Ricette Vegetariane e Vegane

Cosa c’è nel mio carrello?

Ormai sull’onda dell’entusiasmo nell’elencazione dei prodotti alimentari top 2015 (qui il primo imperdibile -si fa per dire- puntatone) eccomi qui a ticchettare di tutto quello che avrei voluto. A seguire quindi tre prodotti che mi hanno definitivamente conquistato e che acquisterò compulsivamente e senza ritegno alcuno anche durante il 2016.

L’amasake è un dolcificante conosciuto da molto tempo in Oriente. Un prodotto che proviene dalla fermentazione enzimatica del riso ma anche di altri cereali. La fermentazione avviene grazie all’ausilio del fungo Koji che è un fungo filamentoso che serve anche per far fermentare i fagioli di soia. Viene usato anche per saccarificare il riso e i cereali appunto e le patate nella produzione di bevande alcoliche senza dimenticare il conosciutissimo sakè. Adoperato anche per la preparazione del miso, viene definito il fungo nazionale e vi è un grandissimo rispetto per questo incredibile e magico alimento.

L’amasake insomma può essere adoperato come dolcificante per qualsivoglia prodotto e bevuto anche in acqua calda. Perfetto per la preparazione di budini a base di riso è anche gustosissimo mangiato a cucchiaiate quando la voglia di dolce diventa prepotente. Il risultato è cibarsi di qualcosa di estremamente sano e buono. Denso e a tratti gelatinoso (ma anche molto simile al palato per certi versi alla consistenza di una mousse), è povero di grassi e contiene parecchie vitamine oltre chiaramente alle proprietà nutritive incredibili del riso. L’ha trovato per me il Nippotorinese, sia di miglio che di riso. Amore alla prima cucchiaiata. Certo è molto dolce ma come tutte le preparazioni orientali non nausea affatto e non risulta stucchevole, anzi esattamente l’opposto della sensazione cui potrebbe farti pensare.

La Finestra sul Cielo si riconferma tra le marche che adoro di più insieme a Fior di Loto e Provamel e pochissime altre. Dicono che si può consumare anche spalmato su biscotti e gallette di riso e arricchito con spezie. E non ha torto assolutamente la descrizione. Il valore nutrizionale è di 125 kcal per 100 grammi di prodotto e i grassi sono irrisori, ovvero 0,84 g con carboidrati 24,79 g. Le fibre corrispondono a 2,6 g e le proteine a 3,26g. Un prodotto alternativo che ti conquisterà sicuramente e che appagherà la tua voglia di dolce senza peccare eccessivamente.

Sì lo so dopo la Nutella Vegan stai schiaffeggiando il monitor pensando che sia il mio faccione e urlando bastafiniscila! Ma fermati e ragiona. Almeno tu santapizzetta fallo. Io per chiare ragioni sono impossibilitata. Il pesto è sempre stata una mia grande passione ma non nella pasta (che non mi è mai piaciuta) bensì nel riso. Mamma era (ed è) proprio fissata con il riso al pesto e almeno due volte a settimana lo propinava a me, papà e tutte le mie amiche (ed erano tantissime) che ogni giorno venivano a mangiare da me nel periodo liceo e università. Mamma diciamo era proprio specializzata nella realizzazione di qualsivoglia prodotto che comprendesse riso e pesto. Il suo unico detrattore è stato il Nippotorinese che ha sentenziato: “No. Fernanda, no. Il pesto nel riso non si mette”. Oscure sono le ragioni del perché il piemontese abbia bocciato uno dei cavalli di battaglia di mamma ma sta di fatto che la calabresicula non si è arresa e che cucchiaiate di pesto le mette in qualsivoglia preparazione. Ho mantenuto poche tradizioni dell’arte culinaria di mamma -completamente opposta alla mia- ma confesso che io sul pesto non ci scherzo. So che i miei amici liguri adesso vorrebbero bucarmi le ruote della macchina per aver scritto Pesto Vegan, anche perché diciamocelo non è che sia lardo di Colonnata ma. Attenzione attenzione c’è il parmigiano. Lo so. Sono pazza ma inspiriamo ed espiriamo tutti insieme. Per quanto il tofu possa essere detestato dalla stragrande maggioranza del popolo italiano come fosse il Salvini dei prodotti alimentari, come professo da anni (lo so sono snervante) se opportunatamente usato e cucinato diventa un prodotto buono. OH. Certo non è buono come la parmigiana, ma buono suvvia. Ne ho provati di pesti vegani ma questo è in assoluto quello che mi ha convinto di più. Della Bionaturae, ha come ingredienti: olio di semi di girasole, basilico al 34%, tofu, semi di soia, sciroppo di riso, anacardi, sale, patate, pinoli e correttore di acidità. Per 100 grammi ha 441 kcal con grassi 43 g, carboidrati 9,4 g e proteine 2,3 g.  A me francamente è piaciuto anche spatolato sulle gallette di riso e non aggiungo altro. Una vera goduria. Un prodotto buono e non eccessivamente salato come gli altri che ho acquistato. Equilibrato e sì. Sfido chiunque a capire che non sia vero pesto! (ok perdo miseramente lo so)

