La Ricetta
250 grammi di farina OO, 1 uovo, 125 grammi di burro, 125 grammi di zucchero, 1 pizzico di sale, la scorza grattugiata (senza la parte bianca amara) di un limone (a patto che sia biologico e non trattato. Che se non fosse così la buccia potrebbe pure essere un problema. Nel caso contrario ti prego lavala bene). Si impasta. Si stende su un piano infarinato. Si dà la forma.
A 180 gradi già caldo per 10-15 minuti, dipende dalla grandezza e dallo spessore dei biscotti. Controlla quindi. Quando sono dorati ma non troppo tira fuori e lascia raffreddare.
***se non hai visto la Trilogia sappi che ci potrebbero essere spoiler pazzeschi*** Parental Advisory
- 1977 (che bell’anno! Sono nate tutte le persone migliori. Ok la smetto): Suspiria
- 1980 Inferno
- 2007 La Terza Madre
C’è stato 30 anni per chiudere la trilogia cinematografica horror italiana più famosa il mio amato Dario; e che l’abbia chiusa in modo osceno poco importa perché il mio amore per lui è talmente incondizionato da farmi commentare con frasi agghiaccianti del tipo “Evvabbè ma è Dario”–“Evvabbè ma un po’ di pazienza”–“Evvabbè non è al top ma è Dario”–“Evvabbè è Dario”. Si nota la vastità di argomenti, no? La chiara obiettività e lucidità, l’analisi profonda che non viene intaccata e mossa da alcun sentimento. Si nota, giusto? Bene. Ne sono felice. Perché già diverse volte ho avuto modo di raccontare la mia poca coerenza quando si parla di affetti. E io a Dariuccio ci voglio bene, assai. Poco importa il resto.
Da un anno circa, da brava psicolabile, ho rivisto tutta la filmografia. Ho preso appunti. Ho trascritto considerazioni. Ho fatto correlazioni con il cibo e come se non bastasse ho pure annotato le vie di Torino (di Roma non ho potuto perché non mi trovo un Romano in casa. Qualcuno disponibile? Non tanto a vivere con me -capisco che la proposta non sia allettante- quanto ad aiutarmi. Forse neanche questa è allettante. Però posso farti tanti dolcini, sia chiaro). L’aiuto del Nippotorinese, abile osservatore e conoscitore della sua Augusta Taurinorum, è stato fondamentale. Per lui sorbirsi tutta la filmografia di Argento è stato come chiedere a me di guardare Kurosawa senza sottotitoli ma dopo undici anni (ripeto UNDICI ANNI) se non si arriva a un così alto tasso di sadismo significa solo una cosa: il rapporto è morto. Suppongo lui preferisse questa opzione alla visione della Terza Madre e per certi versi, sarò onesta, pure io. Ma procediamo con calma che sono tante le cose da scrivere. Il mio frenetico ticchettio di cui parlavo poco sopra riguarda un progettino esterno al Blog che non avevo assolutamente intenzione di traslare qui, ma poi mi sono detta: sta arrivando Halloween e le dita della strega le ho fatte. Ho ammorbato tutti dal 2000 con i crackers ragnetto e i baramezzini della mia amata Chiari. Ho praticamente interpretato, rivisto e copiato “paro paro” (bello paro paro invece di pari pari, vero?) le halloweenate di Pinterest e moltissime altre più brave di me lo faranno ancoraancorancora: ma che me devo mettè a fà ancora panini a forma di zombie?
La risposta è stata: “pure” ma nel contempo perché non apportare le mie inutili considerazioni nella rubrichetta Cibo e Cinema – sottosezione Cibo e Urla? (o si chiama Cibo e Horror? questo denota quanto io sia nel pieno possesso delle mie facoltà mentali)
Dopo l’uscita della Terza Madre, attesissima manco fosse l’ultima puntata di Beautiful, noi amanti di Argento siamo rimasti tutti un po’ così. E per così intendo: fermi inermi davanti al grande schermo chiedendoci PERCHE’. Perché nessuno lo stia aiutando in questo periodo visibilmente difficile. Amo Asia Argento, anzi rettifico: ne sono innamorata da sempre. Da Trauma, per dire. Ma vederla ridere sul finale della Terza Madre dopo aver salvato Roma e il mondo intero semplicemente sfilando una tunica con un forcone alla strega che governa il male tutto (ed essersi tuffata in un bagno di vermi -non dimentichiamocelo) e. E io. E io con tutto l’amore non ce l’ho fatta. Sono crollata.
