Ricette Vegetariane e Vegane

La Tavola Fumetto e Addio Falangetta

Ho diverse volte adoperato carta al posto della tovaglia durante le mie apparecchiature. Questo sicuramente perché, come confessato più volte, se c’è una cosa che non smetto mai di fare è: disegnare e scrivere. In qualunque parte del giorno. In qualsiasi situazione ed anche “di nascosto”; quando gli altri magari si perdono in chiacchiere e un personaggio, un fumetto, un’idea viene a trovarmi e non posso (e soprattutto non voglio) mandarli via. Cerco quindi escamotage per disegnare-scrivere- appuntare con mezzi tecnologici o moleskine di fortuna sperando di non risultare asociale, antipatica e maleducata. Anche se fosse francamente mi importa poco. Negli ultimi anni bado molto più a far stare bene me e non preoccuparmi di come risulto agli occhi degli altri.

Avevo già postato una foto che ritraeva dei tortelli con una “tovaglia” di carta modello cucito (ottima per la realizzazione di questa idea, tra l’altro. Per chi ama la base bianca) ma non riesco a trovare il link. Mi impegno anche poco e ho i movimenti rallentati; perché venerdì in seguito a un bruttissimo urto mi è saltata l’unghia (nel senso che mi è saltata TUTTA) e ho una fratturina alla falangetta del medio sinistro che è appunto rimasto totalmente senza letto ungueale. Senza cercare neanche di descrivere il dolore che non occorre a nessuno, men che meno a me, ricordare, basta dire che di positivo vi è solo una cosa: non è successo alla mano destra. Perché se così fosse stato sarei caduta, senza mezzi termini, in depressione. Farmi male alle mani, mio tallone d’Achille, è la sofferenza che mi terrorizza di più. Tengo moltissimo a questi arti. Credo si sia vagamente intuita questa forma di “feticismo”.

Amo le mani curate. Amo vederle in ordine. Sono i prolungamenti. I rami. Dei miei pensieri. Vedere un ramo rotto incerottato e dolorante fa male più per il significato di quello che rappresentano che per il  dolore in sé, che poco importa. Non mi viene bene ticchettare sul computer, perché chi ha avuto modo di vedermi ticchettare sa che vado come una scheggia inarrestabile con entrambe le mani. E’ tutto rallentato. Non riesco a scrivere lentamente badando bene a non colpirmi il dito senza unghia. E quindi non trovo neanche i tortelli. E quindi sono anche parecchio triste.

Non essere veloce implica non trovare tortelli. Rallentare  una come me proprio non riesce ad accettarlo. Per dire insomma che io dovrei parlare della Tavola Fumetto invece di piangermi addosso ergo interrompo questo muro del pianto in memoria delle falangette offese.

La tavola fumetto, chiamiamola così, l’ho realizzata l’ultima volta Venerdì 8 Novembre perché a cena in casa avrei avuto mamma e papà con una coppia di loro (miei) amici (ovvero Santo Architettamoremio e consorte). Avremmo atteso la mezzanotte tutti insieme per spegnere sulle venticinque candeline (tanti ne ha compiuti Nanda) e cenato a base di pesce e frutta dai sapori orientali (loro) e caliceddi e fave (io). Mentre mangiano pesce spada, mango e sesamo mamma mi guarda e mi dice “ma non ti viene mai l’acquolina in bocca guardando tutte queste meraviglie?” e io che volevo risponderle “come verrebbe a te davanti a una tavola imbandita di cadaveri con manghi e topi fritti” razionalizzo in maniera sensata dicendo che no. Che mangerei animali o derivati solo se la minaccia fosse: amputazione della mano destra. E anche lì ci ragionerei su un attimino sperando in una protesi, che siamo nel 2013  e la medicina ha fatto passi avanti no (sensata ed equilibrata, no?).

La tavola fumetto, perché continuo a dimenticare che di questo si tratta, ha riscosso un successo pazzesco (e confesso inaspettato) sui diversi social in cui ho postato le  immagini. Su instagram poi: il delirio. Mi è stato scritto decine e decine di volte che avrebbero preso in prestito l’idea con un tale entusiasmo che hanno fatto quasi svanire la fratturina alla falangetta e l’immane dolore per l’unghia saltata. Se c’è una cosa che mi commuove è che le idee semplici come queste arrivino velocissimamente e diventino veicoli di messaggi importanti: nella semplicità, nel sogno e nel pasticcio primordiale di un bimbo c’è la vera felicità. Mamma era estasiata e felice di questa idea. Non potevo farle regalo più bello. E se prima pensavo fossero solo parole e che un bel regalo era una 2.55 nera con aggancio CC color platino, adesso so che è così. E’ così davvero. E’ un bel regalo sentirsi dire “Iaia lo faccio per la festa del mio bambino e ti mando le foto. Ti voglio bene”. E’ sentirsi dire da Cey che lo farà per i suoi strepitosi afternoon tea. E’ entrare nelle case di tutti. Nei ricordi. Nelle vite. Con una semplice tovaglia fumetto.

