Non è tanto un testo di cucina, dice l'autrice, quanto il bisogno di condividere e riflettere sugli aspetti del suo stato di salute. Avendo combattuto per più di venti anni con disturbi digestivi tutto quello che è benessere inevitabilmente ha dovuto prendere il sopravvento, lato alimentazione. Dice una grande verità Amy, ovvero che i medici possono consigliare e prescrivere ma è il corpo -il proprio- a dare le vere risposte. Solo studiandolo si può davvero capire cosa ci fa star bene e cosa no. Si decide quindi, in seguito ai disturbi digestivi, ad affrontare anche da sola la faccenda. Con il tempo e con l'aiuto di nutrizionisti -oltre alla passione smisurata per la cucina e l'alimentazione a tutto tondo- è riuscita a trovare un equilibrio con una dieta povera di zuccheri, glutine e latticini. Amy è convinta che bisogni mangiare più prodotti della terra possibili. Quelli che lei definisce (a ragion veduta) "cibi antichi".
Foto del Design/Architetto e mini biografia seguita da piccola introduzione sul perché e sul per come la ricerca sia ricaduta sulla determinata ricetta. Ingredienti e spiegazione e infine abbinamento del vino. A seguire a tutta pagina la foto della ricetta, che non è sempre una foto ma pure un disegno-schizzo-composizione grafica e qualche alternativa o consigli se capita. La carta non è lucida ma rugosa e fibrosa e la fotografia generale dell'opera non ha colori accecanti e neanche molto enfatizzati, anzi l'opposto. Dal gusto un po' aranciato, giallognolo e poco patinato. Anzi. Pochissimo. Perché ci si aspetterebbe per certi versi una cura diversa. Un'esposizione maggiore, sì. E invece il bello sta proprio nella naturalità e non nella sovraesposizione sia di arte che di pensiero che di fotografia stessa. Le ricette sono molto interessanti e ce ne sono alcune che pur essendo semplici rappresentano delle vere e proprie chicche. Certo non è il momento ideale per parlottare di un libro pieno zeppo di ricette da fare al forno, contando che ticchetto a inizio estate, ma può sempre tornar utile, no? Del resto fa così caldo che due spaghetti allo scoglio dentro il cartoccio sul parabrezza della macchina li possiamo pure trovare belli che pronti al ritorno dal lavoro, no? Mangiarli comodamente lì e ripartire più carichi
La biografia di Gianluca Fusto vanta nomi prestigiosi come Ducasse, Gualtiero Marchesi e Aldo Moroni. La firma delle sue creazioni dolci è l'eleganza delle forme geometriche. Miglior pasticciere dell'Anno al congresso internazionale "Identità Golose" nel 2012 e tutta una serie di traguardi incredibili. Questa monografia Crostate, che come tutti i volumi della collana vanta foto-impaginazione-impostazioni-tipologia di carta-struttura-qualsivoglia elemento di altissimo livello, rappresenta la sua visione innovativa di quello che è in assoluto un dolce classico della tradizione italiana. Come nel caso di Pietro Leemann e di Ernst Knam c'è questo preponderante bisogno di partire da un'origine. Che sia un ricordo. La sacra scintilla che è poi diventata fiamma di una passione incontrollabile. Espressa in arte.
Chloe Cocker è nata e cresciuta in una famiglia vegetariana. Ex avvocato, ha trasformato la sua passione per la cucina diplomandosi chef alla Leiths School of Food and Wine. Jane Montgomery ha abbandonato la carriera di pubblicitaria per incanalare il suo talento creativo e l'amore per la cucina. Il fotografo che scatta per questo libro è William Reavell, londinese e specializzato nel food.
Un libro di cucina vegetariana, ergo non estremista dai; anzi tutt'altro. Piatti prelibati con ingredienti di facile reperibilità e che si possono replicare giornalmente senza alcun tipo di difficoltà. Diviso per:
Colazione e Brunch
Stuzzichini
Salse e Contorni
Minestre e Insalate
Piatti principali
Dolci prelibatezze
Le foto sono interessanti, la carta non patinata e lucida ma più casalinga e morbida e i colori un po' spenti. Non come quelli accecanti di Donna Hay per capirci. Orientati più alla Jamie Oliver ma siamo lontani anni luce da quel risultato. Alle due autrici piace vagare per mercatini e ce lo raccontano nell'introduzione. Prediligono chiaramente la frutta e la verdura di stagione e cereali, legumi, noci e semi. Sottolineano quanto sia sbagliato immaginare i piatti vegetariani come insipidi e privi di gusto e che purtroppo molti profani che si sono imbattuti magari in questo tipo di preparazioni cominciano a demonizzare la suddetta categoria. E mi trovo d'accordissimo con questa semplice quanto vera considerazione.
