Ketchup sulle patatine, alla stanza 237

Kubrick è così forte, intenso, misterioso e crudo. È il genio e la follia. È la filosofia. Rigoroso sul set e leggendari i suoi incessanti ciak -pare che arrivassero fino a ottanta e novanta per la stessa scena- Kubrick è l’eccezione. Tutte le sue opere sono collegate da un filo rosso non tanto invisibile. Ogni colore, quadro appeso ai muri, oggetto posato sulla scena riconduce a qualcosa di politico. Di personale. Di filosofico. È sempre un messaggio-un’enigma che regala e lascia allo spettatore.