Ricette Vegetariane e Vegane

Mangiare S(tr)ano: Il PH e le Combinazioni Alimentari

Non ce la posso fare e questa è la certezza con la quale voglio cominciare. Prima di aprire l’editor e cominciare a ticchettare all’impazzata come sto facendo dopo aver scritto il titolo ed essermi messa comoda sulla mia sedia girevole con Koi ai piedi che è comodissima a mo’ di scaldottopiedoso, voglio dire questo. Che non ce la posso fare. Sono davvero tantissime le cose da dire, scrivere, elaborare e su cui ragionare (premesso che per me quest’ultimo verbo è di difficile comprensione). Ci sono ancora tantissimi argomenti da toccare, sinceramente, prima di finire al PH. Questo, e molto convinta, mi dicevo mentre tracannavo una tisana. Solo che gli argomenti inerenti a questa Rubrichetta, che sono felice di sapere riscuote sempre più entusiasmo (grazie!), sono talmente vasti che ho sempre quella sensazione di stare in mezzo a un deserto a raccogliere un bicchierino di sabbia per mettere le fondamenta di un castello con il timore che un vento fortissimo arrivi e annienti qualsiasi piccola costruzione. Il fatto è che un iter preciso non ci può essere e devo proprio togliermelo dalla testa. Mi ero convinta che dopo lo zucchero raffinato bianco si dovesse urgentemente ticchettare circa il latte vaccino e introdurre poi il discorso fastidiosissimo di proteine vegetali e animali. Allo stesso modo però la parola PH continuava a rimbombare mentre ferma con quel bicchierino di sabbia stavo lì immobile in mezzo alle dune.

Insomma io del PH fino a qualche anno fa non è che ne sapessi molto. Ho perso i primi cinquanta chili con la nutrizione parenterale e quindi entrando in chetosi e da lì mi si è aperto un mondo. Poi i restanti trenta con attività fisica e dieta (lo ripeto sempre perché chiaramente – e giustamente- non è detto che tutti abbiano letto per interezza i miei deliri. Chi lo ha fatto, e credo di poter giurare su almeno tre/quattro persone, meriterebbe la medaglia al valore consegnata come minimo dal Papa insieme a Obama; e forse pure al Dalai Lama se avesse tempo). La questione PH apparentemente sembra complessa. La prima volta che mi ci sono dovuta confrontare ho urlato “Oh no, eh! Io di chimica, matematica, fisica e tutte le robe scientifiche non capisco nulla!”. Autoimponendomi di non andare oltre saltavo a piè pari, proprio deliberatamente, ogni paragrafo “inferiore a 7, 7.35, alcalino, acido”. Partivano le rotoballe laddove dovrebbero esserci neuroni in forze, vigorosi e attraenti e via verso le pagine successive. Poi, complici libri sul crudismo che tengono tantissimo all’argomento e su cui basano meravigliosi pipponi esistenziali, mi sono convinta che forse era davvero arrivato il momento. Concentrazione massima per rendermi conto che tutto era davvero molto più semplice di quanto credessi e diciamolo sperassi.

Quello che mi piacerebbe fare, nonostante non abbia affatto il dono della sintesi, è tentare di schematizzare infinite nozioni in pochissime e spero concludenti linee guida. In quest’ultimo periodo ho accantonato Gialli, Horror e Graphic Novel per dar spazio a letture riguardanti giustappunto il Crudismo e il PH (ne ho parlato qui). Continuo a sostenere onestamente che la Cultura Crudista è appassionante nella misura in cui può diventare mezzo di istruzione e conoscenza di alimenti e composizione del corpo. Non credo proprio di voler rinunciare a un piatto di ceci bello caldo e una legumata in compagnia. Ho sempre avuto paura degli estremismi ed eccessi proprio perché tendono ad avere parecchi punti deboli. Sono ferma sostenitrice invece del proprio iperuranio di idee e convinzioni, quello sì. Una sorta di pace armoniosa di tutti i sensi dove ognuno si crea un microcosmo di certezze che persegue senza dover sentenziare circa i mondi di idee degli altri.

Non tendo a rimanere affascinata dall’inizio di ogni libro che sostiene, come fosse la rivelazione del posto in cui è conservato il Sacro Graal, che l’uomo mangiasse prima tutto crudo e che il cotto sia arrivato in seguito insieme ai problemi metabolici che ne sono derivati (e altri quali tumori e malattie più o meno gravi). E’ una cosa che non mi sciocca più di tanto perché altrimenti dovrei strabuzzare gli occhi se qualcuno sostenesse che non è giusto ammazzare il maiale sgozzandolo per la gola con i macchinari appositi ma piuttosto forgiare una lancia e tirargliela dietro usando un costume dei carnevale dei Flintstone con tanto di clava. Al contrario quando ho deciso di intraprendere questo percorso sono rimasta affascinata dal fatto che il corpo è vero che è una macchina e proprio per questo può essere conosciuta, apprezzata e amata meglio di quanto si possa fare senza questa consapevolezza.

