Ricette Vegetariane e Vegane

Gli orrendi maglioni natalizi

Cetriolini come quintessenza dell'eleganza

Il Podcast

Christmas Lights, il mio podcast di Natale, è disponibile su Apple Podcast, Spotify, Google Podcast e Spreaker. Ti lascio la puntata dedicata agli orrendi maglioni natalizi. Diciassettesimo episodio della prima stagione

 

Il diario di Bridget Jones, primo capitolo

Lo conosco a memoria battuta per battuta

Tacchino al curry per la cena del primo Gennaio a casa di sua madre che ha sempre creduto che servire i cetriolini sottaceto fosse la quintessenza dell’eleganza. La sua pannocchietta -così la mamma chiama Bridget- cercava di rifilarle all’alba dei suoi trentadue anni qualcuno con cui sposarsi perché considerata zitella senza speranze. Alla cena “te lo ricordi Mark?” ovvero Mark Darcey, vicino di casa adesso avvocato e appena -fortunatamente- divorziato. In pratica: perfetto.

Bridget arriva con un “tappeto”, ovvero un completo color granata con candycane, agrifogli e palle di natale glitterati. Gilet compreso sopra camicia lurex in seta color sangue. È il primo incontro di Mark e Bridget.  Mark al grido di “vediamo se gradisce un cetriolino sottaceto” incontra Bridget e indossa un meraviglioso orrendo natalizio. “Mark ricordi Bridget? Correva con il suo culetto al vento nel tuo giardino”. È questa la frase di presentazione della madre. Mark non è loquace e divertente mentre Bridget cerca di far conversazioni con sarcasmo e ironia; che chiaramente Mark non capisce da ricco avvocato freddo e ingessato ma adorabile con il suo orrendo maglione natalizio con il cervo.

Peccato che mentre Bridget afferra il tacchino al curry per avvicinarsi a Mark, che non sarà simpatico e indossa un orrendo maglione natalizio ma tanto male fisicamente non sta messo, lui rivolgendosi alla madre sostiene che “Non ho bisogno di un appuntamento con una zitella con incontinenza verbale che beve, fuma come un camino e si veste come sua madre”. Comincia tutto da qui come dice Bridget “ed è proprio lì che ho realizzato che se non fosse avvenuto un cambiamento”.

Ma non sono qui per ticchettare la trama e le battute più avvincenti di Bridget Jones. Sono qui perché Colin Firth, di straordinaria bellezza con il suo orrendo maglione natalizio è solo uno dei tantissimi che lo indossa fiero senza paura.

Proprio come Betty; che passa alla storia come una tra le peggio vestite ma che in realtà mixa (magari non nei primi episodi) abiti di altissima moda; in pochi sanno che i suoi orrendi abbinamenti sono in realtà mix di capi vintage e famosissimi dei brand più costosi al mondo. Un’operazione incredibile da un punto di vista artistico se ci pensiamo. E poteva non essere fan degli orrendi maglioni natalizi? Giammai! Con tanto di lucine led e portabatteria incorporata. Lo chiamo orrendo maglione natalizio ma passa alla storia come

Il maglione brutto natalizio

Questo perché fino a qualche anno fa erano di bassa fattura e con personaggi molte volte spixellate, come si dice in gergo pseudo nerd. Adesso che hanno fatto la storia -nell’ultimo decennio sul web soprattutto (e ci tengo a precisare che sono sempre stata una delle sostenitrici più convinte e accanite e ho convinto passando da ogni social migliaia di persone. Non lo dico mai ma oh. Quando c’è da prendere meriti importanti ci tengo)- sono nate linee incredibilmente stupende pur conservando quell’allure di arrendevolezza. Se prima si vedevano solo nei film americani di invasati al pari dei partecipanti “pazzi per il natale” adesso anche catene commerciali di fast fashion si sono lanciati senza remore con cataloghi infiniti di meraviglie orrendevoli (possiamo coniarlo?). E quindi la parte tenera con gattini e lucine. La parte nerd per accontentare (o costringere con meno fatica si presume) gli uomini con tanto di Darth versione natalizia e Yoda che saltella tra decori. Irriverenti con personaggi storici religiosi e tanto di “birthday boy!” e infinito altro. L’orrendo maglione natalizio viene indossato -non troppo fieramente ma comunque è un segno importante- anche dal Grinch. Non cedere alla voglia di acquistarne uno ormai è pressoché impossibile. E, non in ultimo, sono diventati un’idea regalo sempre valida su cui riderci sopra.

