Ricette Vegetariane e Vegane

Un Bento con le polpette di gamberi

Mi sarebbe piaciuto (sì. sono un po’ nostalgica e depressa visto che oggi il muratore, dopo una pausa di ben ventiquattro ore in cui mi ha graziato, è tornato. Più cantereccio e rumoroso che mai. Continua a dire che entro novembre tutto questo finirà ma non vuole indicare esattamente di che anno) mostrare le foto che ho scattato e realizzato durante la stesura della mia fatica letteraria (risate registrate).

Ovvero tutte quelle foto che non mostrano soltanto sfondo bianco-piattino-pappa-corredini visivi ma quello che c’è dietro; ovvero io che stiro le tovagliette, Nanda in posizione strategica con il paravento per far filtrare meglio le luci (talvolta con mezzi di fortuna tipo: ombrello, coperta, piumone), Turi che assaggia tutto (anche quello che non dovrebbe. Tipo: pezzi di plastica e adesivi per il Bento. Credendo fossero biscotti. Bei momenti), il telefono che squilla, Alessandro che porta pacchi, Fabio che sistema gli interruttori e Sebastiano che sistema la spesa. E altre 13948093489 santi (escluso il muratore) che vivono in questo piccolo paese Guardo dove tutto è completamente fuori dalla logica, dal raziocinio e dal buon senso neuronale comune.

Uso un tempo volutamente nostalgico “mi sarebbe piaciuto” perché oggi dando una rapida occhiata alle cartelle che avevo sistemato work in progress ho trovato davvero di tutto. Pure foto di me con la maschera d’argilla in viso mentre friggo patate. Pure foto di me con la maschera all’olio di argan tra i capelli mentre mi agito e urlo qualcosa rivolta alla macchina fotografica (perché ci parlo e litigo. Ovvio no?).

E tante altre foto che mi hanno fatto pensare solo una cosa: in fondo le foto dal basso di BestiaBionda non sono poi così male. E ho detto tutto.

Sta di fatto che ho trovato questa foto e un sorriso ha incorniciato il mio volto. Perché io questa “prova polpetta” me la ricordo talmente bene che tutto diventa commovente e ti catapulta lì. Papà stava bene. Era all’inizio di tutto. Non riuscivo a decidermi su cosa fare per le ricette dei bimbi e molto altro che non si può raccontare. Perlomeno adesso che il trapano è a volumi non consentiti dalla legge.

Non ho detto, forse, che nel mio libro (mio lo dirò sempre perché mi commuove ed emoziona tantissimo manco fosse mio figlio) la quasi totalità delle ricette è strettamente vegetariana. Essendo poi il ricavato del mio compenso interamente devoluto all’AIRC, Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro, sarebbe stato quanto meno bizzarro fare grigliate di carne con grasso animale colante ben sapendo che lo spropositato uso della carne porta solo a quello: al tumore.

Non lo dico io. Lo dice Veronesi e altri 239408934282340982409 2340 mila dottori. Vi prego non abusatene. Due volte alla settimana, se proprio dovete. Una volta in cui rinunciate è una volta in cui guadagnate in salute (fine del sermone losapetechenonlofacciomai ma. VI PREGO. Limitatevi).

E allora mi occorrevano hamburger di Lenticchie. Hamburger di Ceci. Hamburger di Fave. Chi ama la carne, proprio come gusto, è difficile che venga attratto da questo tipo di prodotto ahimè. E’ chiaro che hamburger lo si chiama per convenzione ma è proprio una contraddizione in termini e di ham ha pressoché nulla. Però opportunamente conditi, conciati e insaporiti senza alcun tipo di grasso si possono ricavare meraviglie.

Del resto la riflessione è molto semplice e veloce:

Non è l’hamburger di carne a essere più buono dell’hamburger di lenticchie. E’ semplicemente il tuo palato che abituato lo riconosce come “più buono”.