Il PH è il potenziale di idrogeno. La scala del PH va da 0 a 14. Il punto neutro è il 7. Il corpo umano attesta un PH perfetto tra il 7.35 e il 7.45. Tutto quello che è inferiore a 7 è acido. Tutto quello che è superiore a 7 è alcalino. Il corpo umano è quindi tendente all’alcalino.

Capita questa semplicissima linea retta dove poggiano numeri, parametri e assiomi, si comincia un percorso importante, senza esagerare, per la vita e l’esistenza tutta.

E’ tutto importante e troppe cose sono da prendere in esame ma bisogna cominciare con il ricordare che gli abbinamenti e le combinazioni alimentari, tanto quanto il PH giocano un ruolo fondamentale nell’assimilazione e conseguente digestione del nostro organismo. La digestione avviene grazie a sostanze particolari, chiamate enzimi, presenti nella bocca e nello stomaco ma anche nell’intestino. Gli enzimi scindono gli alimenti nei loro costituenti fondamentali. Nell’organismo ce ne sono svariati e numerosi di enzimi e ognuno è specifico per una determinata sostanza. Ciascun enzima però necessita di specifiche condizioni di PH per potere agire al meglio. Alcuni enzimi funzionano meglio in ambiente alcalino mentre altri in ambiente acido; questo cosa significa? Che conoscere il PH, seppur a grandi linee, di determinati alimenti potrebbe aiutarci a mantenere costante un ambiente leggermente alcalino anche perché come scopriremo ben presto molti dei tantissimi problemi digestivi (e non solo) sono dovuti a un ambiente acido a cui sottoponiamo il nostro corpo costringendolo a stress  continuo.

L’attività enzimatica è solo l’inizio di infiniti accadimenti che potrebbero esserci. La buona e la cattiva digestione dipende anche e soprattutto da questo. La pesantezza, il gonfiore, le intolleranze e le difficoltà che si hanno post pasti come la sonnolenza, pesantezza, bruciori e tanto altro anche. Combinare gli alimenti in modo consapevole e opportuno potrebbe farci prima di tutto stare meglio e goderci appieno il momento dei pasti che rimane checché se ne voglia dire tra le cose più belle che la vita ci riserva, sotto ogni punto di vista convivio-nutrimento-godimento papillare, e non in ultimo evitare di farci ingrassare inutilmente. Molte persone (mi ci metto pure io in queste molte) non mangiano cibi raffinati, mangiano prettamente integrale, seguono una dieta vegana, fanno attività sportiva ma per assurdo non abbinano bene gli ingredienti e gli alimenti e sono svogliate. Risultato? Gonfiori, sindromi metaboliche e tanto altro. Ci sono associazioni ottimali, tollerabili e addirittura da escludere come quella dei legumi con i cibi proteici e la frutta (da escludere). Le patate con  i legumi e la frutta sono da escludere e anche i pomodori con la frutta. Il pomodoro con i carboidrati è un’altra associazione che bene non fa (state pensando tutti alla bruschetta, lo so. Pure io). Sono pochi gli alimenti che vanno bene con tutto e creano minor danni possibili e posso già anticipare che sono senza ombra di dubbio alcuno gli ortaggi a foglia verde. Santi subito. I disturbi nervosi come anche quelli cutanei, carie, alitosi, stipsi, freddolosità sino ad arrivare a infiammazioni oculari molte volte si credono essere dovuti ad altro. Il PH e l’abbinamento del cibo sono praticamente tra le principali cause di molti fastidi.

