Di necessità si fa virtù.
A me un po’ viene da dare un mal rovescio fortissimo sulla guancia per poi afferrare il cranio e sbatterlo ripetutamente su uno spigolo leggermente appuntito a chi mi chiede “ma come fai a mangiare il tofu?“ (troppo violenta? No. Quando ho la febbre sono diplomatica. Si vede? E ce l’ho alta anche oggi, Ho omesso di dire che strapperei i denti con le mie mani e ne farei collanine e che dopo aver rotto a caso gli arti ci giocherei a shangai. Ho voluto mantenermi sobria e stoica soprattutto). Mica te lo chiedo come fai a mangiarti cadaveri nel pentolino e carcasse di animali ammazzati nel peggior dei modi mentre dici “che profumino!!” offendendo (e molto) la mia sensibilità . Taccio. Addirittura cucino. Sto zitta. E siedo alla tua tavola di cadaveri. Fingo. Perché RISPETTO.
Io RISPETTO. Abbi almeno la bontà di non farmi domande idiote.
Il tofu lo mangio prima di tutto perché chi sceglie di vivere come me senza nutrirsi di derivati animali (e non lo fa per moda; che alla prima festa “ehhhh però il cotechino a capodanno me lo sono mangiato eh. Una volta l’anno si può”. Per me è cadavere a Gennaio. Alla Vigilia. Per le feste. Stessa cosa per latte-yogurt e compagnia cantante. Così per precisare) comunque qualcosa la deve mangiare se non fosse molto chiaro e poi perché alla lunga, visto che è sempre tutto questione di abitudine (per questo motivo non mangi il coccodrillo o il gatto. Se fossi nato in Australia o in Cina lo avresti fatto additando chi mangia il Coniglio e il Cavallo come accade qui), ci si abitua e sa di buono. Di alleato. Come il seitan. Che non sia buono come una bella bistecca fumante, lasciatelo dire, è un giudizio chiaramente soggettivo. Perché il sapore sarà pure buono ma se lo fosse anche quello di un bambino di tre anni marinato nella curcuma dubito fortemente che me ne nutrirei (mi sono alzata bene, vero? E’ che a domanda “macomefai. maperché? machesensoha? MA NON NE HAI DA FARE? Mi verrebbe di urlargli contro alitando addosso una ventata di aglio). Fatto sta che non accetto più nessun tipo di contestazione reale nei confronti del gusto del tofu (l’unico che può farlo è il mio amico Daniele; sia chiaro). Si può assaggiare e non provare più. Si può non assaggiare e farlo poi. Si può tacere e rispettare. Proprio come faccio io condividendo la mia vita con persone carnivore. Sempre con il sorriso. La gentilezza. E la cordialità . Sii gentile con me e non dirmi niente sul tofu e le mie meravigliose “schifezze” e io lo sarò con te e non ti parlerò di cadaveri, alto tasso tumorale e pelle rinsecchitabruttavizzaorrida come la Strega di Biancaneve (riè).
(ci voleva proprio tiè, vero Ombrellina?)
Contestazioni del tipo “non lo chiamare latte quello di soia perché il fagiolo non ha le mammelle” a me fanno sorridere. Di quel sorriso che si fa agli esseri poco dotati di intelletto. Quel sorriso caritatevole che ti fa dire: sì certo cucciolo. Hai ragione. Adesso vai a prendere la pallina. Tieni che te la lancio (sì dai sto benissimo oggi. Non sono acida per nulla). Stai lì a perdere tempo e spieghi che “bevanda alimentare  a base di soia senza alcun tipo di derivato animale” è un modo “lento” e obsoleto per comunicare nella tua quotidianità ? Che anche tu antipaticaveganavegetariana hai una vita e talvolta per identificare un cerchio composto da soia pressata con verdurine fai prima a dire hamburger anche se sai benissimo che di HAM noncèproprionulla? Che non sono una azienda e quindi non sono tenuta a scrivere “Bevanda a base di soia” ma semplicemente una comune mortale? Vogliamo fare dietrologia pure sulle mammelle della Mandorla e dire a tutti i Siciliani che non devono chiamarlo Latte di Mandorla? Che devono mandare a fanciufolo una tradizione secolare e chiamarla Bevanda Vegetale a base di Mandorle? (sì vieni in Sicilia a spiegarlo al bar storico. Vieni ti aspettiamo così ti ridiamo tutti in faccia e ti offriamo una granita. Magari ti addolcisci e rilassi un po’)
Quanto tempo si ha da perdere dietro a tutte queste stratosferiche e strabilianti castronerie? Latte di soia. Punto. Identificativo. Che c’entrano le mammelle? Eppure accade anche questo. Con i cuccioli. Quante palline bisogna lanciare prima di un esaurimento nervoso? (fermo restando che io lo faccio venire agli altri *rideva satanicamente tossendo dal suo letto con la febbre a trentotto).  E allora giù. Lanci la pallina. Sorridi. Accarezzi e dici: sì pucci pucci hai ragione tu.