Non ho mai adoperato nulla che non fosse quella della Rigoni e nello specifico appunto Arance Amare. Non sono mai stata una grande amante di marmellate, poi da un po’ di anni la passione. Solo che non sempre mi soddisfano perché amo la frutta così. Al naturale. I mirtilli ad esempio, per quanto io li ami come frutto, sotto forma di marmellata mi fanno venire l’orticaria. Stessa cosa per le ciliegie e i fichi. Pur amandoli li detesto nella versione zuccherosa. Le arance -essendo orgogliosamente sicula- sono il nucleo della questione. Sono abituata a una qualità davvero altissima e la mortificazione in formato barattolo non mi è mai andata giù. Meglio un’arancia nature e via. Solo che poi Rigoni mi ha rapito con le sue arance amare e seppur raramente mi piace spalmarla su gallette e annessi. Non avevo riposto alcuna fiducia in questa versione e invece tadan: sorpresa. Pezzettoni e scorza e amara al punto giusto. Una valida alternativa insomma quando la mensola della Rigoni è deserta e sono arrivati prima di te. Di coltura biologica, gli ingredienti sono: succo di mela, arance amare, correttore di acidità, acido citrico e gelificante (pectina). Il valore energetico per 100 grammi è di 212 kcal e gli zuccheri corrispono a 47 g. Proteine 0,2 g e grassi 0,1 g. Un buonissimo prodotto che non ti fa rimpiangere insomma di averci affondato il cucchiaio. Anzi. Tutt’altro.

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8 COMMENTS

  1. Buongiorno!
    Adesso mi è venuta voglia di marmellata di arance amare, ecco
    Abbracci a profusione

  2. Da ligure (per metà sono calabbbbrese diciamolo ) mi sconcerta di più riso al pesto che pesto vegan :p posso dare ragione al Nippotorinese sulla questione??? <3

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Iaia
Iaia
Grazia Giulia Guardo, ma iaia è più semplice, è nata il 12 12 alle 12. Il suo nome e cognome è formato da 12 lettere ed è la dodicesima nipote. Per quanto incredibile possa sembrare è proprio così. Sicula -di Catania- vive guardando l’Etna fumante e le onde del mare. Per passione disegna, scrive, fotografa, cucina e crea mondi sorseggiando il tè. Per lavoro invece fa l’imprenditrice. Digitale? No. Vende luce, costruisce e distrugge. Ha scritto un libro per Mondadori, articoli per riviste e testate e delira pure su Runlovers, la comunità di Running più famosa d’Italia; perché quando riesce nel tempo libero ama fare pure 12 chilometri. Ha una sua rivista di Cucina, Mag-azine, che è diventato un free press online. È mamma di Koi e Kiki, un labrador color sole e uno color buio, mangia veg da vent’anni, appassionata di cinema orientale e horror trascorre la sua giornata rincorrendo il tempo e moltiplicandolo.

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