La borsa che potenzialmente potevo odiare. E invece no.

Parlavamo giusto della mia personalissima rivalutazione delle borse piccole, o presunte tali perché effettivamente pur rientrando nella categoria pochette molte di queste sono davvero molto capienti. Semmai dovessi consigliare una pochette, della maison in questione che non ha certo bisogno di presentazioni o specifiche, sarebbe in assoluto la Favorite. Due misure la PM -la più piccola e suppongo che P stia per petit ma non ne ho certezza- e la MM -la mia in questione- che come misure ha 28x17x4 espresse in centimetri. Si può portare davvero in tutti i modi: a spalla, a mano e pure a tracolla perché oltre alla catena che vedi in foto (sì, ho dimenticato di fotografare la tracolla) ha pure una lunga tracolla che ti permetterà di portarla con disinvoltura anche con un paio di jeans, una tuta, un vestitino svolazzante fresco e qualsivoglia outfit giornaliero e serale. Se mi avessero detto un po’ di anni fa che sarei impazzita per una pochette mi sarei fatta una gran risata. Il difetto che riconosco alla Favorite, per gusto e per abitudine, è che non si chiuda veramente. Ha una calamita all’altezza della “chiusura” dorata che vedi sulla pattina ma a me questo -essendo una schizofrenica del controllo- non è che mi rassicuri tanto, te lo dico.

Onestamente non è mai successo che si aprisse ma è anche vero che non faccio testo per il motivo di cui sopra: sono molto attenta e controllata. Se mi leggi sai che non sono il tipo che abbandona la borsa e ciao. La tengo stretta a me come fossi attorniata da rapinatori sempre: Ovunque io mi trovi. Non sono sbadata e neanche distratta. Sono un cane da guardia attento e veloce (schizofrenica riassumeva bene il tutto). Insomma: pur non essendo mai successo che si sia aperta, se devo trovare un reale difetto è solo questo.

La trovi in monogram, damier ebène (la mia) e damier azur. Dentro ti assicuro che ci va di tutto e la catenella dorata nonostante sembri corta sarà comoda. Anche per i braccini un pochino più rotondetti niente paura: andrà bene. Perché diciamolo anche quello è un punto a suo favore. L’interno è rosso e la tasca interna può essere utile per un rossetto, per delle cuffie ma non di più. All’interno puoi mettere un portafogli continental e anche più grande (una portaerei insomma), telefono più grande che c’è, agenda, pochette e pure un iPad mini se proprio vogliamo dirla tutta. È davvero sorprendente come questa cosina piccina piccina riesca a contenere moltissime cose. Mi piace che il finale della catenella sia perfetto -il gancio intendo- per attaccarla a tanti modelli della maison stessa (e non solo). A me piace per esempio agganciarla alla Neverfull e da mattina a sera stai a posto se sei in viaggio.

Sulla questione qualità-prezzo di Vuitton ho ampiamente discusso e quindi non mi dilungherei, ma francamente c’è da dire che la qualità della Maison rimane praticamente ineguagliabile. Sono borse che dopo dieci anni e più sembrano nuove, e parlo con cognizione di causa; a patto di saperle trattare e prendendosene cura. Di sicuro è un investimento da valutare perché diventa nella fattispecie una sorta di passpartout che va bene per tantissime occasioni. Onestamente non amo il monogram o il damier con tutti gli outfit;  è come sempre un gusto personale e soggettivissimo (mi piace troppo soggettivissimo, pardon), ma essendo io in total black per il 90 per cento delle volte mi pongo il problema marginalmente.
La Favorite la uso ogni giorno. Metto dentro occhiali, cellulari e iPad mini, la infilo dentro la shopping del giorno e la tiro fuori quando mi sposto. Ci sta pure il mio moleskine piccolo e il portacolori di emergenza. Non è una borsa che uso di rado, insomma e neanche una che adopero come pochette da sera, anche perché la sera sono buttata a fissare il muro prima di collassare dopo giornate che definire intense sarebbe riduttivo. E dei party neanche l’ombra. È una fida amica del lavoro, insomma. Evito come sempre di farla entrare a contatto con sostanze grasse e -se posso consigliarti- stai attenta sempre all’amuchina perché può fare danni irreparabili. Non la espongo all’acqua perché chiaramente è pelle e qualora dovesse bagnarsi è sempre bene prendersene cura asciugando il tutto. Ci sono dei piccoli graffietti che nel tempo la personalizzeranno e non mi dispiace.

È piccola, non ha tasche interne e non ha una cerniera. Ha i dettagli dorati (preferisco sempre il dettaglio argentato). Insomma: ha tutti i requisiti per non piacermi.

E invece mi ha fatto innamorare.

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Iaia
Iaia
Grazia Giulia Guardo, ma iaia è più semplice, è nata il 12 12 alle 12. Il suo nome e cognome è formato da 12 lettere ed è la dodicesima nipote. Per quanto incredibile possa sembrare è proprio così. Sicula -di Catania- vive guardando l’Etna fumante e le onde del mare. Per passione disegna, scrive, fotografa, cucina e crea mondi sorseggiando il tè. Per lavoro invece fa l’imprenditrice. Digitale? No. Vende luce, costruisce e distrugge. Ha scritto un libro per Mondadori, articoli per riviste e testate e delira pure su Runlovers, la comunità di Running più famosa d’Italia; perché quando riesce nel tempo libero ama fare pure 12 chilometri. Ha una sua rivista di Cucina, Mag-azine, che è diventato un free press online. È mamma di Koi e Kiki, un labrador color sole e uno color buio, mangia veg da vent’anni, appassionata di cinema orientale e horror trascorre la sua giornata rincorrendo il tempo e moltiplicandolo.

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