Il Phon rivoluzionario: Dyson Supersonic

Quattro colori disponibili, giusto per partire dalle informazioni meno utili, grigio-fuchsia (il mio che vedi in foto), bianco/argento, nickel/viola e nero/viola. All’interno della confezione: custodia in esclusiva solo per il color nero/viola e poi di default: beccuccio lisciante, beccuccio concentratore (ha un flusso più definito e stretto), tappetino antiscivolo per poggiare il phon, il gancetto qualora si volesse trasportare o appendere e il diffusore. James Dyson, ovvero l’inventore della tecnologia ciclonica indirettamente lo conosciamo tutti più per la bellezza e le performance di aspirapolvere davvero interessanti. Era il 78 quando deluso dalla prestazioni del suo, di aspirapolvere, dopo averlo smontato, fatto 127 prototipi e trascorsi cinque anni inventò il primo aspirapolvere al mondo senza sacchetto. Noi dobbiamo tanto a james, in pratica. E, onestamente, dopo che ho acquistato -solo perché vittima della moda e del gran chiacchiericcio su questo phon- il dyson supersonic personalmente sì che gli devo tanto.

Non credevo di potermi letteralmente esaltare per un phon. Sono una che compra, talvolta anche troppo, ma onestamente posso dirti che di rado mi affeziono a un oggetto. Da vittima della curiosità divento poi semplicemente una fruitrice soddisfatta o meno, dipende dalle situazioni. Di James (perché l’ho chiamato come il suo antenato, sì) mi sono proprio innamorata. James è davvero un maschio che ti fa perdere la testa. Non so tu ma amo l’idea che il suo avo abbia smontato un aspirapolvere perché insoddisfatto di quel sacchetto e che grazie alla sua caparbietà e genialità abbia rivoluzionato il modo di spolverare e combattuto gli esserini della polvere.

Da semplice oggetto “devo averlo perché sono una cretina viziata” (parlo di me, sia chiaro) si è trasformato in “James non mi asciugherò mai i capelli senza di te. Verrai sempre con me. Sono tua, per sempre. Finché doppie punte non ci separino”; ma James mi ha rassicurato: niente doppie punte con lui. Perché staranno ben lontane da noi grazie al suo prodigioso intervento costante!

In pratica Steve Courtney, l’inventore, si è messo buono buono lì con tutto il team di ingegneri geniali che James (l’avo, sì) Dyson ha assunto e tuppete (che ti ricordo essere un’esclamazione catanese che sta un po’ al taaaac milanese, ma mi sia concesso più simpatico. Anche di voitlà, su): il phon rivoluzionario è servito. Perché gli ingegneri Dyson non hanno cercato di occuparsi dei nostri capelli inventando lozioni e pozioni. Come avrebbero potuto? Uomini di scienza! Hanno pensato che fosse il motore a dover per primo rispettare i nostri capelli: e noi tutte donne MUTE. Anni se non decenni e ventenni a spalmare olio di cocco, avocado, maionese, uova e chissà che altro e poi: asciugatura sparata a 2000 watt e via. Effettivamente tutto parte dell’asciugatura e sì d’accordo ci sono quelle “io gli asciugo all’aria così i capelli non si rovinano”. D’accordo, brava. Ma poi con la cervicale dopo i trenta come la mettiamo? Tutte furbe prima dei trenta. Pure io che viaggiavo con i capelli bagnati fiera e coraggiosa ma adesso manco il cuscinetto della cervicale mi salverà.

E allora ci pensa Steve Courtney e tutto il gruppo di ingegneri -che io amo ormai tanto quanto James e James Dyson- a curare la nostra ferita di non essere più giovani. Ci costruiscono un meraviglioso phon esteticamente STUPENDO, mettono una punta di fuchsia che non guasta mai, pochi tastini intuitivi e pure due beccucci e un diffusore; che certo con 400 euro pare pure giusto, dirai tu ma lo sai che poi finisce sempre così: quando si comprano oggetti di fascia alta quasi ci si sente in dovere di ringraziare: Grazie Signor Vuitton per avermi dato questa meravigliosa dust bag. Credo sia una psicosi che un giorno -avendo tempo- vorrei analizzare con il mio psicanalista.

Alimentato dal motore digitale più rapido di sempre produce un getto d’aria ad altissima velocità che ti permette un’acconciatura e un’asciugatura facile e perfetta. Ora io lo so che non mi crederai ma come ti anticipavo, è difficile davvero che mi entusiasmi con poco ma.