Il corpo umano è come una batteria. In diversi libri vi è questo fulgido esempio che se capito a fondo può farti avere un’apparizione che manco Fatima (con tutto il rispetto per i credenti, of course). I cibi alcalini forniscono un determinato tipo di energia al corpo per mezzo di elettroni ossia energia elettrochimica mentre quelli acidi lo privano di questa energia elettrochimica. Le batterie alcaline del resto sono nuove e piene di energia (sature di elettroni) mentre quelle svuotate da elettroni sono acide (sature di protoni). Cosa significa? Beh. Mi pare quasi lampante che bisogna in assoluto prediligere sempre e solo energia alcalina e non certo acida. Non sono di parte assolutamente e chi capita qui per caso e non ha letto altro di me sappia che pur essendo vegetariana da 16 anni e seguendo da 4 un’alimentazione (totalmente) vegana non sostengo assolutamente la causa per partito preso, anzi. Per me è l’ennesima conferma che in qualche modo nella mia piccolissima ricerca della “della verità” non assoluta (ci mancherebbe altro) ma che mi fa stare bene (l’importante è questo del resto) sto imparando altre nozioni nuove. Che vorrò provare. Semmai dovessero sortire effetto e dovessero farmi sentire sicura-bene- in forma le continuerò a perseguire altrimenti si studia un altro po’, soprattutto il corpo, e via. Altre prove. Altre conoscenze. Altri punti di vista. Questo perché ovviamente il cibo acido è di origine animale, che sia carne, uova e derivati. E’ acido pure il cibo raffinato, lievitato, fermentato, moltissimi cereali, alcool, caffè, cioccolato, tè, zuccheri naturali e artificiali e una lunghissima lista che non deve in alcun modo fare paura. L’avocado, il cetriolo, il peperone e il pomodoro come anche il pompelmo, il lime, i semi oleosi, le noci, il grano saraceno, il farro e il miglio sono invece alcalini. Senza troppo stupore poi si può sostenere che il cibo crudo sia meno acido di quello cotto, a prescindere dagli ingredienti. Ci sono diversi libri (ne parlerò nella Rubrica La Libreria di Iaia con tanto di titoli e tombolate) che propongono schemi, abbinamenti e schede informative per capirne di più e perché no appassionarsi. All’inizio dicevo che è come stare in mezzo a un deserto con un piccolo bicchierino di sabbia in mano nella speranza di fare un piccolo castello perché dopo venti minuti che ticchetto come un’ossessa invasata pazza (non mi ferma nessuno quando ticchetto eh) praticamente non ho detto nulla di utile. Le informazioni sono talmente tante e io sono così entusiasta e piena di queste che vorrei poter esplodere in questo momento in tantissime micro particelle capaci di urlare una a una almeno un’informazione utile. Per voi.

Spero quantomeno di avervi innescato curiosità. Perché è da lì che si cambia tutto. Che nascono altre idee, situazioni e mondi. E’ importantissima la consapevolezza delle basi. Ho sviluppato una piccolissima visione di quello che accade ogni giorno in maniera ripetuta. Quando ci si mette a tavola è sì un momento liberatorio, felice e di rilassamento ma è come andare a fare un esame. Puoi essere un bravo improvvisatore e parlare a ruota libera anche di quello che non conosci come se al contrario avessi studiato anni e anni. Solo che poi quando ti alzi da tavola il risultato arriva. Volente o nolente si vede. Dalla pelle, dal corpo, dal colore delle pupille, dal tuo stile di vita, da tutto. Se arrivi a tavola invece più preparato. Sai cosa è acido e alcalino. Sai se hai più amido in corpo che proteine. Sai esattamente quella piccola equazione perfetta che ti consentirà di ottenere un risultato pregevole di cui andare fiero e sarà tutto diverso. La tua vita sarà diversa.

Non esiste un’equazione perfetta che consenta di vivere per duecento anni in salute. Diffido sempre dagli esaltati che sostengono fortemente che chi mangia carne morirà tra tumori e atroci sofferenze mentre un vegano crudista a 112 anni salterà staccionate e vincerà il salto in lungo grazie agli spaghetti di zucchine raw. In qualsiasi tavola della vita io mi sieda non penso mai di essere preparata, impreparata, la migliore o la peggiore. Ma bisogna studiare, sapere e conoscere. Cercare e soprattutto cercarsi. La salute, ahimè, è anche questione di innegabile fortuna. Ma non solo, e questo è appurato. E’ anche quello che sei. Che decidi di essere. E per quanto ce la vogliamo raccontare noi siamo davvero quello che mangiamo.

E’ importante sapere quindi cosa siamo.  E poi decidere.

A me quello che sono non piace. Bevo molto poco e questo fa sì che mi gonfi di più, ad esempio. Mi ostino a non incamerare grassi, neanche oli spremuti a freddo, perché sono fondamentalmente cretina e sbaglio perché il corpo reagisce formandolo il grasso per protezione. Perché vuole assolutamente proteggerti. Sono tantissime le cose che sbaglio e continuo a sbagliare. E tanti sbagli fanno anche parte della vita. Solo che voglio sapere quando sbaglio. E quando faccio la cosa giusta.