Stiamo parlando di una delle tre streghe che con il suo potere poteva manipolare gli eventi del mondo su scala globale. Della più bella. Spietata e incontrollabile. Aveva fatto gettare a ignari madri i loro bambini dai ponti. Aveva messo in corpo diavoli di ogni tipo e sorta agli abitanti di Roma facendo centuplicare i casi di esorcismo di minuto in minuto. Incendiato chiese. Controllato le mente dei potenti. Sparso sangue in metropolitana e in ogni dove. Pure gli emigrati erano rimasti coinvolti (e chi se la scorda la scena della bancarelle e Asia che ruba gli occhiali?) in scene di agghiacciante crudeltà (c’è del sarcasmo, sì). E come finisce? Che la strega che ha il potere del male assoluto si fa sfilare la tunica mentre danza nuda e pace? E’ finito tutto? E allora facciamo finire Beautiful con Brooke che confessa di aver avuto pochi rapporti sentimentali in vita sua e che siamo stati noi ad aver male interpretato tutto additandola come mangiauomini. Nonostante questo io sono qui Dario. A giurarti amore imperituro e fare biscottini. A prendere appunti e a difenderti da tutti e tutto. Sempre con quelle frasi pregne di significato: evvabbè ma è Dariuccio nostro. Perché patatino mio più di lì non si può andare e lo dico con la morte nel cuore.
Il genio è così però. Ha momenti di altissimo spessore e poi di deficienza assoluta. Non lo dico io. E’ così. Faccio un esempio, sì. Da una vita che mi sento dire “sei un genio” e lo dico il più modestamente possibile. Oggettivamente sono di una deficienza quasi assoluta nelle cose normali. Quasi perché tipo lo spazzolino da denti lo riconosco. Magari ho dei guzzi, lo confesso, ma è più il deficit a primeggiare. Spesso si confonde la creatività con la genialità, che a mio modo di vedere è ben altro. Dove voglio arrivare senza infilarmici sempre in mezzo? Che Argento è un genio e lo ha dimostrato senza dubbio alcuno, ergo non gli si perdona il deficit di creatività (ma perché non parlo dei biscotti? Aspetta che ci arrivo).
Ora la storia delle Tre Madri la conosciamo un po’ tutti (e già ti immagino con lo stesso sguardo del Nippotorinese che poi mi dice “Gi. Tutte queste idiozie horror le sai solo tu e altri due cretini, devi fartene una ragione”. E’ sempre molto sintetico. Mi piace perché centra il punto in pochi secondi. Così ho tutto il tempo per parlare io, chiaramente) ma facciamo ugualmente un ripasso. “Levana e le Nostre Signore del Dolore”, una sezione del Suspiria de Profundis di Thomas de Quincey e per chi volesse approfondire (uh ciao cretino come me! Contattami!) di materiale ce ne è a profusione. Le Tre Madri sono tre sorelle che si dedicano alla pericolosa arte della stregoneria diventando dal XI secolo in poi (fino al XIX famo a capisse) la triade malvagia nonché quella del male assoluto. Governano il mondo attraverso il dolore, le lacrime e le tenebre. E quindi:
- Mater Suspiriorum, la madre dei Sospiri (Suspiria) Friburgo – Elena Markos che nel 1895 fonda Tanz Akademie in Freiburg (scuola di danza) e di scienze occulte nella Foresta Nera. Finse di morire nel 1905 ma rimase sempre lì fino a quando Susy nostra non l’annienta definitivamente. Facile perché la parte più importante l’aveva fatta tale Elisa Mandy, che ritroveremo nelle ridicoli vesti della Nicolodi (cielo Dario ma perché hai fatto questo alla tua bravissima e bellissima ex moglie? E’ la mamma di Asia santocielo!) nel capitolo finale.