Ma la prima volta con James è stata inenarrabile. Lui mi ha proprio stesa!

Sì, come se mi avesse stesa sotto 40 gradi al sole di Portopalo. C’è un venticello leggero che ti asciuga nel giro di tre secondi. In pratica tu esci dall’acqua tutta bagnata e il tempo che arrivi sulla stuoia sei asciutta. Dopo trenta minuti ustione di primo grado e febbre a 41. Parlo con cognizione di causa, lo giuro.

Essendo anziana ormai (ricordi la cervicale?) ho perso anche un po’ di udito e il volume della televisione, giusto per farti capire, lo tengo a 99 quando asciugo i capelli. Accendo la televisione perché ho i capelli molto -e ripeto molto- lunghi quindi ci sto venti-venticinque minuti se tutto va bene con 2000 watt. Bene. Io dopo 15 minuti ero pronta -ascoltando la televisione a volume 40 perché silenziosisimo- e con il beccuccio lisciante sembravo un levriero afgano per quanto ero morbida e liscia. Mi stai immaginando? Fiera e liscia che vago per la stanza da letto baciando James e sussurrandogli parole d’amore?

Il motore è inserito nel manico. Il manico è molto lungo per questo. Puoi comodamente tenerlo senza sentire quella fastidiosa arietta che non esce più dalla parte del cono diffusore posteriore bensì da sotto. Con questo sistema l’aria viene aspirata e amplificata per tre volte e il flusso ad alta pressione e più forte ma delicato che mai si prende cura dei nostri capelli. Sul serio a me ha scioccato questa esperienza. Ero stra convinta -te lo dico onestamente- che avessi fatto l’ennesimo acquisto compulsivo  da fashion-tecnologic-blablabla-victim ma così non è stato.

Gli asciugacapelli tradizionali raggiungono livelli di calore dannosissimi durante la fase di acconciatura, ovvero quando si avvicina pericolosamente il beccuccio proprio a distanza ravvicinatissima con questo sistema tutti questi aitanti ingegneri ci giurano che no. Non accadrà!

E non so tu, ma io da un uomo che ha aiutato la donna a liberarsi del sacchetto dell’aspirapolvere mi fido.

Tra qualche mese se ho un caschetto vorrà dire che il rapporto con James è terminato. Ci dovessero essere dei problemi nel corso del tempo chiaramente te li racconterò essendo ormai diventata a tutti gli effetti una relazione pubblica. Ma ho come l’impressione di aver trovato il phon della mia vita. Il prezzo è altissimo me ne rendo conto; la ricerca, il fatto che sia il primo di questo sistema al mondo e diversi fattori di cui tu stesso ti renderai conto sono la motivazione.

Forse basterà aspettare un po, ne sono sicura, per aver qualcosa di simile a un pezzo decisamente più competitivo. Per una come me che non va dal parrucchiere, non fa la tinta e colori vari e che ama prendersi cura dei propri capelli con prodotti naturale e spende praticamente un decimo di quanto generalmente una donna possa spendere diciamo che il prezzo -“ammortizzato” nel tempo- non farà la differenza se davvero continuerà a prendersi cura dei miei capelli in modo così eccelso.

James I love you.

 

***Il prodotto è stato acquistato da me. Non ho contatti con l’azienda***

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Iaia
Iaia
Grazia Giulia Guardo, ma iaia è più semplice, è nata il 12 12 alle 12. Il suo nome e cognome è formato da 12 lettere ed è la dodicesima nipote. Per quanto incredibile possa sembrare è proprio così. Sicula -di Catania- vive guardando l’Etna fumante e le onde del mare. Per passione disegna, scrive, fotografa, cucina e crea mondi sorseggiando il tè. Per lavoro invece fa l’imprenditrice. Digitale? No. Vende luce, costruisce e distrugge. Ha scritto un libro per Mondadori, articoli per riviste e testate e delira pure su Runlovers, la comunità di Running più famosa d’Italia; perché quando riesce nel tempo libero ama fare pure 12 chilometri. Ha una sua rivista di Cucina, Mag-azine, che è diventato un free press online. È mamma di Koi e Kiki, un labrador color sole e uno color buio, mangia veg da vent’anni, appassionata di cinema orientale e horror trascorre la sua giornata rincorrendo il tempo e moltiplicandolo.

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