Che pazienza ci vuole? TANTA.
Il Tofu non è buono. Dire che il tofu sia buono e saporito e che ti venga l’acquolina in bocca solo a pensarci è di quelle eresie impronunciabili. Ma è necessario. Può esserlo davvero. Soprattutto per carenze di proteine (sì dai sono conscia che le proteine vegetali si pensa non siano sufficienti. Ma se me lo ricordi tiro fuori la storia che le proteine animali siano cancerogene), di cui una persona che si priva dei derivati animali può essere affetto. E la storia “l’ha voluto lui” è “da pallina” (identifichiamo tutto con la pallina? sì). La sensibilità individuale, come la mia nello specifico, può seriamente turbare l’anima e toccare corde di dolore profondo. Un tempo credevo che se fossi rimasta incinta sotto consiglio medico avrei mangiato al massimo il pesce (alla carne confesso che no. Non ho mai pensato). Adesso l’idea mi rende paranoica, nervosa e instabile. Questo è uno dei motivi appunto perché ho deciso ancora di non essere madre (manca poco per la menopausa ma faccio finta di essere una ragazzina immersa in paranoie adolescenziali). Il problema è che quando si arriva a uno stadio del non ritorno. Anche “solo un po’ di pesce” può essere delirante. Come “anche solo un po’ di latte”. come “anche solo un po’ di uovo”. E le mamme “vegane” sono una razza che mi fa paura e alla quale non mi sento di appartenere per svariate ragioni; solo che a me non piace generalizzare. Tendenzialmente quindi provo paura e timore per il “ragionamento comune”, ma grazie all’intelletto e al cielo vi sono anche posizioni “alternative”: il  tofu e gli alimenti non proprio “buoni-saporiti” per il giudizio sacrosanto della stragrande maggioranza degli umani, mi sono necessari per le mie carenze vitaminiche e proteiche. Per il mio ferro basso e preoccupante. Per il mio sostentamento. Quindi la domanda “come fai a mangiare il tofu?” è delicata quanto “come hai fatto a mangiare tutta quella carne?” a un malato di tumore (perché ribadisco per quanto ce la vogliamo raccontare ormai è scientificamente dimostrato che la correlazione c’è. Senza alcun dubbio).
Quando all’amore della mia vita è stato diagnosticato il tumore al pancreas gli ho chiesto di giurarmi una cosa. “Non mangiare più carne, papà . Ti prego fallo per me”. La sua risposta è stata commossa e profonda: “No Amore mio. A me piace e non voglio privarmene. Ti prometto che ne mangerò di meno. Ma non chiedermelo più”. Se fossi incinta papà non mi chiederebbe mai di mangiare carne o latte, formaggi o uova e di farlo per lui. Mi chiederebbe però di rivolgermi a un buon medico. Il migliore di tutti. Di leggere e informarmi. Di cercare di fare la scelta giusta. Senza soffrire. Questa è stata ancora la conferma, semmai ce ne fosse stato bisogno, di quello che sono. Di chi mi ha educato. Rispettare gli altri senza mai dimenticare se stessi.