- Mater Tenebrarum, la madre delle Tenebre (Inferno) New York – Il vero nome non ci viene rivelato ma sappiamo che per tutto il film è l’infermiera (inutile dire che già dall’ascensore si era capito, giusto?). Che sta con Varrelli che non è Varelli. Tutto chiaro insomma.
- Mater Lacrimaroum, la madre delle Lacrime (La Terza Madre) Roma – Anche lei senza nome. La più giovane e bella (e infatti la scelta di Moran Atias mi pare più che coerente. Tutta bella ignuda).
Le tre, dopo aver commissionato all’architetto Emilio Varelli (che all’epoca viveva a Londra, altro centro nevralgico dell’occultismo) di progettare per loro le tre dimore in questi luoghi sparsi nel mondo, agiscono portando la voce del male assoluto in ogni dove. Un amico di Varelli dopo aver trovato il diario di questo scrive un libro intitolato “Le Tre Madri”. L’architetto infatti scoprì solo dopo la vera natura delle tre dolci sorelline:
“Non so quanto mi costerà rompere ciò che noi alchimisti abbiamo sempre chiamato Silentium. L’esperienza dei nostri confratelli ci ammonisce a non turbare le menti profane con la nostra sapienza. Io, Varelli, architetto in Londra, ho conosciuto “Le Tre Madri” e per loro ho creato e costruito tre dimore: una a Roma, una a New York e l’altra a Friburgo, in Germania. Solo troppo tardi scoprii che da questi tre punti esse dominano il mondo col dolore, con le lacrime e con le tenebre. Mater Suspiriorum, Madre dei Sospiri, la più anziana delle tre, abita a Friburgo. Mater Lacrimarum, Madre delle Lacrime, la più bella, governa a Roma. Mater Tenebrarum, la più giovane e la più crudele, impera su New York. E io ho costruito le loro sedi oscene, scrigni dei loro segreti. Madri, matrigne che non partoriscono la vita, sorelle, signore degli orrori della nostra umanità. Gli uomini cadendo in errore le chiamano con un unico e tremendo nome, ma in principio tre erano le madri come tre erano le sorelle, tre le muse, tre le grazie, tre le parche, tre le furie. La terra dove le case sono costruite diviene mortifera e pestilenziale così che gli edifici intorno e a volte l’intero quartiere ne maleodorano, questa è la prima chiave per aprire il loro segreto. La seconda chiave per scoprire il venefico segreto delle tre sorelle è occultata nei sotterranei delle loro dimore, lì troverai l’immagine dell’abitante della casa, lì è la seconda chiave. La terza è sotto la suola delle tue scarpe”.
(mi è sempre sfuggita una cosa: ma allora Varelli era anche un alchimista oltre che un architetto? O l’amico di Varelli era un alchimista e parla in prima persona come fosse l’architetto. Oh! Voi siete in dovere di farci capire bene le parentele, le professioni e le relazioni altrimenti finisce tutto a tarallucci e Brooke!)
“Le streghe fanno il male. Nient’altro al di fuori di quello. Conoscono e praticano segreti occulti che danno il potere di agire sulla realtà e sulle persone. Ma solo in senso maligno. Il loro scopo è ottenere vantaggi materiali e personali ma possono raggiungerli esclusivamente con il male degli altri. Con la malattia, con la sofferenza, il dolore e non di rado con la morte di coloro che prendono di mira per una qualsiasi ragione… Si può benissimo ridere di tutte queste cose, anche della magia. Comunque sappia che la magia è “QUODDAM UBIQUE, QUODDAM SEMPER, QUODDAM AB OMNIBUS CREDITUM EST” – ovvero – la magia è quella cosa che ovunque, sempre e da tutti è creduta”.