Negli anni precedenti mettevo una ventina di maglioni (perché ne ho anche di più, sì) belli puliti e stirati e appena usciti dall’asciugatrice a disposizione di parenti e amici. In pratica davanti la porta di casa chiunque poteva trasformarsi in un Christmas fanatic come me. Se non voleva indossare il maglione aveva comunque a disposizione cerchietti a forma di albero di natale, occhiali a forma di elfo, orecchie a forma di elfo e infinito altro più tutti i cartoncini classici che si usano da un po’ di anni con forme svariate natalizie che ti consentono il classico PhotoBooth: ovvero selfie con cartoncini (tipo le stanze coreane e giapponesi dove ti infili e fai uno shooting con infiniti gadget nel totale riserbo, per capirci).

Ma il maglione. Dico, il maglione. Nel tempo mi sono resa conto è diventato un oggetto del desiderio e anzi, sfoggiarne uno sempre più kitsch/orrendo/esagerato un vero e proprio vanto.

Ce ne sono alcuni talmente brutti con fantasie folli, luci e incredibili grafiche capaci di farti scoppiare l’emicrania dopo 2 secondi di visione che ti lasciano atterrito. Letteralmente atterrito. E il possibile rigetto che potrebbe scatenarsi si trasforma in bisogno fisico di possederlo. Insomma: al maglione orrendo natalizio non si resiste. E sei sei tra i pochi/le poche che ancora non ha ceduto direi di correre ai ripari perché è assolutamente necessario possederne ALMENO -mi si passi il caps Lock per le cose così importanti- uno.

 

 

Il Nippotorinese che si immola come modello

Ecco a voi il Nippotorinese con Santa Paws, maglione che gli ho regalato. Il primo. Indossato con fatica e improperi vari. Ma da allora è stata solo un’escalation. Adesso ne possiede una decina.

Ma il suo primo -santa paws- non lo dimentica e almeno una volta l’anno nel periodo natalizio lo indossa. Ho salvato un uomo dall’anonimato. E nonostante il Grinch odiasse poco il natale a confronto, adesso so che in cuor suo una piccola fiammella di spirito natalizio è stata accesa. Oppure sa mentire benissimo solo per non sentirmi.

(è sempre la seconda)

 

*Le foto dei film sono state reperite sul Web e appartengono ai legittimi proprietari

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Iaia
Iaia
Grazia Giulia Guardo, ma iaia è più semplice, è nata il 12 12 alle 12. Il suo nome e cognome è formato da 12 lettere ed è la dodicesima nipote. Per quanto incredibile possa sembrare è proprio così. Sicula -di Catania- vive guardando l’Etna fumante e le onde del mare. Per passione disegna, scrive, fotografa, cucina e crea mondi sorseggiando il tè. Per lavoro invece fa l’imprenditrice. Digitale? No. Vende luce, costruisce e distrugge. Ha scritto un libro per Mondadori, articoli per riviste e testate e delira pure su Runlovers, la comunità di Running più famosa d’Italia; perché quando riesce nel tempo libero ama fare pure 12 chilometri. Ha una sua rivista di Cucina, Mag-azine, che è diventato un free press online. È mamma di Koi e Kiki, un labrador color sole e uno color buio, mangia veg da vent’anni, appassionata di cinema orientale e horror trascorre la sua giornata rincorrendo il tempo e moltiplicandolo.

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