Se si resettasse tutto e si ricominciasse da capo senza credere che i legumi siano una punizione e l’hamburger di carne una gioia e quindi se si cominciasse da quando si è bambini a dire cose intelligenti e non fesserie cosmiche, ecco:

Oggi ci sarebbero meno malati. E’ un dato di fatto. E’ un dato statistico. Non lo dice quella scema di Iaia Guardo che rimane a prescindere una scema, appunto.

Queste polpettine erano le meglio riuscite. Ne avevo fatte due versioni. Una semplicemente con le lenticchie e una per non essere troppo fiscale con l’aggiunta di gamberoni. Versione Vegetariana e Versione Gamberettosa.

Quale è stata scelta dai miei assaggiatori?

Vegetariana.

Perché se anni fa avessero dato un hamburger di lenticchie a Nanda lei gliela avrebbe tirato contro con violenza inaudita. Turi al contrario, più incline e curioso e meno tradizionalista, avrebbe assaggiato e poi decretato. L’abitudine di avere in casa una persona vegetariana che un po’ “martella” dà i suoi frutti. E per fare il battutone odierno potrei dire che dà pure “le sue verdure” -fruttiverdureahahah- fa ridere? No, ok (non lo faccio qui sul blog. non lo faccio con gli amici. non lo faccio con nessuno ma chiaramente è da anni che mamma, papà e il Nippo vengono velatamente supplicati – giornalmente – di smetterla di portare a casa mia animali morti, savasansdir – COMESISCRIVE?).

Non scegliere a prescindere. Non pensare mai che “il vero hamburger è con la carne!” battendo i piedini con le mani poggiate sui gomiti.

Resetta tutto quello che c’è stato prima e ascolta il tuo palato. Se dovesse farti sentire l’impellente necessità di scegliere sempre e solo carne allora potrai intervenire. Perché non è tanto il palato a scegliere quanto la testa.

Non posso rivelare la ricettina di queste polpettine (il Gikitchen si tinge di mistero) perché

  • 1: non la ricordo esattamente
  • 2: l’ho scritta da qualche parte ma non so dove
  • 3: devo riguardare la foto di me con la maschera d’argilla e capire esattamente quanto sono invecchiata santocielo
  • 4: urlare al muratore che a Saint Tropez la luna si veste con me non è il testo esatto

Non sono solo foto. Non solo solo hamburger. Non sono solo parole.

Che sia un bellissimo week end! Spero di poter organizzare quanto prima possibile tutte le foto meravigliose che mi stanno arrivando con le Pastiglie Leone di Maghetta Streghetta. Se anche tu hai voglia di ricevere il pacchettino scrivimi a:

info@maghettastreghetta.it

Provvederò con molto piacere.

Sin quando ne avrò a disposizione sarò felicissima di spedirle. Ne ho prese un bel po’ perché mi faceva piacere regalarvele (mi sa che ne dovevo prendere ancora e ancora. Ma posso sempre rimediare. Per voi questo e altro!) Insomma: vi aspetto in email (e nessuno dica che non rispondo perché è da una settimana che sto cercando di rimettermi in pari e agli auguri di Natale ho risposto. A tutti!).

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Iaia
Iaia
Grazia Giulia Guardo, ma iaia è più semplice, è nata il 12 12 alle 12. Il suo nome e cognome è formato da 12 lettere ed è la dodicesima nipote. Per quanto incredibile possa sembrare è proprio così. Sicula -di Catania- vive guardando l’Etna fumante e le onde del mare. Per passione disegna, scrive, fotografa, cucina e crea mondi sorseggiando il tè. Per lavoro invece fa l’imprenditrice. Digitale? No. Vende luce, costruisce e distrugge. Ha scritto un libro per Mondadori, articoli per riviste e testate e delira pure su Runlovers, la comunità di Running più famosa d’Italia; perché quando riesce nel tempo libero ama fare pure 12 chilometri. Ha una sua rivista di Cucina, Mag-azine, che è diventato un free press online. È mamma di Koi e Kiki, un labrador color sole e uno color buio, mangia veg da vent’anni, appassionata di cinema orientale e horror trascorre la sua giornata rincorrendo il tempo e moltiplicandolo.

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