La cosa giusta è mantenere un PH equilibrato e alcalino. E questa era solo una piccolissima introduzione a questo argomento su cui ticchetterò moltissimo con ricette apposite e studiate.

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22 COMMENTS

  1. Continuiamo questo discorso, vero? Un po’ per volta, piano piano, senza fretta, ma continuiamo. Tutto quello che ci fai scoprire è davvero preziosissimo, stimoli la voglia di conoscere e di approfondire. Ed è un bene! Grazie anche per questo… <3

  2. ADORO questa rubrica! Ogni volta che ne leggo un articolo mi viene voglia di informarmi sempre più ed essere più consapevole di quello che mangio. Grazie :*

  3. Urge una bella tabellina… buoni a destra cattivi a sinistra… con le freccette per combinarli 😀
    comunque ecco uno dei motivi per cui a scuola dovrebbero inserire educazione alimentare

  4. e non so se divento acida o alcalina… ma stasera le polpette al forno con il purea di patate non me li toglie nessuno 😛

  5. Ricordo ancora con piacere un luglio di due anni fa, nel giardino di un’amica a parlare di cibi alcalini e di cibi acidi. C’era un’invitata (era una festa di compleanno) che seguiva con attenzione una dieta basata sul ph. è stato in quel momento che ho scoperto che esisteva anche questo aspetto culinario. Poi però non mi sono impegnata ad approfondire. Chissà se grazie a questa rubrica riuscirò a capirci un po’ di più! E comunque ha ragione Jelena, a scuola ci vorrebbe un corso base di educazione alimentare. Il problema sarebbe trovare insegnati preparati e non di parte, non troppo estremisti ma equilibrati. Praticamente impossibile!

  6. Volevo solo dirti che sono tornata finalmente nella mia casetta a Beirut e sono sopravvissuta alle vacanze in Italia.. Tornata qui ho ripreso il blog e messo a pari gli arretrati! Quindi mi sento in dovere di dirti grazie per questa rubrica! L’aspetto ogni volta con ansia, e quando appare la mail di notifica, mi ci butto a capofitto!

  7. Questo discorso é interessantissimo. A parte le fasi di delirio, credo che sia importantissimo tener conto delle conseguenze che il cibo ha sul proprio corpo in modo da imparare a capire cosa ci fa stare bene e cosa invece ci gonfia. Questo costante esame e un’informazione teorica ci puó aiutare. Non ho mai sofferto di problemi di stomaco o di intestino, nonostante tutto il male che ho fatto al mio corpo e non lo ringrazieró mai abbastanza per questo. Sono fortunata. Mi piace sapere, studiare, conoscere, imparare… Vorrei poter recuperare quello che negli anni ho perso: la capacitá di amarmi e di trattare meglio questa macchina incredibile. Grazie per questo post! Rimango sempre un po’ sbalordita dopo aver capito certi discorsi. Del ph so pochissimo e sinceramente non ho mai approfondito la questione, perché mangiando prevalentemente (poi ci sono pure gli estremi e le stranezze, purtroppo) semplice mi trovo bene, penso di nutrirmi bene. Ma. Ma é sempre interessante e non smetto mai di imparare da te! Le combinazioni alimentari mi hanno sempre affascinata. Nel libro “Il cucchiaio verde” c’è qualcosa al riguardo, uno schema molto chiaro, ma non so quanto sia attendibile e aggiornato. É un libro vecchiotto!

  8. Leggo solo ora e me ne dolgo, ma aprire la giornata scoprendo una condivisione e non una divisione, non ha prezzo. Grazie 🙂

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Iaia
Iaia
Grazia Giulia Guardo, ma iaia è più semplice, è nata il 12 12 alle 12. Il suo nome e cognome è formato da 12 lettere ed è la dodicesima nipote. Per quanto incredibile possa sembrare è proprio così. Sicula -di Catania- vive guardando l’Etna fumante e le onde del mare. Per passione disegna, scrive, fotografa, cucina e crea mondi sorseggiando il tè. Per lavoro invece fa l’imprenditrice. Digitale? No. Vende luce, costruisce e distrugge. Ha scritto un libro per Mondadori, articoli per riviste e testate e delira pure su Runlovers, la comunità di Running più famosa d’Italia; perché quando riesce nel tempo libero ama fare pure 12 chilometri. Ha una sua rivista di Cucina, Mag-azine, che è diventato un free press online. È mamma di Koi e Kiki, un labrador color sole e uno color buio, mangia veg da vent’anni, appassionata di cinema orientale e horror trascorre la sua giornata rincorrendo il tempo e moltiplicandolo.

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