Ricette Vegetariane e Vegane

Il panbiscotto integrale di farro

Meno diciotto a Natale. Le guance si stanno cominciando ad arrossare e anche il naso, vero? Il respiro è diverso e cominci a fare quei fumetti che da piccola ti sembravano una magia. Posso dire che a me lo sembrano tuttora? Sarà per questo che nelle spiegazioni troppo dettagliate -un po’ come con la fisica- non mi sono mai trovata. Perché quello è un piccolo sbuffetto magico. Una nuvoletta che viene dal cuore e che espelli. Un piccolo sogno, nel cuore, che prende la forma di una nuvoletta e va via in cerca di realizzazione. Non può essere una questione di temperatura, dai. Freddo. Caldo. Cose strane insomma.

Mi piacerebbe vivere vicino agli alberi più alti dell’Etna. Non solo a Natale ma soprattutto, sì. Affacciarmi e fare uscire dal cuore milioni di questi sbuffetti e metterli in viaggio. Preparare una cioccolata calda con le mani gelide perché Koi è fuori a giocare con la neve. Poter raccogliere dei piccoli rametti e fare delle decorazioni naturali. In un libro settimane fa ho visto anche dei nanetti fatti con i rocchetti che usano le sarte. Bastano dei rocchetti, un po’ di panno lenci o stoffa e del cotone idrofilo o qualcosa che ci somigli. Non sono mai stata un’amante dello stile Homemade, o aspetta mi spiego meglio. Mi piace moltissimo ma è inutile negarlo sono un pochino più gnegnegne. Subisco eccessivamente il design e la moda che con homemade e low cost poco c’entrano. Da un lato è un difetto, mi dico. Dall’altro lato non tanto, mi controbatto. Chissà quanti lati ci sono. Infiniti suppongo.

Non avevo mai avuto così voglia di fare una ghirlanda con le mele selvatiche, per dire. Pare che nei boschi ce ne siano tante e forse qualcosa potrei trovare in determinate zone. Adesso che sono grande -frase agghiacciante per quanto mi riguarda- so però quanto valore abbia una semplice passeggiata. Nel mio trantran quotidiano fatto di chiamate, mail, scambio di ruoli perché sono un po’ papà e un po’ quello che è rimasto di me, anche solo una passeggiata sembra una cosa complicata. Come una piccola vacanza; e in effetti lo è. Un Natale naturale fatto di sottopiatti di faggio e betulla, l’odore del muschio come quello che mamma metteva nel presepe qualche anno fa e quel gelo che ti fa ghiacciare la schiena, le gambe, la testa che quasi non capisci più nulla.

Non posso andare su Amazon e comprare con un click un chilo di mele selvatiche del bosco appena raccolte e neanche dei legnetti. Però posso credere fortissimo, magari mandando uno sbuffetto di quelli in giro, che se non ci riesco quest’anno a fare la passeggiata nel bosco posso farla magari il prossimo. O magari dopo questo Natale.

La Ricetta

  • 160 grammi di frutta disidratata tagliata a pezzettini piccoli: albicocche, fichi, uvetta, mirtilli rossi etc.
  • 500 grammi di farina di farro semi integrale
  • 1 bustina di lievito per dolci
  • 2 tuorli
  • 130 grammi di zucchero di canna integrale
  • 150 grammi di burro morbido a temperatura ambiente (a pomata)
  • 140 grammi di nocciole o mandorle tritate, come preferisci
  • 260 grammi di formaggio fresco spalmabile
  • un pizzico di sale
  • aroma che preferisci: cannella, vaniglia o spezie (un’aggiunta pepata sarebbe un tocco di classe in più)
  • L’uvetta passa, se la usi, lasciala rinvenire in poca acqua calda per dieci minuti e poi usala eliminando l’acqua. Se vuoi che i frutti disidratati siano più morbidi fai lo stesso anche con loro. Metti nel robot da cucina o su un piano da tavolo la farina, lo zucchero, le mandorle o le nocciole tritate, il pizzico di sale e il lievito e poi aggiungi le uova, il formaggio e infine il burro. In pratica metti tutti gli ingredienti -prima i secchi- e comincia a lavorare per bene fin quando ottieni una pasta liscia. Lasciala riposare all’interno del recipiente (o sul tavolo da lavoro) coprendola per 20 minuti. Trascorso il tempo lavorala per bene su un piano infarinato e piegala formando un rettangolo bello grande. Disponi su carta da forno sopra una teglia e fai cuocere a 190 per un’oretta. Per ammorbidire la crosta a metà cottura come sempre puoi spennellare leggermente con del burro fuso ma è un’operazione facoltativa. Lascia raffreddare e servi con una generosa spolverata di zucchero a velo.

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1 COMMENT

  1. Il servizio da thè è bellissimo e i dolci saranno super buonissimi per quanto mi riguarda per mme l’homemade vince su tutto:P

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Iaia
Iaia
Grazia Giulia Guardo, ma iaia è più semplice, è nata il 12 12 alle 12. Il suo nome e cognome è formato da 12 lettere ed è la dodicesima nipote. Per quanto incredibile possa sembrare è proprio così. Sicula -di Catania- vive guardando l’Etna fumante e le onde del mare. Per passione disegna, scrive, fotografa, cucina e crea mondi sorseggiando il tè. Per lavoro invece fa l’imprenditrice. Digitale? No. Vende luce, costruisce e distrugge. Ha scritto un libro per Mondadori, articoli per riviste e testate e delira pure su Runlovers, la comunità di Running più famosa d’Italia; perché quando riesce nel tempo libero ama fare pure 12 chilometri. Ha una sua rivista di Cucina, Mag-azine, che è diventato un free press online. È mamma di Koi e Kiki, un labrador color sole e uno color buio, mangia veg da vent’anni, appassionata di cinema orientale e horror trascorre la sua giornata rincorrendo il tempo e moltiplicandolo.

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