Smetterò nel 2089 di ringraziare. Ieri sono stata ricoperta di talmente tanto amore e affetto, in seguito al mio primo articolo su Style, che.
Che cercherò davvero di rispondere singolarmente a tutti. Ho letto. In qualsiasi social, commenti, piattaforma e mail. Mail, soprattutto.
Ho letto davvero tutto ma ho chiare difficoltà a a dedicare il giusto tempo per ogni singolo gesto di amore e fiducia ricevuto. Molte lettere sono delicate e personali e toccano argomenti che non si possono affrontare con un semplice grazie e invio. Sono lusingata di aver meritato la fiducia diventando custode di esperienze privatissime e dolori; come lo sono, lusingata, di poter essere in qualche modo uno stimolo per migliorare e credere che ce la si possa fare.
Nel frattempo spero mi perdoniate se ringrazio cumulativamente nella speranza di poter fare meglio al più presto.
Grazie infinite.

Lascio qualche appunto in cucina in questo Venerdì frenetico che prevede oltre una cena complessa di più portate anche una sorta di isolamento perchè santapizzetta devo finire dei disegni importantissimi ed in alcun modo voglio procrastinare ancora.
E sempre a casa di mamma, dopo la preparazione della marmellata di Cipolle Rosse di Tropea caramellate, un’idea velocissima su come utilizzarla, oltre che sui formaggi stagionati e carni rosse.
Questo sotto è uno dei fulgidi esempi su cui blateravo giusto ieri. Che Klimt mi perdoni, ero nel pieno della fase “The Kiss” (era meglio se mi davo al gruppo musicale di ormai sessantenni intrisi di cerone) e con i gessetti polverosi riempivo casa. L’ho disegnato con olio, acrilico, matite e gessetti. L’ho pure regalato ad esseri ignobili, a ben pensarci.
L’ultima tecnica, quella dei gessetti, è la più fastidiosa in assoluto perchè andavo a letto talmente piena di polvere che un operaio in miniera sembrava al confronto essere stato in ufficio seduto comodamente su una poltrona girevole di pelle.

Non mi piace e non mi piace neanche il luogo dove è stato collocato. Accanto a un pendolo angosciante che batteva il tempo quando gli pareva e vicino a quella coppa orrendamente verde che ha turbato le mie notti ben più di mille volte. Mamma ne è entusiasta al contrario e non fa che ripetere “ehhhh quanto era bello che me hai regalato. Non è che me ne rifai un altro? questo con i gessetti mi piace ma quellooooooo che hai regalato. Ma perchè l’hai regalato? ” (fino allo stordimento neuronale).
E no che non lo rifarei perchè l’autocoscienza mi ha colto poi nella maturità e di cimentarmi in ridicole imitazioni di capolavori proprio no. Beata incoscienza.


Non c’è uno stile preciso a casa di mamma. Ci sono girasoli e limoni. Tanti limoni, come ho avuto modo di blaterare a sufficienza. Una vera passione e perversione quella di mamma. Un po’ come me con i nani da giardino.
Spolvera i piatti appesi al muro che ho disegnato per lei e mentre spero che qualcuno si rompa lei mi guarda con occhi lucidi “tengo a questi piatti più di qualsiasi cosa al mondo”. Poi dice lo stesso sui quadri, le mie lettere, le candele che facevo con la cera e le perline e tutta una serie di hobby che ho attraversato nelle mie diversi fasi di crescita. Non c’è uno stile preciso ma c’è una vita. Sessanta anni raccontati tra le bottiglie di vetro colorate che ho scelto insieme a lei quando avevo nove anni. In quell’argenteria lucida che lei strofinava fortissimo la domenica mentre io disegnavo e le chiedevo “vuoi una mano?”.
“NOOOOOOO”.
Perchè mamma mi ha detto sempre no. Una mamma aiuta ed è disponibile ma mai ha bisogno di aiuto. Questo è Fernanda.