Ho parlato di Oltre, firmato da Ernst Knam, qui, edito da Reed Business Information (Italian Gourmet); nello Shop molte volte si trovano anche offerte molto interessanti (per chi non mi seguisse e dovesse capitare qui è giusto sottolineare che questa Rubrichetta non è in alcun modo sponsorizzata o chissà che altro. Deliro circa i volumi che acquisto e bon. Finisce lì). Oltre è un libro meraviglioso seppur poco utile, perché di certo non è così naturale volersi cimentare in uno dei capolavori racchiusi nelle pagine. Fritti per certi versi è più alla portata di noi comuni mortali (regia può comunque fare partire le risate registrate? Grazie). Come tutti i volumi di queste edizioni economico non è, anche questo come Oltre si aggira intorno ai 75 euro nel caso in cui non si dovesse prendere insieme ad altri o in offerta. Di questo allegro gruppetto colorato e meno serioso degli altri a cui appartiene anche Oltre, possiedo "Dal Mare - Pesci, alghe e molluschi" di Matteo Vigotti con le fotografie di Giovanni Panarotto, " In verde" la filosofia vegetariana di Pietro Leemann (su cui ticchetterò prestissimo) e "Igles3" I tre periodi della cucina di Igles Corelli. La collana si chiama Fusion Ideas e ognuno dei volumi è colorato come un'opera concettuale. Quello che ho tra le mani è giallo canarino ed è un'esperienza anche quando viene sfogliato, perché è fatto con una carta lucidissima e profumata come seta e un altro tipo ruvida al tatto, che ricorda quelli dei conetti per fritti dove si infilano calamaretti e pescetti caldissimi da gustare passeggiando su un lungomare
Per David e Mathieu sembra essere una missione perché amano ogni giorno fare dei gesti responsabili, dicono, improntati al rispetto del proprio organismo e dell'ambiente. Loro ci credono davvero e servire alimenti vivi che nutrono e rigenerano il corpo dicono essere un'occasione privilegiata per informare le persone, invitandole quindi a compiere un gesto innanzitutto verso se stessi senza dimenticare l'impatto ambientale. Insomma David e Mathieu sembrano degli invasati pazzi che potrebbero pure cominciare a parlare di alieni per alcuni, altrimenti due tipi davvero da ammirare. Sta a voi capire da che pianeta arrivate, insomma. Chiudono il loro manifesto con una frase tanto semplice quanto meravigliosamente pregna di significato.
Siamo al servizio della vita.
Le granite vengono intese come grattachecche romane, per intenderci, e non si tratta di quelle della Sicilia orientale; non per questo significa che qui non se ne prepareranno nove chili. Granita di fragole deliziosamente leggera, Granita con i fiori di ibisco, Granita di yogurt e miele, Granita di melagrana con succo di uva, granita di cocco e mandorla e molto altro. Sui sorbetti diverse sono le preparazioni interessanti: Sorbetto d'arancia al Campari (che bramo di eseguire ma in una versione salata), Sorbetto di spumante con mango e fragole, Sorbetto di papaia, Sorbetto di ananas e lime, Sorbetto al tè verde e limoncello e davvero tantissimi altri tra i quali mela, anguria e tuttifrutti. Francamente il capitolo sorbetti è in assoluto il mio preferito, per quanto possa valere.
