La Miss Sicily con dentro un penny

Una delle it bag -relativamente nuove (2009)- più famose del mondo firmata dalla maison Dolce & Gabbana, la Miss Sicily, mi ha fatto perdere la testa diverso tempo fa; tanto da eleggerla come prescelta (ma sì, dai esageriamo) quando al Salone del Libro non ho presentato del mio Libro. Sì, perché solo io potevo andare al Salone del Libro di Torino a non presentare il mio Libro, presentandolo (per l’anno successivo). Ho pianto, mi sono nascosta in uno sgabuzzino mentre una professionale (e dolcissima) giornalista di Repubblica parlava bene (inspiegabilmente) di me e un’altra serie di aneddoti bizzarri che ti risparmio. Ovviamente in total black, con un vestito acquistato su Asos, con dei piccoli inserti bianchi e velo nero che faceva tanto Mercoledì Addams va a una festa, ho deciso di indossare la Miss Sicily. E ne ho di cose da dire, in effetti. In quell’occasione ho scelto la nera grande, ma procediamo con calma.

Sono tre le misure della Miss Sicily -piccola, media e grande (definita regolare)- e i colori infiniti quanto i tessuti e le consistenze: dalla pelle, alla nappa al canvas. Può essere portata a mano o a tracolla (ma non a spalla) e si abbina a una folta tipologia di outfit. Dall’elegante al casual, conferisce un tocco discreto ma che non passa inosservato (come non passa inosservato l’interno spesso leopardato, che sarò onesta non incontra moltissimo il mio gusto). Ultimamente la linea si è arricchita anche di canvas che ricordano carretti e maioliche siciliane e non in ultimo i due protagonisti indiscussi della Maison in formato fumetto. Sì, Dolce & Gabbana ritagliati e appiccicati in formato comic con i loro amati cani (dei labrador di bellezza rara che compaiono spesso nelle instagram stories di Gabbana) e gatti. Con tante applicazioni di perline colorate, talvolta. C’è la famiglia Dolce & Gabbana sorridente che sembra quasi andare in chiesa, tradizionale e integerrima e pure qualche scenetta divertente. Confesso che covavo il desiderio di averne una soltanto con i tre labrador di Gabbana. Non avrei neanche valutato l’acquisto ma l’avrei fatto senza riflettere: attendo fiduciosa che accada.

La Miss Sicily è comparsa tra le mani della Balti e della Bellucci in quelle variopinte e riconoscibilissime pubblicità -che sembrano essere sempre firmate da Tornatore- che amo particolarmente; quelle insomma dove i colori più esasperati della mia amata terra emergono prepotenti e accecanti tra limoni, carretti e teste di moro.

La Miss Sicily regolare, e quindi la misura più grande, è una borsa molto capiente (ed è quella che compare nelle mie foto nella versione più classica che possiedo), comodissima anche per chi lavora e ha necessità di tenere molte cose all’interno o per chi viaggia. Sicura da un punto di vista di cerniere e chiusure visto che la pattina si chiude perfettamente. Non è totalmente sicura secondo la mia esperienza dal punto di vista del peso. Ecco, perché con il peso i “moschettoni” della tracolla potenzialmente possono aprirsi. Cerco di spiegarmi meglio. Ne possiedo diverse e quindi mi permetto di segnalare questo inconveniente perché non mi è capitato con un solo modello (parlo sempre delle regolari). La tracolla laterale che si può mettere o togliere ha dei piccoli moschettoni. Caricando la Miss Sicily leggermente di più (intendo oltre al portafogli, beauty, telefono, chiavi, necessario e poco altro ci aggiungo un ipad mini e un libro. Lo so che stai fissando il monitor e dicendo: ettecredo! Che vuoi metterci ancora un ornitorinco di ferro da sei chili?) questo mollettone cede (uno dei due a scelta) e la Miss Sicily puoi ritrovartela per terra.

Adesso non vorrei allarmare una potenziale acquirente perché bada bene è una borsa meravigliosa, comoda e resistente e di sicuro io ne ho fatto un uso eccessivamente giornaliero, mettiamola così, ma se sono qui per raccontare delle esperienze è giusto che questo piccolo dettaglio venga impresso nero su bianco. Nonostante questo vale tutte quelle cadute che ha fatto e non mi stupirei affatto che la mia fosse una piccola maledizione a seguito della perdita del mio penny.

Cosa sto dicendo? Io e Giulia, una delle persone che amo più al mondo, abbiamo messo nella Miss Sicily che ho portato al Salone del libro un penny; me lo ha regalato lei. In segno di fortuna. Perché c’è una leggenda molto bella dietro il penny in una tasca. Sta di fatto, che purtroppo, quel penny è stato perso nonostante io lo avessi praticamente nascosto all’interno della stoffa leopardata interna.

Il penny perduto e quel piccolo tesoro di fortuna si è forse trasformato in qualcosa di malvagio tanto da costringere il moschettone a tirarmi questo brutto scherzo una tantum. Chissà.

Ne sono innamorata; di tutte e tre le versioni e magari qualche volta ti parlo anche della piccoletta che rimane, secondo mio gusto, una valida alternativa alla clutch. Per donne come me che hanno problemi con questa categoria ma che talvolta non vogliono rinunciare al vezzo di portare piccole borse (galateo delle borse a parte).

E niente: amore imperituro per la Miss Sicily, che anche con questa piccolissima maledizione non cambierei mai. Proprio come la mia amata terra.

 

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Iaia
Iaia
Grazia Giulia Guardo, ma iaia è più semplice, è nata il 12 12 alle 12. Il suo nome e cognome è formato da 12 lettere ed è la dodicesima nipote. Per quanto incredibile possa sembrare è proprio così. Sicula -di Catania- vive guardando l’Etna fumante e le onde del mare. Per passione disegna, scrive, fotografa, cucina e crea mondi sorseggiando il tè. Per lavoro invece fa l’imprenditrice. Digitale? No. Vende luce, costruisce e distrugge. Ha scritto un libro per Mondadori, articoli per riviste e testate e delira pure su Runlovers, la comunità di Running più famosa d’Italia; perché quando riesce nel tempo libero ama fare pure 12 chilometri. Ha una sua rivista di Cucina, Mag-azine, che è diventato un free press online. È mamma di Koi e Kiki, un labrador color sole e uno color buio, mangia veg da vent’anni, appassionata di cinema orientale e horror trascorre la sua giornata rincorrendo il tempo e moltiplicandolo.

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