Speedy Vuitton. Tutta “colpa” di Audrey Hepburn

Credo che la Keepall sia una delle mie perversioni più grandi. Eredito da mamma la passione per le borse enormi, ergo con il modello più piccolo -giusto per capirci- ci sono andata in giro come fosse una borsa di tutti i giorni. Mi ha permesso di infilarci dentro computer, ipad, aggeggi vari, libri, album e colori da trasportare con nonchalance e comodità.

Ed è proprio dalla Keepall che nasce la Speedy negli anni Venti, quando dal concetto di viaggio la maison francese passa a quello giornaliero. Non solo più una borsa da viaggio dove custodire ricordi, oggetti e delizie ma anche una che potesse essere fedele compagna delle ore giornaliere. Come la Keepall diventa una it bag e nonostante sia passato un secolo la fama della Speedy è inarrestabile e non conosce limite. È stata declinata in decine di modi -edizioni limitate e non- e interpretata sino a diventare la borsa in assoluto più ambita e copiata. Audrey Hepburn in tante foto compare con la sua Speedy Monogram ma basta fare un giro anche su google immagini semmai si fosse incuriositi perché è infinita la lista. Una Speedy, onestamente, è per sempre (sottotitolo: altro che gioielli!). Indistruttibile -come tutte le Vuitton- puoi farci affidamento senza neanche avere un dubbio. Puoi caricarci pesi considerevoli e sorprendentemente risulterà sempre comodo portarla a spalla (io faccio parte della fazione che no, a mano proprio no).

C’è la Speedy da 25, quella da 30, 35 e 40. Poi in pratica passi direttamente alla Keepall. Che sia nei tre motivi “classici” o  Monogram Empreinte (in diverse colorazioni), pelle “effetto jeans”, Monogram Multicolore creata da Takashi Murakami (sospiro vedendo le versioni Cerises e Roses) personalizzata con le lettere, con senza Bandoulière poco importa. Avrai la certezza di avere una borsa con cui potrai tranquillamente passare la vita (la versione Da Vinci, Van Gogh, Fragonard non riesco a commentarle. Capisco il voluto -e insistente- sfarzo ma quella scritta centrale è davvero un ceffone a pieno volto). Le cifre sono molto diverse, come nell’universo Vuitton, e ogni apparente micromodifica può fare schizzare la cifra verso l’alto senza neanche troppo contegno. Sull’acquistare un prodotto diventato per certi versi cliché niente paura: è praticamente impossibile che un’imitazione possa in qualche modo oscurare l’originale, basta davvero un’occhiata fugace per rendersi conto delle differenze.

 

 

Dietro il marchio Vuitton, in assoluto il più conosciuto al mondo proprio a livello visivo anche da chi è totalmente disinteressato alla moda, ci sono sempre infinite filosofie. Sostenere che il quid “fashion victim” sulla bilancia non pesi sarebbe davvero negare l’evidenza. È altrettanto vero che la qualità esiste anche a prezzi ben inferiori di questi, ma ammetto serenamente (e anche molto onestamente) che non ho mai riscontrato una qualità così alta in nessun prodotto. A oggi di nessun’altra maison (forse Chanel). Le tele più invecchiano, in modo curato e mai trasandato, più acquistano allure. È sconvolgente come possano reggere pesi considerevoli e rimanere nonostante tutto impeccabili e comode. Per quanto possa piacere o meno mischiarle a outfit colorati (a me non piace a esempio ma de gustibus. Non mi pongo il problema essendo per il novanta per cento delle volte in outfit total black) rimangono comunque pezzi sempre attuali.

Non mi piace molto addosso alle adolescenti. Non vuole essere un’accusa, per carità. Libertà sempre e comunque di indossare ciò che pare e piace a ogni età, ma di fatto l’universo Vuitton è sicuramente più adatto -nella quasi totalità del catalogo- a donne che il numero uno sulla torta magari lo hanno spento da un po’.

La Speedy è una fedelissima compagna di viaggio tanto quanto la Keepall. Sicurissima, grazie al suo lucchetto, e comoda perché può essere portata a tracolla, a spalla o a mano, diventa una certezza dentro l’armadio. Prendersene cura non è affatto difficile e la pioggia non la rovinerà. Se dovesse venire a contatto con troppa acqua -intendo le rifiniture- basterà tamponare con panno assorbente come consiglia la maison. Quando la pulisco con un panno morbido imbevuto di acqua leggermente insaponata (evitando le parti in pelle) torna come nuova.

 

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Iaia
Iaia
Grazia Giulia Guardo, ma iaia è più semplice, è nata il 12 12 alle 12. Il suo nome e cognome è formato da 12 lettere ed è la dodicesima nipote. Per quanto incredibile possa sembrare è proprio così. Sicula -di Catania- vive guardando l’Etna fumante e le onde del mare. Per passione disegna, scrive, fotografa, cucina e crea mondi sorseggiando il tè. Per lavoro invece fa l’imprenditrice. Digitale? No. Vende luce, costruisce e distrugge. Ha scritto un libro per Mondadori, articoli per riviste e testate e delira pure su Runlovers, la comunità di Running più famosa d’Italia; perché quando riesce nel tempo libero ama fare pure 12 chilometri. Ha una sua rivista di Cucina, Mag-azine, che è diventato un free press online. È mamma di Koi e Kiki, un labrador color sole e uno color buio, mangia veg da vent’anni, appassionata di cinema orientale e horror trascorre la sua giornata rincorrendo il tempo e moltiplicandolo.

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