Mangio il tofu. Ce la faccio perché devo. E in cuor mio spero pure che quel devo diventi forza semmai un giorno sarò costretta ad adoperare sostentamenti di proteine animali per far nascere un cucciolo dentro di me. Razionalmente mi rifiuto. Irrazionalmente credo che poi davanti a una vera scelta dovrò “arrendermi” e sperare che il corpo sia correlato alla mente nella misura sufficiente per una buona riuscita di collegamento. Il tofu (come il seitan, latte di soia e l’allegra banda vegana) ormai fa parte di me e della mia vita (e non è che ne faccia un uso quotidiano. Anzi. Sono rare le occasioni. Prediligo i legumi, in generale. Mia passione). E di chi mi sta accanto. Proprio come per me  lo è la fetta di pollo nel frigo. Chiudo gli occhi e vado avanti. Cucino. Preparo. Gli altri chiudono gli occhi sul tofu e vanno avanti insieme a me. Mamma non è più così ostile e anche se lo detesta qualche volta lo assaggia, a patto che non glielo serva come lo mangio io: ovvero semplice in insalata o con la salsa di soia. Io, si sa, non è che prepari per me particolari piatti elaborati. Sono fantasiosa e creativa con gli altri.
Con me. E’ solo: pochi ingredienti, poco cucinati, poco elaborati, senza condimento (giuro di non diventare crudista *risatinaisterica. Ma solo per l’amore sconfinato nei confronti dei legumi).
Uno dei modi che piace molto a mamma e papà e io ne sono felice (anche se mentono e buttano giù per farmi felice) è quello del Tofu con le verdurine in sfoglia. Vedere mangiare il tofu da mamma e papà è per me un regalo paragonabile a quello che potrebbe essere per loro vedermi mangiare un sarago al cartoccio. E’ inutile negare che non riescono in alcun modo ad accettare la mia scelta pur rispettandola. Perché non sono mai stati “persone da pallina”. Anzi. Tutt’altro. Geniali, corretti e rispettosi dei pensieri altrui. Educati e profondi. Caratteristiche di certo poco comuni.
La sfoglia con il tofu e le verdure però piace loro davvero. Mamma poi se ne esce dicendo “ma se c’era la salsiccia dentro sai che buona?”. Tutti scoppiamo a ridere e il momento di difficoltà svanisce. Nell’ironia, rispetto e amore.
Alla domanda “ma allora come farai se rimarrai incinta?” sto sempre in silenzio. E lancio la pallina. Nell’intimità a chi devo solo questa risposta dico altro. La verità è che non c’è niente di davvero buono o brutto. Giusto o sbagliato. A Tavola. C’è quello che si è. Che si sente. Che c’è stato. E quello che ci deve essere è solo ed esclusivamente rispetto. Fossi appartenuta alla fazione delle persone vegane che vanno in giro urlando e additando avrei “meritato” domande inopportune e “ragionamenti”.
Ma sono una persona che in silenzio mangia quello che deve mangiare. In silenzio cucina quello che deve cucinare. Nel rispetto mio e di chi amo. E quindi pretendo  (ma proprio lo pretendo, eh) che se poi lancio la pallina e ti accarezzo i capelli almeno tu non ti senta preso in giro. Perché sei stato tu a essere inopportuno e stupido.
Di certo non io. E la sfoglia con il tofu e le verdure è la dimostrazione che alla domanda “ma come fai a mangiare il tofu?” ci può essere una risposta alternativa. Che non è “perché devo e col tempo mi piaciucchia anche un bel po’”.
Ma “perché è buono”.
In una padella devi far saltare un po’ di cipollina fresca in olio extra vergine di oliva caldissimo. Dopo averla fatto rosolare aggiungi quadrettini piccoli di verdure a tuo piacimento (zucchine, melanzane ecc.ecc.). Puoi metterci anche qualche datterino o ciliegino ben tagliato. Dopo aver fatto cuocere le verdure aggiungi sempre a tocchetti piccolini il tofu e lascia cuocere sfumando con un po’ di acqua non troppo fredda quando serve. Non aggiungere mai dell’olio, anche perché non va mai fatto a prescindere. Quando tutte le verdure risulteranno cotte togli dal fuoco. Decidi se adoperare una sfoglia fatta in casa o pronta. Ritaglia come preferisci. Cerchi, triangoli o strisciolini (puoi fare anche una torta intera certo ma il contenuto si dissolverà ancor più velocemente perché di certo “legato” non sarà . Anzi adopererei l’esatto contrario come termine). Ungi leggermente la sfoglia. Aggiungi di sale. E infila in forno a 180 finché è tutto dorato e pronto da sfornare e mangiare.
Dai. Smettila di farti lanciare la pallina. Pensa un po’ di più. Prendi coscienza che la ragione non ce l’hai solo tu. E che il diverso va accettato. SEMPRE. Perché anche tu lo sei agli occhi di qualcun altro.