LE FAVOLOSE MELANZANE DI NONNA ANGELA ARGELIA: una piccola favola
(Che adesso voglio disegnare)
Se dovessi scrivere una favola semplice potrebbe cominciare così:
“Nel cuore della Calabria e più precisamente in Sila tra le montagne baciate dal sole e i profumi avvolgenti dei boschi rigogliosi risiedeva la nonna Angela Argelia, custode di un’arte culinaria tramandata di generazione in generazione. La sua cucina impregnata di storia e tradizione, si animava al ritmo lento delle antiche ricette. Una piccolissima finestra affacciata sul cortile sporgeva con una mensola di marmo e su quella veniva posto molto cibo a raffreddare.
Piatti dolci e salati che inebriavano la via poco distante.
Le melanzane, frutti generosi della terra, erano tra i suoi capolavori.
Con maestria le affettava lasciando che il loro profumo riempisse l’aria. Poi, con gesti misurati, le adagiava su una griglia ardente, concedendo loro il tempo necessario per cuocersi dolcemente.
Ma il segreto del loro sapore inconfondibile risiedeva nell’intruglio magico del condimento. Con gesti sempre uguali, delicati ma pur sempre decisi spruzzava l’aceto bianco, regalando alle melanzane un tocco di freschezza e vivacità. Poi versava senza troppa paura l’olio extravergine d’oliva, che abbracciava ogni fetta con il suo carattere robusto e avvolgente.
E che dire dell’aglio? Ingrediente basilare, e per Nonna Angela Argelia il cuore pulsante di ogni piatto.
Con ardore e passione tritava gli spicchi infondendo a ogni boccone quel tocco di audacia che solo l’aglio sa donare.
E così, anche se la Sila era piuttosto lontana dalla Transilvania, la presenza di tanto aglio evocava quasi un mistero; come se il conte Dracula stesso potesse varcare la soglia di casa in ogni istante, ed ecco spiegato il mistero di questa sovrabbondanza.
Era così, tra le mura della sua cucina, che nonna Angela Argelia trasformava semplici ingredienti e piatti in opere d’arte culinaria, in cui ogni aroma, ogni sapore, raccontava una storia di amore per la terra e per le sue tradizioni.
Una storia che, come il profumo delle sue melanzane arrosto, avrebbe continuato a incantare generazioni di nipoti e non solo”