Suspiria: Merluzzo, Formaggio Svizzero e Vino drogato
Suspiria è uno dei film che più ho amato e rivisto. E non guardo praticamente mai lo stesso film. Mi annoio. Anche quando ero piccola non ero di quelle bambine che andava in loop od ossessione. Volevo sempre visioni diverse. Approfondivo solo alcune parti, eventualmente (e mamma non chiamava lo psichiatra, capite?). Suspiria, invece, come raramente accade mi incuriosisce sempre in più parti. Porto indietro. Poi avanti. Mi fermo. Non resisto e devo vedere i dettagli delle vetrate. I colori. La scala. E ogni volta è come fosse la prima. Instancabilmente ammiro e mi riempio gli occhi. La prima uccisione in Suspiria, ovvero quella della ragazza che fugge dalla scuola all’arrivo di Susy, trovo che sia di inenarrabile poesia. Quel sangue così intenso e volutamente vernice, come il vino che la Bennet butta nel lavandino insieme al merluzzo e un pezzo di formaggio svizzero. Sono solo questi i cibi presenti in Suspiria. Non mi vergogno a dire che con assoluta certezza posso confermare che Argento non abbia una vera e propria passione verso gli alimenti. Cinematograficamente parlando. Li presenta sempre spogli, nudi e insulsi. Certo non ci si aspetta un’accuratezza come in Hannibal (film e serie) perché comunemente il genere, purtroppo, non si confà a tal tipo di finezza. Pablo, il cameriere succube della setta, sotto imposizione del medico porta sempre un vassoio ricolmo di argenteria e di dieta in bianco, escluso il bicchiere di vino (drogato). Solo in una scena si vede: una fetta di merluzzo e un pezzo di formaggio che appare della più infima specie denominata svizzero, da banco frigo per intenderci. Di Suspiria rimane la scala del Tanz Akademie in Freiburg tatuata nell’iride. Anni fa volevo vivere in una casa con QUELLA scala (in realtà volevo vivere in una casa che riprendesse dettagli di film horror che ho amato. Poi chissà per quale strambo motivo il Nippotorinese me lo ha impedito. E per punirlo e punirmi ho fatto un total white senza personalità. O tutto o niente, insomma).
Sia il primo che il secondo capitolo finiscono con pioggia e casa bruciata. Anche il terzo a ben pensarci ma c’è un sole, dettaglio credo voluto, e la risata di Asia che non la si perdona.
Inferno: Biscotti
In Inferno si parla solo di odore dolciastro e si fa cenno semplicemente a dei biscotti. Per questo motivo ne ho realizzati alcuni in onore di Argento e della trilogia. Il librario di Kazanian, che è poi quello che dà il libro Le Tre Madri (scritto in latino, questo) alla protagonista, risponde alla ragazza che nota un odore strano nel palazzo (ettecredo abiti sopra Mater Tenebrarum travestita da dolce e svampita infermiera) dicendo “Dicono che è per via della fabbrica di biscotti”. Ma la tipa a questa asserzione aveva la faccia che avremmo avuto tutti e che voleva dire “Ma che biscotti te magni bello mio?” (il romano è un omaggio a Dariuccio mio, chiaramente. Grazie al supporto fondamentale di avere una sorella romana bellissima). Da lì il buio, niente altro. Nessuno mangia ma in compenso finiscono sgozzati, infilzati e una serie di cose pucciose e carine dolcissime.
La Terza Madre: Cioccolata Calda
Nella terza madre c’è una cioccolata calda e come si suol dire “celadovemofabastà!”; riscaldata in un pentolino anni sessanta dal direttore del museo amante della nostra eroina Asia.
Io direi che per oggi può pure bastare (tanto al massimo mi hanno letto solo Cri, Ombrella e Luci che per qualche oscura ragione. Vi Amo, lo sapete) perché sull’argomento Darioso, ahimè, ci tornerò. Il mondo tutto necessita delle mie inutilità. Un dato oggettivo incontestabile.