E’ tutto così magico, strano e “assurdo” quello che è capace di regalare questo strumento. Questa porta che si affaccia sulla vera realtà della fantasia. E’ strano e difficile essere riconosciuta. E’ pazzesco leggersi sul giornale della Coop. Essere presentata come “autrice Mondadori” (nonostante non lo dica io). Perché quando mi dicono “e lei che lavoro fa?”, come è successo sabato. Io dico sempre: niente sto a casa. E chi è accanto a me dice: è un’artista. è una scrittrice. fa fumetti. fa foto.

Ma io sto a casa però. Perché è questo il mio lavoro. Stare a casa a fare tovaglie fumetto. Entrare nelle case e nei ricordi degli altri. Essere curata dai dolori con i pensieri e l’amore degli altri: questi altri che ormai sono io. E questo io che è ormai è degli altri.

La tovaglia fumetto è un corredo infinito. Ci si può disegnare su quello che si è in grado di fare. Ci si possono attaccare adesivi. Va bene per i 25 anni davvero. Quelli veri. E quelli finti. Va bene per i bimbi. Per gli uomini. Per le donne. Per tutti. Il festeggiato, nel caso in cui ci sia, impazzirà nel vedere personalizzata la sua serata. Per i più pigri due cuori si fanno. Per i più bravi si va di paesaggi.

  • E’ economica.
  • Fantasiosa.

Non si deve lavare neanche perché si accartoccia alla fine e via. Si butta. Ma si potrebbe pure riutilizzare perché no? Se non è bagnata. Non è sporca. Va bene riutilizzarla anche perché, come nel caso del cartamodello e della carta da imballaggio, si può comodamente stirare.

L’idea della carta da imballaggio, come in questo caso, è perfetta se in abbinamento con il bianco. Si crea quel tocco “rustico e grezzo” della carta marrone con l’enfasi del bianco, un po’ di corda alimentare per il tovagliolo e una molletta come segnaposto. E’ tutto Ikea. I piatti costano 0.99 centesimi. Il candelabro non supera i 20 euro. I tovaglioli a coppia 3.99. Le posate sono Ikea. Le mollette sono le classiche da bucato.  Questo perché il messaggio “eh ma io non ho nulla di bello per apparecchiare”, mi sia concesso, è una scusa bella e buona. Con pochi euro. E pochissima fantasia una tavola da sogno è servita. Proprio perché i sogni hanno sconti super pazzeschi. E’ un outlet continuo.

Basta solo approfittarne.

Una Rubrichetta ( è da tanto che devo farla) dove descrivo oggetti e prezzi per Natale è in arrivo. Non avevo davvero mai capito che potessero utili questo determinato tipo di informazioni. Ma visto che in tantissimi me lo chiedete sempre beh. Non c’è cosa più bella  poter rispondere a tuttetuttetutte le curiosità ed essere, spero, utile.

Tovaglia: carta da imballaggio

Segnaposto: molletta da bucato con su scritto il nome – penna 0.5 roller nera a inchiostro

Fiocchetto tovagliolo: corda alimentare (da arrosto per intenderci)

Tovaglioli -Posate – Piatti – Candelabro: Ikea

Poi sul Menu del Compleanno di Nanda ci tornerei dopo, perché pare che abbia avuto successo una mia schifezzina improvvisata. Ellalà.

 

 

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Iaia
Iaia
Grazia Giulia Guardo, ma iaia è più semplice, è nata il 12 12 alle 12. Il suo nome e cognome è formato da 12 lettere ed è la dodicesima nipote. Per quanto incredibile possa sembrare è proprio così. Sicula -di Catania- vive guardando l’Etna fumante e le onde del mare. Per passione disegna, scrive, fotografa, cucina e crea mondi sorseggiando il tè. Per lavoro invece fa l’imprenditrice. Digitale? No. Vende luce, costruisce e distrugge. Ha scritto un libro per Mondadori, articoli per riviste e testate e delira pure su Runlovers, la comunità di Running più famosa d’Italia; perché quando riesce nel tempo libero ama fare pure 12 chilometri. Ha una sua rivista di Cucina, Mag-azine, che è diventato un free press online. È mamma di Koi e Kiki, un labrador color sole e uno color buio, mangia veg da vent’anni, appassionata di cinema orientale e horror trascorre la sua giornata rincorrendo il tempo e moltiplicandolo.

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