Almo Bibolotti è il finalista di Masterchef Italia dell'edizione 2013 (mi ricordo che fosse Natale ma per capirci quella precedente all'ultima). Non ho sinora comprato nessuno dei volumi riguardanti Masterchef: raccolte, singoli e quant'altro e confesso di essermi molto ricreduta, soprattutto da un punto di vista "umano" su taluni personaggi che ho avuto modo di "conoscere" sui vari social network; quando si dice i luoghi comuni non sbagliano mai e che l'apparenza inganna eccome. Ho intenzione infatti di prendere il Libro dell'Avvocato, terza edizione per capirci. Morso e Mangiato, edito da Mondadori,
Formaggi Veg è firmato da Grazia Cacciola ed è edito da Sonda, di cui ho preso diversi volumi e che mai mi hanno deluso. Il sottotitolo è Latte, yogurt e formaggi vegetali fatti in casa. C'è scritto proprio latte, sì. I puristi che preferiscono Bevanda di latte si reputino spernacchiati simpaticamente come quelli di cui sopra. Il volume è diviso in due parti. La prima con le preparazioni mentre la seconda con le ricette. Preparare e autoprodursi latte, yogurt e formaggi, I diversi tipi di latte. Gli yogurt e a seguire i formaggi e i sostituiti di condimenti e salse tutte in chiave veg. Le Ricette poi sono una raccolta di piatti classici: Antipasti e Stuzzichini, Primi Piatti, Secondi, Piatti Unici e Dolci e Dessert. Mi piace molto la struttura, forse un po' meno la grafica ma non importa. Sono pur sempre la psicopatica che non ama moltissimo i colori. Grazia Cacciola, a cui va la mia stima imperitura perché firma un volume ricco, completo e variegato, è autrice di saggi e manuali sull'alimentazione consapevole e stili di vita etici quindi non c'è che da imparare. E' stata l'esperta di coltivazione naturale e autoproduzione nella trasmissione Geo & Geo e ha strutturato e supervisionato progetti dell'Unione Europea circa l'incentivazione delle coltivazioni con metodo biologico e biodinamico
Gli ebrei hanno assorbito naturalmente il cibo dei paesi dove si sono fermati o stabiliti seppur in modo non definitivo. Questo libro, come spiega l'autrice stessa, abbraccia tutto il mondo non dimenticando le sfumature che sono state assimilate, gli alimenti che sono stati introdotti grazie al luogo e alle tradizioni precedenti diventando una miscellanea incredibile di sapori. E' un viaggio storico culinario questo libro. Non è francamente un libro di cucina per tutti. Non si apre e si trova: primo, secondo, antipasto, contorno e dolce. Devi avere proprio voglia di leggere un libro dove ci trovi anche del cibo, mettiamola così. Si comincia con i Bagel (ti ricordi? Li ho preparati qui insieme ai Kaak, biscotti tipici ebrei. E c'è anche il pane ebraico). E' diviso in capitoli per ingredienti e insieme ai Bagel farciti parte il Latte. Con la zuppa di salmone e di mais che è un tributo alla comunità dell'Alaska, alla zuppa di Cetriolini di Gabu Nonhoff nata in Israele e residente a Berlino, per passare pure dall'insalata di aringhe baltica che pare fosse una forespeisen con cui stuzzicare il palato; un equivalente yiddish di un amuse-gueule dove ci invita non essere tirchi in fatto di panna acida. Borscht del cafè Sheherazade
La sua famiglia sono i 75 membri che giornalmente lavorano per e con lui (e a questo punto la moglie o non ce l'ha oppure è a far shopping con le amiche e mangia da Burger King. Signora Adrià se esiste e se ha un cheeseburger in mano la capiamo!). Bisogna mangiare bene per cucinare bene c'è scritto nella prefazione. Il volume è frutto di tre anni di collaborazione tra Eugeni de Diego che è uno dei capocuochi e responsabile del Pranzo in famiglia e lo stesso Adrià. Si spiega come dopo l'annuncio della chiusura di El Bulli fosse inutile pubblicare il volume, poi evviva il cielo le cose sono andate diversamente. Lo scopo di questo libro, che trovo illuminante e geniale, non è quello di esporre in vetrina chissà quale arte culinaria molecolare ma mostrare quanto possa essere complicata la semplicità. Il Pranzo in famiglia vuole dimostrare che cucinare con metodo è molto semplice. La filosofia è quella di ottimizzare tempi e ingredienti mangiando a ciclo sempre le stesse cose e variandole secondo le stagioni. Questo fa sì che non ci siano sprechi di tempo e di materia e che si tenga altissimo il livello di cosa si ingerisce apportando i giusti nutrimenti mediante tabelle e abbinamenti studiati.
L'innata regalità della narratrice non è affatto dovuta a un casato o all'albero aristocratico della famiglia a cui appartiene; viene ringalluzzita poi da un'educazione fatta più col cuore che sulla scala gerarchica. Parlare in siciliano con i contadini, come voleva suo padre, ma ad Agrigento con i tutori e i domestici no, perché in città c'era un ru
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