelle maledette candeline che mi avvicinano agli anta. Agli enta. Volevo scrivere enta) hanno aperto un delizioso biologico fornitissimo dove hanno burri vegetali di ogni sorta. Mi ritrovo ad avere in frigo anche il burro di cacao, che da brava psicopatica ignorante al massimo ho adoperato per metterlo sulle pieghe della labbra insanguinate che ogni anno mi si spaccano. Solo che Angelina Jolie con le labbra spaccate è la donna più bella dell’universo. Io una disperata abbandonata alla stazione di una città nordica con meno venti e neanche una sciarpa (ma perché questa immagine triste?). Mi ritrovo quindi ad avere a disposizione una moltitudine di burri vegetali diversi e sto pacioccando a più non posso (anche la sera quando distrutta dico “voglio morire a ics sul letto” e invece mi ritrovo con lo sbattitore in mano nella speranza di non vedere riflessa la mia figura neanche per sbaglio sulla finestra. Perché è un periodo che brillo per bruttezza inverosimile). Lo scorso anno mi ero ripromessa di fare molte più preparazioni vegane. Quest’anno vorrei non fosse utopia.
Mi piace pensare che siamo noi a cambiare. Che non ci sia staticità . Che si accetti la diversità . Che si conosca prima di giudicare. Vedere mamma mangiare una fetta abbondante di questa torta, proprio di gusto, sostenendo che “si capisce che è vegana” ma con una diversa consapevolezza e coscienza, a me ha fatto francamente emozionare. E’ una torta da provare e rielaborare in svariate forme (ne ho già fatta una versione con i pistacchi e una con le mandorle. Replicherò per la pubblicazione).